Inter.Vista con G. Nember ed i progettisti della Praecisa Acoustics

di Lucio Cadeddu

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Praecisa Acustica è una vivace ed attiva realtà italiana che opera su due fronti: i prodotti finiti ed i kit per gli appassionati di autocostruzione.
La vostra produzione spazia dalle elettroniche ai diffusori e tutti i progetti hanno in comune un'originalità ed un'attenzione ai particolari che denotano una grande passione per l'HiFi di qualità.
Potreste raccontare ai nostri lettori come è nato e si è sviluppato il progetto Praecisa?

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Il nome di "PRAECISA acustica" è nato agli inizi degli anni 90, ma la passione prima e la realizzazione dei primi apparati per l'alta fedeltà autocostruita, risale agli anni 60.
A quel tempo infatti, vista la quasi totale mancanza sul mercato Italiano di prodotti a stato solido di qualità, lo scrivente realizzò i primi modelli di impianti stereofonici completamente autocostruiti artigianalmente in toto salvo il giradischi (il DUAL o il THORENS) e l'eventuale registratore a bobine.
L'attività veniva svolta, data la limitatezza dei mezzi a disposizione, affiancandola all'attività principale che forniva il cosiddetto pane quotidiano.
Sembrerà incredibile, ma il successo dell'iniziativa fu tale che superò quello delle altre attività, e qualche anno più tardi decisi di aprire ufficialmente una piccola azienda artigianale commerciale, sempre di apparati di alta fedeltà.
La passione per la realizzazione di apparati di HI-FI conobbe, sempre però in ambito locale, un discreto successo e divenne sempre più evoluta.
All'inizio degli anni 70 tale passione viscerale, unitamente ad una grande amore per la buona musica, sfociarono in un avventura di costruzione molto ardita: Uno studio di registrazione Audio vero e proprio MULTIPISTA.
Una rarità in Italia per quei tempi, e addirittura unica a Brescia.
La realizzazione utilizzava come base di partenza un registratore magnetico di surplus per computer da ¾ di pollice, trovato presso la fiera mercato radiantistica elettronica di Mantova che, dopo un paziente lavoro, venne trasformato profondamente sia meccanicamente che elettronicamente in apparato su nastro da 1 pollice.
Sempre con l'autocostruzione vennero realizzati il registratore audio a due piste su ¼ di pollice per il mixaggio stereo finale ed il banco di mixaggio per la registrazione multipista.
I diffusori, sempre autocostruiti utilizzavano dei meravigliosi altoparlanti della GOODMANS originali, senza centratore sul cono esterno e fu realizzata in autocostruzione persino la piastra per la riverberazione artificiale, dopo averne vista ed ascoltata una della EMT professionale, presso uno studio di registrazione di Milano.
In seguito anche per il fatto che a Brescia non esistevano studi di registrazione audio, il lavoro si sviluppò a tal punto che lo dovetti cedere ad altri assieme a tutte le apparecchiature realizzate.
Vi furono poi alcuni anni nei quali l'attività ha proseguito in campo quasi esclusivamente commerciale e ho dovuto abbandonare qualunque attività di progettazione, sinceramente soffrendone non poco.

Verso la fine degli anni 80 l'attività commerciale venne ceduta a dei validi giovani appassionati del settore che hanno proseguito egregiamente e proseguono tutt'ora.
Da parte mia, dopo un breve periodo di assestamento, mi sono dedicato a tempo pieno alla passione di sempre: la ricerca nel campo audio.
In questo periodo sono stati realizzati alcuni progetti di diffusori innovativi che poi sono stati ceduti per la produzione in serie all'azienda che tuttora li produce per l'Italia e per l'estero (non posso fare nomi per ragioni di correttezza).
Subito dopo mi sono dedicato allo studio e realizzazione di alcuni nuovi progetti che si sono orientati sia nel campo dell'autocostruzione che del finito.
E'appunto partito il progetto PRAECISA acustica (nome di derivazione latina che significa ben definito, netto nei contorni, ben tagliato) con alcuni kits da proporre in modo nuovo.
Si è pensato di dare la garanzia all'appassionato della certezza del risultato fornendogli il know how e i materiali per autocostruirsi una vera HI-END in modo facilitato e con costi decisamente più sostenibili della HI-END tradizionale, molto costosa e quasi sempre di importazione.

Sono nati così i primi kits di elettronica in autocostruzione: il pre NSP/1 ed i finali mosfets 100 e 200 oltre ad alcuni modelli di diffusori.
La caratteristica comune dei kits dell'elettronica era inusuale perchè li proponeva con le schede già assemblate e tarate in laboratorio.
Tale scelta venne fatta proprio dopo una attenta analisi dei tempi, dei costi e di immagine.
La conclusione fu che risultava più conveniente agire in tale senso sotto tutti gli aspetti.

Le schede assemblate presso il nostro laboratorio (rigorosamente a mano) sono le più delicate e per tale ragione vengono saldate con leghe di alta qualità e da mani esperte e con saldatori controllati elettronicamente in temperatura, cosa che difficilmente si verifica presso l'Autocostruttore.
Allora come oggi, le schede dopo l'assemblaggio e saldatura vengono sottoposte ad un primo collaudo e invecchiamento di 24 ore sotto controllo strumentale e quindi se ci sono componenti che rivelano difetti o non sono entro le specifiche, siamo in grado di accorgersi prima della consegna al cliente.
L'Autocostruttore ha il pregevole compito dell'assemblaggio vero e proprio su componentistica sicura ed è lasciato al suo gusto personale l'eventuale arricchimento pregiato di alcune connessioni.
Il tutto comunque è studiato per ottenere ottimi risultati già con i componenti forniti nel kit.
I nostri clienti ci hanno dato ragione, si sono trovati bene anche per le costruzioni più complesse e le "grane" si sono quasi azzerate.

La parte storica è finita e veniamo ai giorni attuali.
Recentemente è nato il kit per diffusori F2 e la versione finita F2/GOLD che ha in se una discreta dose di innovazioni nel campo (vedasi art. di CHF n° 27).
Il diffusore è stato concepito proprio tenendo conto delle esigenze degli Autocostruttori per poter essere personalizzato rapidamente dando la possibilità di essere smontato completamente per la versione KIT, allentando solo 2 viti.
Nonostante questo particolare inusuale, il sistema raggiunge da montato, una solidità difficilmente riscontrabile nelle realizzazioni del commercio, grazie al sistema "ALSON" che utilizza la tecnica dei materiali pretensionati.
Per quanto riguarda i prodotti del finito, destinati a seguire la distribuzione nei negozi qualificati, recentemente sono stati aggiornati alcuni piccoli particolari circuitali senza tuttavia stravolgere il progetto iniziale, nella scheda di linea del pre e dei finali.
Allo stato attuale di ricerca, riteniamo che le nostre elettroniche a stato solido non abbiano nulla da invidiare alle realizzazioni a tubi, anzi al contrario di quel che si è portati a pensare, hanno un suono dolce, ben definito e molto vicino alla realtà, senza avere i problemi intrinseci che caratterizzano i tubi ed inoltre, ma non ultimo sono in grado di pilotare anche carichi non facili sino ad un modulo di impedenza di 2 ohms.

Ultimissimo e assolutamente innovativo sotto il profilo sonico ed estetico, è il diffusore NUOVO con la sua forma bellissima di elemento naturale, la cui progettazione e realizzazione definitiva è durata oltre 1 anno.

Ricordo inoltre le nostre ultime realizzazione di aiuto nel campo audio: il FASATORE il BRIDGE e il VALVOLIZER.
Ciò denota una nostra continua ricerca nel campo ed una passione sempre presente.

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Voi avete scelto i transistors o lo stato solido in generale come filosofia costruttiva per le elettroniche.
Come vedete il revival della tecnologia valvolare?

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Le amplificazioni a tubi si sono riaffermate da qualche anno ed ha avuto il l'effetto di un vento favorevole e atteso che ha gonfiato le vele degli appassionati del settore che dava segno di piatta.
Sinceramente sono convinto del buon suono delle elettronica valvolare e penso che il successo relativamente recente di questo revival sia dovuto al fatto che effettivamente ascoltando il suono della stragrande maggioranza delle realizzazioni a stato solido aveva nel tempo fatto dimenticare la delizia di un ascolto decisamente arioso e gradevole come quello delle elettroniche a tubi di buona fattura.
Tale degrado è stato notato nel tempo soprattutto nelle orecchie degli appassionati audiofili non più giovanissimi, mentre per i più giovani, non avendo elementi di confronto precedenti potevano scegliere per il meno peggio di quanto il mercato (principalmente giapponese o twaniano) gli offriva.
L'elemento più inquietante è che queste scelte sono state spesso pilotate da autorevoli riviste del settore.
Il più delle volte infatti, salvo rarissime eccezioni, le realizzazioni di elettroniche delle grandi catene di montaggio dell'oriente erano caratterizzate da un suono freddo, asciutto e innaturale, tipico della scarsa selezione nella qualità dei componenti e delle alte reazioni negative applicate per riaggiustare elettronicamente il tutto.
Si tenga presente che, le misure strumentali eseguite al banco su tali apparati confortavano chi eseguiva le prove con diagrammi piatti e risposte in frequenza eccellenti.
Ma il problema stava appunto qui: Il valore delle misure strumentali eseguite come base e non come supporto di un parere sulla musicalità.
Poi, qualche anno fa, molto probabilmente, qualche opinion leader appassionato, ha provato ad ascoltare attentamente un vecchio apparato di amplificazione valvolare e ne ha notato sicuramente la dolcezza e musicalità per i più dimenticate nel tempo.
Se si combina questo fatto incontestabile con il fiuto commerciale per un nuovo business per le ditte produttrici, ecco che il gioco è fatto.
Porto ad esempio i prezzi stratosferici di alcune realizzazioni presenti sul mercato che ritengo assolutamente ingiustificati e la fioritura conseguente di un mercato del vecchio.
Scusateci per la dissacrazione che a qualcuno potrà dare fastidio, ma ciò che diremo più avanti fanno parte delle nostre idee e riteniamo di non vergognarci a manifestarle.

Noi della PRAECISA abbiamo sempre guardato con un certo scetticismo il fenomeno e confessiamo che l'idea di mettersi nella mischia ci ha sfiorato ed abbiamo dedicato del tempo necessario ad eseguire alcuni confronti di ascolto tra i nostri apparati (i recenti ad EXFETS sia pre che finali) e dei buoni apparati a tubi.
Ebbene siamo rimasti della nostra opinione: nessuna invidia per gli apparati a tubi anche se il confronto per poter essere eseguibile con una certa coerenza doveva essere sbilanciato notevolmente in termini economici a sfavore dei tubi.
Parlando poi dell'affidabilità nel tempo, i termini non sono neppure confrontabili.
Mentre l'amplificazione valvolare si degrada nel tempo e va revisionata di frequente con spese non indifferenti (una coppia di valvole KT88 selezionate e tarate sull'apparato può venire a costare la cifra di L.700.000 e ad un nostro cliente è capitato di doverle cambiare dopo un anno circa di uso), la nostra elettronica più si usa e più si affina tanto che raccomandiamo un rodaggio ulteriore a quello che già viene eseguito nei nostri laboratori ed è virtualmente con durata superiore alla sua eventuale obsolescenza.
I tubi hanno un graduale ma costante degrado nel tempo e i componenti che vi stanno intorno subiscono danni nel tempo dalle alte temperature a cui vengono sottoposti.
Ne consegue uno sbilanciamento dei parametri e, non ultimo si considerino le scarse possibilità per un finale a tubi di pilotare carichi difficili, al punto che l'amplificazione tende a seguire il modulo di impedenza dei diffusori anziché controllarlo, tendono a rendere il suono dolce e con buona gradevolezza, ma non in grado di restituire al meglio e nella sua interezza l'evento originale.
Nelle ultime schede per il nostro pre ad EXFETS abbiamo preso qualche concetto dai valvolari: l'alta tensione di alimentazione e l'uscita monostadio del tipo CATODE FOLLOWER per il pre.

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Una grande attenzione nei vostri progetti è dedicata anche alla realizzazione meccanica, sia nelle elettroniche sia nei diffusori.
Questo aspetto della progettazione, che sta riguadagnando attenzione presso i costruttori HiFi, è stato spesso trascurato, tanto che il posizionamento di un'elettronica o di un diffusore su un supporto piuttosto che un altro poteva cambiare radicalmente il carattere sonoro del componente stesso, costringendo gli audiofili ad una snervante ricerca della *sistemazione ideale*.
Mi piacerebbe sapere quanta importanza dedicate a quest'aspetto della progettazione e cosa può fare un audiofilo per migliorare un componente HiFi proprio riguardo a questo genere di problemi (isolamento ed disaccoppiamento meccanico etc.)

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Per meccanica intendo anche la distribuzione e la razionalizzazione delle filature, di tutto il lay-out della apparecchiatura e delle schede nel campo elettronico e il design e i materiali per il corpo dei diffusori.
Sono del parere che in una realizzazione di vera HI-END questi elementi debbano essere particolarmente curati, e soprattutto realizzati con materiali di 1^ qualità ed il più essenziali possibile evitando inutili sprechi puramente di immagine.
In particolare nelle elettroniche sul percorso del segnale va eseguito il minor numero di saldature possibile ed eseguite non con i sistemi tipici dei montaggi di serie (a onda).
Sullo stesso percorso i contatti di commutazione vanno ridotti al minimo.
Nel nostro pre esiste un solo contatto di commutazione sugli ingressi ed è stato realizzato con un elemento realizzato custom da una validissima ditta italiana avente lamine di contatto a bagno d'oro, protetto dall'ossidazione e dalla polvere e garantito con una resistenza di soli 0,01 ohms e per 100.000 commutazioni.
Nel nostro finale non ho voluto assolutamente i relais d'uscita, anche se questa scelta mi ha costretto ad elaborare notevolmente l'alimentazione in un modo originale e forse unico, ma sicuramente con una affidabilità altissima nel tempo e benevoli influssi sulla purezza del suono.
Di estrema importanza ritengo il potenziometro di regolazione del volume che deve essere di qualità superlativa per non compromettere la purezza e la focalizzazione dell'immagine sonora durante la regolazione, non mi piacciono le regolazioni elettroniche del volume.
Le schede dell'elettronica sono il frutto di numerosi esperimenti su prototipi prima di raggiungere la versione definitiva.
Riguardo la meccanica esterna di contenimento, sono del parere che una buona stabilità meccanica fa solo del bene alla resa sonora globale sia come schermatura in/out sia come minimizzazione dei possibili fenomeni di microfonicità sempre in agguato.
I nostri telai sono realizzati con acciaio speciale di elevato spessore.
Inoltre abbiamo garantito una accessibilità notevole in ogni punto o con pochissimi smontaggi.

Una cura particolare va dedicata alla disposizione della componentistica all'interno del mobile di contenimento, ma questa tecnica, frutto a volte di esasperate ricerche, non può essere spiegata nello spazio di una intervista.

In merito ai diffusori acustici sono del parere che debbano essere il più solidi possibile.
Solo una elevata massa dei materiali impiegati e solidità degli stessi unitamente a tecniche per ridurre al minimo le escursioni residue in risonanza del cabinet, possono garantire a parità di componentistica utilizzata, un suono puro ed esente il più possibile da spurie indesiderate.
Il pannello frontale di supporto degli altoparlanti è, sotto questo aspetto una parte molto delicata.
Si pensi solo alla quantità di forature a cui viene sottoposto ed al conseguente indebolimento.
Risulta inoltre di grande importanza il profilo del cabinet e come vengono interfacciati meccanicamente gli altoparlanti allo stesso; il profilo dall'altoparlante deve essere raccordato al pannello e non debbono esserci spigoli vivi nella prossimità.
A mio parere il più delle volte il problema viene trascurato per questioni economiche.
Nel progetto nato recentemente chiamato F2, questa ricerca è stata perfezionata al punto che l'elasticità residua già di per se ridottissima si è quasi azzerata grazie al pretensionamento del pannello frontale con il posteriore.
Il profilo frontale poi è stato ottenuto con un'unica fusione di lega speciale denominata "ALSON" che ne garantisce in un solo colpo l'allineamento temporale dei componenti ed un profilo antidiffrazione.
Ognuno di noi può fare una prova empirica su un diffusore semplicemente seguendo il criterio di colpire con le nocche delle dita il mobile in vari punti.
Se la solidità è buona si dovrebbe sentire una risposta sorda come su un blocco di marmo e senza code di smorzamento.
Si provi per curiosità a fare tale prova empirica sui diffusori dei compatti sugli scaffali della grande distribuzione (e anche piccola) e ci si renderà conto subito della scarsa rispondenza degli stessi a questa regola basilare.
I diffusori di tipo "BOOKSHELF" (nome derivato da una vecchia terminologia che vuol dire appunto da libreria, (ma gli audiofili sanno benissimo che i diffusori non vanno mai sistemati in tale modo) subisce una enorme influenza sia dall'altezza del supporto sul quale è appoggiato sia da quello che ci sta intorno.
Per venire incontro a questa importantissima esigenza, è nato il supporto PD02, unico nel suo genere che può essere ordinato ad una altezza stabilita dal cliente.
La tecnologia costruttiva utilizza anch'essa il metodo del caricamento pretensionato delle gambe di supporto per ottenere una stabilità ed una afonicità mai raggiunte prima d'ora.

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Altra cosa che sta lentamente guadagnando popolarità è l'attenzione verso problemi legati all'alimentazione.
Sempre più persone ci scrivono chiedendo cosa possono fare affinchè il proprio impianto HiFi sia il più possibile immune da influenze esterne (rete elettrica, disturbi elettromagnetici etc.).

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A questa domanda rispondo brevemente non per sottovalutare il problema, anzi ritengo sia di notevole importanza, ma per dire quello che già gli appassionati conoscono in linea di principio ma spesso non possono controllare in termini pratici.
Un apparato ben progettato e costruito deve tenere conto soprattutto della trasformazione in modo non banale della energia elettrica alternata di rete, spesso con andamento variabile nel tempo e con notevoli picchi istantanei, spurie, onde radio etc., in corrente continua al massimo della pulizia per l'alimentazione delle circuitazioni.
Si tenga presente che tale problema è più grave soprattutto nei primi stadi di amplificazione del segnale essendo di debole intensità e quindi percentualmente più significativo e nella zona finale ove, transitando forti correnti impulsive possono oltre a tutto anche compromettere la stabilità dell'alimentazione degli stadi precedenti.
Nel nostro pre "model two exf" abbiamo volutamente separato l'alimentatore dal pre vero e proprio ed il filtraggio si avvale oltre che a numerose celle di capacità elevata anche di induttanze appositamente progettate allo scopo divise per canale oltre a filtri per spurie e radiofrequenze.
Al momento in cui questa alimentazione arriva al pre si ha una tensione continua paragonabile a quella che si potrebbe ottenere da una batteria di accumulatori.
Nei nostri finali le alimentazioni sono nettamente distinte e separate con alimentatori dedicati per la sezione dei servizi, dei prestadi, e dei finali e nella versione duale, anche i finali hanno una alimentazione distinta per canale e filtrata con dei condensatori di elevata qualità e capacità (bassissimo ESR e capacità totale di ben 160.000 uF nella versione massima).
Un'altra raffinatezza difficilmente riscontrabile anche in realizzazioni "BLASONATE" consiste nella modalità con cui viene fornita l'alimentazione ai finali: graduale con un tempo di rate di circa 15 secondi prima di raggiungere il massimo valore.
Ciò è stato previsto per evitare i dannosi stress istantanei alla componentistica che con il tempo viene sicuramente danneggiata.

Presso alcuni conoscenti malati di esterofilia inguaribile costata quanto l'appartamento che la contiene, mi è capitato di assistere ad un abbassamento del livello delle luci nell'abitazione al momento dell'accensione dell'apparato finale e, cosa più allarmante il proprietario ne faceva un vanto del fenomeno.

LC >
5) Potete spiegarci quali sono i problemi più seri cui va incontro un progettista di diffusori?
Quali sono i componenti più critici (altoparlanti, mobile, crossover etc) in un diffusore HiFi?
Avete intenzione di realizzare un diffusore finito o anche in kit di livello budget?

GN >
Il nostro parere è che i problemi si facciano seri quando si intende interfacciare i trasduttori con il mobile di contenimento e con il filtro sia passivo che attivo.
Bisogna sfatare l'idea che i nostri mass media ci hanno comunicato negli anni recenti, che basta inserire i dati rilevati sulla carta degli altoparlanti nel programma dedicato nel proprio personal per ottenere un diffusore che suoni bene.
I programmi computerizzati vanno bene se, e ammettendo che i dati dichiarati sulla carta siano corrispondenti a quelli del trasduttore che si ha fra le mani, ci si affida per una prima stesura di massima del progetto, la bozza.
Il lavoro vero che spesso diventa estenuante, consiste nelle continue prove, modifiche, rilievi strumentali e di ascolto unitamente alle comparazioni che si evolvono sino al risultato finale.
Noi eseguiamo tali prove preliminari sempre in una stanza con tipologia abitativa.
Di norma le prove anzidette si eseguono su muletti ed in queste fasi conta enormemente l'abilità del progettista esperto che sa su quali elementi agire per ottenere il risultato desiderato.
Alla fine l'ascolto del muletto deve essere suffragata dai pareri degli ascolti e comparazioni di gruppo, spesso si utilizza il metodo alla cieca per evitare influenze di tipo psicologico.
Dopo quest'ultima fase il progettista effettua gli ultimi ritocchi e si passa alla realizzazione della prima coppia del finito e si confrontano nuovamente i risultati con i muletti.
Se tutto procede bene, si passa alla produzione sia kit che finito.

In merito ai quesiti posti, sono del parere che la qualità degli altoparlanti sia un fattore essenziale, la materia prima su cui lavorare.
Queste qualità vanno confrontate sul campo delle prove comparative e così procedendo, si possono avere delle sorprese nel fatto che a volte componenti non blasonati ne particolarmente costosi, si comportano meglio di altri di marca.
Altra sorprese si sono verificate nella componentistica passiva utilizzando induttanze che ci siamo fatti costruire custom con costi decisamente inferiori e qualità superiori di gran lunga rispetto sempre a quelle considerate top.
Mi rendo conto però che per fare questi confronti occorre avere a disposizione una discreta strumentazione e un magazzino, a volte inerte e discretamente costoso, di componentistica su cui fare i confronti.
Per l 'autocostruzione dei diffusori non dovrebbe mancare almeno una scatola induttanze e una di condensatori e resistenze adatte allo scopo, ad esempio per le induttanze il nostra induttanza variabile.
Per i condensatori che utilizziamo nei i filtri crossover abbiamo trovato una ditta italiana che produce condensatori per l'industria elettrica che ci fornisce dei prodotti che possono essere tranquillamente comparati con i condensatori per l'HI-END di costo sino a venti volte superiore.

Alla domanda sull'importanza delle varie componenti di un diffusore, anche se in parte abbiamo già risposto, aggiungiamo che il risultato finale è talmente interlacciato con i vari componenti che oso dire che tutto è importante e basta che uno di questi sia di scarsa qualità che il risultato finale ne viene compromesso.
Quasi tutti i miei progetti inoltre tengono in buona considerazione le esperienze dell'ing. OLSON e dedico quindi molta attenzione alla forma del mobile per avere la migliore risposta acustica.
Rispondendo all'ultima parte delle domande, ritengo che il nostro kit F2 ad un prezzo di L. 1.350.000 la coppia tutto compreso salvo il mobile, risponda a tale esigenza se si vuole parlare di vera HI-END.

LC >
L'autocostruzione in Italia sta conoscendo un momento d'oro.
Sono sempre più numerosi gli audiofili che decidono di prendere in mano un saldatore ed un oscilloscopio per costruirsi i propri apparecchi *in casa*, utilizzando kit proposti da altri o persino inventando da se stessi nuove cose.
Però, quando si parla di realizzazioni sofisticate, secondo me la *mano* e l'esperienza di che *assembla* possono fare una grande differenza.
In sostanza c'è il rischio concreto che alcuni kit vengano poi assemblati male e saldati peggio, con conseguenze all'ascolto ben immaginabili.
Qual'è il vostro rapporto con gli autocostruttori? Fornite un servizio on-line di assistenza post-vendita?

GN >
E'vero, l'autocostruzione sta vivendo un momento d'oro soprattutto nel campo dei tubi vista la nuova moda (risposta 2), ma abbiamo anche notato che molti appassionati sono rimasti delusi perchè alla fine si sono trovati con apparati discretamente costosi in termini di componentistica e del tempo speso senza ottenere i risultati sperati, quindi con una certa delusione.
La nostra scelta iniziale di dare un kit sicuramente sperimentato e con le schede già assemblate e collaudate con esplicativi di montaggio ben chiari e, non ultimo una "HOT LINE TECNICA" dedicata agli Autocostruttori che possono parlare in ogni momento con il sig. Claudio capo collaudatore, come anzidetto si è dimostrata vincente.
Sotto questo aspetto siamo in grado di garantire risultati sicuri ai nostri clienti.

LC >
Potete svelarci alcuni nuovi progetti che avete in cantiere? Avete pensato ad un integrato di medio prezzo o ad un lettore CD?

GN >
L'idea di realizzare un integrato ha sfiorato più di una volta il nostro team, senza riuscire a convincerci.
Sui lettori cd per ora stiamo lavorando a delle modifiche sui lettori del commercio per alcuni UPGRADE.

Produzione e vendita Kits e finito:
Via Manzoni, 83 CORTICELLE PIEVE
25020 DELLO –BRESCIA-ITALIA
Tel./fax: +39-30-9718071
Hot line autocostruzione:030-9718071

Sito WWW E-mail: giannemb@numerica.it

Cortesemente Giancarlo Nember per TNT-audio.
Copyright © 1998 Lucio Cadeddu