Upgrade di primavera: Fosi Audio V3

Ovvero...possiamo, con una piccola spesa, trasformare il piccolo Fosi V3 Stereo in un amplificatore Jeff Rowland?

[Fosi V3 - vista frontale]
[English Version Here]

Progetto: modifiche all'amplificatore Fosi Audio V3
Produttore: non in vendita, progetto gratuito fai-da-te di TNT-Audio
Autore: Matteo Bruni - TNT-Audio Italia
Pubblicato: giugno, 2025

No! La risposta è ovviamente no. Non ci avrete mica presi per quei fenomeni di YouTube che, pur di guadagnarsi qualche visualizzazione o sponsorizzazione, promettono di trasformare l'acqua in vino, vero? Mi dispiace, ma non è così: gli interventi che sto per proporvi non trasformeranno il vostro Fosi V3 Stereo nel top di gamma della celebre casa statunitense. Ma poi...voi, un finale Jeff Rowland da 80.000 euro, l'avete mai sentito suonare? Io no.

Premessa

Prima di immergerci in un bagno di stagno, facciamo un passo indietro: da dove nasce l'idea di questo articolo? Beh, è molto semplice. Il Fosi V3 Stereo è un amplificatore che, per quello che costa, suona molto bene. Ai suoi tempi, il Sure TA2024 mi aveva impressionato, ma presentava limiti evidenti: i bassi richiedevano un carico facile da pilotare e la gamma alta non era comunque all'altezza della gamma media. Il Fosi V3, però, è tutta un'altra storia: è un TA2024 sotto steroidi. I bassi sono ottimi, così come parte della gamma media, e con un alimentatore da 32V raggiunge una potenza almeno quintuplicata rispetto al TA2024, il che vi permette di accoppiarlo praticamente con qualsiasi diffusore.

Partendo da questi presupposti, mi sono lasciato incuriosire dall'idea di capire fin dove si possa spingere questo gioiellino (pur sempre di bigiotteria). Ho voluto fin da subito impormi dei limiti; mia moglie dice sempre che i limiti non sono il mio forte... o meglio, quando me lo dice, non usa esattamente questi termini ma sorvoliamo...
Vediamoli insieme:

Limite numero 1: mi sono imposto un budget preciso, per non dare a nessuno di voi cari lettori la scusa di non provarci. Il budget è stato fissato intorno ai 20 euro.

Limite numero 2: mantenere lo stesso chassis, sia per motivi estetici che di budget.

Limite numero 3: utilizzarlo come finale di potenza.

Il circuito

Iniziamo quindi a dare un'occhiata al percorso che il segnale compie, dai connettori fino all'uscita dell'amplificatore TPA3255, che è il cuore pulsante del piccolo Fosi (click sull'immagine per ingrandire).

[Fosi V3 - Circuito]

Come potete vedere, il segnale, subito dopo la connessione con la sorgente, attraversa le resistenze in serie R21 e R25 (rispettivamente per il canale sinistro e destro), per poi incontrare R23/R24 e C64/C65, disposti in parallelo. Questa rete costituisce un semplice filtro passa-basso, pensato per attenuare eventuali frequenze indesiderate che potrebbero insinuarsi nel percorso del segnale. Ora accendete il saldatore e, mentre aspettate che raggiunga la temperatura, continuate a leggere.

1. Bypass del potenziometro

Seguendo il percorso del segnale, arriviamo al potenziometro (indicato nello schema come POT 50K). Il nostro obiettivo è fare in modo che il nostro prezioso segnale non lo attraversi: è rumoroso e introduce una fastidiosa differenza di volume tra i due canali.

Dovremo quindi dissaldare il potenziometro e cortocircuitare ingressi e uscite, come mostrato nell'immagine qui sotto:

[Fosi V3 - potenziometro del volume]

Non dimenticate di cortocircuitare anche i pin in alto nella foto: non sono altro che due collegamenti a massa, necessari affinché il finale si accenda. In questo modo, il Fosi resterà sempre acceso quando collegato all'alimentatore. Per spegnerlo, sarà sufficiente: staccare la spina dell'alimentatore, spegnere l'eventuale ciabatta a cui è collegato oppure aggiungere un interruttore a monte dell'alimentatore. Se scegliete quest'ultima opzione, assicuratevi che l'interruttore sia adeguato alla corrente in gioco. Potete anche bypassare il filtro passa-basso descritto all'inizio dell'articolo: sarà sufficiente saldare un cavo coassiale ben schermato direttamente all'uscita del connettore RCA del Fosi e collegarlo ai pin di ingresso (IN). Io l'ho fatto, e non ho riscontrato alcun problema.

Grazie a questa modifica, disporrete ora di un amplificatore finale pronto per essere abbinato ai vostri preamplificatori, crossover attivi o DSP!

Se invece utilizzate il piccolo Fosi esclusivamente con un pre-phono o un DAC privi di controllo del volume e non disponete di un preamplificatore (anche passivo) o volete semplicemente mantenere la sua impostazione di amplificatore integrato potete sostituire il potenziometro di serie, in tal caso, potreste sforare il budget. Durante le mie prove, ho utilizzato un Vishay P11 per circuito stampato che, con un po' di cura nella piegatura e nell'inserimento dei pin, ha funzionato molto bene. Il prezzo di questo ottimo potenziometro si aggira intorno ai 25 euro, ma esistono anche modelli validi nella fascia 10–15 euro, come il Bourns 91A. Anche con il Bourns sarà necessario piegare pazientemente i pin per adattarli ai fori del Fosi, utilizzando due pinze: una per tenere fermo il reoforo del potenziometro, l'altra per eseguire la piega. Una volta eseguita questa operazione, se i reofori dovessero risultare troppo ravvicinati, isolateli con della guaina isolante. Sostituire il potenziometro di serie con un modello più ingombrante o con un albero di diametro, altezza o lunghezza diversi, potrebbe rendere più complessa la chiusura dello chassis e potrebbe essere necessario sostituire la manopola del potenziometro.

Questo primo step ha un impatto diretto e apprezzabile soprattutto sulla trasparenza, sull'equilibrio dei due canali e sulla dinamica: il segnale, infatti, viene finalmente liberato dal rumore introdotto dal potenziometro di serie. Non soltanto i dettagli di alcune registrazioni emergono con maggior chiarezza ma la differenziazione degli strumenti è più precisa, regalando una riproduzione meno confusa all'ascoltatore.

Ok adesso prendetevi una pausa e fate riposare un po' il vostro saldatore prima di passare alla seconda modifica.

2. Sostituzione dei condensatori di accoppiamento

Proseguendo lungo il percorso del segnale, incontriamo i condensatori di accoppiamento, quattro per ciascun canale, evidenziati nello schema qui sopra (C1, C2, C4, C17, C21, C22, C23, C27). Cosa dobbiamo fare? Semplice: sostituirli tutti con condensatori di qualità superiore. A mio avviso, degli ottimi elettrolitici non polarizzati sono più che adeguati. Ho effettuato prove anche con condensatori in poliestere, che costano circa sei volte tanto, ma - dopo lunghe sessioni di ascolto e molteplici “attacca e stacca” grazie a dei connettori a pettine - non ho riscontrato un miglioramento tale da giustificare la spesa extra. Personalmente, ho scelto i Nichicon della serie MUSE: condensatori non polarizzati, progettati specificamente per applicazioni audio. Dieci Nichicon Muse da 10µF vi costeranno circa 3,50 euro. Se potete, acquistateli da rivenditori affidabili, perché il web è pieno di falsi. Attenzione: il fatto che siano falsi non significa necessariamente che suonino male ma non è un buon punto di partenza.

Nei miei test, oltre agli “Elna” di serie e ai TDK in poliestere, ho provato anche i famigerati Jamicon (non esattamente audiophile grade, ma per quello che ho speso per i Nichicon, avrei potuto comprarne 70!). Devo dire che i Jamicon non sono risultati peggiori degli “Elna”, ma sicuramente non reggono il confronto con i Nichicon.

Il salto di qualità, anche in questo caso, è pienamente riscontrabile: in particolar modo la riproduzione risulta più naturale rispetto al Fosi nella sua configurazione originale. La voce di Matt Elliott nelle sue Drinking Songs (Live 20 years on) è più realistica e toccante, così come la riproduzione di alcuni strumenti acustici è più credibile e raffinata.

3. Amplificatori operazionali

Siamo quindi arrivati alla fine dei nostri lavori con il saldatore. Spegnetelo, ma prima assicuratevi che la punta sia coperta dallo stagno, in modo da rallentarne l'inevitabile ossidazione.

Durante le mi prove ho tentato di implementare il famoso Post Filter Feedback (rappresentato dai componenti cerchiati nello schema) ma nel mio caso, il risultato non ha soddisfatto le aspettative; anzi, l'aggiunta di questo circuito con cavi non schermati (non c'è spazio per una schermatura adeguata) ha reso il Fosi meno silenzioso, e alla fine ho deciso di rimuoverlo.

La buona notizia rispetto al filtro PFFB è che risparmiando i soldi per la sua implementazione (circa 15 euro), vi avanzeranno ancora alcuni euro di budget. Potrete così sbizzarrirvi nella sostituzione degli amplificatori operazionali e scoprire, con le vostre orecchie, se davvero si percepisce una differenza nell'esperienza d'ascolto. Sarà vero? Nel mio caso, mi sono divertito a provarne alcuni (tra parentesi trovate il prezzo riferito alla coppia): LME49720 (14 euro), OPA 1642 (4 euro), lo storico JRC 2068 (quelli prodotti dalla Nisshinbo costano 3 euro) e il preistorico MC1458DR (1 euro).

Se dopo aver sperimentato le modifiche proposte in questo articolo, non sarete sazi di upgrade potreste: sostituire i condensatori di alimentazione (CA1 e CA2) e i connettori, i più coraggiosi tra di voi (anche rispetto alla spesa) potrebbero cimentarsi nella costruzione di una PSU lineare (facendo due conti solo il trasformatore dovrebbe costarvi non meno di 100 euro) o potreste optare per l'inserimento di un filtro a valle dell'alimentatore switching.

Personalmente più passavo il tempo a smontare il Fosi e più mi sentivo invaso dalla smania di sostituire tutto (fortunatamente mi ero imposto il limite n 1 e non volevo dare ragione a mia moglie) e mi sono chiesto se non fosse il caso di partire da questo schema circuitale per realizzare qualcosa di diverso, chissà... Una cosa è certa: sono felice di aver prima ascoltato il Fosi, e solo dopo averlo smontato, misurato e analizzato. Se avessi fatto il contrario, probabilmente alcuni pregiudizi mi avrebbero impedito di apprezzare a fondo le qualità di questo piccolo amplificatore economico.

4. Conclusioni

Alla fine di queste modifiche il vostro Fosi potrebbe apparire all'incirca come nelle immagini qui sotto. Come potete vedere, l'aggiunta del cavo di bypass del filtro LPF e l'impiego di condensatori Nichicon di dimensioni circa tre volte superiori rispetto a quelli di serie mi hanno costretto a saldare quasi tutti i Muse sul lato posteriore del circuito stampato. Questa modalità permette di sostituire gli opamp più facilmente ma rende anche più delicata la chiusura dello chassis. I più attenti tra voi avranno notato che i condensatori sostituiti sono sei: questo perché ho scelto di bypassare C17-21. Questi due condensatori si trovano tra due stadi dello stesso amplificatore operazionale e, in questo specifico contesto, la loro presenza non sembra strettamente necessaria. Tuttavia, l'impatto della loro eliminazione non è cruciale; per questa ragione non ho incluso questa modifica al punto 2, suggerendo un approccio più prudente. L'immagine del retro della scheda mostra il filtro PFFB in modalità disabilitato ;-)

[Fosi V3 - vista superiore]

[Fosi V3 - vista posteriore]
Fosi Audio V3 - vista dal basso (click per foto ad alta risoluzione)

Il mio Fosi adesso è sicuramente più accurato e consiglio queste modifiche soprattutto:

Se volete iniziare a prendere il saldatore in mano (ottima idea qualunque sia la vostra età!!!). Tutti gli interventi consigliati sono facili. Inoltre non vi prenderete “la scossa”, l'unico modo per farlo sarebbe succhiare il connettore di alimentazione con l'alimentatore acceso, nel caso sia tra le vostre fantasie be'...sarete candidati per i prossimi Darwin Awards.

Se invece avete confidenza con il saldatore e il Fosi “liscio” vi piace. Con pochi euro otterrete dei miglioramenti apprezzabili, a patto che il vostro sistema e ambiente di ascolto ve lo consentano.

Se siete tra coloro convinti che condensatori, potenziometri o opamp non influenzino minimamente il suono, sareste proprio voi a beneficiare della “cura” prescritta in questo articolo. A patto che vi accostiate a questi cambiamenti senza il desiderio di dimostrare che “non cambia niente”, perché potreste anche confermare la vostra teoria...dimenticando di collegare i diffusori all'amplificatore.

Infine, permettetemi una piccola dedica per questo mio primo articolo su TNT-Audio.

È dedicato a...te!

Sì, proprio a te, caro lettore, che hai sempre desiderato prendere in mano un saldatore ma, per paura di un elettroshock o di buttare soldi, non l'hai mai fatto. Questa è l'occasione giusta per muovere i primi passi nell'autocostruzione e iniziare questo viaggio. E sai una cosa? Non ha nemmeno importanza dove ti porterà - se vicino o molto lontano - perché sarà comunque un viaggio straordinario.

Te lo garantisco.

Le prove e gli ascolti sono stati effettuati sul mio impianto principale. Il Fosi, configurato come finale di potenza, è stato pilotato direttamente dal mio DAC oppure da un preamplificatore autocostruito BAF2018 progettato da Wayne Colburn. I diffusori sono a tre vie: la gamma bassa è affidata a un Faital Pro 8PR200, installato in un box da 16 litri netti in configurazione reflex, il midrange è un 6FE200 (anch'esso Faital Pro), mentre il tweeter è un modello a nastro Monacor RBT-35SR. Le sezioni dei medi e degli alti sono in configurazione open baffle.

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