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Cavi di segnale Kimber KC1

[Kimber KC1]
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Il cavo di segnale KC1 è praticamente l'entry-level di casa Kimber ma già offre caratteristiche tecniche e costruttive degne di nota.
E' infatti un cavo molto particolare come configurazione, come geometria e materiali.
Infatti consiste di tre conduttori in rame intrecciati ed isolati singolarmente più uno schermo semi-conduttivo non metallico, una sorta di calza di un materiale indefinibile che sembra carta carbone. Vicino allo schermo corre un quarto conduttore in rame non isolato.
I benefici di questa scelta, a detta del Costruttore, dovrebbero essere un potere schermante elevatissimo senza problemi di interazione magnetica coi conduttori.
Chiaramente la treccia di tre conduttori isolati costituisce il *polo caldo* mentre il resto, schermo + quarto conduttore svolgono la funzione di schermo e di ritorno per il segnale.
La tecnologia di *stranding* dei conduttori è denominata VariStrand.
Il listino in Italia per la coppia da un metro terminata con dei bei connettori (vedasi foto) è di 300.000 lire, che pongono il cavo Kimber in diretta concorrenza con tutti i prodotti di fascia medio-bassa di tante altre marche.

Come suona

Intanto mi premeva verificare se il reclamizzato *potere schermante* era davvero tale, cioè se il sistema ideato dalla Kimber per schermare il cavo da interferenze esterne è effettivamente efficace.
La prova del nove la si fa ovviamente utilizzandolo come cavo phono, ossia tra giradischi e pre.
Lo schermo semi-conduttivo, come viene definito, funziona e pure piuttosto bene. Nonostante manchi la tradizionale calza in rame questo cavo è immune dal captare ronzii o disturbi di varia natura.
Una delle tante prove che si possono fare è quella di selezionare l'ingresso fono ed alzare il volume al massimo, facendo attenzione che tutto sia perfettamente collegato e che il giradischi sia lontano da possibili urti accidentali.
Anche in una situazione così critica il KC1 si è rivelato silenziosissimo, segno che l'idea Kimber non è una trovata pubblicitaria ma il frutto di vere ricerche.

Appurato questo veniamo al suono.
Grazie alle sue caratteristiche si presta bene anche come cavo per il giradischi, per cui ho potuto provarlo sia con sorgenti digitali che analogiche (solito Linn).

Il prossimo lettore che mi scrive che l'effetto dei cavi è trascurabile o inudibile mi sentirà :-)
L'inserimento del Kimber KC1 è così evidente che, per assicurarmi di non essere in preda a deliurium audiophilis, ho chiesto a mia moglie, che stava seduta davanti al caminetto, a circa tre metri dal punto d'ascolto, ben fuori dal triangolo formato dai diffusori, se per caso riusciva a sentire qualche cambiamento nel suono dell'impianto.
Sul CD girava un brano di Sara K. da un disco Chesky, voce, chitarra, contrabbasso e batteria.
Mi sono stupito non poco quando, senza nepppure girarsi, mi ha detto: Si, la voce è più presente e definita, mi sembra manchino un po' di bassi profondi... alla faccia degli anni di esperienza d'ascolto al vertice del consueto triangolo del cavolo.
Faccio osservare che, ovviamente, io niente le avevo detto fino a quel momento sulle caratteristiche del cavo in prova.
Questo piccolo quadretto di vita familiare :-) mi è servito per rassicurare i pochi increduli rimasti: l'effetto dei cavi è sensibile ed udibile da tutti e io non vendo cavi, sia chiaro :-)
Basta avere un impianto che permetta di sentire le differenze, cioè un insieme di apparecchi ben ottimizzati, non necessariamente costosi, ed una mente sgombra da pregiudizi.
Dicevo delle caratteristiche del Kimber KC1.
Timbricamente è un cavo asciutto, con una gamma medio-alta notevole per definizione, pulizia e capacità d'introspezione.
Sono proprio queste le caratteristiche salienti: i particolari delle incisioni vengono fuori con una ottima naturalezza, senza per questo risultare iper-radiografante.
I piccoli rumori di sala, una sedia che si sposta, il respiro dell'artista al pianoforte, il rumore dei registri dell'organo, tutto viene fuori con molta precisione, senza forzature.
Sulle voci l'effetto è molto realistico, in particolare quelle femminili godono di un'ottima presenza e matericità.
La gamma altissima, pur conservando un'ottima precisione non è mai affaticante ne' distorta, anche nei momenti più difficili alle prese con sgenali particolarmente complessi. Anzi.
Tenuto conto della definizione del medio alto mi aspettavo un suono che nei momenti più impegnativi sconfinasse nello stridulo... e invece niente, mai un accenno di affaticamento, davvero un comportamento di gran classe.
Il medio basso conserva caratteristiche simili, una gran pulizia e controllo, tendente all'asciutto. Una riproduzione di questa parte dello spettro davvero molto composta e convincente.
A tratti, con certe incisioni, avrei preferito un po' di feeling in più.
Poichè il KC1 costa 300.000 e i miracoli non li sa fare neppure la Kimber qualcosa dovrà pur mancare nella prestazione di questo cavo, altrimenti non avrebbero senso di esistere i suoi compagni di scuderia che costano fino a 10 volte tanto o quasi.
Ebbene dove il KC1 mostra di essere un cavo, come tutti quelli nella sua fascia di prezzo e oltre, realizzato con compromessi è proprio la gamma bassa.
Essa è pulita, articolatissima ma manca un po' di profondità.
Tanto per capirci, non sto dicendo che questo cavo non ha bassi, dico solo che l'estremo basso, quello che non sentirete mai se non con diffusori che scendono almeno a 30 Hz, è un po' indietro rispetto al resto.
Se avete diffusori da stand di piccole dimensioni o addirittura minidiffusori, non vi accorgerete minimamente di questa piccola mancanza, facilmente perdonabile in un cavo di questo costo e di quest'equilibrio esemplare.
Quindi, giusto per chiarire ancora meglio, il KC1 non è un cavo *che non ha bassi*, tutt'altro: i vetri tremano abbondantemente comunque ed il contrabbasso riempe la stanza come al solito, solo dai 40/50 Hz in giù l'energia diminuisce un po', tutto qua.

La dinamica è buona, ma il punto forte è la velocità, davvero notevole. Velocità, non fretta.
A suo agio con l'esplosiva batteria di Jim Keltner nello Sheffield Drum Record così come con le grosse masse corali ed orchestrali sia dei Cantate Doomino che della Sinfonia Fantastica, rispettivamente.
L'immagine trae beneficio dall'ottima definizione della gamma medio-alta e la messa a fuoco è notevole.
L'effetto è quello di poter girare idealmente con lo sguardo ai lati degli esecutori, che restano lì incollati anche se vi spostate dal centro del punto d'ascolto.
Altezza e profondità buone, forse avrei preferito un po' più di larghezza.

Conclusioni

300.000 lire sono troppe per un cavo di segnale? Dipende. Soprattutto dal vostro impianto. Qualcuno dirà troppo poche.
Il Kimber KC1 sembra trovarsi a suo agio un po' in tutti gli impianti, ai quali può regalare quella nota di velocità e di definizione che aggiunge realismo alla riproduzione.
Ricordiamoci che gli strumenti dal vivo sono tutt'altro che dolci e vellutati, parlo ad esempio di trombe, sax e percussioni in generale.
Provate a sentire una batteria che suona ad un metro da voi, senza amplificazione e poi tornate a casa a sentire il vostro impianto...la differenza sarà sconcertante.
Ovviamente il KC1 sarà un po' fuori luogo in un impianto già iperdefinito, il risultato finale potrebbe essere eccessivo.
La sua somma di pregi e di piccole mancanze (spero che nessuno creda che a questi prezzi si possa avere il suono di un cavo milionario) ne fanno un acquisto interessante nella sua fascia di prezzo e sicuramente un prodotto da provare se si cerca la definizione di un cavo di gran classe, pagando qualcosa in termini di profondità nelle primissime decine di Hz dello spettro udibile, che però, grazie alla moda dei minidiffusori e degli ambienti d'ascolto lillipuziani (più che una moda, una triste esigenza del vivere moderno), moltissimi audiofili non sentiranno mai...

© Copyright 1998 Lucio Cadeddu

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