Audiosmile Little British Monitor - diffusori attivi

[Diffusori attivi Audiosmile LBM]

Piccoli e dolci

[English version here]

Prodotto: Little British Monitor
Produttore: Audiosmile - UK
Prezzo: 335 sterline (finitura effetto legno) - 415 sterline (impiallacciatura vero legno) - (Convertitore di valuta) - (il prezzo può variare)
Recensore: Andy Norman - TNT UK
Pubblicato: Febbraio, 2017
Traduttore: Roberto Felletti

Introduzione

I diffusori Little British Monitor (abbreviato in LBM), di Audiosmile, sono il frutto dell'ingegno di Simon Ashton, tecnico del suono. Si tratta di una coppia di piccoli diffusori attivi, costruiti a mano su ordinazione, provvisti di ingressi linea e collegamento Bluetooth. Di solito, su TNT-Audio non recensiamo prodotti di questo tipo, ma l'azienda di Simon, Audiosmile, rappresenta qualcosa di innovativo e ambisce a realizzare diffusori di livello audiofilo. Simon si è avvalso del finanziamento collettivo per poter sviluppare i suoi diffusori ed è attualmente in cerca di distributori. Egli ce ne ha inviati gentilmente una coppia affinché potessimo farci un'idea di come suonano.

Il prodotto

Nella scatola troviamo due diffusori attivi, alquanto piccoli, con altrettanto piccoli supporti, un alimentatore e i cavi di collegamento. Malgrado la maggior parte dei diffusori da scaffale sia decisamente troppo grande per poter essere sistemata su uno scaffale, gli LBM sembrano fatti apposta (anche se da un punto di vista acustico restano sotto-ottimizzati). I materiali sono semplici, ma assemblati ottimamente. I cabinet, provvisti di supporti, sono realizzati in multistrato impiallacciato, mentre il frontale è rifinito in modo da dare un bell'effetto di cuoio scuro di buona qualità. La finitura è opaca ma l'impiallacciatura in vero legno è applicata e ripiegata molto bene, gli altoparlanti sono incassati nei cabinet e l'effetto estetico complessivo è buono. Essi non hanno l'aspetto di diffusori di lusso di alta qualità, prodotti su larga scala, ma non sembrano nemmeno costruiti alla buona, in garage.

Ciascun minuscolo cabinet contiene un woofer e un tweeter, entrambi in alluminio; il woofer viene definito “a lunga corsa”, in grado quindi di spostare una maggiore quantità di aria rispetto a un comune woofer da 7 - 8 cm. Il diffusore sinistro contiene anche l'elettronica e i comandi; il segnale e l'alimentazione vengono forniti al diffusore destro tramite un cavo dedicato. I cabinet hanno uno sbocco reflex sulla base ed è presente un interruttore che permette la regolazione della risposta sulle basse frequenze, per poter compensare nel caso in cui si utilizzino i diffusori su ampie superfici, tipo una scrivania. Inoltre, in dotazione ci sono sottili griglie parapolvere in schiuma, piuttosto semplici e attaccate con del blu-tac; con questo basilare sistema di fissaggio, la parte frontale del diffusore non richiede l'applicazione di calamite né l'adozione di altri metodi per tenere su le griglie, e del resto la maggior parte della gente le toglie quando ascolta musica.

I diffusori utilizzano un crossover attivo; ciò significa che ciascun diffusore è alimentato direttamente dall'elettronica anziché essere filtrato da un crossover. Una configurazione del genere viene spesso impiegata nei monitor da studio (oltre che in alcuni diffusori hi-fi attivi), poiché evita i problemi di fase che i crossover possono causare.

L'amplificazione utilizzata è in classe A/B. Di primo acchito una scelta simile può sorprendere, se consideriamo la qualità e il grado di miniaturizzazione degli amplificatori digitali, ma la classe A/B permette di erogare maggiori potenze. Probabilmente, si tratta di una scelta obbligata per riuscire ad avere una potenza sufficiente a permettere ai piccoli altoparlanti di esibire una maggiore dinamica. Questo si riflette sulla risposta in frequenza che risulta piuttosto lineare nella porzione di spettro principale, sebbene i piccoli cabinet riducano la risposta in gamma bassa.

[Risposta in frequenza dei diffusori LBM Audiosmile]

Risposta in frequenza dei diffusori LBM Audiosmile

Installazione e funzionamento

Il diffusore sinistro, master, va collegato alla rete elettrica tramite un alimentatore del tipo utilizzato con i computer portatili; un cavo di segnale e uno di alimentazione collegano il diffusore sinistro a quello destro, slave. Gli ingressi sono un unico attacco mini-jack oppure wireless tramite AptX Bluetooth. Il protocollo AptX fornisce un collegamento di qualità migliore rispetto alle versioni Bluetooth precedenti, poiché utilizza una codifica migliorata, progettata specificatamente per l'audio. Ho notato che con il Bluetooth in funzione c'è un leggero ronzio, ma non così forte da dare fastidio. Un paio di volte ho avuto difficoltà a stabilire una connessione Bluetooth, il che mi ha costretto ad accendere e spegnere i diffusori un paio di volte prima che riuscissero a connettersi; ma, nel complesso, hanno funzionato bene.

I diffusori sono dotati di supporti dedicati che svolgono il loro lavoro abbastanza bene. Essi sollevano i diffusori angolandoli adeguatamente per un ascolto da scrivania ma, poiché non sono regolabili, ottimizzare i diffusori per altre posizioni di ascolto può essere difficoltoso. Sul pannello posteriore del diffusore sinistro c'è una manopola per regolare il volume; in certi casi potrebbe non essere di facile accessibilità, per cui potrebbe essere meglio gestire il volume direttamente dal computer, dal tablet o dallo smartphone. Io ho fatto così, poiché ascoltavo tramite un iPad2 che riproduceva CD “liquefatti” dalla mia collezione. Il collegamento cablato suonava decisamente meglio del Bluetooth; il volume era più alto e il suono un po' più pieno rispetto alla connessione senza fili.

[I diffusori LBM Audiosmile visti da vicino]

I diffusori LBM Audiosmile visti da vicino

Prova d'ascolto

Per prima cosa ho ascoltato gli LBM in cucina, una stanza abbastanza grande (almeno secondo gli standard inglesi) nella quale, normalmente, non ascolto musica; l'acustica è un po' vivace! Però sembrava una buona opportunità per sfruttare al meglio le ridotte dimensioni dei diffusori, per i quali il volume non rappresenta un problema. Sebbene i diffusori non suonino sufficientemente forte per una festa di adolescenti, a me erano parsi forti abbastanza per un ascolto normale, e ben più che forti se ascoltati da vicino.

Inizialmente, ho avuto qualche difficoltà a far funzionare il Bluetooth con l'iPad, per cui ho usato l'uscita cuffia di una radio DAB come sorgente rudimentale. Il suono DAB non è certo audiofilo e lo uso principalmente per ascoltare notiziari e programmi parlati. L'aggiunta degli LBM alla catena aveva dato una massiccia spinta rispetto ai (passabili) diffusori stereo integrati. Mi sono ritrovato a sintonizzare emittenti con programmi musicali che raramente ascolto. Al secondo tentativo sono riuscito a collegare i diffusori via Bluetooth e ad ascoltare con i piccoli LBM un po' di musica in qualità CD tramite l'iPad. Nei giorni seguenti ho ascoltato una selezione dei miei album preferiti: questi diffusori sono davvero notevoli, specialmente con musica classica non troppo impegnativa e voci.

Ho riferito a Simon quanto fossi stato colpito dall'ascolto in cucina ed egli mi ha detto che sarebbe valsa la pena spostare i diffusori nella mia abituale sala di ascolto, per rendermi conto delle loro reali potenzialità. Così li ho sistemati proprio accanto ai diffusori già presenti, li ho collegati via Bluetooth e ho iniziato ad ascoltarli.

Solitamente non coinvolgo amici e familiari nelle mie recensioni hi-fi, ma mi serviva un altro punto di vista che verificasse le mie impressioni. Ho sistemato gli LBM sul pavimento, sotto i miei diffusori (Usher Be718); gli LBM sono talmente piccoli che si notavano a malapena. Poi ho fatto partire la musica e ho chiamato mia moglie; in un'altra occasione ho coinvolto un amico che conosce il suono del mio impianto. Ammetto di aver utilizzato brani con cui gli LBM si trovavano a proprio agio, un assolo di Diana Krall ad esempio, e mia moglie era davvero rapita dal loro suono. L'amico, inconsapevole di quale componente avessi sostituito, non si era inizialmente reso conto che a suonare non erano i diffusori principali.

Nonostante di primo acchito il suono sembrasse notevole in una stanza grande, con ascolti più critici e prolungati si percepiva come la relativa carenza di bassi influisse sul suono in generale, particolarmente con il rock o altra musica ricca di bassi. Il suono era un po' più esile di quello che mi sarei aspettato da un diffusore di dimensioni normali; si aveva l'impressione di ascoltare la versione ridotta di un hi-fi. Gli strumenti venivano riprodotti bene, ma erano carenti in termini di grandezza e pienezza.

Alla fine ho sistemato i piccoli LBM nel mio studio, luogo in cui ascolto maggiormente. La musica è riprodotta, solitamente, dal mio impianto secondario, che è così composto: un PC con scheda audio Xonar Essence STX collegata, tramite uscita digitale, a un Arcam irDAC e a un dolce piccolo amplificatore Lym Audio basato su chip Tripath, a cui è collegata una coppia di Acoustic Energy AE509, diffusori a tre vie un po' sovradimensionati per la stanza ma in grado di sonorizzarla meravigliosamente; di conseguenza, ero curioso di scoprire come si sarebbero comportati gli LBM. Dapprima li ho sistemati sopra gli AE509 (una delle poche superfici piane libere della stanza). La differenza timbrica è stata subito evidente; gli LBM suonavano molto piccoli in confronto. Naturalmente si tratta di un tipico confronto audiofilo impari, considerate le differenze di prezzo e di dimensioni.

Successivamente ho messo i diffusori sulla scrivania, per poterli ascoltare a distanza molto ravvicinata. In questo modo, si aveva nuovamente la sensazione di una piena immagine hi-fi. Il suono era veloce, con un palcoscenico molto chiaro e un basso teso. Ascoltando un po' di Paul Simon e l'album Joshua Judges Ruth di Lyle Lovett sono rimasto colpito ancora una volta dal dettaglio, ma con la sensazione che gli LBM beneficerebbero dell'aiuto di un subwoofer per poter ricreare un'immagine in grado di competere con i monitor di dimensioni normali. Facendo un esempio pratico, nel brano di Paul Simon 50 Ways to Leave Your Lover le percussioni metalliche erano realistiche, mentre il basso era abbastanza arretrato e la batteria scarseggiava in impatto. La relativa carenza del basso profondo influiva sul senso di “spinta” della musica, rendendola meno coinvolgente nelle parti più movimentate. Detto ciò, considerati individualmente si tratta di diffusori molto buoni e non esiterei a consigliarne l'ascolto, per usi da scrivania o a distanza ravvicinata.

Infine ho provato a migliorare la sorgente, collegando un recente acquisto d'occasione: un KORG DS DAC 100M. Si tratta di un DAC molto trasparente e dal suono aperto, che ha anche un basso esteso. È stato immediatamente evidente quanto i diffusori LBM siano in grado di far risaltare le differenze tra sorgenti digitali; il suono aveva acquistato un bel po' di pienezza. Le caratteristiche di base c'erano ancora tutte: gran dettaglio e un basso piuttosto leggero, ma la musica era diventata più ascoltabile ed era più coinvolgente.

Conclusioni

I diffusori LBM sono ottimi per un impianto da scrivania o per stanze piccole, dando il meglio se collegati a un DAC di elevata qualità e se li si ascolta a distanza ravvicinata, ma suonano abbastanza bene anche in stanze grandi. Il loro suono è molto preciso, con una gamma media e alta molto piacevole e un basso veloce, sebbene arretrato e non molto profondo. In sostanza, si potrebbero definire “piccoli e dolci”!

Intervista con Simon Ashton

[Simon Ashton]

Nel corso della recensione, ho chiesto a Simon di raccontarmi qualcosa sul suo percorso di progettista hi-fi e ho pensato che la sua risposta fosse abbastanza interessante da essere riportata in questo articolo.

«Il mio percorso come progettista di diffusori ha avuto inizio, probabilmente, per il desiderio di imparare l'acustica. Ho una formazione da tecnico del suono e avevo un piccolo studio casalingo che serviva anche da sala di ascolto. Volevo ottenere il miglior suono possibile da quella piccola stanza per scopi di monitoraggio e quindi iniziai, da autodidatta, ad approfondire l'acustica e a costruire alcune trappole a membrana fai-da-te per i bassi. Rendendomi conto che l'acustica ambientale viene spesso sottovalutata da chi ascolta, fondai la AudioSmile per poter vendere trattamenti ambientali ben curati che non fossero troppo brutti da vedere negli ambienti domestici. In realtà, fui invitato da Paul Stephenson a curare l'acustica della sala di ascolto della fabbrica Naim e i miei pannelli venivano portati anche alle mostre.»

«Avendo acquisito una buona conoscenza dell'acustica, iniziai a interessarmi di diffusori, pressoché gli unici dispositivi acustici meccanici dell'hi-fi moderno. Dapprima realizzai alcuni progetti per me e per qualche conoscente. Nel corso di una visita presso un grande negozio di prodotti high-end non potei fare a meno di notare che tutti i diffusori erano dei brutti e imponenti catafalchi che dominavano la stanza, così pensai che sarebbe stato bello realizzare un diffusore interamente high-end che fosse di piccole dimensioni. Dopo molto lavoro, vide la luce l'originale Kensai che fu accolto molto positivamente.»

«Mi interesso anche di elettronica, per cui l'oggetto che costruii successivamente fu un subwoofer attivo, da abbinare al Kensai, che venne chiamato Advantage. L'elettronica era interamente di mia progettazione e ha rappresentato un vero e proprio percorso formativo che mi ha permesso di ottenere prestazioni al livello del Naim SuperNait che usavo come riferimento. Non sto parlando solo di prove di ascolto, ma anche di prestazioni tecniche misurabili.»

«All'incirca nello stesso periodo smanettavo con i supertweeter e gli effetti percepiti degli schemi di dispersione nella riproduzione; il risultato fu la creazione dei miei supertweeter. Ho ancora in corso un progetto a lungo termine che prevede la creazione di un diffusore che controlli la direttività in tutto l'arco dello spettro sonoro tramite altoparlanti dotati di controllo di fase indipendente... ma non ho idea di quando sarà mai completato!»

«Mi piace la sfida nel creare piccoli diffusori. In confronto, è facile costruire un grosso diffusore ben suonante, ma la realizzazione di un buon diffusore di ridotte dimensioni richiede una buona dose di ingegneria creativa.»

«Quando iniziai la costruzione del Kensai, mi avvalsi dell'opera di abili falegnami per la realizzazione dei cabinet ma, col trascorrere del tempo, sono riuscito ad affinare le mie capacità e ora sono in grado di supervisionare direttamente l'intero processo produttivo dei cabinet stessi. Mi piace molto l'insieme di conoscenze necessarie a trasformare qualcosa da semplice progetto e simulazione, quindi pura teoria, passando attraverso la fase di lavorazione del legno, quindi manuale, per arrivare a vedere lo splendido risultato del proprio lavoro, che è molto gratificante; per non parlare della produzione della componente elettronica, che unisce teoria e lavoro di precisione. Tutto questo mi permette di continuare a imparare e acquisire sempre maggiori competenze.»

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