[Miti audiofili]

Miti e leggende dell'audiofilia

Simboli, significati e canti delle sirene

[English version here]

Autore: Mark Wheeler - TNT UK
Altri miti sfatati da TNT-Audio, 2017
Traduttore: Roberto Felletti

“Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è sufficientemente ampio da includere il contesto nel quale il fenomeno stesso avviene. Il fallimento nel capire la relazione tra un evento e la matrice entro cui esso si svolge, tra un organismo e il suo ambiente, mette l'osservatore di fronte a qualcosa di misterioso o lo induce ad attribuire all'oggetto studiato certe proprietà che l'oggetto può non possedere.”

Watzlawick, P., Beavin, J. & Jackson, D.D. (1967) - Pragmatics of Human Communication. NY: Norton

Introduzione

Come qualsiasi gruppo di persone che si riunisce per uno scopo comune, anche gli audiofili hanno creato dei miti. Sul serio, gli audiofili si riuniscono da tempo, e in numero sufficiente, e creano molti miti. La varietà di questi miti contribuisce a creare delle fazioni, divise per la maggior parte su posizioni che si sposano con tali miti. Assodato che tutti noi cerchiamo il miglior modo possibile di goderci la musica a casa nostra, potrebbe sorprendere che queste differenze siano così profonde e vengano difese così strenuamente dai rispettivi proponenti. Queste differenze sembrano tanto orribilmente familiari quanto quelle tra i cercatori delle verità spirituali, che predicano pace e amore ma che uccidono chiunque proponga un'idea differente. L'equivalente virtuale è dare la caccia a coloro i quali sfidano, sebbene gentilmente, le credenze appassionatamente difese dai cacciatori.

Alcune distinzioni comparvero durante l'odissea audiofila del vostro Vecchio Scriba, nel mondo anglofono, mentre altre si evolvettero in Giappone, Germania, Francia e, contemporaneamente, altrove. Internet ha permesso a tutti noi di accedere, in maniera molto più ampia, ai pregiudizi e alle idee di chiunque altro. Questa esplosione nella comunicazione globale ha aiutato a rendere i muri divisori più permeabili o è servita soltanto a rafforzare i pregiudizi già esistenti?

Si dice che il Buon Senso sia la raccolta di pregiudizi che acquisiamo prima di compiere 18 anni. In termini audiofili, le nozioni che raccogliamo spesso sono un miscuglio di scienza della scuola superiore (sebbene ricordata male) e delle nostre prime esigenze musicali (un suono forte e molti bassi), rivestite delle esperienze formative delle nostre prime odissee audiofile. Dopo possono esserci attimi di rivelazione, quando ascoltiamo, per la prima volta, un impianto ottimizzato in base a un certo credo. Ogni credo ha i suoi propri miti.

L'Oxford English Dictionary ha dichiarato “Post-verità” parola dell'anno - 2016. Per gli audiofili, cosa significa?

La Preistoria dei miti audiofili britannici

Ogni setta ha i suoi testi sacri, nei quali, come in quelli delle fedi tradizionali, in questa fase iniziale dei primi secoli della nascita del mito dell'Audiophilia Nervosa, i miti appaiono in frammenti, mentre sono creati. I frammenti prendono la forma di articoli di riviste. Proprio come l'evoluzione delle credenze, dalla tradizione orale a quella scritta, le Scritture non sono una pubblicazione a fascicoli. Una “pubblicazione a fascicoli”, in editoria, è un periodico che esce a scadenze prefissate e che si presume venga completato, formando così un'opera completa.

L'Enciclopedia dell'Audio: in 26 uscite settimanali avrete questa magnifica raccolta di volumi rilegati, dalla A alla Z. In allegato a ogni uscita troverete un componente di un giradischi che vi potrete costruire da soli e del cui possesso sarete fieri. Immaginate la meraviglia dipinta sui volti dei vostri amici audiofili quando vedranno il vostro nuovo giradischi, e voi direte “L'ho montato io!”


Immaginate l'invidia dei vostri amici quando sembrerà che per voi il mondo dell'audio non ha segreti. Sarà sufficiente prendere un volume dell'Enciclopedia dell'Audio dallo scaffale e avrete la risposta per ogni quesito tecnico o per ogni punto di vista sollevato nella vostra sala d'ascolto.

I miti nel mondo audiofilo non sono costruiti in maniera organica, come i fascicoli delle enciclopedie; essi sorgono indipendentemente uno dall'altro, poiché i singoli inventori e sperimentatori osservano un fenomeno e ne restano entusiasmati. Poi invitano altre persone ad ascoltare il fenomeno, le quali lo sentono per davvero, per motivi che vedremo in un prossimo articolo. In principio era il Verbo, e il Verbo era nelle riviste specializzate.

I miti che il vostro Vecchio Scriba ha incontrato nel primo decennio del suo peregrinare audiofilo erano le sagge dichiarazioni di rispettabili autori nei numeri arretrati dei sacri testi disponibili alla biblioteca pubblica. I monocromatici opinionisti, fumatori di pipa, raffigurati in The Gramophone erano sostenuti dalla loro presenza nella rivista audio più vecchia del pianeta, e credevano ciecamente nelle misurazioni di laboratorio per valutare le apparecchiature, mentre i giudizi soggettivi venivano riservati alla valutazione delle esecuzioni del repertorio classico. HiFi News & Record Review aggiungeva persino valutazioni oggettive alle recensioni di registrazioni ospitate nelle sue auguste pagine, mentre HiFi Sound semplicemente sembrava limitarsi a misurare le apparecchiature e a presentare tali misurazioni ai propri lettori. What Hi-Fi e Hi-Fi Answers hanno offerto esattamente questo; chiare opinioni secondo cui “il prodotto A è il migliore nella sua categoria”, e passando dai componenti separati giapponesi a quelli britannici c'era, ovviamente, un deciso miglioramento. Tutte queste testate, fino a metà anni '70, protessero i loro lettori dal dover sperimentare qualsiasi tipo di incertezza; addirittura, i lettori non dovevano assolutamente fidarsi delle proprie opinioni. Nel frattempo, ogni città britannica sosteneva vari negozianti di dischi e Hi-Fi, in concorrenza tra loro, alcuni indipendenti e altri che rappresentavano catene nazionali. In questi negozi, spesso c'erano voci anticonformiste le quali avevano notato che un certo giradischi, braccio o testina (Transcriptors Hydraulic Reference, braccio a fluido, Shure V15 III, per esempio) non suonava allo stesso modo di un giradischi e di un braccio di prezzo simile (Thorens TD125, SME 3009 II migliorato), a parità di testina. Peggiore di una simile eresia, ascoltatori differenti esprimevano preferenze differenti. L'ordine costituito sarebbe potuto crollare. I negozianti andarono oltre quando notarono che un certo amplificatore, contrariamente a ogni tradizionale buon senso, sembrava pilotare un certo tipo di diffusori meglio di un altro amplificatore.

Come divenne evidente, sia ai produttori sia agli acquirenti, che quelle apparecchiature potevano, ed erano in grado di, suonare diversamente, per tutta una serie di motivi misteriosi, le riviste cominciarono a riflettere su questo aspetto della questione. Le pagine di HiFi Snooze, dell'autorevole Link House Journal, si riempirono improvvisamente di dibattiti tra soggettivisti e oggettivisti. Ad esempio, furono fatti dei tentativi per individuare i meccanismi coinvolti nelle differenze, percepibili all'ascolto, tra le testine a bobina mobile e quelle a magnete mobile. La rivale HiFi Answers si schierò apertamente dalla parte dei soggettivisti; gli audiofili britannici dovettero fare di tutto, e dipendere da Peter Belt[1], per tenerli a bada. Nacquero nuove testate per soddisfare la richiesta di diversificazione. I sostenitori della “Terra piatta”[2] ebbero Flat Response (in seguito HiFi Review), mentre altrove c'era una certa International Audio Review che spingeva in alto il tetto dell'high-end. Entrambe queste testate anticiparono TNT-Audio, nel senso che non ospitavano pubblicità. I seguaci dei triodi single-ended leggevano Sound Practices, mentre un Positive Feedback veniva offerto dai valvolisti più generici, magari dalla Vacuum Tube Valley. In ciascuna rivista (e quelle citate non sono che alcune delle centinaia di testate che apparvero nell'ultimo ventennio del XX secolo), i pregiudizi dei lettori avrebbero trovato conferma, e nuovi livelli di arcani rituali si sarebbero sommati all'affermarsi di questi, sempre più sofisticati, miti.

Il vostro Vecchio Scriba ha ascoltato alcuni fantastici sistemi attivi Linn-Naim vecchia scuola, alcuni magnifici impianti con triodi single-ended e trombe, alcuni superbi impianti push-pull con valvoloni e molti altri impianti scadenti e deludenti di qualsiasi, e nessuna, filosofia.

E ora che succede?

Il motivo per cui questo articolo assume maggior rilevanza, oggi, è che, dal 2016, gli opinionisti “sociali” vanno descrivendo un ambiente di Post-verità. La diversità di esperienze e di opinioni espresse nell'universo degli audiosciocchi può averli fatti arrivare prima del resto della società.

Nella società c'è un numero, in crescita, di persone che abbraccia spiegazioni medioevali del mondo, proprio mentre la scienza (recentemente, la fisica) ha fornito ulteriori spiegazioni sulle origini del nostro universo e della nostra specie. La lettura fondamentalista, letterale, dei testi religiosi è diventata una prova di fede per molti abitanti del pianeta, alle prese con le incertezze del XXI secolo. Noi scordiamo facilmente che le basi della scienza moderna e della matematica furono originariamente create da studiosi profondamente religiosi, e poi sviluppate da devoti seguaci di altre religioni. Questi studiosi riuscirono a mantenere posizioni di fede simultanee in ciò che non poteva essere provato, dedicandosi all'indagine scientifica basata sulle prove. Apparentemente, ora questo è più difficile, particolarmente tra i seguaci di certe fedi audiofile. Prima di pensare a qualcosa di nuovo, serve l'incertezza dell'agnosticismo. Non può esserci progresso se non permettiamo che le nostre credenze attuali possano essere modificate da nuove informazioni e scoperte. Tuttavia, nuovo non significa migliore. Nuovo potrebbe voler dire più economico o più vantaggioso, ma può anche indicare qualsiasi autentico progresso a livello di qualità del prodotto.

Di fronte a nuove informazioni in grado di sostenere o di minare i nostri sistemi di credenze, la maggioranza di noi reagisce in due modi. Di fronte a prove contrarie a ciò in cui crediamo, noi “rispondiamo al fuoco”, inasprendo, in realtà, le nostre posizioni opponendole ai fatti che le contraddicono. Spesso ci rivolgiamo alla narcisistica cassa di risonanza che è il nostro gruppo, condividendo le nostre particolari credenze, cercando aiuto per screditare la credibilità di questi nuovi fatti. Questo è stato dimostrato da un esperimento.

Nel corso di questo esperimento, relativo alle prestazioni di una crema per la pelle, sono stati creati dei valori del tutto falsi, e gli stessi valori sono stati applicati a un'ipotetica correlazione tra la regolamentazione delle armi da fuoco e i tassi di crimini non violenti. L'esperimento consisteva nel presentare, a metà del campione, i valori invertiti, offrendo la prova per due posizioni contrastanti. I soggetti dell'esperimento erano elettori regolarmente iscritti, rappresentanti, in ugual numero, partiti politici con idee tradizionalmente contrapposte sulla regolamentazione delle armi da fuoco. Qualunque fosse il partito politico di appartenenza dei soggetti, essi reagivano ai valori riportati sulla finta crema per la pelle accettando le prove fornite e facendosi un'opinione basata su di esse. I soggetti più polemici mostravano la prova sostenendo le proprie posizioni, dicendo che non le avrebbero cambiate. Il risultato sorprendente si è avuto nei gruppi di persone alle quali erano stati forniti valori opposti alle loro posizioni (non dimenticate che tutti i dati erano inventati). In ogni gruppo, una maggioranza di persone, con valori opposti alle loro posizioni, in realtà aveva rafforzato le proprie attuali posizioni. L'esito finale della ricerca è stato che i valori a sostegno di un'opinione a priori hanno poco effetto sulle nostre opinioni, ma i valori che sembrano contraddire le nostre, strenuamente difese, credenze, in realtà le rafforzano. I sostenitori di qualsiasi posizione sono rimasti delusi nello scoprire che, comunque, non c'era alcuna prova reale, ma è sorprendentemente facile persuadere la gente sul fatto che ci sono prove pro o contro le proprie credenze.

Due tra i più filosoficamente importanti testi sull'home-audio sono The Work of Art in the Age of Mechanical Reproduction (1955), di Walter Benjamin, e Mythologies (1957), di Roland Barthes. Tuttavia, questi libri vengono accostati raramente a quelli di Laura Dearborn o Gilbert Briggs, il quale ricevette 10.000 lettere da parte di entusiasti lettori del suo primo libro.

In realtà, l'opera di Benjamin risale a molti anni prima, ma costituisce il nucleo di un insieme di idee sull'autenticità che sono diventate le idee dominanti che scatenano la ricerca dell'Audiophilia Nervosa per una specifica fazione del Genere Audiophilia (spero proprio che il mio vecchio insegnante di biologia, che era un audiofilo, legga la frase). D'altro canto, la semiotica di Barthes e dei suoi seguaci ha formato il nucleo delle idee che, alla fine, hanno condotto al postmodernismo (portato avanti da Foucault e i suoi seguaci). Barthes scrisse concisi saggi aforistici, raccolti in altrettanto pratici volumi prêt-à-porter.

Nel 1954, Barthes iniziò una serie di saggi sugli incontri moderni con il mondo materiale e la nostra invenzione di storie sulle cose. Lo scopo era cercare di cavalcare il materialismo (stiamo parlando di cose), la narrazione (quello che diciamo sulle cose), la semiotica (che significato hanno le cose per noi) e la fenomenologia (la nostra esperienza delle cose). Ciò rappresentava un bel traguardo per dei saggi sulla schiuma di sapone o sui mattoncini Lego.

Miti e leggende degli antichi scribi audio

Gli Arcana dell'Audiofilia rispecchiano perfettamente questa analisi. L'Hi-Fi è, apparentemente, inutile, perché non ci nutre né ci tiene al caldo, anche se il sotto-genere Audiophilia Thermionica la rispecchia di striscio, quantunque in maniera inefficiente. Gli audiofili hanno sviluppato miti sofisticati quanto quelli degli antichi Greci, assurdi come qualunque annotazione riportata da Esiodo, Omero o Sofocle. Alcuni audio-opinionisti esprimevano preoccupazione riguardo l'etica dei giornalisti, i quali riprendevano miti audiofili che avrebbero potuto favorire alcune aziende. Barthes, troppo preoccupato della rapacità e dell'invasività dilagante del consumismo alimentato dai miti, faceva affidamento sul mantenimento delle sue abitudini alimentari “desidera e spendi” e della dotazione di denaro per il cibo. Quando il vero contenuto materiale di un cavo di potenza alla moda può valere 1/1.000 del suo prezzo di vendita, lo si può confrontare con il valore del pigmento a base di olio di lino di un quadro in rapporto al prezzo di galleria, oppure è un chiaro esempio del desiderio, alimentato dai miti, che viene esaudito?

Barthes si domandava se in ciò non ci fosse alcun senso che ci permetta di resistere all'attrazione la cui forma ci insidia; essa può non essere un marchio, come nel caso del caffè servito nel locale preferito di Barthes, ma le ideologie quali i triodi single-ended zero feedback negativo, o i kW degli stato solido biased in classe A, vengono mitizzate. I miti coinvolti nella, e dalla, musica portano, inconsciamente, al suono in mi bemolle maggiore, come nel momento creativo del Das Rheingold di Wagner, utilizzato dall'Apple Mac all'avvio. Poi un grande firmamento illumina lo schermo, accompagnato da immagini di paesaggi inventati, la creazione della Terra. A seguire, c'è una mela, morsicata, che cade dall'albero della conoscenza. In confronto a questo, il mondo degli audiofili è abitato da semplici dilettanti.

Barthes preferiva l'ironia all'impegno, per cui potremmo diffidare del suo ironico distacco, inferendone un attaccamento ambivalente al mondo che lo circondava. Gli audiofili si fanno prendere dal loro hobby; quando non stanno giocherellando o facendo delle modifiche, è probabile che ascoltino musica tramite i loro impianti audio. Il consumismo poggia sull'apparenza di ciò che viene offerto, come le riviste patinate dell'industria della moda e le riviste patinate dell'Hi-Fi di un tempo. Il vino è un altro prodotto che il capitalismo consumistico spinge a consumare e su cui investire con miti assurdi, i cui autori condividono simili descrittori storpiati ed esagerati.

Il mito del paria sociale con l'alitosi

Nulla batte Listerine, il collutorio, per un intero edificio costruito su un mito creato dall'industria della pubblicità, e i paralleli con il mondo dell'audio sono evidenti. Listerine fu inventato nel XIX secolo come potente antisettico chirurgico. Più tardi, Listerine fu venduto, in forma distillata, sia come detersivo per pavimenti sia come cura per la gonorrea. Ma non ebbe un successo così stratosferico che a partire dal 1920, quando fu pubblicizzato come rimedio per l'“alitosi cronica”, un fino ad allora oscuro termine latino che significa “alito cattivo”, reso più importante dalla sua antica lingua associata alla medicina. Quando l'agenzia iniziò a inserire nei propri annunci pubblicitari la parola, dal suono vagamente medico, alitosi, questa condizione fu inquadrata come un problema di salute che impediva alle persone di esprimere pienamente se stesse. I nuovi annunci pubblicitari di Listerine esibivano giovani, uomini e donne, in preda alla disperazione, desiderosi di sposarsi ma abbandonati dal(la) proprio/a compagno/a a causa dell'alito fetido. “Posso essere felice con lui nonostante questo?”, si domandava una ragazza da marito. Molte aziende stavano offrendo alle emergenti classi medie modi per soddisfare le loro ansie sociali, proprio come oggi molte aziende offrono panacee per la nostra Audiophilia Nervosa. Listerine pubblicò annunci su molti giornali parlando della triste zitella Edna, rimasta sola mentre vedeva le sue amiche sposarsi, nello stesso modo in cui il prossimo acquisto di un accessorio permetterà ai nostri impianti audio di esprimere tutto il loro potenziale. Fino a quel momento, l'alito cattivo non era, convenzionalmente, considerato una tale catastrofe.

Listerine cambiò le cose. Come James B. Twitchell, studioso della pubblicità, scrive: «Listerine non ha tanto creato il collutorio, quanto ha creato l'alitosi». In appena sette anni, il fatturato dell'azienda è aumentato da 115.000 dollari a più di 8.000.000 di dollari. L'azienda dovrebbe essere elogiata per aver posto l'attenzione sull'alito cattivo, poiché potrebbe essere un sintomo di scarsa igiene orale e di denti guasti, ma i suoi prodotti sono stati venduti esclusivamente sulla base dell'ansia sociale.

Le ansie sociali equivalenti nel mondo audiofilo sono troppo numerose per poter essere menzionate, ma il vostro Vecchio Scriba utilizzerà un esempio di una tra le più rispettate e prestigiose aziende audio, la quale gode di una meritata ottima reputazione per l'ingegnerizzazione dell'audio. Alcuni anni fa, tale azienda ha cambiato le priorità progettuali, in risposta ai cambiamenti applicati da altri produttori nella componentistica utilizzata. L'azienda ha basato il materiale pubblicitario, per i suoi nuovi progetti, su quelli che sembravano essere argomenti di ingegneria rilevanti e importanti; ha presentato due nuovi modelli di fascia alta i quali, all'epoca della presentazione, secondo la pubblicità delle riviste specializzate, si differenziavano per tre caratteristiche e per il colore delle finiture.

I prodotti erano dei bracci per giradischi e il produttore era SME. Una vasta parte del mercato prevalente aveva improvvisamente cambiato direzione. Per anni, SME aveva prodotto bracci a massa ridotta per stare al passo con la guerra dell'elevata cedevolezza tra i produttori di testine, che rincorrevano la Tracciabilità e il Tracciamento come se fossero il Sacro Graal della riproduzione analogica. SME dovette unirsi a questa corsa alle armi, spostando l'attenzione dai bracci da 12" (305 mm) su quelli da 9" (232 mm), poiché una massa minore veniva considerata più importante degli errori di tracciamento. Poi, la massa venne ridotta ulteriormente, sostituendo il braccio 3009 Serie II da 12 g (con porta-testina staccabile) con il 3009 II Migliorato da 5 g (risparmiando massa eliminando la struttura che rendeva il porta-testina staccabile). Infine, venne creato il braccio in titanio a massa ultra-ridotta 3009 Serie III. Retrospettivamente parlando, oggi gli appassionati possono riconoscere l'eccellenza di tutte le generazioni di bracci 3009/3012 per lo scopo precipuo di ciascuno di essi.

Poi le mode cambiarono nuovamente, e la retro-tendenza dell'audiofilia giapponese verso le testine a bobina mobile e gli amplificatori valvolari si fece conoscere in Europa e in Nord America. Leggendari produttori di testine, conosciuti per la loro predilezione verso materiali esotici per i loro trasduttori top di gamma realizzati a mano, erano stimati per utilizzare vecchi bracci SME3012 per la loro testina di riferimento. Altri produttori, come Dynavector, stavano sviluppando nuovi progetti a bobina mobile, e vecchie testine come la Ortofon SPU e la Denon DL103 venivano confrontate con i nuovi progetti a magnete mobile con un peso di lettura pari a 0,75 g, scoprendo che presentavano dei vantaggi. I produttori immisero sul mercato versioni moderne delle loro testine a bobina mobile a bassa e media cedevolezza, ma pochi bracci moderni di fascia alta risultarono all'altezza. SME capì i differenti bisogni di queste testine e sviluppò nuovi modelli con massa e rigidezza appropriate per rispondere alle richieste del mercato.

Il mito della scala ABEC per i cuscinetti

Allo scopo di distinguere le caratteristiche di questi nuovi bracci, e di quelle delle aste per i bracci, differenze tra caratteristiche e differenze tra finiture, SME decise di specificare differenti qualità dei cuscinetti per ciascuno dei nuovi modelli. Fu annunciato che la Serie IV presentava un'asta a croce, in acciaio inossidabile, sostenuta da un giogo massiccio su guide da 10 mm ABEC 3, e perni verticali in acciaio da 23 mm, a trattamento termico, a massa e levigati, con due guide da 17 mm ABEC 7. La pubblicità dell'epoca affermava che lo SME Serie V aveva “cuscinetti radiali schermati da 10 mm e 17 mm ABEC 7 di qualità elevatissima, selezionati per offrire movimenti verticali e laterali con basso attrito, mantenendo fermo il braccio in caso di forze di trazione (avanti o indietro) e di torsione. Il sostegno offerto da questi larghi cuscinetti, ad ampio angolo di contatto, esclude la possibilità di rumori, usura o danni nell'uso normale”. Per i modelli inferiori (312s, 312, 309) non è specificata la classe ABEC dei rispettivi cuscinetti. Lo SME M10 utilizza cuscinetti ABEC 1, “rispetto ai cuscinetti ABEC 7 di qualità superiore utilizzati nelle più costose Serie IV e V”. Quando fu presentato, il prezzo di vendita dello SME Serie V era più alto di quello di partenza, per arrivare a una cifra da far piangere: 1.200 sterline. Un recensore dell'epoca affermò subito che “Senza dubbio è un prezzo fantastico per un braccio”.

“A cos'altro si applica la scala ABEC dei cuscinetti, visto che le si dà così tanta importanza?”, vuol sapere la plebe a sinistra del palco.

Alle ruote degli skateboard, risponde il vostro Vecchio Scriba. La scala ABEC è uno standard americano di primaria importanza e ce n'è anche uno simile, lo standard ISO. È utile per i cuscinetti ad alta velocità, se è specificato insieme con altri utili parametri. Per quanto riguarda i bracci, è solamente rilevante tra altri parametri quali l'attrito all'avvio (attrito di primo distacco) e il momento di avvio necessario per vincerlo, la finitura della superficie e la quantità di moto (sia radiale sia il gioco assiale). La lubrificazione e le misure per prevenire l'infiltrazione di contaminanti, come la polvere, sono determinanti per garantire una lunga durata di esercizio (domandate ai possessori di Porsche 996 a proposito del loro cuscinetto IMS). I prezzi tipici dei cuscinetti ABEC 7 per skateboard sono inferiori a 10 sterline (12,30 dollari o 11,70 euro) per una confezione da otto. Per i cuscinetti ABEC 3, gli appassionati di skateboard pagheranno di più, perché sono utilizzati raramente da loro, rispetto ai più diffusi ABEC 5 e ABEC 7. Anche gli skater hanno i loro miti, uno dei quali è quello secondo cui gli ABEC 5 hanno un attrito inferiore, ma gli ABEC 7 sono più lisci. Negli anni '70, gli skateboard utilizzavano cuscinetti ABEC 1, progettati per gli aspirapolvere, il che può spiegare l'origine del mito. È più probabile che un costruttore di skateboard esperto dichiari che il produttore e la qualità dei cuscinetti sono più importanti del valore ABEC. Una confezione di cuscinetti per skateboard ABEC 9 può essere acquistata per la modica cifra di 8 sterline (9,80 dollari o 9,40 euro), forse a supporto della precedente affermazione riguardo la qualità costruttiva. Se chi va sullo skateboard dovesse viaggiare a più di 200 km/h, per poter notare differenze i cuscinetti, qualsiasi valore ABEC abbiano, non andranno collaudati, nemmeno con dischi a 78 giri ondulati e fuori asse. I recensori ripetono a pappagallo i comunicati stampa come se li capissero o se importassero, ma tutti i cuscinetti SME con cui ho avuto a che fare presentavano specifiche ridondanti per l'utilizzo che ne facevo e funzionavano splendidamente. Persino i cuscinetti con lame in nylon di uno SME3009 II migliorato nuovo hanno funzionato in maniera eccellente con una Shure V15 III nuova, quando li abbiamo disimballati e ascoltati nel 1975.

Tra i saggi di Barthes ce ne sono sulla schiuma di sapone e sui mattoni da costruzione. Barthes confronta la pubblicità di due marchi rivali di detersivo per bucato (entrambi, guarda caso, a base di sapone) e sulle rispettive promesse pubblicitarie. Il mito che persiste, ancor oggi, è quello secondo cui il potere pulente è dato dalla schiuma, nonostante la conoscenza comune dica che il detersivo puro produce pochissima schiuma. La schiuma, nel detersivo per bucato e in quello per piatti, è generata dagli additivi. Gli audiofili possono solo immaginare i concetti che noi crediamo di sapere, e ricordare quanto spesso essi provenissero dal materiale pubblicitario, ma persistano nelle pubblicazioni editoriali e vengano ripetuti nelle chat, sui blog e altrove, per rendersi conto del potere di persuasione di un argomento coerente, quantunque dubbio. I tentativi di mettere alla prova questi miti o, peggio, sfidarli hanno incontrato le urla del rispondiamo al fuoco, anche quando non si tratta di un semplice interesse legittimo mascherato da principio morale.

Alta Fedeltà a cosa?

Le idee di Benjamin sulle opere d'arte nell'era della riproduzione meccanica si applicano, in particolar modo, all'“Alta Fedeltà”. Cercare di riprodurre l'esperienza di un concerto in termini di fedeltà audio, se non in termini emozionali, è una perdita di tempo. La storia dell'audio è costellata di idee brillanti sulla riproduzione dei concerti in casa o in una sala da concerti alternativa. Tali idee comprendono l'adozione di un canale per il microfono, per ogni strumento dell'orchestra, che invia il segnale a un canale di registrazione o di distribuzione per ciascun microfono, e un amplificatore e diffusori per ciascun canale. Il tutto dovrebbe essere sistemato in modo che rispecchi la disposizione dell'orchestra originale, ma in proporzione all'ambiente nel quale avverrà la riproduzione. Oh sì, certo.

Lo sviluppo della registrazione in studio come fosse un altro strumento è esemplificato dalla produzione di George Martin negli album Sergeant Pepper dei Beatles e Electric Ladyland di Hendrix. Un'altra registrazione in studio, ideata come momento strumentale, è costituita dalle sbalorditive percussioni sul lato 4 dell'album Ummagumma dei Pink Floyd. Gli album Street Hassle e The Bells, di Lou Reed, sono stati registrati con tecnica binaurale, con rimissaggio effettuato tramite una testa artificiale, ri-registrando la riproduzione da diffusori con microfoni posti anch'essi su una testa artificiale. Qual è la verità? Il pensiero post-moderno permette al vostro Vecchio Scriba (a cui, in genere, non piacciono le cuffie né, in ugual misura, il post-modernismo) di apprezzare l'ascolto binaurale attraverso i diffusori.

L'esperienza audio viene spesso descritta intersoggettivamente (l'uso soggettivo delle parole da parte dell'autore incontra l'interpretazione soggettiva di quelle parole da parte del lettore) in modo più vantaggioso di quando viene misurata oggettivamente. È assai difficile applicare il ridimensionamento all'esperienza audio nonostante il metro di giudizio del vostro Vecchio Scriba, che utilizza la scala di Likert come promemoria per aiutarlo nel processo di recensione. La posizione post-moderna è quella del “sia l'uno sia l'altro” anziché quella del “o l'uno o l'altro”; e come possiamo misurare l'esperienza del PRaT? Possiamo utilizzare le misurazioni, il comune buon senso e i miti, le recensioni per aiutarci a rifinire le nostre scelte; ma alla fine dobbiamo utilizzare le nostre orecchie per decidere cosa suona meglio per noi.

Conclusioni

Gli audiofili devoti sono diventati vittime della pseudoscienza tanto quanto gli acquirenti di prodotti per la pulizia dei capelli (sicuramente, non solo shampoo) che contengono sostanze, dai nomi pseudoscientifici, “testate clinicamente”. La pseudoscienza la fa da padrone nel mondo commerciale sin dall'avvento dei dispensatori di cure miracolose a base di olio di serpente, mentre altri si avvalgono di un pieno di fede per sopravvivere. Tutte le comunità sviluppano miti, e gli audiofili non sono da meno di tanti altri nel creare i propri.

“Ma che roba è?”, si lamenta la plebe, delusa, a sinistra del palco.

Alcuni popolari miti audiofili potrebbero essere analizzati più avanti, quest'anno, tra le pagine di TNT-Audio, come è sempre stato fatto ogni anno, sin dall'inizio.

“Nel mondo, il problema non è l'ignoranza; le cose che la gente conosce non sono così.” - Will Rogers

Musica ascoltata durante la stesura di questo editoriale

  • Robert Cray Band: Strong Persuader, vinile ironico, in questo contesto
  • Cream: Disreali Gears (che girava su cuscinetti ABEC 1)
  • Pink Floyd: Ummagumma, vinile su etichetta Harvest SHDW1/2
  • Lou Reed: Street Hassle, vinile su etichetta Arista
  • Mozart: Requiem, K626, Christopher Hogwood con The Academy of Ancient Music; L'Oiseau-Lyre 411712-1

I dischi sono stati ascoltati con un impianto dotato di braccio SME 309 provvisto di cuscinetti di qualità non specificata.

ORA uscite dalla vostra casa/appartamento/tenda e andate ad acquistare più dischi. Se siete confinati in casa, in fabbrica o in ufficio, andate online sui siti di negozi di dischi ed etichette indipendenti e acquistate vinili, CD e file in alta risoluzione.
Non fatemi perdere tempo, non perdete il vostro a pensarci su. Quello che dovete fare è acquistare più materiale per il vostro impianto!!! Questa settimana andate a un concerto, specialmente se non avete mai sentito parlare dell'artista/compositore/gruppo.

[1] Peter Belt, ingegnere progettista di diffusori, realizzò dei dispositivi di miglioramento del suono alquanto originali. Ma nel testo inglese viene usata anche l'espressione “belt & braces”, che indica il ricorrere a più soluzioni per risolvere un problema o compiere un'azione, anche se poi una sola è sufficiente. Chiaramente, in italiano il gioco di parole perde significato. (NdT)

[2] Coloro per i quali solo il ritmo conta, tra tutti i parametri sonori. Chi preferisce una risposta piatta (lineare); il riferimento è alla teoria della “Terra piatta”. (NdT)

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