Inter.vista a Giuseppe Prato della Aliante

di Lucio Cadeddu

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LC >
Aliante, nata dall'evoluzione del progetto Acoustical, si sta rapidamente imponendo all'attenzione degli audiofili per la raffinatezza e l'alta qualità dei suoi diffusori.
Puoi raccontarci come è nato questo progetto e quali sono state le motivazioni che vi hanno portato a differenziarlo dalla produzione Acoustical?

GP >
La genesi di ALIANTE va suddivisa in due tempi: prima è nato il prodotto, in un secondo tempo il marchio.
Nel periodo a cavallo tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 i prodotti ACOUSTICAL hanno conosciuto un vero e proprio boom con i diffusori della gamma RS. Nel contempo però si registrava una evidente difficoltà sui mercati esteri dove intanto la Sonus Faber, con una gestione felicissima della propria immagine, aveva imposto un certo modello per il *Made in Italy*.
Ci venne in sostanza richiesto di realizzare dei prodotti che valorizzassero in maniera evidente il lato estetico, segnatamente con l'utilizzo del legno massello, contrariamente a quanto accadeva con ACOUSTICAL, dove il prodotto mostrava un'eleganza soprattutto funzionale, legata più alle esigenze tecniche e costruttive che non a canoni estetici.
Dal momento che noi non abbiamo mai copiato nessuno, anche in questo particolare frangente abbiamo voluto che il nostro prodotto, seppure assimilabile ad altri per l'utilizzo di alcuni materiali, si imponesse con una personalità forte e spiccata. Così iniziammo a collaborare con designer di alto livello (rapporto sfociato poi nella produzione delle Pininfarina e che sta per portare nuove sorprese) dando vita alla capostipite della nuova serie, quella ACOUSTICAL LINEA presentata nel settembre del '92 e la cui produzione continua tuttora con il nome di ALIANTE ONE.
La novità del prodotto non era soltanto legata al tipo di costruzione (pezzi singoli lavorati a CNC, finitura separata e montaggio finale con incastri di precisione) o all'uso del massello; anche dal punto di vista tecnico c'erano parecchie novità, la più evidente il nuovo tweeter a cupola metallica ACOUSTICAL MDT 26.1. Questo componente, sviluppato in collaborazione con la VIFA nel corso di una ricerca durata più di un anno, rappresenta la risposta ad una sfida che mi ero posto: realizzare un tweeter a cupola metallica che mantenesse i vantaggi di questa soluzione (velocità, coerenza, estensione della risposta, bassa colorazione) senza palesarne i difetti tipici (freddezza ed aggressività, caratteristiche soprattutto delle cupole in titanio).
Dopo una lunga ricerca sui materiali che portò alla scelta di una certa cupola in alluminio (decisamente poco in linea con le tendenze futuristiche di quel periodo) cominciò la battaglia con i tecnici della VIFA che opponevano (giustamente) il loro punto di vista canonico alle mie assurde (per loro) richieste. Alla fine ne venne fuori quel piccolo *mostro* che tuttora equipaggia la ONE e la PUNTO 5: doppio magnete, flangia e rifasatore di nostro disegno, bobina mobile raffreddata e smorzata in ferrofluido, camera di decompressione, assorbimento differenziato dell'emissione posteriore, frequenza di risonanza incredibile (circa 500 Hz). Il tutto per quello che a tuttoggi, secondo me, è il tweeter a cupola metallica meno *metallico* in circolazione (non so se ho reso l'idea).

Proseguendo sulla strada intrapresa, a distanza di un anno è comparsa la PUNTO 5, straordinario minidiffusore (dalle dimensioni veramente mini), forse non giustamente valutato da un pubblico che cominciava ad averne le scatole piene delle varie TABLETTE e relativi succedanei. Il '94 vede la nascita della SPAZIO e della ONE HEX.
La SPAZIO, prodotto relativamente economico, ci impone di risparmiare sulla costruzione del mobile mantenendo l'uso di parti in massello; nasce così una inedita tecnica costruttiva che unisce il tradizionale *folding* ai più complessi assemblaggi ad incastro (più tardi qualcuno vi si ispirerà pesantemente...).
La ONE HEX è tappa fondamentale per la comprensione delle problematiche relative alla componentistica passiva; nasce quasi per gioco e si rivela una delle cose più interessanti per il mio personale bagaglio di esperienze (questa è una storia a parte, se vi interessa ne riparleremo).
Nel '95 trionfa il design, nasce la Pininfarina, sintesi di prestazioni eccezionali ed eleganza assoluta. Il '96 si apre con la IPERSPAZIO, sorella maggiore della SPAZIO, e si chiude con le ONE/ZETA, con il che siamo ai giorni nostri.
Per quanto riguarda invece il marchio ALIANTE lo dobbiamo a John Watson, persona squisita, collaboratore di prestigiose case inglesi, il quale si è occupato per un certo periodo del nostro export prima di tornare alle terre natie vinto dalla nostalgia (non solo i calciatori possono avere difficoltà in tal senso).
Un giorno, passando in auto vicino ad un piccolo aeroporto in compagnia di Giovanni Faccendini, boss della MPI e HIGH FIDELITY ITALIA che curano la distribuzione dei nostri prodotti, vide un aliante che si librava silenzioso e chiese:
"Come si chiama in italiano?" *Aliante* fu la risposta. "Che bel nome per una linea di prodotti!" fu il commento di John. E così nacque il nuovo marchio, tenuto conto che in campo internazionale il nome Acoustical poteva ingenerare una certa confusione (la casa che per anni produsse gli apparecchi QUAD si chiamava Acoustical l.t.d. ed i primi diffusori da loro commercializzati negli anni '50 portavano il marchio Acoustical!).

LC >
Il dibattito tra diverse scuole di pensiero sulla realizzazione di diffusori HiFi è sempre vivacissimo. Molti danno per vincente la filosofia minimalista -pochi altoparlanti e crossover del primo ordine- tuttavia esistono eccellenti esempi di diffusori di pregio che utilizzano diversi altoparlanti e reti di crossover sofisticate. La posizione Aliante mi sembra più improntata al minimalismo.
Puoi esporci il tuo punto di vista sull'argomento?

GP >
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che entrambe le correnti di pensiero hanno dato origine ad ottimi prodotti.
Però, se focalizziamo la nostra attenzione su alcuni parametri che io ritengo determinanti per una riproduzione di alta fedeltà nel senso più evoluto del termine, allora credo che sia innegabile una certa preferenza per la tesi minimalista. Penso che più o meno tutti concordino sul fatto che l'altoparlante ideale sarebbe un monovia; il successo di alcuni altoparlanti planari, nonostante i limiti di utilizzo piuttosto evidenti, sembra confermare questa ipotesi.
Evidentemente, più ci si allontana da questa soluzione ideale, maggiori sono i problemi da risolvere, non sempre affrontabili con successo. Inoltre, io sono fautore di personali convinzioni in materia di cross-over e di incrocio dei componenti che di solito fanno inorridire i benpensanti e che limitano fortemente il numero di vie di un'ipotetica realizzazione.
Comunque, io stesso realizzai in anni remoti diffusori a 4 vie, costruii cross-over a tre vie con tagli a 36 db/ott. con risultati tutt'altro che scoraggianti. Semplicemente, con il tempo, mi resi conto che per quella via non sarei mai arrivato ad un suono con quelle caratteristiche di naturalezza, di immediatezza, di omogeneità che perseguivo.

LC >
Per varie ragioni i diffusori bookshelf (o freestanders) sono quelli che hanno il maggior consenso di pubblico e vendite.
Principalmente il successo è da addebitarsi alla dimensione media delle stanze adibite all'ascolto, che male accoglierebbero diffusori da pavimento di grandi dimensioni. Inoltre il diffusore di dimensioni contenute riesce ad approssimare meglio la situazione ideale di sorgente puntiforme. Tuttavia i bookshelf impongono l'uso di stands di un certa qualità pena lo scadimento delle prestazioni complessive. Purtroppo lo stand è ancora visto come un accessorio piuttosto che una parte integrante del sistema di riproduzione.
La sua influenza sul risultato finale è invece pesantissima, tanto da poter stravolgere (in bene o in male) alcuni parametri del diffusore quali da dinamica, la ricostruzione dell'immagine e la risposta in gamma bassa.
Per tutti questi motivi vedrei bene la commercializzazione di supporti integrati col sistema di altoparlanti, studiati ad hoc dal progettista in modo da fornire un risultato il più possibile coerente con la filosofia di costruzione e così da obbligare gli audiofili più scettici che mettono ancora diffusori di pregio sopra orribili scaffali all'utilizzo di un così fondamentale accessorio.
Avete allo studio qualcosa di simile o, comunque, qual'è la tua posizione sull'argomento?

GP >
Da anni noi forniamo supporti dedicati, di prestazioni molto interessanti. Personalmente, dopo molte esperienze non sempre positive, sono arrivato alla convinzione che un supporto, per quanto pesante ed inerte, non sarà mai immune da risonanze indotte durante la riproduzione in normali ambienti d'ascolto (parliamo ovviamente di realizzazioni commerciali, roba ancora trasportabile, non di certi menhir che gli audiofili più scatenati possono realizzare a casa propria). Basta pensare al fatto che una *pulce* come la PUNTO 5 con il suo wooferino da 11 cm è perfettamente in grado di far vibrare pavimento e pareti di una stanza, figuriamoci un supporto.
Quindi, non potendo a mio avviso combattere le vibrazioni spurie al loro insorgere, ho pensato di limitarne per lo meno gli effetti, minimizzando l'energia correlata al fenomeno. E siccome l'energia immagazzinata da un risonatore è proporzionale alla sua massa, l'idea di base è stata: facciamo il supporto più leggero possibile (oltrechè ovviamente più inerte possibile).
Una soluzione praticabile si è rivelata quella della lega di alluminio; piuttosto leggera, sufficientemente smorzata, comunque roba dell'altro mondo rispetto al ferraccio (chiamiamo le cose col loro nome!) normalmente impiegato per costruire i supporti. Purtroppo costa un'ordine di grandezza in più ed è molto difficile da saldare. Così comunque è nato il supporto ACOUSTICAL Serie S: tubolare di alluminio riempito di lana di vetro (smorza senza aumentare troppo il peso), struttura saldata per la massima rigidità, purtroppo estetica funzionale ma non certo da sballo.
E qui sta l'inghippo, perchè oggi, checchè se ne dica si vende di più l'apparenza che non la sostanza.
I nostri supporti hanno fatto felici molti possessori di diffusori della serie RS, sintonizzati sulla medesima filosofia (tra l'altro ancora oggi Andrea Morandi e Claudio Mazzoti, ossia Andio Morotti di Fedeltà del Suono, quando vogliono capire come suona un bookshelf lo piazzano proprio li' sopra), mentre non hanno conquistato gli utenti delle ALIANTE. Per costoro sono stati approntati dei supporti sempre basati sulla medesima filosofia ma non così *estremamente funzionali* come gli ACOUSTICAL, certamente più belli ma, ahimè, molto più costosi.

LC >
Restando sul discorso dei bookshelf e del loro abbinamento con gli stands, come vedi la tendenza, sempre più diffusa, della realizzazione di mini torri da pavimento, ossia di diffusori dall'ingombro in pianta simile a quello di un piccolo bookshelf ma con un volume interno decisamente maggiore, a tutto vantaggio dell'estensione in basso e della *ripetibilità* delle prestazioni sonore, non più influenzate dalla variabile *supporto*?
Il vecchio RS4 dell'Acoustical mi pareva andasse in questa direzione. E' prevista una sua rinascita?

GP >
E' una scelta che mi trova in linea di massima d'accordo, anche se non presenta solo aspetti positivi. Ad esempio in un diffusore di questo tipo non è possibile gestire al meglio i rapporti dimensionali per distribuire nel modo più conveniente le risonanze interne; la presenza di una dimensione sensibilmente maggiore crea una certa difficoltà per evitare onde stazionarie.
Inoltre, l'impatto visivo di un bookshelf sul suo supporto, anche se come giustamente fai osservare occupa uno spazio analogo, è di norma più leggero di un tower equivalente. Tuttavia, proprio perchè per molti versi è una soluzione intelligente, non escludo di cimentarmi nuovamente in futuro con una realizzazione di questo tipo. Anzi, per la verità, se avessimo trovato una soluzione estetica convincente per abbinare il legno massello ad una costruzione di quel tipo, forse l'avremmo già fatto. Ma l'idea di arrivare sul mercato anche noi col nostro bravo catafalco al momento ci ha bloccati.

LC >
Una tendenza piuttosto diffusa tra gli audiofili più smaliziati è quella del tweaking, ossia della modifica, più o meno pesante, degli apparecchi HiFi.
Per quanto riguarda i diffusori gli interventi più classici consistono nella ricablatura interna, nella sostituzione dei componenti del crossover con altri di qualità superiore, nella caccia ad eventuali risonanze del mobili e dei cestelli mediante l'applicazione di materiali smorzanti tipo il blue-tac fino ad arrivare alla sistemazione del crossover in uno scatolotto esterno al diffusore.
Aliante, soprattutto per i modelli di maggior pregio, fa uso di componentistica altamente selezionata, di cablature di alta qualità e persino di un crossover esterno.
Puoi spiegarci i vantaggi reali che si possono ottenere da ognuna di queste soluzioni?

GP >
Come già accennato in precedenza, l'esperienza della ONE HEX mi ha insegnato non poche cose sull'argomento. Si può affermare senza timore di smentita che ognuno di questi interventi produce risultati udibili, perlomeno in un impianto perfettamente a punto (il che significa che anche l'ambiente deve aver ricevuto la sua parte di attenzioni).
Dovendo fare delle scelte direi che la modifica meno significativa è lo spostamento all'esterno del crossover; tutti gli altri interventi possono avere effetti addirittura *drammatici*, come direbbero gli inglesi. Però scendere nel dettaglio aprirebbe un lungo discorso, per cui riserverei l' argomento per un'altra eventuale chiacchierata.

LC >
Tra DSP applicati ai diffusori, Home Theater e multimediale come vedi il futuro del diffusore? In particolare, essendo questa una domanda che mi sento fare piuttosto spesso, credi che la stereofonia pura e semplice lascerà il posto a sistemi più sofisticati di ricostruzione dell'evento sonoro?

GP >
Fare ipotesi sul futuro in un settore dove le scelte di base non sono mai dettate da considerazioni tecniche o comunque di validità ma sono imposte dalle politiche commerciali dei grandi produttori di hardware e software è probabilmente il modo più sicuro per prendere delle formidabili cantonate.
E' evidente che, partendo dall'esperienza dell'audio-video, i tempi sarebbero maturi per tentare qualcosa di più complesso dell'attuale sistema sterefonico. Ma è altrettanto evidente che questo presuppone l'esistenza di un software adeguato, di standard precisi. Forse con l'arrivo del DVD...
D'altra parte sono convinto che ancora non abbiamo sfruttato a fondo le potenzialità dei sistemi tradizionali; ci sono splendide registrazioni analogiche a due tracce degli anni 50/60 e solenni porcherie contemporanee in DDD.
La cosa dovrebbe far riflettere molto; a meno che non si voglia a tutti i costi giocare la carta della novità per dare una scossa al settore.

LC >
Con la linea *Spazio* la qualità Aliante è disponibile ad un pubblico decisamente più vasto. Intendi proporre altri diffusori di qualità per fasce di pubblico più ampie?

GP >
Direi che la IPERSPAZIO continua ed amplia il discorso aperto con la SPAZIO. Non è da escludere che sulla spinta di un mercato in cui la richiesta di prodotti economici occupa una quota sempre maggiore del fatturato globale non si tenti in futuro di abbassare ulteriormente l'*entry level* della gamma ALIANTE.
E' comunque un discorso molto delicato, perchè se già per il mobile si devono sostenere certi costi non è semplice dare un prodotto finito di una determinata qualità con budget così limitati (anche perchè ci si scontra con prodotti di impostazione industriale, di qualità non malvagia, prodotti in numeri impressionanti). Non abbiamo mai preso in giro il nostro pubblico e non ci pare il caso di cominciare proprio ora.

Cortesemente Giuseppe Prato per TNT.

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