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TNT: Editoriale di Maggio

Il latte scremato costa più di quello intero, II: 6 mesi dopo

A circa sei mesi di distanza dalla mia proposta contro il prezzo dei CD e' giunto il momento di fare alcune osservazioni, in merito a diversi avvenimenti nuovi che hanno portato altra luce sul problema.

La raccolta firme da me organizzata continua a pieno ritmo ed anzi più passa il tempo e maggiore e' il numero di persone che ne vengono a conoscenza grazie a quel tam-tam straordinario che e' Internet ed anche grazie al supporto della prima rivista ufficiale che ha avuto il coraggio di sostenere e dar voce a questa campagna di protesta (grazie ancora, FdS!).
Un sincero ringraziamento va anche agli amici di The Music Engine, rivista musicale on-line, per aver appoggiato la mia protesta pubblicando per intero il mio Editoriale di Dicembre.
Vorrei segnalare anche la forte protesta portata avanti dall'amico Alessandro Mallozzi, Presidente dell'Italian Fan Club dei REM, che si e' dato da fare a tutto campo per far sentire il proprio dissenso, in particolare chiedendo che ai dischi venga applicata la stessa aliquota IVA che grava sui libri. (4% in luogo dell'esagerato 19%).

Alla luce di alcuni fatti nuovi mi preme fare diverse considerazioni riguardanti il prezzo dei dischi e la piaga detta pirateria.

Il prezzo dei dischi: cosa sta succedendo di nuovo

L'argomento inizia a far discutere un po' tutti, mezzi di comunicazione di massa compresi. Questo e' un buon segno, significa che la nostra non e', ne' può essere, una battaglia contro i mulini a vento.
Alle iniziative dei singoli, come quella di Ciro Cuciniello, addetto ai lavori, della quale trattiamo nell'Editoriale di Dicembre (aggiornato ad Aprile), si sono aggiunte alcune importanti prese di posizione di personaggi ben noti quali il giornalista televisivo Bruno Vespa che, in quel di Sanremo, ha provocato un bel po' di rumore e di polemiche sull'argomento.
Recentemente alcuni artisti hanno manifestato pubblicamente contro il fenomeno della pirateria e di questo fatto tratteremo nel prossimo paragrafo.

Vorrei in questa sede precisare meglio la mia posizione per evitare fraintendimenti o equivoci: questa non e' una semplice guerra dei poveri, e' una protesta contro chi vuole distruggere la Cultura Musicale in Italia.
Il fatto importante non e' che non possiamo permetterci di pagare le cifre richieste per un CD e che di conseguenza protestiamo.
Personalmente, in pochi anni, ho messo su una collezione di oltre 200 CD ed altrettanti LP e se si fanno quattro conti si vede che trattasi di un investimento piuttosto rilevante.
Tuttavia ritengo profondamente ingiusto, aberrante ed assurdo pretendere che un operaio o uno studente, sempre alle prese con problemi finanziari seri sui quali non si può tacere, si veda precluso l'accesso al mondo della Cultura Musicale perchè fuori dalle proprie possibilità economiche.

A che serve, e mi rivolgo ai tanti cantori nostrani, scrivere canzoni di protesta, socialmente impegnate come si sarebbe detto una volta, se poi l'accesso al patrimonio musicale, dischi e concerti, e' riservato ad una elite sempre più ristretta ?
Credete davvero che un operaio con 1 milione e mezzo al mese, moglie e figli da mantenere, possa permettersi il lusso di spendere 40.000 lire per un pezzo di plastica con mezz'ora di musica dentro?
Volete seriamente impegnarvi, più coi fatti e meno con le parole?
Premete verso i discografici per far calare i prezzi dei dischi, sic et simpliciter.
La Cultura non e' un bene voluttuario come le auto di lusso o i vestiti firmati.
E' il patrimonio di un popolo che va salvaguardato, protetto e coltivato.
O forse si vuole che solo un numero ristretto di persone possa accedervi così che il resto della gente sia costretta a farsi riprogrammare dalla televisione e dalla sua spazzatura ?
Prima ci si renderà conto che continuando così non solo si va verso una società sempre più ignorante ed incapace di apprezzare le cose belle della vita ma si decreta, ipso facto, la morte di tutto quel mondo, commerciale, che di Cultura (Musicale e non) vive e lavora.
Quindi, cari discografici ed Autori, se non per un moto interno di amore per la Musica, pensateci per la vostra stessa sopravvivenza.

La Pirateria: cosa c'e' di nuovo

Intanto registriamo il diffondersi dei CD pirata, fenomeno in preoccupante crescita e sintomo di un disagio serio che non può essere trascurato.
Su questo punto vorrei che la mia posizione fosse chiara:
sono CONTRO ogni forma di pirateria che va combattuta con tutti i mezzi legali possibili.
Invito tutti gli appassionati a non acquistare materiale discografico pirata almeno per impedire il proliferare di azioni illegali e l'arricchimento di pochi disonesti.

Chiarito questo punto andiamo ad esaminare alcune recenti iniziative contro la pirateria.
Alcuni artisti italiani hanno pubblicamente distrutto, mediante l'uso di rulli compressori, migliaia di CD e cassette pirata.
Questa e' stata un'azione dimostrativa per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica verso il problema che, come dicevo, ha assunto proporzioni decisamente allarmanti.
Fonti ufficiali (SIAE al TG3) assicurano che il 22% delle vendite di materiale discografico e' di provenienza illegale contro il 6% di altri Paesi Europei
Il Presidente della SIAE riconosce (fonte: TG3 del 15/4/97) che questo problema e' in parte dovuto all'alto prezzo del materiale originale anche se fa comunque osservare che se tutti acquistassero dischi ufficiali il prezzo sarebbe più basso.

Questo e' un punto sul quale sono estremamente critico: non si combatte un calo di vendite con un aumento dei prezzi, mai.
E' la più semplice legge di mercato che ci insegnano sin da bambini, quella della domanda-offerta.
Consentitemi però di fare una ulteriore osservazione:
quando il CD non esisteva, il problema degli LP pirata era pressochè sconosciuto, questo a causa degli alti costi di produzione del disco in vinile (macchine per la stampa, scarti, trasporto etc.).
Oggi, con l'avvento del digitale, e' estremamente facile ed economico stampare copie perfette di CD audio e si parla di un costo di circa 1000 lire a copia (fonte: TG3). In pratica l'arrivo della tecnologia digitale ha consentito da un lato di aumentare a sproposito e senza ragione i prezzi dei dischi (leggetevi l'Editoriale di Dicembre) dall'altro il proliferare di attività illecite come era facilmente prevedibile.
In sostanza il trucco del supporto digitale che con un'abile mossa di marketing ha permesso alle Case Discografiche di arricchirsi alle spalle degli ormai inebetiti e digitalizzati acquirenti si e' rivoltato loro contro, favorendo il fenomeno della pirateria.
Vi ricordate quanto erano più costosi i CD rispetto ai dischi LP nel breve periodo nel quale sono coesistiti?
Verrebbe da dire: avete voluto la bicicletta *digitale*?...E adesso...

Conclusioni e proposte

Le proposte sono sempre le stesse: speriamo in un ravvedimento dei Discografici o in una presa di posizione coraggiosa degli Autori o, ancora, in una riduzione dell'IVA da parte del Governo.
Nel frattempo però possiamo fare qualcosa:
intanto propaganda contro la pirateria, non tanto per salvaguardare interessi che si proteggono da se' o che vengono protetti piuttosto bene dai media quanto perchè attività illegale.
In secondo luogo facciamo propaganda, facciamoci sentire presso chi ha più voce di noi, politici (sia io che Ciro Cuciniello abbiamo spedito, indipendentemente, una lettera di protesta al ministro Veltroni), addetti ai lavori e riviste del settore.

Proprio queste ultime dovrebbero avere un sussulto di dignità e mostrarsi una volta tanto meno asservite e schiave della pubblicità con la quale le Case Discografiche intelligentemente riempiono pagine e pagine.
Cari colleghi (e scusate il termine), questo sarebbe un atto di coraggio che i vostri lettori apprezzerebbero molto: ricordatevi che questi, e non gli inserzionisti, sono la vostra unica forza.
Una rivista con pochi lettori e' una vetrina commerciale poco appetibile per gli stessi inserzionisti. Pensateci.

Voi lettori, d'altra parte, avete in mano un'arma potentissima: manifestate il vostro scontento, scrivete alle redazioni dei giornali musicali esprimendo il vostro disagio nel non vedervi tutelati nel vostro diritto fondamentale: quello di poter accedere alla Cultura.
Nel caso non riceviate segnali rassicuranti non esitate a lasciare in edicola quella stessa rivista.
Se davvero vogliono fare da catalogo patinato per i discografici o i loro inserzionisti che facciano pure: e' un gioco al suicidio.
La rivista esiste finchè ci siete voi, persi i lettori si chiude baracca e, ed e' proprio il caso di dirlo, burattini.

E' vero, ognuno di noi e' solo ma tutti insieme abbiamo la forza di far cambiare le cose. Questa e' una piccola battaglia, ci sono situazioni ben più gravi contro le quali bisognerebbe protestare ma il diritto alla Cultura, dopo quello al lavoro, rimane per me una delle cose per le quali vale ancora la pena combattere.

Non e' vero che *tanto non serve a niente*, come da più parti ho sentito dire.
Serve per farci sentire, per non continuare ad assistere inermi ed inebetiti alla distruzione della Cultura in Italia, per poter dire di averci *almeno provato* a cambiare le cose che non ci vanno bene.

Oggi e' il momento della Musica, poi comincerà a mancare tutto il resto, i libri, il cinema, il teatro e tutto quello che non e' strettamente necessario, lasciandoci gli ipermercati, le discoteche a 150 dB, le partite di calcio e la televisione.

Se questo e' tutto quello che volete dalla vita, staccate la spina e tornate pure a dormire.
Se siete d'accordo invece fatevi voi stessi portavoce di questa protesta, diffondendola presso amici e conoscenti, ripeto, non come guerra dei poveri, che sarebbe comunque più che giustificata, quanto per difendere noi ed il nostro Paese dall'abbruttimento più devastante: la perdita della Cultura e del desiderio di apprezzare le poche cose belle rimaste nella vita.

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu

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