Teoria e pratica del downgrading - Parte III

Come peggiorare l'impianto HiFi e vivere felici

Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: Marzo, 2020

[Downgrading]

Nelle scorse puntate (1 e 2) ho affrontato il tema con una descrizione delle motivazioni che dovrebbero indurci a un percorso di downgrade e delle modalità su come affrontarlo. In questa terza parte suggerisco un'altra possibilità di operare un downgrade, spendendo veramente poco e divertendosi allo stesso tempo. Anziché puntare su componenti vintage di costo ragionevole, stavolta puntiamo su prodotti nuovi, ma dal costo realmente simbolico.

Non è certo una novità, per chi legge questa rivista, che la nostra mission sia sempre stata, sin dal giorno 1, suggerire strade alternative a quelle mainstream, per spendere poco e ascoltare bene. Non abbiamo mai abbandonato questa visione, pur recensendo negli anni anche prodotti molto costosi. Ciò è necessario per tenere sempre d'occhio l'asticella e capire quale sia il reale divario tra prodotti entry-level e quelli top.

Quel che accade, sorprendentemente, è che alcuni prodotti dal rapporto qualità/prezzo stratosferico riescano persino a insidiare le prestazioni di apparecchi che costano 10 o 20 volte di più, il che - mi consentirete - è piuttosto imbarazzante. È accaduto con il leggendario T-Amp, un amplificatore giocattolo dal costo irrisorio che si faceva beffe, in diversi parametri della riproduzione sonora, anche di apparecchi molto, molto costosi. È stato l'apripista per tutta una generazione di nuovi componenti che hanno, di volta in volta, riposizionato verso l'alto l'asticella del rapporto qualità/prezzo.

La domanda potrebbe però essere: “se ho già un impianto di buon livello, a che mi serve acquistare giocattolini di poco conto?” La risposta risiede nel desiderio di sperimentare che è latente in ogni audiofilo, anche quello più appagato (ma esistono gli audiofili appagati?). Per quanto mi riguarda, pur avendo la possibilità di provare tante cose e possedendo un impianto di buon livello, mi diverto moltissimo (e mi stupisco) nel provare apparecchi entry-level delle nuove generazioni, quelli che con poche decine di euro garantiscono l'effetto sorpresa sul malcapitato ascoltatore ignaro delle cifre in gioco. E dopo oltre 20 anni di recensioni, ancora mi stupisco.

L'effetto che hanno questi oggettini è duplice: da una parte consentono di giocare con poca spesa e dall'altra aiutano a mettere tutto nella giusta prospettiva, in particolare il valore da assegnare a certe prestazioni o a certi step di miglioramento. Il primo effetto, poi, apre la strada agli esperimenti. Non è infrequente che questi apparecchi si prestino benissimo a step di esperimenti e modifiche (tweaking) che possono elevarne le prestazioni fino a livelli impensabili. E nel frattempo si impara, si capisce l'influenza di certe modifiche, gli effetti di alcuni accessori e così via, tutta esperienza a costo quasi zero che tornerà utile per applicare le stesse modifiche su apparecchi più importanti. Una sorta di “palestra” del tweaking a costo quasi zero.

Il secondo effetto è più pericoloso, perché può mettere in discussione certezze consolidate negli anni. I classici luoghi comuni degli audiofili. Ad esempio, per ottenere certe prestazioni è necessario spendere moltissimo. Oppure, acquistare apparecchi pesanti. Oppure ancora, gli amplificatori devono avere almeno 100 watt per canale e i woofer almeno 25 cm di diametro. Basta guardare sui forum o sui gruppi Facebook per trovare centinaia di questi “invasati”, con la testa strapiena di preconcetti e pregiudizi spesso basati su un'esperienza diretta prossima allo zero. Non esiste audiofilo che non abbia pregiudizi. Ecco, questi apparecchi distruggono la stragrande maggioranza di questi pregiudizi e aiutano a valutare le cose non per come appaiono o per come pensiamo debbano suonare, ma per come in realtà suonano.

Per fare esempi concreti, nell'ultima prova a confronto di diffusori da 50 euro la coppia nessuno avrebbe mai immaginato che i bassi delle casse più piccole, col woofer da 10 cm appena, potessero essere migliori di quelle delle casse più grandi (il doppio!) e con woofer da 16 cm. Eppure...
Tuttavia, il pregiudizio la fa da padrone. Prova ne sia il fatto che un lettore ci ha scritto che secondo lui “le casse devono almeno pesare 5 kg per poter essere prese in considerazione”. Vedete? È l'HiFi un tanto al chilo che regna incontrastata in questo settore. E i costruttori lo sanno, e quindi sovradimensionano tutto, realizzando componenti complicati da spostare per una persona sola, siano essi diffusori o amplificatori. Tutto questo legno e acciaio in eccesso, assolutamente inutile ai fini del suono, alimenta proporzionalmente l'ego del proprietario e il costo del componente, e di conseguenza il profitto del costruttore, così tutti sono contenti. I costruttori, perché hanno venduto il legno o il ferro a prezzo d'argento e i proprietari perché possono bearsi della presenza di questi antidiluviani mostri da esibire in sala d'ascolto.

Un freno a questa follia, solo nelle menti ben predisposte però, perché serve intelligenza per essere pronti al cambiamento, può essere dato da apparecchi piccoli, leggeri, essenziali, poco costosi, che in barba ad aspetto, dimensioni e materiali si permettono di suonare, spesso in maniera imbarazzante per certi giganti.

Esempi? Quanti ne vogliamo. Tutta la schiera dei piccoli amplificatori in Classe D, di potenza adeguata e costo irrisorio (Dayton, Trends Audio, Nobsound o altri con il chip TPA3116) o anche amplificatori tradizionali come l'Auna AV2-508CD possono rappresentare un cambio di rotta nel capire quale sia il vero valore da dare ai watt e alla qualità sonora. Allo stesso modo, tra i diffusori, i Lonpoo LP42 usciti vincitori dalla sfida a tre appena pubblicata, ma anche gli Elac Debut B5 (o superiori), in altra fascia di prezzo gli insoliti Duevel Planets, tanto per citare qualche esempio che è passato attraverso le nostre severissime grinfie.

Discorso analogo per le sorgenti, visto che oggi, con l'evoluzione dei chip, anche un lettore di primo prezzo può essere inserito in una catena di alto livello senza inorridire troppo, e non era certo così agli albori del digitale. Allora i lettori entry-level erano davvero inascoltabili. Oggi anche un lettore di file portatile come il Dodocool DA106 può essere un'eccellente sorgente digitale, in grado di gestire anche file ad alta risoluzione e DSD, per appena 50€. Per l'analogico il discorso è un po' diverso, perché al di sotto di un certo livello di costo ancora non si è riusciti a scendere, senza accettare compromessi pesanti (un giradischi e un braccio sono sistemi meccanici di alta precisione) ma già i “primo prezzo” di Pro-Ject o Rega possono fare la loro figura in ambiti anche di un certo livello.

Si tratta di avere il coraggio di provare, senza pregiudizi. Alla peggio ci saremo divertiti e avremo fatto esperienza. Non solo, ma quando il nostro impianto costituito da componenti sofisticati e, spesso, dannatamente delicati, decidesse di abbandonarci sul più bello, ci sarà sempre un back-up a basso costo pronto a riempire di musica le nostre giornate, senza troppi pensieri e senza troppe ansie da prestazione. Solo musica.

Ci si potrebbe chiedere se ci possano essere altri vantaggi dati dal downgrade. Certamente! I soldi risparmiati potranno essere investiti in ciò che può realmente fare differenze importanti ai fini dell'ascolto e sto pensando all'ambiente. Qualunque cifra investita nell'acustica ambientale rende molto di più della stessa spesa in componenti. A volte basta poco, un buon tappeto a pelo lungo, un arazzo sulla parete retrostante i diffusori, qualche cuscino, tendaggi di un certo spessore. Per impianti di un certo impegno, anche un trattamento acustico mirato e professionale o un apparecchio che effettui la correzione digitale della risposta della stanza potrebbero rappresentare un upgrade così sostanziale che nessun amplificatore da 50 kg potrà mai farvi ottenere.

Naturalmente, ma forse è superfluo, eventuali altri risparmi derivanti dal downgrade potranno essere investiti in musica, dischi, abbonamenti a servizi di streaming di qualità o concerti. Perché senza la musica ogni impianto, per quanto costoso, è muto. Quindi: sotto con gli esperimenti e...teneteci aggiornati!

N.B. Questo articolo è stato scritto a Marzo 2020, pertanto gli apparecchi citati potranno in seguito non essere più disponibili o aver subito variazioni nelle caratteristiche e nel prezzo.

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