L'appuntamento con Fabio Valenza, organizzatore della manifestazione,
era per la mattina all'apertura della mostra, la sede, il solito Grand
Hotel Ambascatori di Bari. Inutile stare a rimpiangere il ben più
consono Sheraton delle prime edizioni: un po' di austerità, con
la situazione attuale del mercato hi-fi non è da considerarsi mancanza
grave. Siamo tutti venuti qui per la sostanza, non per la forma.
Intanto in auto, sulla strada per Bari, cercavo di prefigurarmi cosa
avrei trovato in questa edizione, l'ottava, del Bari Hi-End quando, improvvisamente
sono stato assalito prima da un sospetto, poi da un dubbio, infine una
certezza tanto da fare una scommessa con me stesso: un disco che avrei
trovato anche lì, dopo lo stress del cinema, dei giornali, della
televisione, Lui: l'ineffabile Titanic su qualche megaschermo di megaimpianto
home theater.
Sabato mattina il numero dei visitatori non è eccessivo e la
gente che vedo passeggiare curiosa nei corridoi e nelle salette sembra
molto motivata, attenta e desiderosa di vedere ed ascoltare. Così
inizio il mio giro di perlustrazione.
Proprio di fronte alla reception intravedo gli stupendi manufatti della
Graaf e mi tuffo al volo, con in mente la positiva prova d'ascolto
tempo fa pubblicata su queste pagine. Non li ho mai ascoltati, forse questa
è la volta buona. Entro e resto interdetto: tutti gli strumenti
sono accesi, caldi, bellissimi e pronti all'uso ma mi guardo intorno e
purtroppo non vedo traccia di diffusori, cavi o sorgenti: tutto lì,
solo pre e finali. Penso che se avessero spento le luci avremmo potuto
scambiare quel fioco brillare di valvole per la Mostra del Presepe Artigianale
Partenopeo. Allibito da tanto spreco di apparecchi (e di chilowatts-ora) faccio per rivolgermi all'addetto che, data un'occhiata al mio
badge di TNT Audio, si gira delicatamente di spalle. Capisco allora che
è meglio andar via.
Cerco ancora oggi di convincermi che ci sia pur stato un motivo
valido per questa anomala esposizione: sarebbe per me di enorme conforto
conoscerlo. D'altra parte anche la PFA di Paolo Falchi, che esponeva nella
stessa sala, presentava solo un videoproiettore Kodak con sorgente DVD
Micromega che si ascoltava solo dal suo altoparlante interno in mono.
Un po' perplesso proseguo il giro e faccio tappa nella grande sala della Italaudio (Yamaha, Energy, cavi Mit). Esclusivamente orientata al cinema in casa, campo in cui la Yamaha primeggia sulla media della concorrenza.
E' lì che assaporo il gusto del vincere le scommesse: lo schermo
è dominato da Leonardino di Caprio in versione laserdisc. Celine
Dion canta: mi fermo ad ascoltare e guardare. Poi esco subito e mi
vado a comprare il disco vinto con la scommessa.
In posizione strategica, al piano superiore, la sala Chario, ormai
diventata una specie di riferimento per il Bari Hi-End: in ogni edizione
è la più grande, sobria, spesso fra le meglio suonanti.
In dimostrazione le Academy 2 Millennium molto garbate in un complesso
sonico di tutto rispetto (sorgente Accuphase amplificazione Classè).
Non a caso è stata la sala scelta da Giulio Cesare Ricci per proporre
nel pomeriggio un ascolto guidato e commentato (peccato per chi se lo è
perso) di alcune delle sue belle registrazioni.
E' stato questo, forse, il miglior momento della manifestazione,
insieme con il concerto serale di Roberto Ottaviano. Durante l'ascolto
dei cd Fonè, anche in virtù della presenza di Ricci, la concentrazione era alle stelle e da parte di tutti gli ascoltatori l'orecchio era, una volta tanto, tutto per la musica e non per l'impianto.
Ultrasound esponeva i diffusori "senza" crossover della serie
Energetic ed i multipolari dell'ingegner Creazzo e i nuovi amplificatori
in corrente Paradox e Paradosso. Il sistema attivo nella sala era caratterizzato da un approccio al suono molto personale ed interessante. In esposizione anche il bel componente coassiale, a bassa massa mobile, di cui presto parleremo, base dei kit che da qualche tempo la Ultrasound propone al pubblico degli autocostruttori.
Finisco di visitare il secondo piano passando per Linn Italia,
High Fidelity-Sonus Faber e Marantz che fa bella mostra dei suoi
telai ramati, della cura nelle sue realizzazioni.
Alla fine del giro per il terzo piano ho visto pochissime sale di solo
audio, nemmeno una con sorgenti analogiche in funzione.
Il suono era generalmente di media qualità, per intenderci
quello che si può ottenere in casa con impianti poco più
che entry-level ben ottimizzati, con qualche impennata (per fortuna!). Qualche
esempio? Le amplificazioni Nightingale con diffusori Pearl, le elettroniche
Bow Technologies con diffusori Diapason Carish, i diffusori Audio
Physics Step SLE. Quest'ultimi, al Roma Audio Show, non mi avevano "preso"
più di tanto. Qui a Bari invece con sorgente due telai Teac e
integrato Classè, aiutato dalla gamma completa dei complementi A.R.T.
(Cavi Millennium 600, Q-Dampers, piastre antimagnetiche, tavolini ecc.)
era davvero coinvolgente. Merito anche di una ottima cura nel posizionamento
e nell'ottimizzazione fine, che la dice lunga sull'azienda: si era qui
per fare bella figura, mica per timbrare il cartellino!
Strada facendo comincio a pensare che c'è qualcosa che non va.
Chiariamo subito che non sono venuto qui per cercare buoni e cattivi;
c'è chi lo farà per noi, fra qualche mese.
Avevo solo il desiderio di tastare il polso del pubblico
e del mercato, di annusare l'aria che tira.
E l'aria che tirava non era troppo salubre; meglio parlare senza perifrasi:
ho avuto l'impressione che molte delle aziende, salvo le dovute,
poche eccezioni, siano venute a Bari quasi per dovere di firma, infischiandosene altamente degli audiofili del sud, vittime del classico gatto che si morde la coda: al sud non c'è mercato perchè ci sono pochi negozi.
Ci sono pochi negozi (e quei pochi stanno tra il martire e l'eroe per
tirare avanti) perchè ci sono pochi appassionati.
Ma non dovrebbero essere manifestazioni tipo questa a formare un pubblico
interessato? Non credete che un hi-end show vero serva bene a questo scopo?
Gli assenti, per definizione hanno sempre torto, ma questa volta,
forse, quello minore. La colpa grave è stata dei presenti.
Una volta a Bari, non sarebbe stato meglio impegnarsi a far suonare bene
il ben di dio che avevate portato? (Mi senti Linn Italia?)
Chi ha agito così ha fatto un investimento in perdita, ammesso
che non abbia anche danneggiato la sua immagine. Mi spiego: se sulla
porta di una sala vedo scritto Sonus Faber, entro e trovo unicamente una
coppia di Signum, ho il sacrosanto diritto di incazzarmi. Solo a
mente fresca posso sospettare che la casa madre non sappia niente di questa
"presenza" . E se io, che ho fatto solo 180km per venire qui sono
infastidito, figuriamoci come si sentono quei visitatori che ne hanno percorsi
il doppio proveniendo da fuori regione.
Certamente non ci si aspettava in questa sede presentazioni di
nuovi apparecchi o "prime" di spicco ma quello che ho visto mi sa tanto
di mancanza di rispetto nei confronti del pubblico e dell'organizzazione.
Sarei curioso di sentire il parere di altri visitatori ma mi piacerebbe
di più sentire qualche azienda in proposito.
Per chiudere, consegno un complimento ed un invito a Fabio Valenza:
insisti, se ti sarà possibile. Da visitatore, l'organizzazione
è stata buona sotto tutti gli aspetti. Arrivederci all'anno venturo.
Vado via e mi accorgo che non sono riuscito a tirar fuori dalla borsa
i cd che avevo portato. Avevo con me anche due L.P. Che stupido!
© Copyright 1998 Mimmo Cacciapaglia