Chiaramente sorpreso

Visita al Capital Audiofest 2018

[English version here]

Sito ufficiale della manifestazione: Capital Audiofest - USA
Date e sede dell'evento: 2-4 novembre 2018, Rockville (Maryland) sobborgo di Washington, DC (USA)
Pubblicato: 2019
Reporter: David Hoehl - TNT USA
Traduttore: Roberto Felletti

Vive la révolution! La rinascita della gommalacca è cominciata e, grazie al vostro umile reporter, siete al piano terra. Sono appena tornato dall'edizione 2018 del Capital Audiofest, mostra che si svolge a Rockville, Maryland, un sobborgo di Washington, DC, nella quale c'erano ovunque segnali di un rinnovato interesse verso i 78 giri. Prevedo che in breve tempo le vendite di 78 giri aumenteranno almeno del 500% rispetto alle cifre dell'anno scorso. Il cielo è il limite!

“Il 500% di zero è sempre zero”, vi sento mormorare. Dettagli. Sempre dettagli!

Battute a parte, l'edizione di quest'anno ha strizzato più di un occhio a quelli di noi che amano trastullarsi con la storia antica dell'audio. Per esempio, al banco della reception della sala Hollis Audio Labs/Danville Signal, ad accogliere i visitatori c'era un mio vecchio amico, e il medesimo ammirevole canide era in mostra, e anche in vendita, in varie forme, nella sala Classic Audio Loudspeakers (dove, a dire il vero, è stato una presenza fissa ad ogni Capital Audiofest che ho visitato).

[Nippers]

La Ohm esponeva dei poster nell'espresso tentativo di spingere all'acquisto la folla di antiquari.

[Poster Ohm]

Tuttavia, quando si tratta di apparecchiature, ho l'impressione che noi, nostalgici della gommalacca, siamo visti come dei ricconi. Prendete, per esempio, questo Garrard 301 meticolosamente ricostruito, esposto nella sala Prana Distribution. Una stupefacente delizia per gli occhi? Potete scommetterci! Ciononostante, ho il sospetto che molti tra noi che collezionano i 78 giri troverebbero difficile giustificare la spesa di 28.000 dollari per un oggetto simile (anche perché si tratta di un modello caratterizzato da un intervallo limitato di regolazione della velocità; vedere questo mio articolo). Fortunatamente, per i visitatori della mostra era disponibile a un prezzo fortemente scontato. A quel prezzo d'occasione, sono sicuro che me lo sarei accaparrato io stesso, se non fossi già sommerso da una quantità imbarazzante di giradischi per 78 giri - anche solo per correggere l'errore sul cartellino del prezzo!

[Giradischi Garrard 301]

In confronto, il prezzo del potenzialmente più interessante sviluppo per gli appassionati dei 78 giri sembrava decisamente modesto con i suoi “soli” 12.500 dollari: il Dr. Feickert Analogue Firebird, che si lisciava orgogliosamente le fiammanti piume in una delle varie sale sponsorizzate dalla Tenacious Audio di Augusta (Georgia) e Syracuse (New York). Attenzione: aggiungendo la testina Soundsmith Hyperion (7.995 dollari) la differenza di prezzo quasi si annullava, ma anche così quello era - senza dubbio non intenzionalmente - un richiamo alle tecnologie di riproduzione di tanto tempo fa; il cantilever è realizzato con spine di cactus, il medesimo materiale che i collezionisti di dischi, talvolta, cercano per ridurre l'usura delle loro puntine Victrola!

In effetti, suppongo che per molti lettori di TNT-Audio questa rientri nella categoria delle “vecchie notizie”, ma per me è stata una “nuova notizia”. Tuttavia vi giuro, su una pila di cataloghi del 1922 della Victor Talking Machine Co., che non è una notizia “falsa”! Non ho mai fatto attenzione al nome “Dr. Feickert” prima, sebbene sia comparso in precedenti recensioni di TNT-Audio; per esempio, vedere qui e qui per le recensioni di questi modelli di ispirazione aviaria, rispettivamente il modello Woodpecker (picchio) e il modello Blackbird (merlo); in mia difesa, quelle recensioni sono precedenti al mio arrivo nello staff di questa celebrata pubblicazione. Basti dire che l'attuale top di gamma Feickert, il Firebird, insieme ad almeno un paio di altri modelli, dispone di una velocità in parte regolabile e permette di montare due bracci, un'utile caratteristica che potrebbe servire a coloro che vogliono ascoltare sia gli LP sia i 78 giri senza montare/smontare le testine (o che, magari, vogliono provare a riprodurre le registrazioni stereo a doppia traccia di Cook, dei primi anni '50). Uno può arrivare fino a 13", il che implica la possibilità di riprodurre stampe da 14" e da 16", ammesso che ci sia spazio libero sufficiente tra le basi del perno e del braccio. Inoltre, non so se esiste uno stilo per 78 giri da montare sulla testina Hyperion, ma la Soundsmith ne propone uno per la sua linea Strain Gauge; quindi, forse c'è speranza. Comunque, qui abbiamo un giradischi moderno, dalle velleità high-end, con velocità di 78 giri e possibilità di variarla, sebbene non ci sia un indicatore digitale che aiuti nell'impostare le velocità non “standard”. Sfortunatamente, l'incaricato in sala non sapeva di quanto si potesse variare la velocità; a dire il vero, non aveva nemmeno capito la mia domanda su quell'argomento, finché non gli ho spiegato che i “78” spesso girano più velocemente o più lentamente. Non sono riuscito nemmeno a scovare delle specifiche su quel valore, né sul sito del Dr. Feickert né nelle recensioni pubblicate online. L'incaricato ipotizzava un 5%, o giù di lì, ma se io avessi intenzione di spendere una cifra simile per un giradischi con cui ascoltare i 78 giri, di sicuro non mi fiderei di una cifra detta, chiaramente, a caso. Tutto ciò solleva una domanda retorica: con i costi di produzione e di ricerca & sviluppo che sono quel che sono, perché i produttori high-end perseverano nel dotare le loro apparecchiature di caratteristiche attraenti per i collezionisti di 78 giri per poi non descriverle in maniera adeguata?

[Giradischi Feickert Firebird]

Basta con le riflessioni antiquarie, suppongo. Passando alle impressioni generali sulla mostra, direi che alcuni aspetti erano particolarmente degni di nota. Uno di essi era che l'illuminazione d'atmosfera era diventata la norma e non l'eccezione. Alcune sale erano talmente buie che, a dire il vero, ho avuto difficoltà a vedere con chiarezza i prodotti.

[Alcune sale buie]

[Alcune sale buie]

Ho notato anche un po' di esoticità insinuarsi. Sono abbastanza sicuro di aver annusato dell'incenso nella sala VPI/Odyssey/Magnan, che sfoggiava un look vagamente nordafricano, e i motivi decorativi nella sala principale di Prana Distribution evocavano la musica di lontane terre orientali; per completare il tutto mancava solo un gamelan (ensemble di percussionisti indonesiani - NdT).

[Statue nella sala Prana Distribution]

Nel complesso, la mostra continuava la tendenza di avere sempre più venditori nell'atrio (2017 a sinistra, 2018 a destra).

[Edizioni 2017 e 2018, atrio]

Curiosamente, quest'anno la mostra è stata suddivisa: l'edizione 2017 si estendeva su una serie di piani contigui, mentre per quella di quest'anno un ampio segmento del piano principale è stato spostato ai piani superiori. Ho cercato di fare almeno una breve apparizione in tutte le sale del piano a livello dell'atrio e del piano principale al di sopra di esso, comprendendo tutte le sale grandi e una buona parte di quelle piccole, ma non sono riuscito a visitare nessuna delle sale sopra, al quinto piano.

[Cartello di avvertimento]

Un'altra differenza: la CanMania, la mostra dentro la mostra dell'anno scorso, dedicata alle cuffie, quest'anno non c'era.

Lo smooth jazz, come musica scelta per le dimostrazioni, continuava a regnare, ma qua e là il suo predominio cominciava a vacillare. Qualcuno proponeva un po' di classica oppure una selezione di jazz un po' più abbordabile; per esempio, quando sono arrivato la Ohm proponeva l'Ouverture 1812, sebbene sia stata prontamente sostituita con la Pantera Rosa - sicuramente un cambiamento gradito. Un paio di volte ho ascoltato musiche da spettacolo o da film, e anche un po' di reggae. Tuttavia, la deviazione più radicale è stata nella sala Zu Audio, che ha proposto un lato di Nine Lives to Wonder, dei The Legendary Pink Dots.

[Pink Dots]

Proprio come nell'edizione dello scorso anno, non ho ascoltato CD. Per le sorgenti si continuava a preferire musica riprodotta da hard disk o streamer, sebbene ci fosse abbondanza di giradischi (per esempio, vedere la foto qui sopra). Alcuni espositori avevano assemblato il loro impianto usando dei computer portatili come sorgente. Altri avevano scelto streamer o server dedicati; due esempi tra i tanti: il produttore di diffusori Martin Logan e la Bache Audio avevano optato, rispettivamente, per l'Aurender n10 e il Cocktail Audio X50(D).

[Diffusori monitor]

[Sorgenti digitali]

Ciò premesso, alcuni strizzavano l'occhio ai collezionisti di CD ed esponevano lettori high-end; sebbene molti restassero spenti su tavoli secondari, uno, un Symphonic Line Vibrato, nella sala Odyssey/Magnan/VPI, era riuscito a trovare posto nell'impianto dimostrativo principale. Probabilmente, il titolo di più imponente va al CEC TL0X, defilato in un angolo dell'esposizione principale nella sala Prana. In confronto, i tradizionali lettori Raysonic, di dimensioni standard, esposti nella sala Legacy Audio/Raven Audio, e il Vibrato sembravano decisamente compatti.

[Lettore CD CEC]

[Lettori CD Raysonic]

[Lettore CD Symphonic Line]

Attenzione: sembravano tutti piccoli in confronto al giradischi Triangle Art Master Reference, esposto nella sala Triangle Art, al VPI Avenger Reference, casualmente esposto proprio sopra il lettore CD Symphonic Line nella sala Odyssey Audio/Magnan/VPI o al TW-Acustic Raven AC-1, esposto grazie a The Voice that Is. Ma poi, dopotutto, le macchine digitali riproducono dischi compatti!

[Giradischi]

Alcuni dei suoni migliori dell'edizione di quest'anno della mostra venivano da diffusori open baffle, un tipo di diffusori certamente presente negli anni precedenti, ma che non mi era rimasto impresso nella memoria. Una configurazione particolarmente interessante era quella esposta nella sala Hollis Audio Labs/Danville Signal. Quello che di primo acchito mi era sembrato una specie di folle impianto surround di Magneplanar, si era rivelato un gruppo di pannelli acustici che definiva uno spazio di ascolto, specialmente per i diffusori open baffle The Monolith.

[Area d'ascolto Monolith]

[Dettagli dei diffusori Monolith]

Come negli anni passati, la Magnepan, ahimè, si faceva notare per la propria assenza anche all'Audiofest di quest'anno, ma, detto ciò, la mia prima impressione non era del tutto sbagliata: i Monolith integrano elementi planari, come tweeter e midrange. I Monolith sono un sistema open baffle a tre vie progettato per la tri-amplificazione e sono venduti principalmente sotto forma di kit, sebbene i diffusori possano essere pre-assemblati. Il sistema comprende amplificatori Rythmik Audio HX300XLR3 per i subwoofer; l'amplificazione per i restanti altoparlanti è a carico dell'utilizzatore. Il produttore consiglia di abbinare i Monolith ad apparecchiature equilibrate e, di base, fornisce ingressi e uscite bilanciati, sebbene aggiunga “è possibile avere ingressi e uscite single ended”. Sinistramente, il materiale illustrativo invita l'aspirante possessore a “chiedere per conoscere il prezzo”.

[Diffusori Monolith e dettagli]

Non c'era altrettanta reticenza su una linea alternativa di diffusori open baffle esposta nella sala VPI. Il punto di ingresso per i diffusori Pure Audio Project sembra aggirarsi sui 3.000 dollari, ma il progetto è modulare; il prezzo finale dipende da quali elementi l'acquirente sceglie di assemblare per una determinata configurazione, e può salire fino a 20.000 dollari.

[Sala VPI]

Non è stata una sorpresa il fatto che la VPI, azienda produttrice di alcuni tra i giradischi migliori del mondo, esponesse anche un'ampia gamma di bracci high-end.

[Bracci VPI]

C'erano anche alcuni vecchi amici degli anni passati. Ho già menzionato la Classic Audio Loudspeakers, che ancora una volta aveva richiesto una delle sale principali per un'imponente esposizione di diffusori, belli e dalla costruzione robusta. Mi domando se il turbinio di interesse nelle bobine non si stia placando. Per quanto ricordo, questa stanza era l'unica a esporre registratori a bobina quest'anno, almeno ai piani inferiori, a parte due o tre al banco di un venditore di apparecchiature usate, nell'atrio. D'altro canto, una di quelle era stata venduta, e a un buon prezzo, per cui, forse, la scarsità di registratori a bobina nelle sale degli espositori era una pura coincidenza. Sia come sia, sono arrivato nella sala Classic Audio Loudspeakers semplicemente troppo tardi per ascoltare lo Studer in azione; gli onori musicali venivano fatti da un classico di tipo diverso, un giradischi Technics SP-10 Mk2 (un vero peccato che non fosse un Mk3 - quelli sono tra i miei contendenti preferiti per l'ascolto dei 78 giri. Ma sto divagando...). L'amplificazione era costituita da un sistema completo Atma-Sphere: pre-amplificatore e alimentatore MP-1 più monoblocchi speculari MA-1.5.

[Classic Audio Loudspeakers]

[Classic Audio Loudspeakers]

[Classic Audio Loudspeakers]

Per contrasto, ma forse appropriatamente per diffusori pensati per uso in esterni, i diffusori-fioriera che avevo visto nel 2015 erano esposti in un corridoio. Fortunatamente, questa volta il fogliame era più sobrio e non dava l'impressione di carote cubiste. Ahimè, ancora una volta non sono riuscito a farmi un'idea di come, in realtà, quelle cose suonino, perché la dimostrazione era muta, almeno quando sono passato io.

[Diffusori-fioriera per esterni]

Fern & Roby era un altro espositore ricorrente, che esponeva il proprio giradischi, con plinto in ghisa, Montrose e diffusori Ravens. Il compagno di stanza Linear Tube Audio forniva l'amplificazione, con l'integrato Z10, un progetto Berning, il cui cabinet, senza farlo apposta, non era altro che un Fern & Roby.

[Fern & Roby]

Ancora una volta, la Channel-D proponeva il suo interessante software per la digitalizzazione dei dischi analogici. Purtroppo, ancora una volta il software è compatibile soltanto con i computer Apple; pertanto, questo utente fedele a Microsoft continua a essere sfortunato. Tuttavia, il convertitore Hilo Lynx A-D/D-A può interfacciarsi con Windows e sembra incredibilmente allettante. La prossima volta che avrò un paio di migliaia di dollari di avanzo mi ricorderò di prenderlo in considerazione come un potenziale sostituto per il mio senescente (e molto meno costoso) Edirol UA-5.

[Channel-D]

In conclusione, lasciate che sottolinei un aspetto della mostra che ho menzionato anche gli anni scorsi: chiunque fosse coinvolto, espositore o responsabile della mostra, si è dimostrato amichevole e accogliente. Il Capital Audiofest sembra veramente una mostra organizzata da appassionati per gli appassionati, e l'esperienza di girare tra gli allestimenti può essere stancante, ma non è mai meno che piacevole. Vi prego di farmi dire un “grazie” speciale agli splendidi ragazzi della Triode Wire Labs, i quali - proprio come fecero alcuni anni fa - hanno individuato un reporter affrettato, che si disidratava rapidamente, e gli hanno gentilmente offerto una bottiglia d'acqua e un portabevande termico. Questo spirito comunitario è ciò che rende l'Audiofest un tale piacere da visitare, anno dopo anno.

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