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Dynavoice DM5

Karma Chameleon: un camaleonte musicale

[Dynavoice DM5]
[English version]

Prodotto: Dynavoice DM5 - diffusore da supporto, con tweeter isodinamico
Costruttore: www.dynavoice.se - Svezia
Sito italiano: www.dynavoice.it
Distribuito da: Troniteck
Prezzo di listino: 280 €
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Dicembre, 2011

Premessa

Qualche settimana fa ho recensito l'amplificatore ibrido Maverick TubeMagic A1, distribuito in Italia da Troniteck, giovane realtà molto attiva nel settore budget-oriented. Insieme all'amplificatore ho ricevuto in prova questi diffusori, sempre distribuiti da Troniteck, i Dynavoice DM5, degli insoliti bookshelf due (tre?) vie in bass-reflex con mid-tweeter a cupola e tweeter isodinamico. Il Costruttore ha sede in Svezia, ma i prodotti sono realizzati in Cina, il che spiega i costi così contenuti. Infatti queste DM5 costano appena 280 € di listino, veramente poco se si considera la qualità della finitura (un bel nero laccato lucido abbinato all'essenza quercia scura oppure quercia naturale), la quantità e la qualità degli altoparlanti e l'accuratezza della costruzione.
Dynavoice ha un catalogo molto ricco, queste DM-5 fanno parte della ambiziosa serie Definition, che include anche diversi modelli da pavimento. Esiste anche un modello superiore denominato DM-6, dotato di un woofer di dimensioni maggiori (17 cm).

Caratteristiche tecniche e costruttive

Le Dynavoice DM5 sono dei diffusori bookshelf di dimensioni non esattamente mini, piuttosto inconsueti come impostazione e caratteristiche. Intanto essi sono dichiarati 2 vie ma hanno tre altoparlanti. Apparentemente il tweeter a cupola (più un midrange, visto il diametro di quasi 5 cm) e il tweeter isodinamico lavorano in parallelo, con il secondo che aiuta l'estensione in alto del primo ma in realtà, spulciando bene tra le caratteristiche tecniche, si ritrova un taglio tra midwoofer e tweeter a cupola a 1800 Hz, con pendenza 12 dB/ottava e un secondo incrocio a ben 9000 Hz, sempre a 12 dB/ottava, tra cupola e tweeter isodinamico. Probabilmente dai 9000 Hz in su le due unità lavorano in sovrapposizione.
Il woofer in kevlar è da 14 cm (5.25") e nel retro è collocato un generoso sbocco per il caricamento in bass reflex. Le particolarità non finiscono qui! Oltre alla possibilità del collegamento in biwiring tramite morsetti multifunzione di buona qualità (ma appena discreti ponticelli), sul retro è presente un sistema per regolare, tramite lo spostamento di un semplice ponticello metallico, il livello di emissione dei tweeter.
Si chiama sistema X-Change e consente di variare il livello da -2dB a +4dB, a passi di 2 dB ogni volta. Lo spostamento del ponticello, che evidentemente collega di volta in volta resistenze di valore differente, si può fare al volo mentre i diffusori stanno suonando, questo permette l'aggiustamento dell'equilibrio timbrico con una certa facilità. Certo, un selettore a scatti o a levetta sarebbe stato più semplice e immediato!
Il cabinet appare ben costruito, in MDF di ottimo spessore, con i pannelli frontale e posteriore in una bella finitura nero laccato. Il mobile appare abbastanza robusto e sordo, all'interno è presente tanto assorbente acustico. Solo i pannelli laterali, piuttosto ampi, risuonano appena quando percossi con le nocche delle dita. I cavi di collegamento, terminati con dei faston, appaiono di sezione accettabile.
Diciamo che per il prezzo richiesto (280 € di listino, quindi passibile di sconti) di sostanza ce n'è pure d'avanzo. Le caratteristiche tecniche dichiarate che ritrovate qui sotto mi sembrano sufficientemente dettagliate: parlano di una risposta in frequenza estesa fino a 40 Hz (punto a -3dB), un'impedenza nominale di 6 Ohm e una sensibilità di 91 dB. Alcuni di questi dati mi sono parsi leggermente ottimistici, come vedremo nella prova d'ascolto.

[Dynavoice DM5 - tweeter]
Vista posteriore del gruppo integrato midrange & tweeter

[Dynavoice DM5 - woofer]
Il midwoofer da 14 cm di diametro e membrana in kevlar

Caratteristiche tecniche dichiarate

Disponibilità

Acquistare questi DM5 è semplicissimo, sono tanti i siti online che li trattano. In caso di necessità si può contattare direttamente il distributore ufficiale (Troniteck) che dispone anche di un comodo Ebay store.

Karma Chameleon: un camaleonte musicale

[Dynavoice DM5 - finitura quercia chiara]

Ho ascoltato questi DM5 a confronto con un'altra coppia di bookshelf di prezzo simile (i Pure Acoustics PRO838) e ovviamente a confronto coi miei riferimenti in questa fascia di prezzo che sono i sempreverdi Norh 4.0. Ho utilizzato diverse amplificazioni, di fasce di prezzo molto diverse, giusto per avere sia un'idea dei limiti superiori del prodotto che delle performance realistiche all'interno di un impianto tutto budget-oriented.

Non è facile identificare in maniera univoca un'impostazione timbrica quando il diffusore può cambiare, nel range di ben 6 dB di escursione, la sua risposta in gamma alta: può suonare scuro o molto luminoso, dipende da come scegliete la posizione dei ponticelli. Ecco perché il sottotitolo di questa recensione fa riferimento alla celebre canzone dei Culture Club Karma Chamaleon, questi diffusori sono dei veri camaleonti musicali! Se per l'acquirente potenziale questo può essere un grande vantaggio (è come possedere un rudimentale controllo di toni) per il recensore il compito si fa più arduo perché si tratta di individuare caratteristiche comuni a tutte le posizioni del controllo di livello.
D'altra parte recensire il diffusore solo in posizione flat (0 dB), come avevo pensato di fare inizialmente, è una vera sciocchezza, perché ogni critica potrebbe esssere facilmente annullata nella posizione precedente o successiva dei controlli di livello.

La sensazione generale, che mi è rimasta un po' in tutte le posizioni dei controlli di livello X-Change, è che questo diffusore non sia né particolarmente vivace né trasparente. Nonostante l'aiuto dei controlli di livello mi è sempre rimasta la sensazione che ci fosse qualcosa di inespresso, di velato o nebbioso, specie in gamma media. Certo, si può provare a dare un po' di sprint coi controlli e le cose migliorano molto, ma la sensazione non sparisce mai del tutto. Mi sono convinto, magari mi sbaglio, che uno dei responsabili sia proprio il mid-tweeter a cupola, che lavora in una gamma abbastanza critica, tra i 1800 e i 9000 Hz. Manca un po' di effetto presenza, rullante e certi strumenti a corda non hanno la fisicità e talvolta la cattiveria necessarie. Stesso discorso può essere fatto per i fiati, che mancano della giusta ruvidezza. Le voci sono belle, a patto di non pretendere la Luna con livelli d'ascolto molto elevati, dopo i quali si perdono una certa coesione ed equilibrio generale. Qualche tendenza all'impastamento c'è, inutile negarlo. Di tanto in tanto, inoltre, si notano tracce di una certa artificiosità nella riproduzione. Questo diventa particolarmente evidente confrontando le DM5 con le Norh 4.0, antitetiche per progetto e impostazione: crossover semplice, due vie ridotte all'osso, pochissimi componenti di altissima qualità. Mentre con le Norh la Musica scorre fluida, quasi si trattasse di un unico altoparlante largabanda, con le DM5 si ha la sensazione di percepire una divisione tra le varie gamme di frequenze assegnate a ogni altoparlante.

In gamma bassa, con un midwoofer che arriva fino a 1800 Hz, non ci si può attendere miracoli: l'estensione è buona ma credo che i 40 Hz a -3dB siano ottimistici. Anche la potenza non è male e coi dischi giusti, esagerando un po' col volume, il basso assume anche un contorno fisico sorprendente. Non bisogna mai dimenticare che si tratta di un'unità di piccolo diametro (più 13 che 14 cm, in realtà) caricato in un volume d'aria non enorme, però diciamo che il suo lavoro lo svolge in maniera egregia. Rispetto alle Norh, ad esempio, un bel po' di peso e di estensione in più ci sono, ma si perde qualcosa a confronto con gli altri bookshelf, che montano però un woofer da 20 cm.

Dinamica

[Dynavoice DM5 - vista posteriore]

La capacità del diffusore di seguire ampie escursioni dinamiche è buona in generale, ma direi soltanto sufficiente in gamma media, dove ho riscontrato un po' di mancanza di grinta e di velocità. La massima pressione sonora ottenibile è assolutamente sufficiente per un normale ambiente domestico, purché a pilotarle ci sia un amplificatore con una discreta quantità di watt. Da evitare comunque una eccessiva sollecitazione in gamma bassa: i woofer sono piccoli e oltre un certo punto mostrano tutti i loro limiti. In gamma media la leggera mancanza di trasparenza e di presenza già lamentate nel paragrafo precedente si accoppiano a una certa tendenza alla compressione dinamica, che non si sistema neppure coi controlli di tono. Non sono riuscito a capire chi fosse il colpevole per questo comportamento, se il midwoofer tagliato troppo in alto, il midrange inadeguato o il filtro crossover troppo complicato. Fatto sta che il rullante della batteria, che nel genere rock è spesso una vera e propria fucilata, appare ridimensionato, addomesticato, inoffensivo.
Senso del ritmo, velocità di esecuzione e punch potrebbero essere migliori, specie coi generi più vivaci e ritmati.
In gamma altissima, dove interviene il tweeter isodinamico, le cose vanno meglio e, ad esempio, tutta la dinamica (micro e macro) dei piatti della batteria viene fuori con una buona precisione. In generale, non si tratta di un diffusore che colpisce al primo ascolto, non è chiassoso né esuberante dal punto di vista della dinamica. Sul lungo termine, in genere, queste caratteristiche pagano con un suono sempre poco affaticante.

Immagine e soundstage

L'immagine 3D, specie se impietosamente confrontata con quella spettacolare delle Norh 4.0, non è che lasci sbalorditi: la larghezza del palcoscenico c'è ed è apprezzabile, ma altezza e profondità non sono altrettanto convincenti. Anche la messa fuoco dei singoli solisti all'interno di un coro, per esempio, è un po' carente e si fatica non poco a identificare la posizione precisa. Nella massa corale, invece, c'è qualche difficoltà a isolare le singole porzioni vocali.
Tutto sembra, ancora una volta, da imputare alla performance non eccellente in gamma media, del midrange o del complesso crossover. Rispetto alle Norh la sensazione è che manchi un po' di respiro e di informazioni ambientali: le stesse riflessioni della sala dove è avvenuta la registrazione (quando presenti!) sono difficili da identificare, mentre con le Norh queste appaiono in maniera del tutto naturale.
Tuttavia, non occorre dimenticarsi del costo complessivo di questi oggetti e della loro probabile destinazione d'uso. Difficilmente finiranno in mano ad audiofili impallinati con le proporzioni dello stage virtuale, della focalizzazione o della stabilità dell'immagine.

Qualche consiglio

Questi diffusori migliorano costantemente con l'utilizzo e mi pare risentano anche di brevi periodi di inattività. Di conseguenza, se dopo una settimana di inutilizzo dovesse sembrarvi che suonino male, date loro qualche decina di minuti per suonare di nuovo come di consueto.
Il dato della sensibilità lascerebbe supporre possibile anche l'abbinamento con amplificatori di piccola potenza, aiutati anche dal carico di 6 Ohm nominali, ma la mia sensazione è che la sensibilità dichiarata di 91 dB sia un po' ottimistica. E' una sensazione ricavata dal confronto di pressione sonora con altri diffusori di sensibilità dichiarata più bassa, a parità di posizione della manopola del volume. Comunque, in piccoli ambienti e senza pretendere pressioni sonore da discoteca, ritengo sia possibile goderseli anche con un piccolo amplificatore da una decina di watt per canale.
Per trovare il giusto equilibrio timbrico tramite il sistema X-Change occorre un po' di pazienza e di lavoro: quando vi sembrerà di aver trovato l'equilibrio giusto, ecco che arriva il disco registrato diversamente che vi fa cambiare idea. È una sorta di controllo di tono, va usato con parsimonia.
Posizionateli su supporti che sollevino i tweeter ad altezza di ascoltatore seduto. Trattandosi di due tweeter, allineerei con le orecchie quello isodinamico (superiore). Sentitevi liberi di sperimentare la sostituzione dei ponticelli di serie (sia quelli del biwiring sia quelli del sistema X-Change) con degli spezzoni di cavo per diffusori.

Lamentele

Costruzione e finitura.
A parte l'abbastanza scomodo sistema X-Change per variare il livello in gamma alta tramite lo spostamento di un ponticello non ho davvero niente altro di cui lamentarmi. Per il prezzo richiesto la costruzione e la finitura sono assolutamente straordinarie. L'impressione è certamente quella di trovarsi di fronte a un diffusore di prezzo almeno doppio. I bordi e gli spigoli sono tutti arrotondati con cura e ben verniciati, il montaggio degli altoparlanti a filo del pannello frontale appare curato.
Dal punto di vista operativo ho notato che la diversa posizione dei ponticelli influenza il suono e non solo in termini di livello percepito. Ad esempio, nel mio ambiente, la posizione flat, quella etichettata 0 dB, suonava nettamente peggio di quella + 2 dB e non perché il mio ambiente - piuttosto assorbente - richiedesse questa correzione per forza. Nella posizione 0 dB il suono aveva un che di intubato e inscatolato, un fenomeno non giustificato da un semplice calo di livello. Probabilmente le resistenze che vengono utilizzate hanno una certa qual influenza sul suono. E non tutte le diverse posizioni, mi pare, suonano allo stesso modo.
Suono.
L'equilibrio timbrico dipende molto dalla posizione del ponticello. Possono suonare abbastanza scure e chiuse in alto, con la posizione a -2dB, oppure aperte e frizzanti nella posizione +4dB. Capite bene che 6 dB di escursione totale non siano uno scherzo, il diffusore cambia completamente equilibrio. Nel mio ambiente ho trovato ideale la posizione + 2dB, solo talvolta eccessiva (evidenziava il soffio di alcuni master vecchiotti). Quella 0 dB suonava sempre un po' inscatolata.
La gamma bassa mostra la corda per via delle dimensioni del midwoofer. Secondo me i 40 Hz a -3dB sono un dato un po' ottimistico. Avrei preferito una gamma media più vivace e vigorosa e un basso (specie nella cassa della batteria) più muscoloso e convincente. Anche il rullante, che agisce prevalentemente in gamma media, non è cattivo come dovrebbe essere. Un rilievo analogo può essere fatto per i fiati. Questi DM5 non mi sembrano adattissimi ai generi musicali più aggressivi, dove manca un po' di ritmo, di punch e di velocità. Ad alti volumi i midwoofer tendono a scomporsi, chiudendosi in gamma media.

[Dynavoice DM5 crossover]
Il complesso sistema di crossover e di regolazione di livello

Conclusioni

Un tempo tale tipologia di diffusore era abbastanza frequente, ricordo ad esempio i miei vecchi bookshelf ESB 45 LD che avevano caratteristiche molto simili: tre vie con medio a cupola e possibilità di variare l'intervento di midrange e tweeter nel range dei ±2dB, separatamente. Questi Dynavoice DM5 sono pertanto dei diffusori estremamente versatili, per via dell'interfacciamento con il resto dell'impianto, della stanza e dell'ascoltatore finale. Infatti, l'ampia regolazione della gamma medio-alta consente di trovare quasi sempre il giusto equilibrio, variando tra il dolce e quasi ovattato al vivace e brillante. In fondo, sono ben 6dB di escursione totale! Non comprendo e non condivido fino in fondo la scelta di utilizzare un complesso sistema a tre vie, considerando che il woofer è comunque di piccole dimensioni e probabilmente capace di salire abbastanza in frequenza. La scelta ha aumentato i costi e la complessità del crossover, probabilmente una progetto più minimalista sarebbe stato più trasparente e meno costoso. Ovviamente si tratta di ipotesi del tutto teoriche, assolutamente non verificabili.

Chi sta cercando un bookshelf di medie dimensioni, bello e ben rifinito, estremamente versatile a un prezzo conveniente dovrebbe assolutamente mettere questo DM5 nella lista della spesa. Non mi risulta ci siano tanti concorrenti con caratteristiche analoghe. Non sono diffusori privi di difetti, ma offrono tanta sostanza a un prezzo incredibile.

© Copyright 2011 Lucio Cadeddu - direttore@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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