On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathe]

Mono contro Mono

[English version]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Data pubblicazione: Ottobre 2014
Traduzione a cura di: Stefano Miniero

Una nuova affascinante tecnologia per l'home entertainment era appena ai suoi albori, che già due sistemi incompatibili si contendevano i cuori ed i portafogli dei clienti. L'ideatore della tecnologia originale aveva l'approccio migliore dal punto di vista delle prestazioni, ed era arrivato per primo sul mercato. L'approccio concorrente, pensato essenzialmente per aggirare i brevetti del primo, aveva delle evidenti limitazioni tecniche ma anche alcuni vantaggi pratici come i costi inferiori in fase di produzione e per il cliente finale, ed inoltre i suoi venditori erano più abili ed aggressivi. Uno dopo l'altro, tutti i venditori che avevano aderito alla tecnologia originaria chiusero i battenti o finirono nel dimenticatoio. Infatti, nonostante alcune occasionali evoluzioni tecniche, non riuscirono mai a consolidare le vendite. Nel frattempo però, il mercato si stava già orientando verso una nuova tecnologia radicalmente diversa, che stava per rivoluzionare completamente il settore.

Già intuisco il malcontento serpeggiare tra di voi e vi sento domandarvi: “Ma perché questo tizio sta sprecando spazio in una rivista audio per raccontare la storia trita e ritrita del sistema Beta contro il VHS, quando siamo nel pieno dell'era del DVD?”. Vi capisco, ma vi prego di non cadere nell'equivoco! Come sappiamo bene infatti, la storia tende a ripetersi, e nel caso del nostro hobby preferito, questo è persino fin troppo vero: le righe precedenti infatti, descrivono in due parole i primordi della registrazione fonografica.

L' ideatore di cui sopra, naturalmente, era Thomas Edison, ed il suo sistema è conosciuto come “incisione verticale”, o in modo più evocativo, registrazione “colli-e-valli”. Il sistema concorrente, introdotto per conquistare la supremazia sul mercato da operatori che sarebbero confluiti nella Victor Talking Machine Company ed i suoi soci esterni, era denominato “incisione laterale”, o talvolta “incisione ad ago”. Fu quello che alla fine prevalse, ed oggi lo conosciamo semplicemente come "mono" sebbene, tecnicamente parlando, fossero ambedue meramente monoaurali. Entrambi i sistemi furono reciprocamente in competizione fino all'avvento della registrazione elettrica, appunto quella “tecnologia radicalmente nuova” introdotta alla metà degli anni '20, che mise a tacere definitivamente la registrazione acustica ed il sistema di incisione verticale. Per questo motivo i collezionisti di registrazioni dell'era pre-elettrica devono avere una conoscenza operativa di entrambi i sistemi, per ascoltarle su apparecchiature moderne oppure, se vogliono farlo utilizzando fonografi coevi, per evitare di danneggiare irreparabilmente i dischi!

Comprendere la differenza vi sarà più facile, se saprete qualcosa in più sulle registrazioni acustiche. Pensate per un istante al gioco del telefono a barattolo: due lattine con uno spago ben teso tra di esse. Apprezzando il vestito color cremisi della sua ragazza, il ragazzo ad uno dei due capi dice dentro la lattina: “I like you in red” (mi piace il tuo vestito rosso - NdT). Concentrate dalle pareti del barattolo, le onde sonore prodotte dalla sua voce ne fanno vibrare il fondo; lo spago trasmette quelle vibrazioni al fondo del barattolo all'altro capo tenuto dalla ragazza, che le riproduce almeno grossolanamente; siccome il ragazzo in questione non è addestrato alle peculiarità della comunicazione attraverso un sistema di trasmissione del suono puramente meccanico, lei capisce invece: “I'd like you in bed” (mi piacerebbe portarti a letto - NdT), quindi getta via la lattina e se ne va indispettita, turandosi le orecchie.

O forse no. Talvolta le vecchie tecnologie presentano anche dei vantaggi!

Ma sto divagando. La questione è che se sostituite un supporto come un disco od un cilindro a quello spago, avrete un quadro abbastanza preciso di come funzionino le registrazioni acustiche: le onde sonore vengono concentrate verso un diaframma (analogo al fondo del barattolo del ragazzo, ma solitamente in vetro o in altri minerali come la mica), innescandone la vibrazione; una puntina solidale con il diaframma traccerà quelle vibrazioni nella forma di un solco dall'andamento ondulatorio, sulla superficie di un supporto di registrazione in costante movimento rotatorio. Una volta che il supporto sia stato trasformato in una registrazione commerciale, il meccanismo di riproduzione farà la stessa cosa all'inverso: mentre il disco gira, una puntina che si muove nel solco trasmette quelle ondulazioni verso un diaframma ad essa collegato (analogo al fondo del barattolo della ragazza), causando la riproduzione delle vibrazioni che avevano inciso il solco nel primo stadio del processo. A questo punto aggiungete una tromba od un tubo ad “Y” in gomma, per trasportare il suono ricostruito risultante fino alle orecchie dell'ascoltatore, ed avrete un sistema di registrazione e riproduzione interamente meccanico, perfettamente funzionante.

Ma che dire allora della “incisione verticale” e della “incisione laterale”? Scommetto che avrete già intuito di cosa sto parlando. La differenza sta nel modo in cui viene modulato il solco, ossia in quale direzione vengono incise le ondulazioni. Nel sistema a “incisione verticale”, il diaframma di registrazione fa muovere la puntina di incisione su e giù, in senso perpendicolare alla superficie del disco, sagomando le ondulazioni sul fondo del solco, che mantiene pertanto una larghezza costante.

La puntina di riproduzione quindi, per ricostruire il messaggio sonoro, si solleva e si abbassa: risale i “colli” e ridiscende le “valli”, per così dire. Ecco il perché della definizione “incisione verticale — colli e valli“. Nel sistema a “incisione laterale” al contrario, il diaframma di incisione è posizionato a 90 gradi, vibrando parallelamente alla superficie del disco, per cui invece di essere ondulato verso l'alto ed il basso, il solco ricavato presenta una profondità costante ed ondeggia invece da un lato all'altro, allo stesso modo dello stilo in fase di riproduzione. Ed eccoci quindi arrivati alla prima importante implicazione pratica: poiché gli apparati di registrazione facevano affidamento su un sistema di leve e perni, senza alcune tolleranza verso movimenti in direzioni diverse da quella prevista, le registrazioni a “incisione laterale” avevano solamente rumore sul piano verticale, così come quelle a “incisione verticale” presentavano solo rumore su piano laterale. Di conseguenza, con una comune testina stereofonica, configurando il vostro pre-amplificatore in modalità “mono”, verrà eliminata una notevole quantità di rumore superficiale quando si riproduce un disco a “incisione laterale”, ma al contrario verrà eliminato completamente il messaggio musicale, lasciando solamente il rumore, quando se ne riproduce uno a “incisione verticale”.

Nelle foto di questi due “riproduttori” potete vedere come i due diversi approcci venissero effettivamente realizzati, in quello che si può considerare l'equivalente fonografico meccanico di una moderna testina elettrica. Notate che lo stilo di Edison consiste in un diamante fisso, mentre il riproduttore Victor fa affidamento su una puntina rimovibile in acciaio, tenuta in posizione da un mandrino a vite. Ed infine si, a quei tempi la forza di tracciamento era enorme rispetto ad oggi; per questi due modelli siamo intorno ai 75 grammi, o giù di lì.

[un riproduttore Edison]
Un riproduttore Edison unico per dischi ad incisione verticale

[Un riproduttore Victor]
Riproduttore Victor Exhibition per incisioni laterali

Ma allora perché dovremmo occuparci della “incisione verticale”? Anche tralasciando il fatto che i migliori interpreti del tempo si schierassero prevalentemente con una tecnica o con l'altra, le registrazioni ad “incisione verticale” hanno un importante vantaggio tecnico su quelle con “incisione laterale”. Siccome è il fondo del solco che contiene la modulazione, i suoni molto forti semplicemente incidevano un solco più profondo. Nel sistema a “incisione laterale” al contrario, un picco di volume poteva far sì che la puntina di incisione oscillasse tanto ampiamente da superare le pareti del solco stesso, danneggiando il disco. Pertanto, almeno in teoria, il sistema di registrazione ad “incisione verticale” ha una migliore capacità di riprodurre la dinamica naturale.

L'adozione di una scala di modulazione con un solco più grande avrebbe certamente potuto attenuare questo problema, tuttavia in quel periodo precedente l'introduzione dei bulini incisori a passo variabile, questo poteva essere fatto solo al costo di ridurre la durata della registrazione su ciascun lato del disco. Per affrontare tale problema, alla fine la Victor fu costretta a ricorrere ad una particolarissima forma di “attenuazione”: quando ad esempio, Enrico Caruso stava per fare un acuto come un DO di petto, un addetto alla registrazione si precipitava in sala e lo allontanava dalla tromba di registrazione, per evitare che il disco venisse sovra-inciso! Pertanto, almeno stando alla mia esperienza, le registrazioni ad “incisione verticale”, se fatte suonare su apparecchiature del periodo, al loro apice riescono a riprodurre meglio la dinamica autentica delle voci. Ne ho alcune in grado di raggiungere livelli da concerto rock e di farvi scappare dalla stanza. Come è usuale nel caso dei 78 giri, la pura potenza meccanica del suono che scaturisce da quei vecchi solchi è semplicemente sbalorditiva.

Ma quali sono le implicazioni pratiche per coloro che desiderano sporcarsi le mani con quelle antiche registrazioni, siano esse ad “incisione verticale” oppure ad “incisione laterale”? Le questioni tipiche quando si parla di “incisione laterale”, che sono poi di gran lunga i casi più frequenti, si riconducono ad un requisito piuttosto semplice: una configurazione “mono” sullo stadio phono del pre-amplificatore è sufficiente per sbarazzarsi della componente verticale dell'incisione, che come già detto è praticamente quasi tutto rumore. Quando copiano un disco, i collezionisti più progrediti preferiscono talvolta suonare le registrazioni antiche in stereofonia, utilizzando attrezzature speciali o appositi software, e quindi selezionare la parete del solco meno rumorosa; però una configurazione “mono” è generalmente la soluzione più pratica.

Riprodurre registrazioni ad “incisione verticale” garantendo una simile reiezione del rumore dovuto alla componente laterale, è una faccenda un tantino più complicata. Per coloro che posseggono bracci con porta-testina intercambiabili ed hanno pre-amplificatori phono con una regolazione “mono”, la soluzione più semplice è cablare una seconda testina adatta al tracciamento verticale in modo da scambiare i connettori del canale destro, collegando il polo “caldo” del cavetto che va verso il porta-testina con il connettore della “terra”, ed il cavo della “terra” con il connettore del polo “caldo”. A quel punto, la modalità “mono” del pre-amplificatore phono produrrà un segnale verticale puro. Certo, si potrebbe sempre ricablare la testina principale nello stesso modo, invece che comprarne un'altra, ma questo non è esattamente l'approccio che raccomanderei. Infatti, i cavetti del porta-testina sono una cosa piuttosto delicata, ed inoltre i continui interventi manuali comportano il rischio di compromettere inavvertitamente l'allineamento della testina stessa. Per tali motivi, coloro che non hanno un braccio che consenta una agevole sostituzione della testina, secondo me farebbero meglio a dotarsi di attrezzatura specializzata, che consenta una commutazione per il segnale “verticale”, o altrimenti fare in modo di generare un segnale verticale nel modo descritto precedentemente.

Un dispositivo di questo tipo, che ho scoperto solo di recente, è il KAB Great Sounds Escorts Stereo Canceler. Non ho avuto modo di prenderci confidenza molto a lungo, ma già dopo il primo veloce utilizzo mi sono immaginato quanto mi avrebbe fatto comodo in passato! Trovo che funzioni molto bene sebbene, come qualcuno ha osservato in vari forum, coloro che sono abili nel fai da te potrebbero facilmente mettere insieme qualcosa che funzioni allo stesso modo, con un minimo impegno e un limitatissimo esborso di denaro. Lo Stereo Canceler non è altro che una piccola scatola di metallo nero, delle dimensioni di 3,8 X 5 X 10,2 cm, dotata di due set uguali di connettori RCA, uno per gli ingressi ed uno per le uscite. Posso affermare che mai come in questo caso le etichette servono a qualcosa!

L'inserimento di questo piccolo processore passivo nella catena del segnale, tra il giradischi e l'amplificatore, consente di suonare un disco come se fosse in stereo, generando però un segnale verticale monoaurale, esattamente come se attivaste il tasto “mono” per riprodurre una registrazione ad “incisione laterale”: molto più silenzioso e con un rapporto segnale/rumore ben più elevato, rispetto a quello che potreste ottenere riproducendo lo stesso disco in stereo. Se collegate lo Stereo Canceler e poi commutate il pre-amplificatore phono sulla posizione “mono“, tutto quello che otterrete sarà il silenzio assoluto. Non sono stato in grado di rilevare alcun hum (ronzio - NdT) o rumori di altro tipo, e tenete conto che i limiti delle registrazioni acustiche, o almeno la gran parte di quelle verticali, hanno conseguenze pratiche ben più evidenti di quelli relativi alla ampiezza della banda in frequenza. Ciò detto, ho provato questo apparecchio con uno dei dischi Edison più recenti con incisione in “diamante”, registrato elettricamente, ottenendone risultati eccellenti. Per quel che capisco, questo apparecchio fornisce una soluzione semplice e pulita per coloro i quali non hanno troppo dimestichezza con il fai da te, o magari non ci sono proprio portati. Il suo unico inconveniente è che siccome non ha alcun interruttore che permetta di by-passarlo, avrete bisogno di aggiungerne uno esterno di qualche tipo, oppure dovrete ricorrere al classico attacca/stacca con i cavi, quando vorrete inserirlo o toglierlo dalla catena del segnale. Lo si può trovare per circa 80 dollari direttamente dalla KABUSA.

[KAB Stereo Canceler]
Il KAB Stereo Canceler, uno strumento potenzialmente utilissimo per le incisioni verticali

Esempi di apparati ancor più specializzati per le “incisioni verticali” includono il giradischi REK-O-KUT CVS-14 oppure il CVS-16, venduti dalla Esoteric Sound, ed il pre-amplificatore phono KAB EQS MK 12, che come nel caso dello Stereo Canceler è prodotto dalla KABUSA (faccio presente che non ho alcuna esperienza specifica con nessuno di questi, sebbene entrambi i venditori siano stimati e ben conosciuti dai collezionisti). L'ovvia controindicazione, è che apparati progettati con una flessibilità tale da poter gestire anche le vecchie registrazioni, potrebbero non essere il massimo per quelle moderne, almeno in un sistema che debba gestirle entrambe, ed in ogni caso sarebbe molto probabilmente più caro che predisporre un sistema separato dedicato solo ai 78 giri.

Ma come fare a riconoscere se una incisione sia di tipo verticale oppure laterale? Iniziamo col dire che tutti i cilindri sono delle “incisioni verticali”. I grandi nomi negli Stati Uniti erano ovviamente la Edison e la Columbia; In Europa, Pathé è stato probabilmente il più importante, anche se chiaramente ve ne erano dozzine di altri. Distinguere il tipo di registrazione quando si tratta di dischi, è una cosa meno ovvia. Qui di seguito riporto un rapido elenco di etichette in cui potreste imbattervi:

I produttori di incisioni puramente laterali dell'era acustica possono essere enumerati a centinaia; quelli che vengono subito in mente includono la Victor e le sue meno diffuse sottomarche come la Monarch e la Deluxe, la English Gramophone Company (HMV) e le sue varie filiazioni esterne, la Columbia (per quanto riguarda i dischi, almeno; i cilindri ovviamente, erano tutte incisioni verticali), la Edison Bell (“The Winner”, “Velvet Face“), la Silvertone (casa madre della Sears e della Roebuck & Company, generalmente stampate dalla Columbia attingendo al loro catalogo, per quanto riguarda i contenuti), la Odeon, la Polydor, ed infine la Parlophone. In omaggio alla terra madre del nostro direttore, alcune delle più belle registrazioni dell'era acustica erano stampate dalla compagnia Italiana Fonotipia, una etichetta di incisioni esclusivamente laterali specializzata in opere liriche. Fra la sterminata messe di etichette minori, in gran parte specializzate in motivetti popolari del momento, ne possiamo annoverare alcune come la Cameo, la Puritan, la Grey Gull, la Van Dyke, la Romeo, la English Beltona (nome che suona curiosamente eufonico), e così via. Tutte comunque erano pensate per essere fatte suonare utilizzando puntine monouso in acciaio.

[lo spessore, Edison ad HMV]
A confronto l'elevato spessore di un disco Edison (a sinistra) e quello di un convenzionale 78 giri (a destra)

[Disco Edison, etichetta cartacea]

[Disco Edison, etichetta impressa]

Le maggiori etichette di incisioni verticali erano la Edison e la Pathé. Entrambe iniziarono come produttori di cilindri, molto prima dell'avvento dei dischi, e la Edison rimase l'ultima a credere ostinatamente nel vecchio formato fino alla sua definitiva chiusura nel 1929. Essendo l'ultima arrivata con il nuovo formato, la Edison nel 1912 introdusse una registrazione ad 80 RPM (giri al minuto - NdT) del tutto originale, mai copiata da alcuna altra compagnia, e progettata per essere suonata attraverso uno stilo rettificato permanente in diamante. Visti una prima volta, i dischi Edison del tipo inciso in “diamante” sono immediatamente riconoscibili: spessi ¼ di pollice, con un diametro di 10 pollici (salvo alcune rare eccezioni, che saranno trattate in un apposito articolo), ricavati per laminatura, con la caratteristica di avere solchi considerevolmente più piccoli della madia dei 78 giri ed una superficie stampata non in gommalacca, ma in un materiale simile alla bachelite, noto come Condensite. Voglio ricordare che questi dischi sono la cosa più vicina all'oggetto indistruttibile che l'uomo abbia mai escogitato, a condizione che non vengano suonati con puntine in acciaio; una di queste infatti, potrebbe rapidamente rovinare un disco del tipo inciso in “diamante”. I primi dischi di questo tipo hanno una etichetta informativa semi-impressa sulla superficie del disco, che risulta assai poco leggibile (la potete vedere nella foto a sinistra) e potrebbe anche non consentirvi di leggere il nome dell'artista, mentre quelli successivi hanno etichette cartacee (foto a destra), di solito a sfondo bianco con scritte nere, e meno frequentemente il contrario; non di rado, queste etichette si staccavano, lasciando solo una traccia circolare scura, all'interno della quale si poteva trovare il numero di catalogo in rilievo. Nei dischi con etichetta impressa sulla superficie, il numero di catalogo potrebbe trovarsi sia sull'etichetta, che essere stampato sullo spesso bordo del disco, solitamente illeggibile. Due anni prima di chiudere definitivamente i battenti, la Edison cedette alle pressioni del mercato ed introdusse una registrazione laterale incisa elettricamente, stampata in convenzionale gommalacca, sulla quale veniva esibita una etichetta nera con scritte in oro, e piccole decorazioni a forma di fulmine. A differenza dei dischi incisi in diamante, che rimasero parallelamente in produzione, questi nuovi dischi erano progettati per essere letti da puntine in acciaio. Purtroppo però era un po' troppo tardi, e la Edison lasciò il mercato nel 1929; di conseguenza, le incisioni laterali della Edison sono oggi piuttosto rare e costose.

[Pathephone]
Disco Pathé da 8 pollici con etichetta incisa (a sinistra) ed uno da 14 con quella cartacea (a destra), affiancati ad un LP

La Pathé si dedicò alla produzione di dischi molto prima, e adottò un unico tipo di geometria del solco, larga e poco profonda, adatta per essere riprodotta con uno stilo di ampio raggio in zaffiro, installato su un apposito supporto e pertanto rimovibile allo stesso modo di uno stilo in acciaio, ma montato come se fosse permanente, la cosiddetta “sfera di zaffiro”. Dopo alcune sperimentazioni con stampe laminate su un supporto in cemento (!), l'azienda approdò ad una formulazione in gommalacca, inizialmente con le etichette impresse sulla superficie e verso di tracciamento dall'interno verso l'esterno, e successivamente con etichette cartacee e consueto verso di tracciamento dall'esterno verso l'interno. Questi dischi venivano pubblicati in una gamma sconcertante di formati, da 9,5 pollici fino a 14 pollici per uso domestico, e persino più grandi per applicazioni professionali, che giravano a velocità variabili tra circa 80 giri al minuto (in gran parte sono quelli con etichetta in carta) fino ad oltre 100 (quelli con etichette impresse, principalmente adatti ai 90 giri al minuto). Non molto tempo dopo essere entrata nel mercato dei dischi, la Pathé abbandonò i cilindri come formato destinato al mercato finale, ma curiosamente non nella fase di registrazione: per qualche motivo, quelli della Pathé adottarono una procedura che prevedeva prima la registrazione su cilindri di grande diametro, i quali venivano poi duplicati meccanicamente su un disco master, invece che masterizzare direttamente su dischi vergini. Nel 1920, fiutato il vento del cambiamento nel mercato, l'azienda introdusse le incisioni laterali sotto il nome di Pathé Actuelle. Molti dischi Actuelle venivano duplicati, ancora una volta meccanicamente, a partire dai master incisi in origine verticalmente; Stando alla mia esperienza, questo tipo di dischi è decisamente soggetto a problemi di rumble. Gli Actuelle erano pensati per suonare con puntine in acciaio, esattamente come ogni altra registrazione ad incisione laterale. Riprodurre una incisione verticale Pathé con uno stilo in acciaio, al contrario, la distruggerà inevitabilmente.

Le registrazioni ad incisione verticale di Pathé presentano almeno un paio di potenziali problemi, se fatte suonare su apparati moderni. A causa dei solchi larghi e poco profondi, questi dischi incisi con puntine in zaffiro sono estremamente suscettibili a problemi di skating, quando letti dai moderni pickup con la loro ridotta forza di tracciamento, soprattutto se non montano stili di grande diametro. Inoltre, queste registrazioni erano stampate utilizzando materiali facilmente soggetti a micro-crepe, pressoché invisibili ma in grado di causare click estremamente forti, in fase di riproduzione. Anche i dischi della Edison non sono immuni da problemi, ed il più evidente è rappresentato dal loro rumore superficiale tendenzialmente molto elevato. Non a caso, è disponibile un potente software di riduzione del rumore sviluppato da un'azienda chiamata Diamond Cut Productions, finalizzato proprio a gestire tale problema. Oltre a ciò, visto che i dischi della Edison sono molto più spessi della media, è necessario regolare l'angolo di tracciamento verticale del braccio.

Solo una piccola minoranza di etichette adottò la geometria del solco tipica della Pathé. Tra quelle a me note, includerei la Disque Henry, la Rex e la Rishell. Le etichette che hanno stampato incisioni puramente verticali pensate per funzionare con puntine in acciaio, sono ancora meno diffuse; potrei citare un esempio dal nome piuttosto singolare, la “Par-o-ket”.

Poi c'erano le etichette di incisioni principalmente laterali, ma che iniziarono con le incisioni verticali. I nomi più noti in questo gruppo sono quelli di Aeolian-Vocalion e di Brunswick, ma c'erano anche la Gennett, la OKeh e la Lyric.

Infine c'era la Emerson, la vera “mosca bianca”. Nel tentativo di creare un tipo di registrazione il più “universale” possibile, questa compagnia adottò un solco Edison con un passo di 150 passaggi per pollice, ma stampato in gommalacca, ed incideva i solchi con un angolo di 45 gradi in modo da poter modulare un segnale musicale su entrambi i lati del solco stesso, anche se con un livello ridotto. Il risultato è all'incirca quello che vi aspettereste: un disco che suonava al di sotto delle aspettative sugli apparecchi del tempo, e che si usurava miseramente con gli elevati pesi di lettura in uso sui riproduttori specializzati Edison dell'epoca.

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