Editoriale di dicembre: Long Live Vinyl

Una rivista esclusiva

[Avrà vita lunga?]

Oggetto: Rivista Long Live Vinyl (copia digitale) Rivista Long Live Vinyl (copia cartacea)
Prezzo: £9.99 per la copia cartacea del primo numero, £4.99 per la copia digitale, £49.99 per l'abbonamento annuale al formato digitale Ma il prezzo può variare
Lettore e scrittore: Mark Wheeler - TNT Regno Unito
Traduzione a cura di: Stefano Miniero
Long Live Vinyl letto da TNT-audio, 2017
Pubblicazione: Numero 1 - Inverno 2017

Questa volta ci occupiamo di un'elegante rivista patinata, che richiama alla memoria i migliori programmi dei principali tour di concerti, magnificamente stampata nel formato tipico delle copertine degli LP, 12 X 12 pollici. 'Long Live Vinyl' equivale alle riviste fotografiche di belle arti in termini di valore del prodotto fisico, trasposto nell'epoca dell'editoria digitale. Esattamente come un album in vinile rappresenta un'unica, tangibile esperienza nell'era dello streaming audio, 'Long Live Vinyl' è un'oasi di stimoli pluri-sensoriali in un universo in cui si “scrollano” schermate, almeno se acquistato nella sua forma cartacea.

Il formato 12X12 (305mm X 305mm), usato per il primo numero, non è un formato standard per le stampanti e questo contribuisce a far lievitare il costo finale, almeno quanto la lussuosa patinatura e la stampa tramite laminatura a freddo. Un biglietto da dieci sterline sembra un prezzo equo per un simile prodotto, ma che dire dei contenuti? Verosimilmente l'editore ha dedicato tutti i suoi sforzi per la stampa del primo numero, infatti i numeri successivi sono reperibili online, stampati su quello che sembra un formato cartaceo più comune. Non sapendo se questa rivista sarebbe riuscita a sopravvivere, ho posticipato questa recensione fino a che non ne sono stati pubblicati diversi numeri. La scelta degli argomenti trattati negli articoli è perfetta per gustare gli album di cui si parla mentre suonano sul giradischi, sfogliando al contempo la rivista. C'è anche un'intervista a Roger Dean, che accompagna splendide riproduzioni delle sue iconiche copertine sugli LP degli anni '70, come Yes, Budgie, e quelle di numerosi altri brillanti “progster”.

Tuttavia, anche in questo per altri versi eccellente pezzo su Roger Dean, c'è una tendenza ad assumere come fatti reali i primi risultati restituiti da google, cosa che sminuisce la qualità delle informazioni contenute nel riquadro laterale[1]. Un esempio concreto di pessima verifica delle fonti sta nella frase “Focus' Focus-X album, pubblicato nel 2012 con la sua particolare copertina di Roger Dean, appena pubblicato su vinile”.   Curioso, visto che io comprai la mia copia autografata proprio nel 2012, quando venne pubblicata contemporaneamente in tutti i formati!

La ricerca coi motori più noti, fatta senza una opportuna verifica delle fonti, conduce inevitabilmente alla propagazione di simili inesattezze sui vari blog e forum, ma da una pubblicazione cartacea di questo livello ci si aspetta qualcosa di più.

Sebbene a un primo sguardo superficiale i contenuti appaiano inseriti nel filone del progressive rock, in realtà sembrano più orientati ai neofiti del vinile. In questi casi conviene ricorrere a Andy Price (della MusicTech) per spiegare il concetto. Infatti, come molti neofiti del vinile, gli autori usano il plurale “vinili”, piuttosto che ricorrere al tradizionale plurale collettivo “LP in vinile” (il termine Inglese vinyl è un sostantivo non numerabile - NdT).

"Su cosa accidenti sta continuando a inveire il Vecchio Scriba?", Domanda il Coro della Plebe, dal lato sinistro del palco, "Siamo su “TNT-Audio” o su “Farming Today”, o sono solo disquisizioni di un vecchio pedante sulla grammatica?

Leggete l'angolo del Pedante (alla fine dell'articolo) per ulteriori pedanterie linguistiche. Ma è curioso che il plurale collettivo adottato per gli LP sia diventato proprio la parola usata per indicare il materiale con il quale sono fabbricati; In quasto caso “Vinili” potrebbe essere appropriato se gli LP fossero fatti, appunto, di diversi composti poli-vinilici. Ma nel Paese dei Brontoloni, in cui abita il Vecchio Scriba, l'espressione gli LP in Vinile si riferisce esclusivamente a dischi di colore nero dai quali si può riprodurre musica, mentre Vinili si riferisce agli adesivi o alle pellicole che si attaccano alle macchine, ai furgoni o ai camion. Long Live Vinyl contiene molte segnalazioni che pubblicizzano negozi di dischi (evviva!) o nuove pubblicazioni e ristampe “vinilofile”.

Il prezzo di copertina potrebbe sembrare alto per quelli abituati ai contenuti gratuiti, solitamente reperibili online, ma il valore è adeguato alla qualità del prodotto, se riesce a garantire che alla qualità della stampa corrisponda un'identica qualità delle informazioni e della scrittura. Se per molti aspiranti acquirenti di dischi in vinile, un prezzo da 15 Sterline in su potrebbe apparire eccessivo, quelli di noi che ricordano ancora l'apice dell'era del vinile (più o meno fino al 1980) sanno che si dovevano fare gli straordinari per quello che oggi sarebbe uno stipendio medio, solo per potersi comprare gli LP. Infatti, la qualità delle incisioni moderne è di gran lunga superiore a quella dell'era della crisi del petrolio, però è offerta allo stesso prezzo che, negli anni '70 e '80, era imposto ai clienti in cambio di quelle sottilissime schegge di vinile riciclato che erano i dischi dell'epoca. Il target, elevato, degli articoli pubblicati su questa rivista, corrisponde perfettamente al valore elevato che si aspettano gli acquirenti delle costose ristampe in vinile dei dischi dell'epoca.

Dopo aver raggiunto il suo punto più basso nel 2007, quando in Inghilterra furono venduti solo 205.292 album in vinile, le vendite sono tornate a crescere costantemente, in parte grazie alla popolarità dei gruppi di chitarristi, che tradizionalmente vengono associati a questo formato, nonché al lancio otto anni fa della giornata mondiale dei negozi di dischi e al feroce attaccamento alla vita dei negozi indipendenti. Nel 1991 nella maggior parte del mondo, e nel 1992 nel Regno Unito, divenne quasi impossibile comprare dischi in vinile, quando i giganti della distribuzione HMV e W. H. Smiths misero fine alle vendite; questa scelta serviva a forzare i clienti a indirizzarsi verso il più remunerativo CD (14 Sterline per un CD quando il vinile stava tra 5 e 7 Sterline, nonostante il costo di produzione proporzionalmente più alto). Le vendite online non esistevano ancora, per cui gli appassionati di musica dovevano salire fino alla Selectadisc di Nottingham, oppure farsi 120 miglia in auto fino alla Cob Records, a Porthmadog, per trovare una soluzione.  

La HMV ha comprato l'intera quarta di copertina del primo numero di 'Long Live Vinyl'. L'annuncio cerca di suggerire che la HMV sia “la casa del vinile” quando, nei fatti, fu tra i principali operatori del mercato che cercarono di annientare il vinile come formato. La HMV era una delle catene Britanniche responsabili del tentato omicidio del vinile nei primi anni '90! La stessa HMV non stava facendo profitti con il vinile, che era grosso, occupava più spazio in negozio e generava pochi profitti per unità venduta. Nello stesso momento, la HMV faceva grossi utili persuadendo la gente a sostituire musica che già aveva con la stessa musica su un formato diverso. Quando dovete decidere dove comprare la vostra musica, non dimenticate mai che la HMV ha messo il bilancio di quest'anno al di sopra dei servizi al cliente e all'ampiezza dell'offerta.

L'ultima volta che si è parlato di revival del vinile, oltre dieci anni fa, la HMV fece grandi proclami solo perché offriva una eterogenea selezione di pochi titoli in vinile, propagandando la propria "Dedizione al vinile". Il vostro Vecchio Scriba si recò alla HMV di Derby e fece la fila al reparto dei dischi da 12 pollici: con sua grande costernazione, era stato sostituito da una serie di “Video a partire da 5.99”! Quando chiesi al tizio che lavorava lì, la risposta fu: “Oh, ci siamo già sbarazzati del vinile!”

[le vendite cessano]

Poco dopo quel negozio tenne la sua svendita totale per cessazione attività. A quel punto, la HMV pensò brevemente di rientrare nel filone del revival del vinile, a cavallo del millennio, ma affossò nuovamente il vinile in favore del DVD e delle console per videogiochi. Erano stati tra i primi ad abbandonare il vinile per obbligare i clienti ad abbracciare i formati digitali ma, quando questi dimostrarono di favorire il download e la condivisione libera dei file, la HMV (come gran parte dell'industria dell'intrattenimento) comprese che era difficile fare utili dalla musica, nell'era digitale. Tutto questo dopo aver cercato di rinvigorire il mondo dell'analogico che fino ad allora avevano cercato di affossare, nella vana speranza di sottrarre una fetta della torta che ora si dividevano gli operatori indipendenti.  Ma i negozi indipendenti sono realmente gestiti da appassionati dediti a ciò che fanno e che, oltrettutto, pagano fino in fondo le tasse.

"Quando il CD iniziò a emergere, gli operatori del mercato pensarono che si trattasse di una moda passeggera", rivela il titolare di un negozio indipendente.

Nel Dicembre del 2016 le vendite dei dischi in vinile (in termini di ricavi) hanno superato quelle dei download di file audio, ed era la prima volta da quando il download era diventato possibile. Tutto questo sembrava estremamente improbabile solo 25 anni fa, nel momento in cui l'industria dell'intrattenimento globale e le catene di distribuzione internazionali stavano cercando in ogni modo di estirpare la registrazione fonografica analogica su vinile. Moltissimi gruppi, soprattutto quelli del genere basato sullo stile chitarristico jangly indie, rimasero fedeli al formato originario, continuando a offrire ai fan edizioni limitate in anteprima su vinile come fanno, ad esempio, i piccoli editori Britannici o anche quelli specializzati nel genere dance. Questo è un raro esempio di consumatori e di piccole imprese anticonformiste che riescono a sconfiggere i giganti del settore (etichette discografiche e catene di distribuzione), rifiutandosi di accettare la redditizia mediocrità massificata (gioco di parole in Inglese tra "Mass-Media" e "Mass-Mediocrity" - NdT), esigendo diversità di gusti e qualità. L'attaccamento degli amanti della musica (operatori e consumatori allo stesso modo) alla splendida unicità del disco in vinile somiglia molto a quello del movimento Italiano Slow Food al cibo di qualità. 

Il supplemento a colori del Sunday Times aveva iniziato a pubblicare articoli sulla rinascita del vinile, così qualunque imprenditore poteva accorgersi che la gente, se deve spendere soldi per acquistare musica, la vuole in vinile. A questo punto, persino i cerebrolesi a capo della HMV hanno cercato di saltare sul carro dei vincitori, lo stesso che prima avevano tentato di mandare fuori strada. Finire in bancarotta era la punizione che la HMV si meritava per aver tentato di affossare il vinile, anche se ora stanno cercando di salvarla grazie agli specialisti della Hilco. Avevano perso i contatti con la musica almeno quanto con il vinile.  Prendete ad esempio la chiusura dalla HMV di Derby ed avrete chiaro come funziona il capitalismo globale: mina alle fondamenta i rivenditori indipendenti grazie a prezzi stracciati (3 pezzi per un biglietto da dieci), poi interrompe le vendite quando tutti i rivenditori indipendenti sono ormai scomparsi e la domanda di base non c'è più. 

I negozi indipendenti locali sono sempre stati il posto migliore in cui attardarsi e ascoltare musica. E le riviste cartacee e i giornali di musica sono sempre stati il mezzo per indurre la gente a fare un salto in un negozio indipendente. Anche il vostro Vecchio Scriba ha fatto una capatina al Vinyl Lounge di Mansfield, questa settimana, proprio per prenotare una ristampa in edizione limitata. Pur nella mezz'oretta della pausa pranzo, ho trovato il tempo per scartabellare tra gli scaffali e 3 nuovi LP, oltre a un singolo da 12", sono finiti nella borsa. Le molte inserzioni pubblicitarie di negozi indipendenti, ospitate su “Long Live Vinyl”, testimoniano della rinascita del genere. Persino il fatto che ci siano pubblicità di negozi che fanno anche da coffee bar, rende quel tipo di attività, cioè girovagare per negozi di dischi, qualcosa di un po' più civile rispetto ai tempi in cui c'erano solo lattine di coca e sigarette da rollare[2]. La sontuosità con cui è confezionata questa rivista è una metafora o, se volete, un'analogia (“analogue” in Inglese, giocando sul doppio senso riferito al vinile - NdT), che rappresenta bene questo progresso.

Long Live Vinyl è un altro anello della catena che accredita il disco in vinile come un esclusivo oggetto del desiderio. Questo perché raggiunge gli scopi che si prefigge e risponde ai bisogni del nuovo mercato del vinile, piuttosto che quello rivolto alle svendite di beneficenza e alle fiere per i maniaci dei dischi. La nuova generazione di fanatici del vinile, infatti, vuole anche un buon caffè e un posto dove sedersi, per supportare il proprio girovagare per negozi di dischi. Fatte le debite proporzioni, usando una metafora per rappresentare il concetto, tenere in mano la scatolina del tabacco[2] apparteneva al lettore tipo di Disc o di Record Mirror. Tenere in mano un espresso, mentre si guardano i dischi negli scaffali, è proprio del lettore tipo di Long Live Vinyl.

Musica su vinile gustata mentre scrivevo l'articolo

  • The Clash: The Clash, ristampa recente dell'album d'esordio della Sony Legacy, un 180g non perfettamente piatto per £19.50
  • Alice Cooper: Love it to Death, ristampa recente su vinile decorato con una stampa, presa per l'eccessiva usura dell'originale del Vecchio Scriba
  • The Ramones: Rocket to Russia, Incisione della Rhino a 180g dal master originale su nastro del 1977 per £14.50
  • LTJ Bukham: Journey Inwards
  • Dave Clarke: Archive One
  • Dave Clarke: Charcoal Eyes

Uscite di casa/appartamento/tenda e comprate nuovi dischi ADESSO!
Se per qualche ragione foste confinati nella vostra casa, fabbrica o ufficio, andate online sui siti di negozi ed etichette indipendenti e comprate dischi o scaricate musica in alta risoluzione; Non fatemi perdere tempo e non perdete il vostro, limitandovi a pensarci. Dovete solo comprare altro materiale per far funzionare il vostro impianto!!!

L'Angolo del Pedante[3]

  • "Here is a sheep" è corretto.
  • "Here are some sheep" è ugualmente corretto.
  • "Here are some sheeps" è errato.
  • "Here is a ewe" è corretto.
  • "Here are some ewe" è altrettanto corretto.
  • "Here are some ewes" è errato.
  • "Here is a vinyl LP" è corretto.
  • "Here are some vinyl LP's" è corretto perché l'apostrofo è l'elisione delle abbreviazioni
  • "Here are some vinyls" è sempre sbagliato, se si parla di LP.

[1] - In editoria indica un'apposita area, posizionata solitamente sotto l'articolo ma più frequentemente a lato di esso, che contiene informazioni supplementari e approfondimenti -NdT.

[2] - Il costo delle sigarette in Inghilterra è sempre stato molto più alto che in Italia, anche in rapporto alle retribuzioni medie, per cui l'abitudine di farsi le sigarette da sé era molto diffusa anche in quegli anni - NdT.

[3] - La serie di esempi di nomi non numerabili non è ovviamente traducibile in Italiano - NdT.

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