Editoriale di Aprile 2020

L'Audio 8D: moda, bufala o possibilità?

Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: Aprile, 2020

[8D Audio]

In questi giorni vi sarà capitato di ricevere da qualche vostro contatto l'invito ad ascoltare in cuffia dei brani musicali codificati con la misteriosa sigla Audio 8D. L'ascolto in cuffia di questi brani promette, e per certi versi mantiene, l'illusione di un suono completamente svincolato dalle orecchie (e quindi dalle cuffie), un suono che ruota letteralmente a 360° intorno alla nostra testa. I suoni sembrano provenire da punti nello spazio esterni a noi, a destra, a sinistra, di fronte, di spalle, come in una sorta di ipertrofico surround.

Sgombro subito il campo rispondendo alle tre domande nel titolo. Sicuramente l'Audio 8D è una moda, ma non è neppure tanto recente. A noi matusa è arrivata adesso, perché siamo sempre in ritardo, ma gli adolescenti lo conoscevano già da quasi 2 anni. Quando infatti ho chiesto a mia figlia mi ha detto che l'aveva ascoltato un paio d'anni fa e, per motivi che sto per spiegare, subito accantonato.

Non è poi una bufala, come tante altre che girano in rete. L'Audio 8D funziona eccome, e mantiene ciò che promette. Il suono è effettivamente svincolato dalle orecchie, nonostante l'ascolto in cuffia. Bastano anche due cuffiette da smartphone per sentire l'effetto, mentre coi diffusori la cosa non funziona o, almeno, non nel modo per il quale è stato pensato l'audio 8D. Perché si chiami Audio 8D è un mistero, visto che non esistono 8 dimensioni spaziali, ma solo 3. Ho trovato anche dei brani 12D!
D'altra parte, audio 3D era già stato sfruttato e c'era bisogno di qualcosa di più attraente. Non so se il numero abbia qualcosa a che fare con il modo nel quale la codifica è realizzata, magari si prediligono 8 punti nello spazio, quattro davanti alla nostra testa e altri quattro posteriormente ad essa. Non so, ma la cosa è irrilevante. Non c'è molta letteratura in circolazione, soltanto dei canali YouTube dove questi file possono essere ascoltati. Si parte da musica composta esattamente per questa tecnica, a manipolazioni in 8D di brani celebri, rock o classici (Stairway to heaven dei Led Zeppelin o le Quattro Stagioni di Vivaldi).

Tecnicamente, l'idea non è particolarmente nuova e risale già agli anni '70, con le tecniche Ambisonics, per tentare di svincolare il suono dai diffusori. Di fatto, l'Audio 8D altro non è che lo sfruttamento di tecniche Ambisonics, rese più semplici grazie alle attuali capacità di calcolo. Poi ancora altre tecniche di registrazione binaurale, per ottimizzare l'ascolto in cuffia (e non solo), infine i vari tipi di surround, vero o simulato.

Quel che sentirete in un brano 8D è il suono che in continuazione si sposta da un canale all'altro e poi frontalmente a voi e posteriormente. Si tratta, in pratica, di un gioco a ping-pong tra canali, come nelle prime maldestre registrazioni stereofoniche, con l'aggiunta di riverbero e ritardi di vario tipo. Quel che conta è che l'effetto spettacolare c'è, ed è molto forte. Ovviamente, per chi è abituato ad ascoltare musica, riprodotta o dal vivo, il giochino è tutt'altro che naturale. Quando ascoltiamo qualcuno che suona o andiamo a un concerto, gli esecutori e pertanto il suono, sono di fronte a noi, e non alle nostre spalle né tantomeno fanno ping-pong da un orecchio all'altro. L'effetto non solo è innaturale, ma è assolutamente fastidioso, difficile resistere per più di pochi minuti. La vertigine o il mal di testa sono assicurati. Pertanto, dal nostro punto di vista di appassionati di musica, queste tecnologia sembrerebbe inutile. E così si saranno pronunciati i vari soloni dell'HiFi, dimenticando però che l'audio 8D può essere una fantastica possibilità.

La risposta è certamente positiva, basterebbe sfrondare il processo fino a conservare soltanto l'effetto di delocalizzazione del suono, concentrandosi esclusivamente su una riproduzione statica di fronte all'ascoltatore, così come avviene nella realtà. Non sono certo che si possa fare in maniera semplice, ma varrebbe la pena sperimentare in questo senso. Chi ascolta in cuffia avrebbe l'illusione di un suono che proviene dallo spazio di fronte alla sua testa, e non dall'interno di essa. Sarebbe un enorme passo avanti nel rendere l'ascolto in cuffia più vicino a quello naturale. Resterebbe il problema della mancanza dell'impatto fisico, ma a quello temo non si possa porre rimedio. L'impatto fisico è generato dallo spostamento d'aria provocato dagli altoparlanti e non c'è tecnologia al mondo che possa simulare la produzione di un'onda meccanica (= energia meccanica che si sposta nell'aria) che investe il nostro corpo.

Un'altra possibilità è offerta dall'applicazione, che già è stata implementata, di questa tecnologia ai concerti live o alle esposizioni multimediali, per immergere l'ascoltatore in uno spazio di realtà virtuale sia visiva che sonora.

In conclusione, cerchiamo di non buttar via il bambino insieme con l'acqua sporca, come si dice. Abbiamo sempre fatto così, noi audiofili, con le nuove tecnologie. Il Cd fa schifo, è meglio il vinile, il transistor fa schifo, meglio le valvole, la classe D fa schifo, meglio le amplificazioni tradizionali. L'elenco potrebbe essere molto lungo. Se c'è una possibilità nuova che consente di delocalizzare i suoni in modo naturale per l'ascolto in cuffia, varrebbe la pena sfruttarla. Allo stato attuale, certo, gli audio 8D restano un divertente esperimento ma, come mia figlia ha avuto modo di dire “non ascolterei mai la musica così”. :-)

E ora mettevi le cuffie e godetevi Comfortably numb dei Pink Floyd in 8D!

Alcuni degli argomenti da me qui trattati li ritrovate in un bell'articolo di Bruno Ruffilli, appena pubblicato sul quotidiano La Stampa di Torino.

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