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Pre e finale GRAAFiti WFB 2 e 50\50

[Pre Graaf WFB2][Finale Graaf 5050]

La GRAAF è una piccola azienda sorta in quel di Modena, avete presente Ferrari, Lamborghini etc.?, che dopo aver lanciato sul mercato due finali allo *stato dell'arte* in configurazione OTL, senza trasformatori d'uscita, e un preamplificatore di classe equivalente, cioè alta, si è avvicinata ai comuni mortali con una serie di apparecchi più abbordabili dal punto di vista economico, marchiati GRAAFiti.
Stiamo parlando pur sempre di oltre 5 milioni di spesa per portarsi a casa entrambi quindi non siamo proprio in fascia economica, ma il value for money degli oggetti in prova è difficilmente discutibile, soprattutto in considerazione del fatto che ci sono tubi termoionici di mezzo.
Infatti gli apparecchi in questione sono entrambi valvolari, con una piccola *impurità* del preamplificatore che ha lo stadio phono a MOSFET, mentre tutto il resto, stadi linea e amplificatore finale lavorano con tubi.
Ma *le lampadine* sono realmente superiori ai meno costosi (qualche volta!) transistors?
Una delle possibili spiegazioni potrebbe risiedere nella caratteristica degli apparecchi valvolari di "ingentilire" il suono dei supporti digitali normalmente utilizzati oppure, più malignamente, che le mode si pagano salate e sono più remunerative per chi produce.
Gli apparecchi in prova, però, non sembrano frutto dell'improvvisazione.
Progettati da un Nome dell'alta fedeltà Italiana, Mariani, almeno a prima vista sembrano di classe differente: tanto bello e *importante* il finale quanto dimesso e abbastanza anonimo il Pre.
Entrambi con livrea rigorosamente nera, il finale appare come un apparecchio di gran classe, con una lussuosa verniciatura laccata che riguarda anche le coperture cilindriche dei trasformatori, mentre sulla destra campeggiano le 6 valvole, 4 Svetlana 6550 C e due Sovtek 6922, ricoperte da una griglia, asportabile, non proprio bellissima a vedersi, sotto la quale si celano anche due archetti cromati.
Almeno per osservarlo levate la griglia, anche se nell'utilizzo è consigliabile mantenerla al suo posto, in ottemperanza con le norme CEE vigenti.
I suoi circa 25 Kg di peso sembrano una buona garanzia sulla robustezza della costruzione e i 50 W per canale di targa non sembrano affatto inventati.
La circuitazione impiegata è un classico push-pull senza fronzoli o orpelli inutili. Quanto di più normale esista in campo valvolare. Però gode di una alimentazione curatissima e possiede una regolazione automatica del BIAS che elimina la necessità di regolazioni manuali e, per di più, permette la sostituzione delle valvole senza troppi patemi d'animo e senza necessità di utilizzare valvole accoppiate e selezionate con un bel risparmio in termini di costo al momento della sostituzione.
Posteriormente, oltre agli ingressi linea, dorati, quattro connettori per i cavi di potenza di qualità non eccelsa che, però, serrano bene e accettano vari tipi di terminazione. L'adattamento all'impedenza dei diffusori richiede l'intervento di un tecnico, dal momento che deve essere effettuato spostando alcuni cavi saldati all'interno.

Il preamplificatore è molto più modesto e anonimo, anche lui laccato nero ma decisamente meno spettacolare, uno dei tanti.
Sul frontale le solite manopole tra cui quella, utile, del bilanciamento. Niente controlli di tono nè telecomando.
I connettori posteriori, tutti dorati, sono di buona qualità e discretamente robusti e resistenti.
Entrambi gli apparecchi sono dotati di vaschetta IEC per il cavo di alimentazione per cui chi volesse potrà sbizzarrirsi nelle varie prove con i più disparati tipi di cavo tra cui il nostro Merlino, se avrete voglia di costruirvelo.

All'apertura del coperchio del preamplificatore, però, la musica cambia perchè ci si trova di fronte ad una costruzione accuratissima, con ottimi componenti e con la possibilità di accedere ai microswitch per la regolazione dell'impedenza d'ingresso e del guadagno dell'ingresso phono utilizzabile, quindi, anche per fonorivelatori MC.
Circa al centro dello stampato campeggiano le due valvole, anch'esse 6922 Sovtek, della sezione linea.
L'impianto nel quale sono stati inseriti è composto da:

Impressioni d'ascolto

La prima cosa che sorprende i transistoriani convinti è il silenzio di fondo, anche con lo stadio phono inserito.
Veramente notevole per due apparecchi a valvole. Ciò che appariva all'osservazione dell'interno, l'estrema cura, cioè, nella progettazione e nella costruzione, ha un immediato riscontro all'ascolto.
La seconda cosa che colpisce subito è la dinamica e la velocità degli attacchi. Viene quasi da chiedersi se non vi siano transistor nascosti da qualche parte! Questo basso sospetto, però, cade ben presto di fronte alla eleganza timbrica e al leggero ma percettibile addolcimento sulle alte frequenze, tipico degli apparecchi a tubi.
La scena acustica riprodotta è ben proporzionata nelle tre dimensioni, con una buona profondità e una cospicua ampiezza. È notevolissima la capacità di discriminazione delle differenti disposizioni microfoniche tra un'incisione e l'altra.
Le basse frequenze non mostrano slabbrature o code eccessive, altra caratteristica, per me non piacevole, di molti loro colleghi valvolari, ma pur utilizzando entrambi gli apparecchi una controreazione moderata, hanno una evidente capacità di controllo del movimento dei woofers.
I medi non hanno, forse, la luminosità e la piacevolezza di un triodo a riscaldamento diretto, così di moda oggi, ma mostrano un equilibrio e una correttezza timbrica e dinamica veramente degna di nota.
E infatti le voci sono tra le cose più gradevoli che questa coppia è in grado di riprodurre, con una eccellente focalizzazione e un realismo, sia per quelle femminili che per quelle maschili, che rendono l'ascolto veramente piacevole.
Con incisioni di pregio la voce, soprattutto quella femminile, assume una matericità a volte emozionante.
Tutto questo senza che si abbia mai un atteggiamento radiografante, anzi mantenendo quella sensazione di compattezza del suono che, nel caso dell'orchestra sinfonica, permette di raggiungere un elevato grado di realismo pur conservando un buon livello di micro e macrocontrasto.
Il pianoforte poi, incisione permettendo, raggiunge livelli di vera eccellenza con una capacità, da parte dell'ascoltatore, di poter apprezzare tutte le sfumature timbriche affiancate dalla già citata capacità dinamica, qualità che permettono una lettura affascinante delle potenzialità tecniche del pianista.
I medio-acuti e la gamma più alta di frequenze mostrano un lieve roll-off che non raggiunge mai livelli di dolcezza eccessiva e, nel contempo, preserva dall'insorgenza della fatica d'ascolto, garantendo lunghi ascolti esenti da problemi.
Non sembra di notare zone di *buchi* o esaltazioni nel passaggio tra gamma bassa e media e tra quest'ultima e quella acuta. La coerenza di emissione è mantenuta a buoni livelli, ma in questo caso molto dipenderà dalla bontà dei diffusori.
Lo stadio phono, anche se non valvolare, non cambia sostanzialmente le caratteristiche fin qui descritte ma permette di apprezzare quale grave perdita sia stata la scomparsa del vinile nella riproduzione musicale: la scena sonora si amplia ulteriormente e la musicalità generale aumenta, con una lieve, ma veramente lieve, perdita di dinamica.
Nel caso della musica elettrica, il rock tanto per intenderci, la figura è un po' meno brillante, viene a mancare il punch, la cattiveria necessaria per una riproduzione godibile, la coppia è troppo signorile per dire parolacce.
Non è che sia un disastro, questo no, ma manca qualcosa o forse la raffinatezza non si confà alle chitarre elettriche distorte e al basso sparato con i 40.000 Watt di un concerto Live.
Nel Jazz siamo su una via di mezzo, sempre del tutto godibile e accettabile ma anche qui con un pelino di dolcezza di troppo, specie per gli amanti del Free-jazz più arrabbiato.
In ogni caso, e con qualsiasi genere musicale, la parola che viene in mente è *Equilibrio*. Non ci sono caratteristiche che spiccano sulle altre, ne' difetti marchiani che infastidiscano in modo urticante. E sopra ogni altra cosa, comunque, è l'assoluta assenza di fatica d'ascolto, anche dopo molte ore di audizione continuativa: gli amanti di Wagner sono avvisati.

Consigli di utilizzazione

Come tutti gli apparecchi valvolari anche questi scaldano in modo notevole, in particolar modo il finale che raggiunge temperature di 60-70C.
Sarà bene, perciò, sistemarlo in modo da garantire una buona areazione delle valvole, pena la fine prematura di queste.
Assolutamente consigliabile un tavolino porta elettroniche su punte per evitare fenomeni di microfonicità delle valvole stesse dovuti alla trasmissione delle vibrazioni,la maledizione dell'audiofilo, che provengono dal piano d'appoggio.
Per ciò che riguarda supporti e affini, personalmente ho posizionato il pre su tre punte, con indubbi benefici su focalizzazione e maggiore definizione delle alte frequenze, mentre per il finale mi sono orientato su quattro palle da Tennis: costano poco e si possono provare sotto qualsiasi elettronica.
Per i più facoltosi posso consigliare i blocchetti in grafite o carbon-block.
Dato il peso vedo difficile l'uso delle punte.
Per tutti, comunque, raccomando di provare pazientemente varie alternative perchè il risultato finale dipende dall'interazione di tutta la catena, per cui soluzioni utili per qualcuno si rivelano dannose per altri.
Trovo, invece, utile per tutti sostituire il cavo di alimentazione in dotazione con altri più specifici, in special modo per il finale, che risente maggiormente di questo accorgimento. Non è necessario, anche qui, spendere fortune ma si possono trovare valide alternative nell' autocostruzione.
Per ciò che riguarda i cavi di segnale e di potenza, tenuto conto della raffinatezza dei due apparecchi in questione e della loro sensibilità ai vari tipi di cavo, proporrei di non mortificarli con accoppiamenti eccessivamente economici ma di orientarsi su una classe media (2-300.000 per quelli di segnale e 50.000\m per quelli di potenza). Anche in questo caso, se sapete usare un saldatore, consiglierei l'acquisto di cavi a metraggio non terminati, da completare: il risparmio è veramente sensibile e con la stessa cifra è possibile acquisire materiale di maggior pregio.
Per i cavi, purtroppo, vale lo stesso discorso di poc'anzi: solo la prova paziente e obiettiva con la vostra catena e nel vostro ambiente può svelarvi quello che vi soddisferà maggiormente.
I partners di questi due apparecchi dovranno essere, possibilmente, di buon livello e senza eccessive caratterizzazioni sonore, pena il rapido affiorare dei difetti. Il finale è in grado di erogare una buona corrente per cui può essere utilizzato anche con diffusori *difficili*. Se, però, avrete l'accortezza di accoppiarlo con casse di buona efficienza, diciamo 88-89 db, le valvole vi saranno riconoscenti e lavoreranno meglio e più a lungo.
Ricordate di controllare l'impedenza dei vostri diffusori e di far regolare il finale in funzione di questa: gli apparecchi a valvole sono assai sensibili a questo fattore e il risultato finale, in caso di accoppiamenti non ottimali, peggiorerà in modo vistoso.
La nostra coppia non necessita di rodaggio particolarmente prolungato grazie al fatto che le valvole vengono fornite dopo un burn-in già effettuato in fabbrica.
Anche il tempo di riscaldamento fino alla temperatura d'esercizio non è omerico come molti altri confratelli valvolari esigono: già dopo 15' il risultato è accettabile e dopo 30' siamo alla temperatura di crociera.

Conclusioni

Se non siete afflitti da snobismo anti-italiano nel campo dell'Hi-Fi e se ritenete che cinque milioni e mezzo, lira più lira meno, siano una cifra accettabile per un pre e finale a valvole, andateli ad ascoltare con attenzione: non credo che ve ne pentirete.
È un'accoppiata consigliabile con sicurezza agli amanti della musica acustica che siano in cerca di qualcosa di raffinato e, soprattutto, equilibrato, ad un prezzo che rispecchia pienamente il valore di ciò che si acquista.

Copyright © 1997 Daniele Sabiu

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