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Pathos Classic One - ampli integrato ibrido

Credo non ortodosso

[Pathos Classic One]
[English version]

Prodotto: Pathos Classic One - ampli integrato ibrido 50+50 w
Produttore: Pathos - Italia
Prezzo approssimativo: 1.500 Euro
Recensore: Lucio Cadeddu
Recensito: Febbraio, 2001

Pathos non è un nome nuovo nel panorama dell'HiFi italiana e mondiale. In pochi anni ha saputo conquistarsi fama ed apprezzamento non solo dentro i confini nazionali ma, traguardo ben più difficile, anche in mercati sempre piuttosto restii a considerare prodotti "foreign", specie nel campo delle amplificazioni, come ad esempio gli Stati Uniti.
Per far breccia all'estero bisogna avere qualcosa di speciale, di insolito o rivoluzionario. Alla Pathos questi ingredienti li avevano tutti e, con la sapienza dei grandi chef, li hanno saputi dosare sapientemente per realizzare una serie di prodotti che non passano inosservati, ne' esteticamente, ne' tecnicamente.
Il motto è infatti: Pathos: the unorthodox approch ovvero Pathos, l'approccio non ortodosso, a significare che gli apparecchi di questa casa sono diversi dal resto dei concorrenti, e per tanti aspetti. Non gli si può certo dar torto, basta guardarli, dentro e fuori, ed ascoltarli.
La Pathos produce attualmente amplificazioni (integrati, pre e finali) ed altre elettroniche (DAC, stadio phono), tutte caratterizzate dall'approccio "insolito". Il Classic One in prova non fa eccezione, pur trattandosi dell'amplificatore integrato "entry level" del catalogo Pathos.

[Classic One - vista laterale]
Una vista laterale dell'insolito e bellissimo Classic One

Uno sguardo all'esterno è sufficiente a convincere che si è di fronte a qualcosa di MOLTO insolito, un trionfo felliniano di cromo, oro, legni, colori brillanti e plexiglass. Si capisce subito che si tratta di un ampli ibrido, parte a valvole e parte a transistors (ma di questo darò i dettagli più avanti), con parte del "cuore" in bella vista.
Spiccano il trasformatore d'alimentazione, con coperchio in metallo cromato a specchio bloccato da 4 dadi ciechi in ottone. Nei pressi, una grata metallica cromata nasconde alla vista gli stadi finali e svolge una blanda funzione dissipatrice di calore e protettiva. A seguire i due maxi-condensatori d'alimentazione, di un bel rosso fuoco e dalle dimensioni notevoli (marca Italcond, capacità di filtro 22.000 uF l'uno) e le due valvole Sovtek 6922 (ECC 8625) protette da un castelletto metallico anch'esso cromato.
Il tutto poggia su una spessa lastra di plexiglass nero lucidato a specchio, il quale a sua volte nasconde il cabinet metallico vero e proprio, ancora interamente cromato a specchio (sopra, di lato e persino sotto!).
Il frontale, inusualmente stretto, è impreziosito da una blocco di legno massello stondato che ospita le due manopole (volume ed ingressi), anch'esse in metallo dorato a specchio. Non è riportata alcuna indicazione di "riferimento visivo", per cui capire la loro posizione, specie per quanto riguarda gli ingressi, è compito davvero arduo.

[Classic One - vista posteriore]
Vista posteriore - ingressi

La spiegazione di tale scelta è da ricercarsi nella volontà di tenere il frontale il più possibile "pulito". Un led rosso segnala l'avvenuta accensione, attivabile tramite levetta, sempre sul frontale. Presente anche il sensore di ricezione del telecomando.
Se pensate che tanta attenzione al dettaglio sia sufficiente, beh, date un'occhiata al retro: oltre agli RCA di ottima qualità potrete notare che le scritte relative agli stessi sono protette da un'altra lastra di plexiglass, stavolta trasparente. Gli ingressi sono 3 linea + 1 bilanciato più il solito tape in/out. Manca l'ingresso per il giradischi. I robusti e comodi connettori per i diffusori trovano posto ai lati del trasformatore d'alimentazione.

Le sorprese non finiscono certo con l'aspetto estetico. Il Pathos Classic One è un ampli integrato ibrido con stadio pre a valvole - le già citate Sovtek 6922 - e stadio finale a stato solido, capace di 50 watt continui per canale su 8 ohm e 95 watt continui per canale su 4 ohm. Non basta, perchè il Classic One si può mettere a ponte e farlo diventare un 130 watt mono.
Gli stadi finali sono in classe A/AB ad alta polarizzazione (ed infatti scalda un po') mentre tutto il cablaggio è realizzato con cavi in argento.
Disponibile un telecomando in legno massello e due bottoni dorati senza alcuna indicazione della loro funzione. È tuttavia ovvio che si tratti del controllo di volume (up and down) che comanda un motorino asservito alla manopola sul frontale.

Il Pathos Classic One è molto profondo e stretto, immaginate un amplificatore tradizionale messo di lato, per capirci. Il livello di finitura e di cura del dettaglio è maniacale ed è difficile trovare qualcosa di così ricercato e raffinato anche in fasce di prezzo molto, molto lontane dai 3 milioni scarsi che servono per acquistare questo amplificatore.

Questo amplificatore ibrido è stato ascoltato per un paio di mesi all'interno di due impianti diversi con tre coppie di diffusori molto differenti per tipologia, impostazione timbrica e sensibilità.

Credo non ortodosso

[Pathos Classic One Remote]
Telecomando in legno e metallo per il Classic One

Gli apparecchi ibridi hanno sempre stimolato le fantasie piu inconfessabili degli audiofili, in quanto essi dovrebbero, secondo leggenda, coniugare i vantaggi delle valvole a quelli dei transistors. È sempre così? E non potrebbere essere che un ibrido, invece, coniughi gli aspetti peggiori delle valvole con quelli peggiori dei transistors? :-)
Può essere, e quindi bisogna sapere cosa si fa, quando ci si avventura in questo terreno. Alla Pathos lo sanno. Piuttosto bene, direi.
Nel manuale d'uso dichiarano che il Classic One coniuga la trasparenza e la definizione delle valvole con il "drive" e la concretezza dello stato solido. Difficile dar loro torto, ma aggiungo che è molto arduo, anzi direi impossibile, capire che si sta ascoltando un amplificatore ibrido. Niente nel carattere del Classic One strizza l'occhio al suono valvolare che fa parte dell'immaginario audiofilo, ossia quel non so che di morbidoso, roll off sui bassi e sugli alti, ambrato e caldo. Niente di tutto ciò.
Dalle valvole il Classic One prende solo la capacità di trattare con grande precisione i segnali di basso livello, estraendoli dal supporto e riproponendoli con eccellente analiticità e fluidità. Grana finissima, dunque, e grandissima capacità introspettiva.
Il carattere generale è tendente al chiaro, luminoso ed aperto verso il medio-alto con un basso solido ed iper-controllato. Con tutti i diffusori coi quali l'ho collegato ha sfoderato queste caratteristiche, che quindi devono far parte del suo DNA.

I piatti della batteria sono riprodotti con grande precisione e ricchezza armonica, giustamente dorati e metallici. La gamma media tratta con lucida precisione voci e cori, senza accenni di nasalità o metallicità.
Si ha sempre l'impressione di ascoltare un amplificatore concreto, con una personalità decisa fatta di rigore, precisione e raffinatezza.
Sul basso più profondo il controllo sconfina talvolta in mancanza di respiro ed in effetti, con dischi che mettono a dura prova le prima ottava dello spettro audio, un pizzico di estensione in più non sarebbe risultata sgradita. Sto pensando a brani d'organo a canne o alle ormai consuete esagerazioni elettronche presenti nei dischi del genere trip-hop.
Con diffusori molto aperti in gamma medio-alta ed avari o asciutti in basso, il carattere del Classic One, pur restando godibilissimo, sconfina talvolta in un controllo eccessivo ed in un assottigliamento generale del suono riprodotto. Basta evitare tali abbinamenti e non si sbaglia.

Dinamica

Dallo stato solido il Classic One attinge a piene mani per fornire un buon spunto dinamico alla Musica che riproduce. Una elevatissima capacità di scandire il tempo, con precisione, rigore e grande velocità quando necessario. La macrodinamica si attesta su livelli molto buoni, anche con diffusori difficili, segno che l'alimentazione e lo stadio finale sono stati progettati con la testa e col cuore.
All'occorrenza può suonare anche molto forte, il che lo rende un partner pressochè universale, riuscendo ad adattarsi ad ogni diffusore di sensibilità appena accettabile (da 84 dB in su). La potenza non è mai un problema col Pathos, il controllo delle membrane dei woofers neppure, nel caso le vostre casse tendano a "strafare" in gamma bassa, con dei woofers che si sa quando partono ma non si sa quando si fermano, il Classic One è il "pilota" che fa al caso vostro.
Autoritario e vigoroso, saprà conferire il suo "stile" anche al più riottoso e stanco dei diffusori.
Come si poteva già evincere dal paragrafo precedente, la microdinamica si attesta su livelli molto buoni, grazie alla capacità del Classic One di seguire ogni minima variazione presente nel segnale che lo attraversa.

Immagine 3D

Le proporzioni sono rispettate ma la lieve tendenza a suonare "forward" talvolta farebbe desiderare un po' di profondità in più. Diciamo che il palcoscenico riprodotto è proporzionalmente corretto, solo un po' spostato in avanti, come se fosse stato traslato lungo l'asse ideale che congiunge il vostro punto d'ascolto con il centro tra i diffusori.
La grande capacità analitica consente al Pathos Classic One una performance eccellente su due parametri particolari, relativi all'immagine: scansione dei vari piani sonori, delineatissimi e nitidissimi, e stabilità degli stessi. Un suono FERMO, granitico quasi, senza alcun accenno o tendenza a creare contorni sfumati o "ballerini".

Consigli d'uso

Per fornire il massimo di sè, essendo presenti delle valvole nello stadio preamplificatore, il Classic One ha bisogno di tempo, diciamo almeno 20 minuti. Il Costruttore poi consiglia, giustamente, di evitare la paranoia di lasciare l'ampli sempre acceso, per evitare di ridurre la vita delle valvole. Pensatela un po' come vi pare, ma questo è quello che vi consiglia chi ha progettato l'amplificatore. Se lo fa, evidentemente, è a ragion veduta.
Posizionamento: 4 piedoni metallici distanziano il Classic One dal piano d'appoggio, favorendo la buona circolazione d'aria che è comunque già enormemente facilitata dall'avere quasi tutti i dispositivi "caldi" all'esterno. Inutile dirvi di non chiudere il Classic One in un mobiletto. Bello com'è, non credo proprio che chi lo acquista possa anche lontamente pensare di NON metterlo in bella mostra.
Il cavo d'alimentazione è staccabile, sostituitelo appena potete con qualcosa di meglio.
Non ho provato a sostituire le valvole con qualcosa di diverso ma è un esperimento che si può tentare, magari con qualche esemplare NOS di buona qualità.

Lamentele

Costruzione e finitura: è il più bello amplificatore che mi sia capitato tra le mani. Questo dovrebbe bastare per farvi capire quanto abbia apprezzato le finiture, la costruzione impeccabile e l'estetica di questo bellissimo oggetto.
Certo, è così particolare che DEVE piacere. O si ama o si odia. Tutti quelli che l'hanno visto, l'hanno amato subito. Tuttavia, non passa inosservato e tutto quel festoso scontro/incontro tra legno, cromo, oro e plexiglass può infastidire qualcuno, che potrebbe giudicarlo troppo "chiassoso" o kitch.
Tutto ciò ha comunque poca importanza. Quel che più interessa è cercare di scoprire eventuali punti deboli. E qualcuno, a voler essere cattivi, c'è.
La posizione dei morsetti per le casse, ad esempio, troppo in vista e pericolosamente accessibili a bambini curiosi. Basta toccarli con un oggetto metallico ed il corto-circuito è servito.
Inoltre i cavi di potenza (normalmente brutti) restano così in brutta evidenza (basso fattore WAF). La griglia che protegge i dispositivi finali è un invito irresistibile per i bambini che vorrebbero infilarci dentro ogni tipo di oggetto, con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare.
È vero che ciò può succedere sempre, visto che ogni amplificatore ha le sue brave feritoie...ma il problema qui è che queste sono in bella evidenza, cromate, sopra un castelletto che sembra proprio una scatola....da riempire.
Tanta attenzione alla pulizia del frontale viene poi sporcata dal sensore del telecomando, in brutta vista a turbare la simmetria di forme che il designer si è sforzato di mantenere.
Il telecomando, comodo ed abbastanza "sensibile", manca della selezione degli ingressi. Infine, data l'inusuale forma, il Pathos Classic One potrebbe causare qualche problema di inserimento in ambiente.

Suono. Gli amanti del suono valvolare old-style e dell'eufonia a tutti i costi sono avvertiti: il Pathos Classic One è un amplificatore luminoso, aperto e controllato, non lascia spazio alle smancerie ruffiane.
Questo suo grande rigore potrebbe essere, a seconda dei gusti e degli abbinamenti, considerato eccessivo da qualche audiofilo. Io invece lo considero un grande pregio. Potendolo migliorare in qualche aspetto, gli darei un po' più di estensione e peso sulla prima ottava, che c'è tutta, ma appare a tratti troppo controllata.
Anche un po' più di "slam" sul basso, talvolta, potrebbe essere benvenuto.

Conclusioni

Appena ho aperto l'imballo ho pensato...se suona anche lontanamente in proporzione a quanto è bello...questo amplificatore è un affare da cogliere al volo. Le foto non rendono giustizia allo scioccante effetto visivo che il Pathos Classic One produce. Ma le sorprese non finiscono con l'estetica, visto il carattere preciso ma fluido, analitico ma musicale che questo amplificatore possiede, grandi doti che ne fanno un serissimo e pericoloso concorrente per tutti gli integrati nella fascia di prezzo tra i 2 ed i 4 milioni.
Dal punto di vista della costruzione non ha praticamente rivali, dal punto di vista sonoro, se è quello che ho cercato di raccontarvi che state cercando in un amplificatore, abbandonate ogni dubbio e correte ad ascoltarlo.

Ora è disponibile una prova della nuova versione del Classic One.

Copyright © 2001 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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