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A volte ritornano: AudioAnalyse PA 60

Audioanalyse era un marchio d'oltralpe poco conosciuto che, qualche anno fa (meta' anni '80) ha goduto di un periodo di buona popolarita' ed oggi non e' piu' disponibile sul mercato.
Per quanti, come me, ne conoscono il valore, ciò è da considerarsi un vero peccato.
Infatti, gli apparecchi che produceva erano decisamente ben progettati, affidabili, e strizzavano l'occhio all'acquirente, in quanto non soggetti a *sparizioni* dai listini della Casa in tempi brevi, come oramai ci hanno abituato a fare i (peraltro in diversi casi ottimi) Costruttori giapponesi.

La costruzione

Il nostro amplificatore PA 60 si presenta con una veste estetica a dir poco particolare: in pratica un sottile scatolotto nero con appese ai lati due enormi ed articolate alette di raffreddamento che lo fanno assomigliare ad una specie di pipistrello.
Tale conformazione si rende necessaria in seguito alle precise scelte progettuali effettuate. I tecnici Audioanalyse hanno infatti seguito una strada particolare, e a mio avviso estremamente intelligente: l'amplificatore opera in classe A pura fino a circa 10 watt per canale su 8 ohm, rimanendo quindi in tale stato operativo per la maggior parte della riproduzione audio.
Laddove il messaggio sonoro lo richieda, il PA 60 è però in grado di commutare in classe AB superando abbondantemente la potenza di 60 watt per canale; in conseguenza di ciò, l'apparecchio genera abbondante calore, adeguatamente dissipato dalle citate ali laterali.

Grazie all'impiego di microswitch, l'apparecchio risulta, volendo, totalmente telecomandabile. Il controllo del volume avviene a passi di 2,5 decibel tramite una tecnologia simile a quella utilizzata sui convertitori D/A.

L'interno è dominato da un consistente trasformatore toroidale collocato in posizione centrale; le sezioni finali sono disposte ai lati, con i FET montati direttamente sui dissipatori termici; infine, una scheda ridosso del pannello frontale gestisce la logica di controllo, e ad una scheda sul pannello posteriore sono direttamente connessi ingressi e terminazioni.

Come suona

Da un punto di vista operativo, è necessario familiarizzare con i comandi di volume e bilanciamento, di non immediata intuizione e che operano con un certo ritardo: meglio premere gli switch in tempi successivi per evitare pericolose (per gli altoparlanti) regolazioni in eccesso.
Manca poi, con tale sistema, la percezione di quanto sia ruotata la *manopola del volume*.

Da segnalare che, nell'esemplare provato, sul canale destro si avvertivano i residui di un leggero ronzio di rete, peraltro ininfluente all'ascolto, che comunque non sono riuscito ad eliminare (in realtà, l'apparecchio risulta piuttosto sensibile ai vari disturbi di rete).

Una volta acceso, il PA 60 suona in maniera piuttosto chiara ed effervescente, ma non è questo il vero carattere di questo apparecchio.
Come la quasi totalità degli amplificatori che operano in classe A, è praticamente obbligatorio un certo periodo di preriscaldamento, diciamo come minimo una mezz'oretta (meglio se di più). Se si tenta di analizzarne il carattere durante tale periodo di tempo, si rischia di uscirne matti: il suono cambia impostazione timbrica in continuazione, gli strumenti vagano per lo spazio virtuale alla ricerca della loro giusta collocazione.
Per un ascolto *serio*, meglio, molto meglio lasciarlo scaldare per un pò di tempo.
Chi dispone della pazienza necessaria, sarà poi abbondantemente ripagato dal nostro Audioanalyse.

Una volta raggiunta la temperatura ottimale di esercizio, quello che ne scaturisce è un suono nel complesso estremamente gentile ed equilibrato, di estrema liquidità, con una non comune attenzione per i dettagli più minuti, in un contesto molto controllato, omogeneo timbricamente e, quando serve, di sicura energia e dinamismo.

Volendo *segmentare* il complesso sonoro, troviamo una gamma bassa rotonda e molto controllata, anche se a confronto con alcuni concorrenti d'oltre Manica può apparire un po' *leggerina*, un medio-basso piuttosto lineare, senza enfatizzazioni o effetti particolari, una gamma media fluida e chiara, anche se dotata di notevole calore, un medio-alto mai in evidenza, forse lievemente arretrato ma estremamente dolce, ed una gamma acuta molto, molto rifinita, assolutamente mai dura o graffiante ma estremamente ricca di informazioni.

Sorgente, diffusori e dischi permettendo, l'immagine virtuale appare completamente svincolata dai diffusori stessi, con punti di fuga indipendenti dalle pareti della sala di ascolto, piani sonori ben delineati ed elementi stabili, anche se non si può certo dire che, da questo punto di vista, sia un'amplificazione ad effetto. La base ritmica risulta poi molto ben scandita.

Tutto questo in condizioni operative *normali*, con diffusori di media efficienza, diciamo circa 85/86db, ed in ambienti di ascolto non enormi.
Con diffusori a bassa efficienza e in situazioni in cui sia necessario *spremere* dall'amplificazione parecchia energia, il nostro non si tira indietro, anche se l'impostazione sonora cambia in modo piuttosto evidente, perdendo un po' quelle caratteristiche di calore, raffinatezza e trasparenza insieme, e, pur mantenendosi energico e dinamico, si indurisce un pochino e rientra, per così dire, nei ranghi, mantenendo comunque quelle caratteristiche che una normale buona amplificazione deve possedere (controllo, dinamica, equilibrio tonale).
In considerazione di ciò, se amate ascoltare la musica ad alto volume, magari prevalentemente rock o da discoteca, e non vi curate più di tanto del posizionamento in ambiente dei diffusori, un buon integrato della NAD è probabilmente quello che fa per voi, se non altro perchè vi consentirà di risparmiare un bel po' di soldini garantendovi, nel contempo, un risultato comparabile.

In definitiva, l'Audioanalyse PA 60 risulta un'amplificatore integrato decisamente interessante, e non solo per la sua estetica o per le scelte circuitali. Se bene impiegato, infatti, in unione con sorgenti accurate e diffusori perlomeno di media efficienza, che ne consentano il funzionamento in classe A per la maggior parte del tempo, nonchè piuttosto raffinati, siano minidiffusori o sistemi da pavimento, sfodera performances musicali che sono in grado di soddisfare anche i palati più esigenti e sopraffini, curando, allo stesso tempo, sia aspetti legati alla purezza del suono che all'energia.
A giudizio di chi scrive, è esattamente così che andrebbe impiegato.

Copyright © 1998 Stefano Monteferri

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