On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathé]

Classica Vaporosa

Concerti e Trasmissioni, Ieri e Oggi

[English version here]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Maggio, 2021
Traduttore: Roberto Felletti

Quello che sto per scrivere è stato ispirato da una voce. “Senti le voci, davvero? Sapevamo che eri un po' fuori, ma questo è preoccupante. Hai pensato di rivolgerti a uno specialista?” dice una voce di altro tipo nel gruppo dei lettori. No, non quel tipo di voce. Ma restate con me e se non ascoltate musica classica, o non vivete in Nord America (o magari nel Regno Unito), spero che perdonerete qualche riflessione che potrebbe non essere direttamente applicabile ai vostri ascolti. “Oh, non ti preoccupare -- siamo abbastanza abituati alle tue irrilevanti riflessioni. Non ci infastidiranno nemmeno un po'.” Uh, grazie -- credo.

Due o tre anni fa, rovistando nei cestoni del negozio dell'usato di zona, mi sono imbattuto in un cofanetto di due CD realizzato graziosamente, sebbene non proprio professionalmente, che presentava un concerto della Boston Symphony Orchestra diretta, all'epoca, dal Direttore Charles Munch, originariamente trasmessa venerdì 10 ottobre 1958. I dischi non riportavano scritte, nemmeno per indicare qual era il lato inciso, ma l'etichetta sulla custodia era promettente, e per il basso prezzo richiesto sembrava valere la pena correre il rischio. La fortuna era dalla mia parte; effettivamente il cofanetto conteneva il programma promesso, con animate esecuzioni di tre sinfonie -- la 35a di Mozart (“Haffner”), la 5a di Honegger (“Di Tre Re”) e la 4a di Brahms (“senza titolo”) -- e come bonus inatteso gli applausi del pubblico e il commento della trasmissione a cura di William Pierce, storico presentatore radiotelevisivo di orchestre.

Ascoltare quella voce, come potete fare anche voi grazie al breve video linkato sotto, mi ha bloccato. Sebbene la mia famiglia vivesse a centinaia di chilometri a sud di Boston, quella voce è stata una presenza fissa nella mia gioventù, quando ogni settimana mi univo ai miei genitori davanti al nostro smorto televisore a colori RCA vintage dei primi anni '60 per un'altra puntata di Evening at Pops, condotta da Arthur Fiedler and the Boston Pops, la sezione “concerti popolari” della BSO. In seguito avrei ascoltato Mr. Pierce alla radio FM, con una fedeltà di gran lunga maggiore di quella che emergeva dal piccolo altoparlante ovale integrato nel televisore. Incontrarlo nuovamente dopo decenni -- Pierce andò in pensione nel 1991 -- ha fatto di più che farmi fare un improvviso viaggio lungo il sentiero della memoria: mi ha fatto capire quanto mi mancasse il vecchio, più riservato, stile di presentazione di una trasmissione.

Come sa bene chi lo segue, il mondo della musica classica ha avuto una specie di attacco di panico per anni prima che la pandemia in corso costringesse a chiudere le sale da concerto e i teatri dell'opera. In breve, la preoccupazione era, ed è, che la percezione della musica classica come forma d'arte fossilizzata in convenzioni seriose e antiquate abbia contribuito a far diventare il pubblico sempre più anziano e sempre meno numeroso; alcuni critici sostengono che la fissazione su esecutori famosi strapagati, controllati da un cartello di promotori e case discografiche, abbia soltanto esacerbato la tendenza. In risposta, tutti gli sforzi fatti hanno finito col rendere la musica classica più “accessibile” o “rilevante”, più esposta alla derisione di certi osservatori e commentatori. Una di queste voci di spicco è un blogger inglese ed ex addetto ai lavori dell'industria discografica, tale Robert Singleton, il cui blog che fa riflettere, “On an Overgrown Path”, ha ispirato quello che sarebbe diventato il titolo di questa saltuaria rubrica.[1] Egli guarda con sospetto gli sforzi volti a “semplificare” la vita di radio e concerti nel tentativo di renderli appetibili alle masse disinteressate, accusa il giornalismo musicale di essere diventato ostaggio dei promotori di esecutori celebri e ha proposto vari altri approcci volti a riconoscere che le modalità con cui gli ascoltatori più giovani consumano musica sono cambiate e che, come risultato, le modalità di presentazione tradizionali sono diventate inefficaci.

Tutto abbastanza giusto. In superficie la musica classica ha tutto il fascino dell'alta società, ma scavate sotto quella facciata e scoprirete che ha perso il ruolo centrale che una volta deteneva nella cultura moderna. Osservate il nostro hobby preferito, l'audio. Quando ho visto per la prima volta le apparecchiature audio e ho sviluppato l'interesse nel “come” della riproduzione dei dischi, non solo nel “cosa”, i recensori di apparecchiature erano fortemente orientati verso la musica classica. Lo standard aureo era quanto bene un'apparecchiatura riusciva a riprodurre la musica sinfonica e da camera nonché l'opera e generi affini, e la musica popolare, se veniva menzionata, era qualcosa di secondario. Oggi? Abbiamo compiuto una svolta a 360 gradi. In generale, la musica classica è del tutto assente o, nella migliore delle ipotesi, è un'unica riga di una recensione perlopiù concentrata sul pop o sul rock. Alle mostre audio che ho visitato, è stato molto più facile trovare la Motown che Mozart. Oppure prendete qualcosa di ordinario come i giornali. Non così tanto tempo fa, il mio giornale locale, il Washington Post, aveva nello staff un critico di musica classica e dedicava un importante spazio, ogni settimana, a recensioni di classica. Né uno né l'altro esistono più.

E quindi, tornando al punto dal quale sono partito, il mondo di un commentatore radiofonico come William Pierce -- descritto, penso appropriatamente, in un necrologio come “patrizio” -- è scomparso da tempo, e al suo posto noi, gradualmente, a piccoli passi, lo abbiamo sostituito con un altro nel quale i conduttori, nel tentativo di attirare nuovo pubblico, cercano strenuamente di essere “personalità” oppure il miglior amico appiccicoso dell'ascoltatore o anche, peggio di tutto, co-commentatori burloni che danno pacche sulle spalle. Diamo una festa all'opera! Siamo tutti amici, qui! Non è qualcosa di grande? Sarà per quello che l'opera lirica in inglese si dice “grand opera”! Sono molto pochi gli speaker in grado di sfoggiare una presentazione simile senza essere, come dice appropriatamente mia figlia sedicenne, “imbarazzanti”. Tuttavia è ciò che ci serve per includere quegli ascoltatori più giovani che saranno la salvezza delle nostre organizzazioni artistiche che stanno andando finanziariamente a fondo, giusto?

Beh, forse no.

Alcuni giorni fa, a dire il vero la mia summenzionata figlia ha alzato gli occhi dal telefono per qualche minuto. Penso che stesse installando qualche aggiornamento e non potesse fare altro. Sia come sia, notando che ero nella stanza ha iniziato una conversazione! Beh, quello sviluppo da solo sarebbe bastato per far cadere la paterna mascella a terra, ma il vero shock è stato quando, di sua iniziativa, mi ha detto, “Papà, puoi credermi o no, ma ci sono dei ragazzi su TikTok che dicono di volere il ritorno della musica classica.” Ammetto di avere sorriso quando lei ha spiegato che molti suoi coetanei trovano che la musica pop di oggi manchi di qualcosa, che sia inferiore a quella che ascoltavano qualche anno fa, che sia semplicemente commerciale e non interessante. Non sembra un po' quello che ogni genitore del secolo scorso diceva della musica della generazione nascente? [2] I ragazzi crescono in fretta oggigiorno!

Sia come sia, lei ha aggiunto che alcuni ragazzi trovano più soddisfacente la musica classica, con più sostanza e vero “mordente”. A me sembra che qualcosa di importante possa essere in agguato sotto la superficie.

Non ho dubbi sul fatto che Mr. Singleton abbia ragione, almeno fino a un certo punto: l'approccio della celebrità affascinante strapagata e i rituali del pubblico formale della musica classica, come sono presentati oggi, probabilmente non sono d'aiuto, particolarmente quando imbellettano monotone esecuzioni di routine eccessivamente pompate da esuberanti presentatori “personalità” grondanti finta amicizia. Detto ciò, forse, soltanto forse, la risposta non è concentrarsi sul primo o abbandonare completamente i secondi. Forse la risposta è seguire quell'ammirevole consiglio dato nella Guida Galattica per gli Autostoppisti: niente panico.

Invece, fate un passo indietro e date ai ragazzi -- o nuovi adulti -- alcuni strumenti e la libertà di esplorare. Sì, date loro qualche indicazione sul campo, come William Pierce che abitualmente offriva un po' di semplice contesto per ogni pezzo in un concerto della BSO. Fornitene abbastanza, cosicché essi conoscano i termini e le forme più basilari -- abbastanza da sapere che “concerto” in genere significa solista e orchestra, e che non tutto è una “canzone” -- e abbiano qualche idea di alcuni possibili punti di partenza in quella che è, dopotutto, una vasta letteratura. Se vi sentite davvero coraggiosi, ammettete che non tutte le esecuzioni sono stimolanti solo perché hanno un nome noto alle spalle.[3] Non abbandonate le sale da concerto, ma mettete la musica classica anche in altre sedi quotidianamente, come Mr. Singleton ha proposto, e questa è la chiave: trovare modi per portare la musica classica nelle orecchie dei ragazzini. In base alla mia esperienza con l'ormai sedicenne, oggi tutto ciò che è rivolto a un pubblico nella fascia da lattante al primo anno di scuola è tarato sulla promozione del pop/rock. Una volta la musica classica era decisamente in quel mix, se non dominante, nelle colonne sonore dei programmi per bambini -- per l'ottima ragione che era esente da diritto d'autore! Riguadagnare un posto a quel tavolo farebbe di più, penso, per coltivare un pubblico futuro rispetto a tutte le iniziative di “sensibilizzazione sociale” e “sviluppo del pubblico” sulla faccia del pianeta.

In breve, offrite un po' di esposizione iniziale, impartite un po' di basi, garantite ai giovani ascoltatori la libertà di giudicare da soli e poi lasciate che la musica parli per sé, libera da promozioni pubblicitarie, libera da inquadramenti di tendenza, libera da lodi esagerate. I classici sono sopravvissuti e addirittura hanno prosperato per secoli grazie a menti ispirate che li hanno concepiti e che hanno imbevuto le loro partiture di qualcosa che parla direttamente alle nostre emozioni, che si tratti di gioia o di dolore o di entusiasmo o di appagato riposo (o semplicemente la suspence di sapere se Taddeo alla fine “ucciderà il coniglio”!). Confidate in quelle qualità e forse il futuro non sarà così squallido come vogliono farci credere.

Va bene, adesso scendo dal podio improvvisato. Grazie per avermi permesso di dare fiato alle mie avventate opinioni.

“Oh, scusate, stavo sognando a occhi aperti da un po'. Avete detto qualcosa sulla Motown?”

Sigh.....

[1] - Alcuni giorni prima di essere invitato a unirmi allo staff, qui a TNT-Audio, per forza d'abitudine da collezionista di 78 giri, avevo digitato “Pathe” anziché “Path” parlando a un amico del blog di Mr. Singleton e ne era nata un'idea -- uno magari spera come Venere che emerge da una mezza conchiglia, ma teme che sia più simile a un piccolo Godzilla che emerge da un guscio d'uovo. Comunque sia, sia Mr. Singleton che io siamo debitori al compositore ceco Leos Janacek e al titolo della sua suite per pianoforte On an Overgrown Path. (NdA)

[2] - “Maledizione, Ethel, quel gran polverone Tin Pan Alley non è musica come il ragtime!” Il che, a suo tempo, fece strada a “Quella rumorosa musica swing non va bene, non come il Charleston!” e poi “I Beatles? Autentici dilettanti! Se vuoi buona musica, ascolta Benny Goodman!” e poi “New Wave? Rumore! I Beatles -- quella sì che era vera musica!” E così via. Confesso, arrossendo, che per essere uno che ha appena scritto “shock” con faccia impassibile, se fossi costretto a scegliere un genere tra quelli di cui sopra, probabilmente andrei sul ragtime... (NdA)

[3] - Come osservò Lili Kraus, una pianista di alto livello dei tempi andati, «Soltanto la mediocrità è sempre al suo meglio». (NdA)

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