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Top Audio & Video - Roma - dal 9 al 11 Marzo 2007

Il TAV varca il Rubicone

Redatto nel: Marzo 2007
Chiacchiere di: Carlo Iaccarino

Commenti a caldo

Innanzitutto, una precisazione preliminare mi pare d'obbligo.
Quanto andrete a leggere NON E' un reportage della mostra. Ciò per due motivi: innanzitutto, perché di tali reportage ne potremo tutti leggere di completi e professionali nei luoghi deputati, ad iniziare dalle pagine ufficiali della mostra, per finire alle varie riviste, cartacee e non, che certamente daranno a tale evento il meritato spazio. Inoltre, perché, semplicemente, non è mia intenzione fare qualcosa che si potrà certamente reperire con forme e contenuti migliori altrove: non sono, né ambisco a qualificarmi un "addetto ai lavori" e penso sia cosa giusta tributare il doveroso rispetto a chi fa queste cose per mestiere, senza adagiarsi nell'italico vezzo dell'improvvisazione.
Semplicemente, Lucio, sapendo che avrei visitato l'edizione romana del T.A.V., mi ha chiesto di condividere le mie impressioni: tutto qui.
Ciò premesso, passiamo al sodo :-)

Cominciamo dalla fine: sì, mi è proprio piaciuta questa mostra.

Innanzitutto, è stato un evento chiaramente figlio del tradizionale TAV meneghino di settembre, di cui si è assaporato il respiro internazionale e si è percepita la rilevanza che gli stessi espositori hanno accordato a questo incontro. Insomma, chi temeva una edizione povera o provinciale ha potuto rapidamente accantonare i suoi dubbi. Molti costruttori hanno presentato a Roma le proprie novità in anteprima europea, se non mondiale: c'erano, ad esempio, i nuovi diffusori di Thiel, di Revel e di Opera, così come c'era anche Luke Manley che si è letteralmente portato appresso il suo nuovissimo pre phono. Anche senza novità dell'ultim'ora erano presenti, come dimostratori, personaggi-chiave delle rispettive aziende: Audio Natali ospitava Peter McGrath, ottimo ingegnere del suono in forza alla Wilson, che esibiva le recenti (ed impressionanti...) Duette anche tramite il suo prezioso archivio portatile di registrazioni personalmente effettuate di varie orcheste sinfoniche; il Presidente della McIntosh si alternava fra la sala espositiva ed il bancone dove autografava le copie della monografia sulla casa di Binghamton a firma del rinomato giornalista Ken Kessler, pure presente, a rinnovare il suo dichiarato amore per lo Stivale; e poi c'era il "Sig.Clearaudio" ospitato dal "suo" importatore, Audio Reference; c'era il "Sig.Nordost" che organizzava periodiche dimostrazioni alternando in rapida successione vari modelli dei suoi cavi. E, naturalmente, c'erano moltissimi produttori nostrani (ma anche apprezzatissimi all'estero...), presenti ad accudire le proprie creature: i Sig. Nasta affabili ospiti del grazioso spazio espositivo di Opera; i consorziati Rampino, Mauri, Zaninello e Rossi per North Star, Omicron, Extremeaudio e Norma; Murace & Vicenzetto per Chario; ecc.

Naturalmente, erano presenti molte aziende del settore, grandi (Sonus Faber faceva cantare le nuove Elipsa, con un impianto Linn/Audio Analogue; solito spiegamento di forze Krell/Martin Logan; un bell'impianto - anche analogico - tutto Linn; un impianto Conrad-Johnson/Magneplanar; la corazzata Audiogamma con VPI/Classé/B&Wecc.; un sistemone Goldmund/Revel; le Serendipity - anche il centrale - di Chario) e meno grandi. Direi che la qualità intrinseca delle salette a disposizione, data la recente ultimazione della struttura, mi è apparsa migliore di quella - se vogliamo, più datata - del Quark, sede storica del TAV milanese. I "disturbi" da saletta a saletta, più evidenti, com'è intuitivo, in quelle più piccole, era limitato alle bordate dei subwoofer, quindi ai - pochi - esibitori audio/video o, comunque, non "solo audio". Anzi, direi che quest'ultimo aspetto è stato caratterizzante rispetto alla edizione milanese: sarà per la ridotta dimensione della mostra romana (comprensibile, visto che si è trattato di un esordio, la reticenza di parecchi operatori ad intaccare le loro non - più - abbondanti risorse, evidentemente concentrate sull'unica esibizione tradizionale), sarà stato - come preferisco pensare - per il rinnovato interesse di "noi clienti" per un audio di qualità, le salette degli esibitori dedicati ad impianti audio video è stata nettamente inferiore a quelle dedicate solo all'audio e, fra queste ultime, quasi tutte prevedevano una sorgente analogica, quasi mai di livello men che elevato (VPI, Clearaudio, SAP, Musical Fidelity; in una sala con VTL e Thiel troneggiava anche un EMT con apposito "basamento"). Certo, dove c'era, il video era, comunque, di alta qualità: merita segnalare la presenza di videoproiettori ad alta definizione, nonchè la presenza di Sony, che, finalmente, ritorna al T.A.V., mostrando la sua rinnovata linea di display (LCD) e videoproiettori, ma, soprattutto PS3 e Blu-Ray. Mi direte: e che c'entrano i videogiochi? Innanzitutto, secondo me, c'entrano, eccome, perché in una scelta di un display di qualità conta il contenuto in esso visualizzato, e, mostrando la resa del videogioco si coinvolge nella scelta un maggior numero di persone: dovevate vedere come si divertiva il giovincello tutto eccitato che pilotava la Ferrari su uno schermone... Inoltre, faccio un'altra considerazione. Certo, sempre al T.A.V. eravamo: quindi, la PS3 c'era, ma "in sordina", quasi a consacrarne il ruolo di "cavallo di Troia", col quale permettere l'ingresso del Blu-Ray in tutte le case... Ma queste sono solo mie elucubrazioni; forse vi potranno interessare due cose apprese da una chiacchierata con gli addetti Sony:
a) il lettore di BD utilizzato per le dimostrazioni era ancora allo stato prototipale per il mercato Italiano, perché era ancora in corso la localizzazione (e, se male non ho capito, qualche bug-fixing) del modello destinato al mercato statunitense, sul quale verrà introdotto al prezzo al pubblico di 1.000 USD. Alla mia domanda sul prezzo previsto per il mercato Italiano, mi è stato risposto: "circa 1.500 Euro"; ho ribattuto che non capivo perché incrementearlo della metà, ed ho ricevuto una vaga risposta circa una comune sorte subita dalle importazioni dagli USA (ma Sony non era una multinazionale? Ma non lo hanno sviluppato in Giappone?);
b) Sony ha ridisegnato le sue strategie produttive commerciali, abbandonando settori ritenuti non interessanti, fra i quali la produzione di pannelli al plasma e i diffusori acustici. A tale proposito ho notato che le demo erano fatte ricorrendo a diffusori Amphion, casa specializzata Finlandese; forse il costruttore piccolo vuole beneficiare di un canale distributivo efficiente, o forse il grande si è voluto affidare ad un prodotto di qualità per sostituire i suoi diffusori... ho fatto domande, ma non ho ricevuto risposte chiarificatrici; però ho apprezzato la scelta di accostare video di qualità ad audio di qualità.

La mostra, poi, è stata corredata da una serie di iniziative collaterali alle semplici esibizioni degli apparecchi; in particolare, proprio questo credo sia stato l'aspetto più interessante e, per certi versi, distintivo rispetto ad altre manifestazioni del genere.
Certo, ci sono state le usuali dimostrazioni di musica multicanale, brillantemente e competentemente curate da Marco Cicogna, noto redattore di Audio Review, e quelle un po' sui generis di Pierre Bolduc; ma c'è anche stata una prova comparativa - organizzata dall'ottimo Frattaroli, di AV Magazine - di videoproiettori che replicavano tutti un identico segnale ad alta definizione, in un ambiente appositamente costruito per evitare reciproche interferenze. E c'è anche stato il debutto italiano della analogue clinic, dimostrazione pratica di installazione di giradischi e fonorivelatore, condotta in diretta da Michael Fremer, famoso redattore della rivista statunitense Stereophile, iperspecializzato nell'analogico, nonché autore di un DVD completamente dedicato a questo argomento, di prossima distribuzione a cura di Sound & Music, noto importatore e distributore di vinili e supporti digitali di qualità: in precedenza tale dimostrazione - mi ripeto: pratica - era riservata solo allo Home Enterntainment Show organizzato annualmente dalla stessa Stereophile (sulla quale mi permetto di rinviare al resoconto apparso su queste stesse pagine), peraltro prossimamente in programmazione.
Inoltre, c'è anche stato il tradizionale spazio dedicato alla musica suonata, sia dal vivo (concerto della Chario Jazz Band; presentazione dell'ultimo Audiorecord prodotto dalla casa editrice della rivista Audio Review e dedicato alla musica tradizionale Napoletana), che registrata con un occhio attento alla qualità anche sotto il profilo tecnico (ascolti guidati delle produzioni Foné di G.C.Ricci, illustrazione delle novità del catalogo Velut Luna di M.A.Lincetto)

Ma ci sono stati anche due eventi tutt'affatto particolari e tutti molto seguiti.
Deep Stereo
Sotto questa dizione, la rivista Audio Review ha sviluppato un software col quale si può creare un canale centrale a partire da una normale registrazione stereofonica, così incrementando la sensazione di focalizzazione scenica del messaggio riprodotto, svincolando, altresì, la posizione d'ascolto dal cosiddetto sweet spot: il tutto apprezzabile anche su un normalissimo impianto multicanale come quelli tipicamente adottati per l'home theater. Sulla descrizione del programma e dei suoi effetti non mi dilungo, perché farei un torto agli ottimi Montanucci, Matarazzo, Lucchesi, ecc. che hanno ideato, sviluppato e realizzato il programma: ovviamente, non posso che rimandare agli articoli pubblicati sulla rivista (e sul relativo sito web), dove il tutto viene illustrato con la (solita) dovuta completezza e competenza. Posso, però dirvi che:
1) funziona :-)
2) le dimostrazioni erano sempre affollatissime, sia quando condotte in forma completa nella sala appositamente attrezzata da Audio Review, sia quando erano condotte in forma ridotta da Marco Cicogna nel corso delle sue demo di musica multicanale nelle varie salette (straordinaria, a mio avviso, quelle nella sala di Chario, a mezzo di impianto McIntosh/Serendipity...)
3) la dimostrazione appositamente realizzata (nella sala Chario...) per gli "amici americani" Ken Kessler, Michael Fremer e Michael Hobson (acclamato produttore e tecnico del suono della Classic Records, etichetta specializzata in stampe di vinile di qualità pure distribuita in Italia da Sound & Music) ha lasciato gli ospiti assolutamente entusiasti e, ma è solo una mia impressione, un po' stupiti della genialità, competenza ed inventiva di una rivista specializzata di un paesino piccino piccio'; lasciatemelo dire: credo che, se presente, avremmo avuto un invidiosissimo John Atkinsons (l'acclamato direttore tecnico di Stereophile, il cui bacino d'utenza è infinitamente maggiore del più roseo sogno di ogni direttore di rivista italiana)
Il valzer delle testine
Sotto questa denominazione, Marco Benedetti, famoso redattore, sempre della rivista Audio Review, specializzato in analogico (peraltro, sarà sua la voce che doppierà Fremer nella versione italiana del suo DVD), ha organizzato in forma pubblica una sua perversione nata in forma privata. Anche in tal caso rimando alla fortunata serie di articoli dallo stesso pubblicati sulla rivista, limitandomi a riassumere la cosa: su uno stesso impianto dotato di giradischi, Benedetti monta in rapida successione vari fonorivelatori, per permettere di percepire con facilità ed immediatezza le varie personalità che l'impianto assume a seconda della testina montata. Si trattava di incontri lunghi e, direi, mirati ad un pubblico abbastanza specializzato: ciononstante, è sempre stato molto seguito, sino alla fine. A parte la curiosità della cosa, penso si sia trattato di un ascolto anche istruttivo: non capita spesso di potere ascoltare testine di pregio (quale negoziante ce le darebbe in prestito, col rischio di rovina e con la certezza di non poterle rivendere per nuove se rese dopo la prova?), men che meno di poterne ascoltare così tante, e certamente mai di poterle confrontare in (relativamente) rapida successione, "a mente fresca".

In conclusione

Alla fine della fiera :-), non posso che plaudire all'iniziativa di adeguare alla geografia del Paese l'organizzazione di una mostra la cui rilevanza sta crescendo sempre più ed è oramai entrata nel circuito degli appuntamenti internazionali da considerare sia per chi voglia informarsi, sia per chi voglia farsi conoscere.
Sicuramente la localizzazione capitolina ha centrato in pieno una reale esigenza del pubblico: oramai bazzico il T.A.V. da un po' di tempo e, in parte, posso concordare con il "grido di dolore" che spesso si legge sulle riviste nostrane circa il mancato ricambio di pubblico del settore: "si vedono sempre le stesse facce". Bene, vi posso dire che le "facce" si sono parecchio rinnovate, a Roma. Sarei curioso di dare una scorsa agli elenchi delle registrazioni dei partecipanti sino all'anno scorso e di confrontarla con quella di quest'anno: scommetto che a Roma l'elenco comprende molti nominativi nuovi e, sopratuttto, molti cognomi meridionali; lungo i corridoi si sentivano distintamente accenti non solo partenopei/campani (cui, com'è evidente, i geni mi rendono facilmente sensibile), ma anche calabro/lucani e siciliani (per non parlare della libera circolazione di confezioni di polistirolo chiaramente adibite al trasporto di mozzarelle o di guantiere (trad.: vassoi) incartate e nastrate chiaramente contenenti sfogliatelle o cannoli). Mi ha particolarmente colpito una cosa del genere, che non mi aspettavo. Non sono un bravo analista sociologico, ma penso di non andare troppo lontano dal vero se collego la massiccia presenza di meridionali con la situazione dei punti vendita specializzati nel sud Italia.
Cerco di spiegarmi: forse (sottolineo forse) potrebbe essere che avere in centro Italia una mostra di riferimento e meno iperspecialistica di quelle minori pure lodevolmente ivi organizzate abbia attirato tutti quegli appassionati che, non potendo contare su una concentrazione di grossi punti vendita locali (come, invece, si trovano più facilmente nel centro e nel nord), non ha praticamente altro modo di "vedere da vicino" ciò di cui legge e sente parlare; tutti quei soggetti, insomma, che, vivono in posti dai quali organizzare una trasferta a Milano, magari in un solo giorno, rappresenta uno sforzo (organizzativo ed economico) notevole, per i quali, invece, raggiungere Roma semplifica molto il tutto.
Certo, queste sono considerazioni semplicistiche, ma, come premesso, non provengono da un addetto ai lavori :-) Comunque, resto dell'idea che sia stata un'ottima iniziativa e che, nonostante le dimensioni ridotte rispetto alla mostra meneghina, non si sia trattato di un "T.A.V. in piccolo", quanto, anzi, non solo di un T.A.V. "vero e proprio", ma, soprattutto, del tutto particolare e pregiato (per fare un esempio non credo, infatti, che Benedetti si farà facilmente convincere ad organizzare uno dei suoi valzer anche a Milano...). Personalmente, mi auguro molto che la cosa si ripeta e che i due appuntamenti finiscano per equipararsi per dimensioni e partecipazione, differenziandosi solo per la provenienza del pubblico (che, quindi, sarebbe da considerare complessivamente aumentato); magari sono previsioni ottimistiche, ma, in fondo, è un augurio :-)
Concluderei con un'ultima considerazione: se qualcuno ha visitato la mostra di Roma e condivide, non dico tutte le mie considerazioni, ma almeno gli auspici finali, perché non farlo sapere? Magari al negoziante di fiducia (per spingerlo a visitare la mostra per prendere contatti), magari al distributore delle proprie apparecchiature (che potrebbe essere sensibile alle opinioni dei suoi clienti), magari alla stessa APAF...

Omaggi

Carlo Iaccarino

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