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TNT: Editoriale di Agosto

Nota del Direttore:
questo mese lasciamo la tastiera ad un operatore del settore per consentirgli di esporre la sua visione del mondo dell'HiFi.

Alcuni cenni di Alchimia musicale

Sorge immediato chiedersi che cos'è l'Alchimia, termine di sapore antico e dall'oscuro significato e cosa ha a che fare con la musica e con l'Alta Fedeltà?

L'Alchimia è azione finalizzata alla trasformazione, la *Grande Opera* dei vecchi alchimisti veniva rappresentata infatti dalla trasmutazione di un metallo vile, il piombo, in un metallo nobile, l'oro.
Quest'operazione, apparentemente meccanica, nascondeva il reale scopo di una vita di studi e di applicazione della ricerca, l'uomo trasformava sè stesso, partendo dalla parte grezza di sè, la personalità non integrata, per arrivare, attraverso un processo di raffinazione sottile, ad uno status in cui la personalità si integra con l'anima seguendo di questa gli scopi.
La musica diventa esempio di questo processo alchemico, e mi limito in questo contesto a considerare solamente ciò che l'uomo crea e di cui liberamente fruisce, quando si osserva che essa, partendo da un'azione che apparentemente interessa il piano fisico, ovvero l'offerta ai nostri organi di senso di suoni organizzati, finisce per trasferirsi su di un piano che non è più quello materiale ma quello impalpabile delle emozioni.

Mi fermo a osservare questo passaggio del processo, senza volere indagare oltre circa il trasferimento delle emozioni ad altri piani ancor più sottili, perchè questo è il momento in cui si può applicare ciò di cui ho appena accennato al campo che in sede di questa rivista direttamente interessa: l'Alta Fedeltà. Ci si è mai chiesti qual'è il fine che spinge le persone a possedere un impianto HiFi e a cercare continuamente di migliorarne le prestazioni?
Spesso questa motivazione sfugge alla ragione nascondendosi in regioni occulte del pensiero, tuttavia ciò che primariamente induce l'uomo a riprodurre per sè della musica è certamente il desiderio di emozione.
Chi potrebbe negare infatti che il principale nutrimento nel fruire di una composizione musicale sia proprio l'emozione che nell'ascoltatore si produce ?
Il nostro corpo è in questo senso un meccanismo incredibilmente raffinato:i nostri recettori, gli organi di senso, compiono un lavoro estremamente preciso, quando ricevono e ritrasmettono i messaggi che saranno poi trasmutati in emozione.
Bisogna osservare però che durante un ascolto *in diretta* dei musicisti questo lavoro comporta una facilità che è insita nella natura stessa delle cose, tutto sta li' e non c'è altro da fare che non la semplice azione dell'ascoltare, cosa che del resto non richiede alcun genere di artificio.
Se nel riprodurre la musica in casa propria il fine rimane invariato, (la produzione di materiale per la nostra sfera emotiva), diverso è il modo in cui gli organi di senso, imputati alla raccolta dei dati, si trovano a dover operare per svolgere un compito che è fondamentalmente lo stesso.
Un sistema HiFi in questo caso ha il compito di sostituire i musicisti e ciò che gli si richiede è di operare, a nostro beneficio, un convincente inganno sensoriale. Se si potesse codificare per intero il contenuto di informazioni che in un ascolto dal vivo viene elaborato, sarebbe immediatamente chiaro quanto in una riproduzione domestica questo fattore subisca delle imponenti variazioni, sia in termini di quantità che anche, e in maniera importante, in quelli più specifici di qualità.

Si è sempre fatto un gran parlare della difficoltà che comporta registrare queste informazioni su un supporto ripetibile e in seguito rielaborarle per la riproduzione finale;anche se dai primordi ad oggi la tecnologia ha compiuto passi da gigante, alla resa dei conti, sinchèun sistema acustico sarà costituito da una sorgente che invia segnali a due diffusori ed un ascoltatore, rigidamente condizionati da una imprescindibile simmetria, sempre ci si dibatterà nel medesimo e annoso problema:la necessità di dover produrre un inganno per il nostro apparato sensoriale.
Ora, un inganno è tanto più convincente quanto più esso stesso riesce ad avvicinarsi alla credibilità; ecco, da qui sembrerebbe trarre origine quell'irrefrenabile desiderio di miglioramento che ogni audiofilo profondamente conosce.
Si sarebbe portati ora a ragionare di acustica, di matematica, di anatomia umana o architettura domestica, ma lasciamo queste argomentazioni a progettisti e costruttori; noi audiofili, che per la grande maggioranza usiamo servirci di prodotti finiti e già presenti sul mercato, dovremmo, per la nostra stessa causa, cercare di semplificare al massimo quel criterio di valutazione in base al quale solitamente scegliamo una apparecchiatura Hi-Fi.
Perchè dunque non provare a utilizzare quegli strumenti di valutazione che già sono in nostro possesso ma che tanto spesso invece preferiamo trascurare?
Proviamo ad ascoltare prima della scelta, valutando per quel che sarà il risultato emozionale e non per delle semplici e troppo spesso fuorvianti promesse stampate.

Per concludere, la migliore qualità di un impianto ad Alta Fedeltà può essere misurata, a mio parere, non tanto da strumenti elettronici capaci di elaborare quantità impressionanti di dati numerici o di grafici, ma da uno strumento talmente semplice da non poter mentire: il nostro stesso corpo emotivo.

© Copyright 1997 Marco Manca (Resonance HiFi)

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