Editoriale di Marzo 2018

Ascesa e declino del Compact Disc

[Vendite CD, sorgente: Statista/RIAA]

Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: Marzo, 2018

Secondo le consuete statistiche RIAA le vendite di CD negli Stati Uniti sono ormai crollate. Dopo aver raggiunto il picco di 943 milioni di pezzi venduti nel 2000 si è verificato un calo di ben il -90%, attestandosi nel 2016 al livello più basso sin dal 1987 (appena 99 milioni di pezzi!). La musica via rete e il vinile, invece, continua a crescere, segno che l'interesse è sempre alto.

Ora, a partire dal primo luglio del 2018 il colosso americano della grande distribuzione Best Buy interromperà le vendite dei CD nei suoi negozi. Questo, probabilmente, e per ora relativamente agli USA (che da sempre precorrono i trend nel mondo occidentale) darà il colpo di grazia al già moribondo supporto del “perfect sound forever”. Tuttavia, potrebbe essere una ulteriore spinta alle vendite di vinile, perché tanti appassionati non si rassegnano all'idea di non possedere più oggetti fisici e tangibili da far suonare. L'idea di possedere un oggetto che racchiude la nostra musica preferita, con una bella copertina e tutto il rituale, evidentemente, non è facile da abbandonare, soprattutto quando l'alternativa è un hard disk gelido e inespressivo contenente migliaia di album sotto forma di file.

Verrebbe da chiedersi, allora, che senso possa avere continuare ad acquistare CD. Hanno completamente perso qualunque fascino, sono così fuori moda e fuori tempo che non si trovano più neppure le unità drive per leggere dischi ottici nei moderni notebook. Ci si affida alla rete o alle memorie di massa, il supporto ottico ha fatto il suo tempo. Persino molte autoradio non offrono più la possibilità di leggere i CD, avendo solo l'ingresso per schede di memoria o la connettivtà USB/Bluetooth. In effetti una collezione di CD occupa spazio, mentre potrebbe stare tutta all'interno di una minuscola pen drive, facile da portare appresso da un'auto all'altra, da casa a fuori casa. Persino confrontati con i più vetusti LP i CD sono perdenti: quei libretti minuscoli coi caratteri illegibili e poi il suono...qualcuno dice che gli LP suonino meglio ;-)

Potreste pensare ci siano giusto un paio di ragioni per continuare ad acquistare CD: il basso costo (ormai li regalano o quasi) e comunque il fatto che suonino meglio degli MP3 che si trovano in rete. Vero. Ma potrebbe esserci una terza, insospettabile ragione: essi potrebbero suonare meglio di certi file ad alta risoluzione (o presunti tali) che si trovano sui principali siti di streaming audiophile. Mi è capitato di confrontare alcune tracce rimasterizzate ad alta risoluzione con la traccia originale su CD e, udite udite, quella su CD suonava meglio. Talvolta in maniera netta. Più naturale, più realistica. E allora? Ovviamente un file “buono” ad alta risoluzione ha tutte le carte a posto per surclassare il contenuto di un vecchio CD 16/44...il problema vero è che molte tracce ad alta risoluzione sono tutt'altro che tali: spesso si tratta di malefiche e sbagliate rimasterizzazioni, altre volte frutto di qualcosa di errato nei vari passaggi (upsampling, remastering etc.). Inoltre, se il file nativo è già un 16/44 (CD quality, cioè) è impossibile aggiungere informazioni laddove queste non esistevano in origine. Mettere del vino vecchio in bottiglie nuove, come dicevamo il mese scorso per le nuove stampe in vinile, non garantisce per forza un miglioramento. Anzi.

Quindi il povero CD, per quanto datato, potrebbe persino suonare meglio di certe tracce ad alta risoluzione taroccate! E costa comunque pochissimo. Sarà anche morto, ma...lunga vita al CD! E morte alle rimasterizzazioni selvagge!

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