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Prova d'ascolto dei diffusori TNT Lilliput

Un diffusore per tutte le stagioni?

Premessa

Il Motociclismo non è come il Golf - recita l'azzeccata pubblicità della splendida Honda VFR 750 F - dove, in funzione delle necessità del momento, puoi scegliere lo strumento piu idoneo.

In effetti, gli appassionati di motociclismo che possono permettersi il lusso di custodire nel proprio garage una Ducati 996 SPS per le sfuriate in pista ed il piacere di ammirarene le prelibatezze tecniche, una BMW 1100 RT per gustarsi confortevolmente lunghi viaggi e panorami, magari con la propria compagna, una Yamaha TDM per le tranquille gite fuori porta ed uno Scooterone per l'uso cittadino, non sono poi così tanti!
Il più delle volte, o si cede alla passione, acquistando un mezzo il cui ambito di utilizzazione risulta, per forza di cose, limitato, oppure è necessario effettuare una scelta di compromesso, non sempre soddisfacente per l'appassionato.
Fortunatamente, esiste sul mercato il citato modello del colosso di Tokyo, capace, ormai da anni, di incantare con le sue doti di ecletticità: non le difettano certamente armonia nella guida, sicurezza, confort, prestazioni, confezione e squisitezze tecniche.

Non mi risulta che Giuliano Nicoletti, progettista delle Lilliput, sia anche un appassionato del *suono* del quattro cilindri a *V* del modello Honda in questione. Tuttavia, nella realizzazione delle Lilliput, sembra proprio aver seguito la stessa musa ispiratrice...

Prima analisi

Come di al solito, Giuliano mi piomba in casa con un oggetto che di consueto ha ben poco: sembra quasi che, nel venire a trovarmi, sia incappato in un incidente stradale a causa del quale le povere Lilliput abbiano subito consistenti danni!

Una sommaria occhiata mi consente, infatti, di identificare due compatti diffusori a torre, spezzati ciascuno in due parti, cosparsi di Blue Tac e dai quali sembrano essere fuoriusciti i crossover e parte dell'assorbente acustico... Devo aver tradito la mia preoccupazione, perchè il buon Nicoletti parte a raffica con le spiegazioni del caso: Trattasi di un paio di minidiffusori utilizzabili sia da soli che assieme alla loro base dedicata - si affretta ad esporre - che solo in apparenza è una base di appoggio, in realtà è molto di più, un secondo carico acustico che, accordato con il minidiffusore, consente di ottenere un sostanziale incremento della risposta alle basse frequenze. Utilizzano altoparlanti schermati, per cui li puoi anche accostare al televisore per un uso HT.

Proseguendo con le spiegazioni, mi racconta che - Le due parti del diffusore si uniscono utilizzando del Blue Tac, così hai la tenuta garantita e puoi dividerle quando vuoi. Facendo i fori per gli altoparlanti, ho sbagliato la specularità, per cui ho rifatto i fori ed ho ricostruito le parti mancanti con il solito Blue Tac ed il crossover è montato esternamente per poterci intervenire velocemente (ah... ecco spiegato l'aspetto disasastrato!).

Ricapitolando: mobile in MDF, altoparlanti(ni) Ciare (un tweeter da un paio di cm ed un wooferotto da otto, di quelli che, in genere, si trovano persino presso gli Autoricambi)... tutto sembra fatto appositamente per consentire all'autocostruttore una realizzazione piuttosto agevole, senza che insorgano particolari difficoltà riguardo alla reperibilità delle componenti necessarie.
L'ingombro totale vale 16x16 cm (larghezza e profondità). L'altezza varia da 22 cm (solo il satellite) a 88 (compresa la base/carico acustico).
Il tubo di accordo, per ovvi motivi, spara verso il basso (è infatti collocato alla base del diffusore), per cui, volendo utilizzarle senza l'apposito supporto/carico acustico, andranno mantenute leggermente sollevate.

Per quelli che sono gli aspetti tecnici e costruttivi, vi rimando allo specifico articolo tecnico, a cura di Giuliano Nicoletti stesso, qui su TNT.

Spazio alla Musica!

Conosco Giuliano, e so che è capace di creare oggetti musicalmente sorprendenti. Però, questa volta, sarà per l'aspetto disastrato dei prototipi, per la soluzione inconsueta adottata, per gli altoparlantini(ini-ini) utilizzati, per l'eventuale dichiarato utilizzo HT... ma a me gli incolpevoli Lilliput proprio non danno fiducia!

Eppure gli oggetti, facendo un piccolo sforzo e tentando di immaginarli ben costruiti e rifiniti, mi appaiono veramente carini e ben collocabili in qualsiasi ambiente domestico.
E' in questa condizione psicologica che mi accingo ad affrontare la prova di ascolto con un certo (insano) scetticismo...

Bene, portato il fido Audioanalyse PA60 al giusto punto di *ebollizione* (...mi sono sempre chiesto se consumano più corrente 8 Watt in classe A oppure il ferro da stiro che si utilizza in casa... e se l'AEG suonasse meglio?), posizionati i diffusori a circa 1,5 metri dalla parete di fondo e poco meno da quelle laterali, introduco nel Marantz CD17 il primo argenteo dischetto.

Non faccio in tempo a sedermi al classico vertice del triangolo, che già le mie orecchie mi avvisano in modo evidente di come lo scetticismo di cui sopra fosse fuori luogo! Infatti, le Lilliput stanno sfoderando un'impostazione timbrica di tutto rispetto, con un'estensione in basso che, ad orecchio, non dovrebbe faticare a raggiungere i 50-55 Hz (Giuliano mi confiderà poi che a -3db ci sono i 51 Hz...).

Mi affretto a trovare il posizionamento migliore all'interno del mio ambiente (distanza tra i diffusori ed orientamento verso il punto di ascolto). Il mio gusto personale mi porta ad avvicinarle un poco con minimo orientamento verso il vertice del triangolo.
Ricomincio l'ascolto.
Risulta immediatamente evidente la cura posta, in fase di progetto, per consentire ai diffusori di esprimere un'immagine virtuale profonda e accurata. In modo particolare, mi impressiona positivamente la capacità di delimitare in modo netto i diversi piani sonori, con una eccellente focalizzazione degli strumenti collocati nel palcoscenico virtuale.

Ovviamente, il diffusore scompare letteralmente dalla scatola sonora, risultando pressochè inavvertibile.
Fuori piove ed è piuttosto freddino, per cui mi fanno un po' di tenerezza il coro ed il povero disgraziato che picchia con violenza sui timpani (passi per il coro, che si colloca sul balcone di casa mia, ma come farà il tizio dei timpani a stare sospeso per aria oltre i limiti del balcone - abito al quarto piano -, che pure distano tre metri buoni dal muro principale? Meno male che comunque le frequenze arrivano dentro casa...).

Un po' a malincuore tolgo dal CD17 uno dei dischi che utilizzo, in genere, come riferimento, e che conosco molto bene (Enya, Watermark), e introduco nel cassetto la Sinfonia Fantastica di Berlioz.
L'impresa è di quelle ardue, in modo particolare per quanto riguarda la gamma bassa. Il contenuto energetico di bassissime frequenze è, infatti, estremamente consistente, e la ricostruzione spaziale molto accurata. Questo secondo aspetto non sembra spaventare le Lilliput, che mostrano di trovarsi perfettamente a loro agio materializzando letteralmente gli strumenti all'interno del mio ambiente di ascolto.
Questa è, infatti, una delle caratteristiche più interessanti delle Lilliput, che svolgono tale compito con la massima naturalezza e senza la minima indecisione.

Quello che, invece, era stato il terreno di scontro favorito da parte del Trentino (il nostro Sub, ricordate?), mostra di essere invece prova piuttosto difficile per le nostre colonnine, non tanto per la qualità del basso (fin dove arrivano, sono davvero valide), quanto per la tenuta in potenza: con un livello medio, non ci sono problemi, a volumi sostenuti, il povero wooferotto(ino) proprio non ce la fa. Da un momento all'altro, mi aspetto di vederlo fuoriuscire dai diffusori con l'intezione (malcelata) di offendere il torturatore di turno centrandolo in pieno!

Però devo ammettere che l'incisione è di quelle *cattive*. Quelle, per intenderci, che in genere piace portarsi dietro alle manifestazioni di HiFi e che vengono consegnate, con fare di sufficienza, all'ignaro dimostratore di turno, per potersi così divertire nel vederlo sbiancare di fronte all'evento *distacco e successivo decollo della membrana del woofer*!
Oltretutto, il mio ambiente di ascolto è relativamente amplio...

Mi fermo un attimo e ricapitolo: i diffusori sono dotati di una insospettabile capacità di scendere a bassa frequenza, di una buona tenuta in potenza (fatti salvi i casi particolari di cui sopra), sono capaci di ricostruire un'immagine virtuale eccellente, in termini di profondità, adeguata sui piani orizzontale e verticale. Le ottime doti di proiezione dell'evento sonoro nello spazio virtuale, sembrano poi voler esporre all'ascoltatore le componenti architetturali del messaggio musicale.

A questo punto della prova, non nascondo di attendermi molto nella riproduzione delle voci, ed in men che non si dica, dalla capiente Babele si materializza il CD di Carmen McRae intitolato a Sarah Vaughan.
Mi venga un accidente! Mi sembra quasi di avvertire l'odore dell'alito della Carmen! Ogni più piccolo particolare viene restituito con un'accuratezza esemplare: i respiri, il rumore della saliva mentre apre la bocca (bleah!)... nulla sfugge all'analisi delle Lilliput, che, oltretutto, risultano dotate di un acuto setoso e piuttosto raffinato.
L'impressione viene rafforzata dal brano successivo, dove entra in scena una batteria dotata di piatti armonici e lucidi, davvero piacevoli. Il tutto, poi, e estremamente veloce e dotato di un buon contrasto dinamico, unito ad un ottimo microcontrasto.

Rifletto un po' e giudico le Lilliput non particolarmente esigenti nei confronti dei partner di lavoro, tuttavia in grado di valorizzare adeguatamente, soprattutto in gamma media e alta, anche apparecchi di un certo pregio *musicale*...

Non ho parlato, finora, di quello che, a mio modo di vedere, sembra l'aspetto meno convincente dei diffusori in prova: la gamma bassa (diciamo quella compresa tra i 100 ed i 150 Hz). Questa risulta presente ed assolutamente non *gonfiata*, tuttavia il livello qualitativo non mi sembra allineato a quello della gamma bassissima e medio-alta. L'impressione, è che manchi un po' di trasparenza e permanga un po' troppo nell'ambiente di ascolto. E' possibile che la sinergia con il mio ambiente, assolutamente non trattato acusticamente, a parte il mobilio, non risulti ottimale.

Non dispongo di punte coniche in numero sufficiente da collocare sotto i diffusori, ma il rumore proveniente dalla cameretta delle mie bimbe mi suggerisce di effettuare comunque un tentativo con attrezzi di fortuna...
Detto e fatto, esco dalla cameretta dotato di sei biglie di vetro (ricordate? ci abbiamo giocato tutti da bambini) e, con attenzione, le colloco sotto la base del diffusore.

Le cose migliorano un poco, e la gamma di frequenze incriminata acquista maggiore naturalezza ed articolazione. Non sono però del tutto soddisfatto, così decido di fare alcune prove variando la quantità di assorbente acustico posta all'interno del satellite.
I soliti imballi di una scheda di rete per PC mi tornano, in questo caso, estremamente utili. Un materiale espanso di densità molto limitata, dimensioni di circa 1,5x10x20 cm. Lo sagomo un po' e lo infilo nel condotto di accordo alla base del satellite, riunisco le basi ai diffusori e... disastro!!! Non riconosco più il buon suono ascoltato in precedenza.
Possibile che un pezzetto di spugna abbia influito così tanto (in senso negativo) sul risultato finale? Mi avvicino ai diffusori quel tanto che basta per capire che uno dei due woofer(ini) non emette alcun suono. Un po' preoccupato, mi armo di cacciavite e lo tiro via. Ah, ecco! E' completamente scollegato. Devo essere stato un po' incauto nell'infilare l'assorbente acustico (scusa Giuliano...), magari col concorso di colpa di saldature un po' sommarie (l'analisi dei morsetti tradisce la presenza di vecchi spezzoni di cavo di altro tipo precedentemente saldati. L'estro creativo di Giuliano non avrà certamente risparmiato ai componenti in oggetto altri tipi di configurazione *acustica*).

Il saldatore non mi manca, per cui sistemo il tutto (non prima di aver effettuato il test con la classica batteria da 1,5 volt per la corretta messa in fase...) e riavvito il componente al mobile.
Il successivo ascolto finalmente mi soddisfa, il basso si dimostra molto più vicino ai miei gusti musicali, così proseguo con la prova, rendendomi conto solo ora della totale assenza di fatica di ascolto.
Per cui la pianto di fare il critico e mi godo in santa pace la musica che preferisco ad un volume umano, il che mi consente di apprezzare tutte le qualità delle piccole torri, dalle quali, per quanto mi concentri, non riesco proprio a localizzare l'emissione di alcun tipo di suono. Decisamente bene...

E se le ascoltassi senza il secondo carico acustico?

Con una certa pressione laterale, divido in due gli oggetti e colloco il (mini)diffusore vero e proprio sui supporti in legno massello di nostra progettazione (occhio al Tempio del Tweaking... lì trovate il progetto), con tre monete da cento lire sotto ciascun diffusore (l'accordo reflex è sul fondo, ricordate?).

Viste le dimensioni del mio ambiente di ascolto, l'impressione immediata è quella che mi abbiano rubato qualcosa... il diffusore sembra incompleto, ma basta concentrarsi un poco per ritrovare le stesse qualità emerse durante la prova effettuata con la base/carico acustico in dotazione (ma quale dotazione? qui tocca costruirsi tutto :-): ottima ricostruzione prospettica, suono dolce ed analitico, timbrica piacevole.

In ogni caso, il piccolo diffusore, senza il doppio carico acustico, non impressiona più di tanto per estensione in basso. Magari, in un ambiente di ascolto di dimensioni più contenute potrebbe esprimersi meglio. Anzi, la soluzione modulare potrebbe risultare particolarmente vantaggiosa per coloro che, ad oggi, dispongono di poco spazio per la collocazione dei diffusori in ambiente (a causa dell'ambiente stesso, magari di dimensioni troppo limitate, oppure a causa dell'arredamento), e tuttavia non vogliono rinunciare, in prospettiva, alla possibilità di far crescere il proprio sistema, tramite una migliore collocazione in ambiente e, magari, utilizzando il carico acustico aggiuntivo.
Se poi ci aggiungiamo la possibilità di un utilizzo HT (gli altoparlanti sono tutti schermati), ecco che otteniamo uno scenario al quale non difettano certamente doti di ecletticità.
Quindi, una soluzione che cresce, o si adegua alle esigenze (andando in vacanza, e non volendo rinunciare all'ascolto di buona musica, si possono portare solo i satelliti...), senza particolari difficoltà.

Per chiudere...

..., posso solo dire qual'è la spesa necessaria per la costruzione delle Lilliput: circa 250.000 lire (si, avete capito bene: duecentocinquantamilalirette)!!!

Cos'altro dire? Non appena riesco a trovare il posto per stivarle (ho già altre tre coppie di diffusori + un Subwoofer...), me le costruisco anche io (magari in massello di noce nazionale...)!!!

PS - Viste le qualità progettuali e realizzative dimostrate da Giuliano, spero che ascolti il mio consiglio e si dedichi quanto prima alla progettazione, per TNT, di una coppia di diffusori da autocostruire senza compromessi, con componenti (altoparlanti, crossover e cablaggio interno) di prima scelta. Quanti di voi sarebbero allettati dall'idea di ottenere, al costo di una normale coppia di diffusori economici (diciamo sulle 700-800.000 lire), un sistema di altoparlanti con prestazioni veramente Hi-End? Ehi, calma..., non spingete. Il primo della fila sono io!!!

© Copyright 1998 Stefano Monteferri

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