Roma Hi-Fidelity 2018 - una sorta di reportage

Concerto per noia da gamba e voce solista, con contorno di Dire Floyd e Pink Straits

[Roma Hi-Fidelity 2018 - Mercure West Hotel]

Reporter: Lucio Cadeddu
Pubblicato: Dicembre, 2018

Il 24 e il 25 Novembre scorso si è tenuta a Roma la sedicesima edizione della mostra Roma Hi-Fidelity, la versione capitolina del Milano Hi-Fidelity, e ormai ha assunto proporzioni da grande evento. La location è un po' periferica, essendo stato scelto il Mercure West Hotel, un quattro stelle di qualità medio-alta, seppur neanche lontanamente confrontabile col Melia di Milano, sede del Milano Hi-Fidelity, un cinque stelle lusso, molto più bello e accogliente. L'organizzazione è quella ormai rodata di patron Stefano Zaini (The Sound Of The Valve) che è riuscito negli anni a mettere in piedi mostre che ormai non hanno più niente da invidiare al vecchio Top Audio, per numero e livello degli espositori. Parliamo di ben 40 sale e circa 80 espositori, con circa 4000 visitatori! Ottimo lavoro!

Come mia abitudine non farò una classifica e un'analisi saletta per saletta, mi limiterò a fornire delle impressioni generali su alcuni aspetti che mi hanno colpito, sia positivamente che negativamente, cercando di immedesimarmi nel visitatore casuale che vorrebbe saperne di più di questo strano nostro hobby.

Come ho scritto altre volte una mostra dovrebbe invogliare all'acquisto, stimolare la fantasia e i desideri. Questo obiettivo, per tante ragioni, viene raggiunto a fatica e solo in pochi, rarissimi casi. La maggior parte delle volte si assiste a un'esibizione muscolare di impianti di livello molto elevato, di sicuro distanti, e molto, sia dalla fascia entry-level (i giovani) che da quella media. Si punta verso l'alto, probabilmente chi spende in questo settore è l'audiofilo facoltoso (o quello pieno di debiti) e si cerca di solleticare le ansie da prestazione o l'esibizionismo di questo tipo di clientela. Ora, è pur vero che il sogno è il motore primo delle passioni, ma è altrettanto vero che se quasi tutto ciò che vedo lo posso solo sognare, alla fine è come andare a un sexy show o a una fiera del porno, vedere tante belle donne che mimano atti sessuali sul palco lasciando il pubblico a bocca asciutta. Perdonate il parallelo un po' stravagante e poco rispettoso ma è la sensazione che ho avuto passando di saletta in saletta. Pornografia HiFi. Patinata, ma pur sempre pornografia. Alimenterà anche il desiderio, però poi alla fine è un po'...triste. E forse, mi rendo conto, non si riesce a fare diversamente.

Continuo a sperare in esibizioni di impianti dal costo terreno, ma continuo a restare deluso. A fronte di qualche coraggioso tentativo, il resto è tutto un mostrare quanto denaro serva per ascoltare la musica. Tanto, troppo. In tanti casi assolutamente privo di senso. Abbandonando il paragone pruriginoso col mondo del porno, passo a quello delle auto. Certo, se vado a una mostra di auto, voglio vedere le Pagani, le Porsche e le Ferrari ma nessuno me le farà mai provare, anche perché le prestazioni di queste supercar sono al di sopra di ogni sospetto, la prova su strada aggiungerebbe ben poco. Sarebbe bello se anche per i componenti HiFi fosse così. E invece no, perché - giustamente - questi si fanno “suonare” e lì casca l'asino.

Se saliste su una Pagani Huayra con un pilota esperto di sicuro non restereste delusi. Persino la mia Porsche 911 Carrera 4S qualche brividino lungo la schiena lo regala, anche se a guidare c'è una mezza schiappa come me. In questo caso le Pagani c'erano, le Porsche pure e persino le Ferrari, ma i piloti no. Fuor di metafora: alcuni impianti dal potenziale elevatissimo erano castigati da installazioni approssimative e frettolose, altre volte, soprattutto per gli espositori sfortunatissimi del piano -1, da salette assolutamente inadeguate all'ascolto della musica. Ho sentito “suonare”, in maniera irriconoscibile, alcuni diffusori che conosco molto bene, ad esempio le Duevel Bellaluna Diamante. A quel punto mi sono immedesimato nel lettore medio di questa rivista: insomma, leggo l'entusiastica recensione di questi diffusori, li sento alla mostra, pure collegati con partner al di sopra di ogni sospetto e dico “Be'? Tutto qui? Cadeddu si è bevuto il cervello recensendo questi diffusori?”. L'espositore si era pure impegnato a fare tutto come si deve, ma se la saletta è sbagliata non si possono fare miracoli. E se suonavano maluccio le Bellaluna, che incantano anche buttate a caso dentro a una stanza, purché di acustica accettabile, evidentemente alcune salette erano cause perse. In tante dimostrazioni che ho sentito mi sono chiesto “Cui prodest?” ovvero a chi giova un harakiri di questo tipo? Non mi meraviglierei se questo tipo di esibizioni facessero calare le vendite di certi prodotti, anziché stimolarle. Sentire i prezzi e sentire i suoni riprodotti era un contrasto tanto stridente da risultare imbarazzante. Se fossi un aspirante audiofilo mi chiederei: “E io devo spendere decine di migliaia di euro per ascoltare così?”

In alcuni casi un orecchio esperto poteva intuire il potenziale dell'impianto in esposizione, niente più di questo. Un orecchio inesperto, secondo me, poteva solo concludere che il costo di certi impianti era assolutamente sproporzionato rispetto alla qualità del suono riprodotto. E con buona ragione. Per questo motivo non farò un elenco di salette mal suonanti, certamente quelle del piano -1 avrebbero fatto a gara per conquistarsi la maglia nera dell'ultimo posto in classifica. Quindi, per amor di patria, sorvolo. Qualcosa di meglio si poteva sentire ai piani superiori, c'erano delle salette che per acustica propria o per trattamento e posizionamento attenti, si sono distinte dalle altre.

[Omega Audio Concepts]
Omega Audio Concepts, Terminator ben suonanti

Interessante, ad esempio, la sala con elettroniche e diffusori in alluminio della coraggiosa realtà italiana Omega Audio Concepts. Certamente l'allestimento più singolare e suggestivo dell'intera mostra romana, caratterizzato anche da componenti molto particolari, l'amplificatore/music server (all in one, 10000€) denominato non a caso “Essenziale”, e i diffusori da pavimento che si vedono in foto, dal costo di circa 17000€, se non ricordo male. Anche i collegamenti erano realizzati in proprio, con delle guaine rosse molto vistose. Estetica Terminator a parte, il suono della saletta era dotato di grande precisione e trasparenza ma anche di una certa grazia. Ottima estensione e presenza della gamma bassa. In una sala più adatta probabilmente il tutto si sarebbe espresso ancora meglio, perché si intuiva un potenziale molto, molto elevato. Mi sarebbe piaciuto provare qualcosa nella mia sala d'ascolto ma pesi e ingombri rendono la movimentazione di questi prodotti un po' problematica.

[Focal Kanta 3 + Goldnote]
Focal Kanta 3, con elettroniche GoldNote

Un suono con un potenziale molto elevato era anche quello della saletta Tecnofuturo dove suonavano le nuove Focal Kanta N. 3, dei bei diffusori di fascia medio-alta (circa 10000€ la coppia), pilotati da un impianto full-GoldNote. Ho potuto ascoltarle in alcuni rarissimi momenti di calma e silenzio e il suono mi ha colpito, per completezza timbrica, precisione e realismo.

[LaRosita La Montespan + Zardoz a valvole]
La Rosita La Montespan + amplificazione Zardoz a valvole

Prezzi analoghi (alti) anche nell'altra saletta che mi ha dato buone sensazioni, quella del marchio francese La Rosita, il cui motto è “suono analogico da tecnologie digitali”. I diffusori ad alta sensibilità (93 dB) La Montespan facevano uso di un largabanda con magnete in alnico completato da un supertweeter ed erano pilotati da diversi amplificatori a valvole Zardoz. Il suono era sempre corretto e musicale, coerente e dinamico. Anche in questo caso si intuiva un potenziale molto elevato.

[Impianto full The Sound of the Valve - Zaini]
Impianto The Sound of the Valve

Anche la saletta dell'organizzatore, The Sound of the Valve, non era male, almeno c'era sostanza (peso, presenza, dinamica e corpo). Più suono vero e meno masturbazioni audiophile, ci piace! Come da tradizione, diffusori di dimensioni poco condominiali e tanti altoparlanti. L'impianto era quasi interamente The Sound of the Valve a parte il CD player Ah! Njoe Tjoeb 4000 (900€), a seguire triamplificazione con crossover elettronico, finali 808 Magnificient da 20 watt per canale (19000€) per la gamma media, due finali a stato solido per la gamma bassa e alta, pre Notorius Reference a valvole (11000€), diffusori Quasar dipolo alta efficienza con Lowther PM2 in alnico e tweeter a nastro (19000€). Anche in questo caso, Cd player a parte, costi abbastanza elevati.

Le (tante) altre sale non mi hanno lasciato un ricordo indelebile, ma in alcuni casi non era francamente possibile ascoltare in maniera decente e significativa, per l'eccessivo chiacchiericcio in sala, per i suoni delle sale adiacenti o per le selezioni musicali insopportabili. Sospendo il giudizio, per questi motivi.

Il contorno

Più in generale, ho avuto, più forte di altre volte, la sensazione che ci siano più costruttori di prodotti HiFi che acquirenti. Veramente tanta, troppa roba. Non esiste un mercato interno che possa sostenere tutta questa offerta. Io che seguo attentamente il settore da oltre 30 anni faccio fatica a orientarmi, figuriamoci l'acquirente “medio”. Difficile anche dire quanti di questi marchi saranno meteore e quanti lasceranno traccia di sé nella storia dell'HiFi. Ormai ognuno che si sveglia imprenditore apre la sua attività, posiziona in alto l'asticella del prezzo, si inventa qualche soluzione originale e fantasiosa, e spera di fare il botto vendendo due o tre apparecchi all'anno. Quando il margine è tanto elevato basta vendere pochissimo per sbarcare il lunario. Continuo a pensare che serva urgentemente un'inversione di tendenza, altrimenti i pochi giovani interessati li perderemo subito.

In generale, il materiale in esposizione era tanto e di ottimo livello, ma la struttura è, a mio parere, inadeguata, corridoi molto stretti e salette al sottopiano veramente inutilizzabili per ascoltare musica. L'afflusso di pubblico mi è sembrato molto buono, elevata anche la maleducazione media, tanta gente che parla a voce alta, qualcuno che, seduto in prima fila, risponde pure al telefono mentre l'impianto suona e, ovviamente, deve alzare la voce per farsi sentire dall'interlocutore. Inconcepibile. Quando ho fatto notare che avrebbe dovuto telefonare fuori dalla saletta mi è stato risposto che “Eh ma fuori non prende...”. L'età media è sempre molto, molto alta, il che è normale se si pensa al costo medio dei componenti in esposizione.

Naturalmente, anche la musica è quella che uno si aspetta: solito zuccheroso jazz per noia da gamba e voce solista, solito cantautore di quando mio nonno era adolescente, soliti abusati Dire Floyd e Pink Straits. Ogni tanto qualche sprazzo coraggioso nella sinfonica impegnativa (e lì son dolori) o nel rock, anche scatenato. Pure qualcosa di elettronica moderna. Speriamo che sia l'inizio di un cambiamento perché, come dico sempre, non se ne può più. Il fatto poi che ormai si suoni musica da file e che stiano sparendo i lettori CD rende difficile proporre qualcosa portata da casa. Ci si può organizzare con chiavette USB ma non è né semplice né pratico.

Conclusioni

Roma val bene una messa, diceva Enrico IV (ah no, era Parigi, ma vale lo stesso). Insomma, per un motivo o per l'altro, vale sempre la pena visitare una mostra HiFi, ogni tanto. Si tasta il polso al settore e, con un po' di fortuna, si conoscono prodotti che hanno qualcosa da dire. Alla peggio, comunque, si può abbandonare la mostra per un po' e immergersi nella magia della città eterna, possibilmente in gradevolissima compagnia, come ho fatto io :-)

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