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Editoriale di Maggio 2005

Report annuale della RIAA sulla vendita del software musicale

Avevo promesso questo editoriale già da diversi mesi, ma ho dovuto attendere che la RIAA (Recording Industry Association of America) pubblicasse i dati di vendita del mercato musicale relativi all'intero anno 2004. Come probabilmente saprete, la RIAA è l'associazione delle etichette discografiche negli USA e raccoglie oltre il 90% di tutta la produzione musicale americana. Ogni sei mesi pubblica i dati relativi alle vendite di materiale audio e video, su qualunque formato, negli Stati Uniti, il mercato certamente più rappresentativo per quanto riguarda i trend di andamento del mercato mondiale. E, ovviamente, la RIAA pubblica anche un YearEnd Report che fa il resoconto di un intero anno (il link apre il documento PDF originale della RIAA).
Le notizie non sono malvagie in assoluto e certamente il tipico lagnoso pianto greco dei discografici, almeno relativamente all'anno 2004, ha ben poche ragioni di continuare. Infatti, per la prima volta negli ultimi 5 anni, il trend si è invertito e la vendita di supporti "fisici" (non si parla di download, quindi) è cresciuto di ben il 4.4% rispetto al 2003. A tirare il carro ci sono due supporti: il buon vecchio CD (+2.8%) e, naturalmente, il DVD Video (+66%!!!). In netto calo TUTTI gli altri. E, con questo, intendo anche i tanto "pompati" nuovi formati ad alta risoluzione, ossia SACD (-39.6%) e DVD-Audio (-20.6%). In calo anche il vinile (-11.9%). Questi dati tra l'altro rispecchiano un trend che si può definire mondiale, come si evince dalle statistiche della IFPI - International Federation of the Phonographic Industry - che parla di crescita generale zero a livello mondiale ma con diversi spunti positivi (leggetevi il report, contiene varie informazioni interessanti).

Sui dati di questo documento della RIAA, che non commenterò in dettaglio, ci sono da fare un certo numero di osservazioni:

Tutto questo, comunque, è avvenuto nonostante la strenua difesa di uno dei due formati (a seconda della scuola di pensiero) da parte di riviste del settore, discografici "audiophile" ed audiofili pron(t)i a chinare il capo alle richieste del mercato, anche le più insensate.
A proposito dei discografici, sembrerebbe che alcuni di quelli più infiammati dal sacro fuoco dei nuovi formati stiano già facendo retromarcia, riprendendo a stampare...udite udite...gli obsoleti CD!!! Magari dopo aver sostenuto a gran voce che avrebbero stampato solo SACD! E' pur vero che la coerenza ad oltranza è la dote degli ottusi, ma questo voltagabbanismo non è che sia tanto elegante da vedere.
A proposito delle riviste, invece, c'è da dire che ci hanno provato (e continuano a provarci...) in tutti i modi: prima sostenendo che anche i lettori DVD-Video economici potevano suonare benissimo (persino meglio!) i CD Audio normali, poi spingendo con forza le macchine multi-formato ed infine pompando i SACD ibridi.
Insomma, l'impegno, bisogna ammetterlo, è stato notevole. I risultati, ahiloro, invero un po' scarsini, a fronte di tanto impegno. Che abbiano perso la loro capacità di persuasione? Che gli audiofili (e musicofili in generale) stiano trovando altri modi per accedere all'informazione, diversi da quelli "istituzionali"? E' forse questo che fa infuriare ed etichettare istericamente Internet quale "realtà senza controllo", come se questo fosse un aspetto particolarmente negativo?
Io credo che l'autorevolezza e l'indipendenza - doti delle quali si fregiano gran parte delle riviste audio del settore - non siano cose che ci si autoassegna, con tronfia prosopopea, ma piuttosto si conquistano sul campo, coi fatti. Indipendenza, in particolare, significa anche saper dire NO alle sirene del mercato ed ai propri inserzionisti/amici, quelli che vorrebbero spingere i consumatori ad acquistare sempre l'ultimo ritrovato, in questo caso specifico, un qualunque nuovo supporto digitale.
Non è così che si "muove" il mercato, a nostro umile modo di vedere, piuttosto proponendo cose che le persone sono in grado di apprezzare come un sostanziale "cambiamento" (come fu il CD sull'LP) e che, soprattutto, siano in grado di acquistare davvero, non chimere irraggiungibili lontane anni luce dal mondo reale. Per la maggior parte dei consumatori già il CD è un oggetto troppo costoso. E il SACD non viene letto dai PC, sino ad oggi.
Frequentando amici (grandi) appassionati di Musica mi sorprendo - ormai sempre meno, a dir la verità - di quanti pochi CD ci siano nei loro scaffali. O hanno tutto nel PC, in formati compressi, oppure hanno CD copiati. L'acquisto del CD originale viene lasciato ai pochi casi che veramente "meritano", quasi si trattasse di oggetti preziosi. E nella maggior parte dei casi si tratta di edizioni mid-price, attese per anni prima di acquistarle, pur di evitare il full-price.
Attenzione che non sto parlando del consumatore "medio", quello per il quale la Musica è un accessorio come tanti. Mi riferisco a veri appassionati, con uno stipendio "normale", che fanno veramente fatica ad acquistare i CD originali. Nelle case dei "consumatori medi" di Musica ce n'è ben poca, invece. Molte suonerie, questo sì, purtroppo. Comunque, spendere 20 Euro per un CD è un lusso che non tutti si possono permettere. Tant'è che i CD sono diventati oggetti da regalo. Fra un po' li vedremo nelle cartolerie insieme alle biglietti di auguri parlanti, ai pupazzi ed alla carta da regalo.
Questa E' la realtà e non sarà l'ennesimo formato ad alta risoluzione a cambiare le cose. Un software che, nella stragrande maggioranza dei casi, non porta alcun miglioramento sostanziale all'ascolto per il consumatore "medio" o per il "medio" appassionato di Musica.
E, ovviamente, non cambia di una virgola la fruibilità della Musica, anzi. Col fatto che il SACD non si può copiare viene meno il diritto sacrosanto alle copie per uso personale, quelle da usare in macchina, in studio o a passeggio. Tra l'altro, questa cosa accade abbastanza spesso pure coi CD dotati di codice anti-copia. Presto vi parleremo di una iniziativa contro questa assurdità legale.

Insomma, tutta questa storia mi riempie di fiducia. Non nei confronti di chi vorrebbe sempre arricchirsi alle spalle dei consumatori (ormai spremuti ben oltre lo spremibile), ma proprio nei confronti di questi ultimi che, nella maggioranza, stanno dimostrando di essere molto meno "malleabili" e plasmabili di quanto si pensasse. Il successo di un formato dipende, oltre che dalle strategie di marketing (la qualità c'entra poco, come la storia insegna) dalla accoglienza del pubblico. Francamente, a giudicare da questi dati, non mi pare che il pubblico abbia ancora accolto, ad anni di distanza dal lancio, questi nuovi formati.
Può darsi che questo atteggiamento cambierà nel tempo, ma ho qualche buona ragione per prevedere che questo non accadrà. Avremo così gli ennesimi formati "di nicchia" - ma non bastava il vinile? - in attesa delle vere rivoluzioni prossime venture: donwload di software non compresso e, come sostengo ormai da tanti anni - memorie di massa.
Se volete, vi facciamo un po' di posto nella nostra "finestra" virtuale.

© Copyright 2005 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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