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Visitatore: Carlo Iaccarino
La mostra si è svolta a Roma dal 3 al 4 dicembre 2016
Scritto: Dicembre 2016
Questo è il sito web ufficiale
Anche quest'anno Stefano Zaini ha compiuto la sua meritoria opera, donando un regalo di Natale anticipato agli audiofili del centro-sud Italia, orfani del raduno annuale settembrino del Top Audio & Video milanese, ormai solo un ricordo.
Innovando rispetto a precedenti e consolidate abitudini, la mostra si è spostata dal decentrato albergo sull'estremità cittadina dell'Aurelia, che l'ha ospitata per anni, ad un ancor più decentrato albergo nei paraggi della Pontina, oltre le colonne d'Ercole del GRA. La nuova sede della mostra ha comportato, a mio avviso, un netto miglioramento rispetto a quella precedente, in quanto più agevolmente raggiungibile con un'efficiente combinazione di metropolitana e autobus che fermano realmente nei paraggi dell'albergo, senza costringere alle passeggiate campestri che abbiamo percorso fino all'anno scorso. Un ulteriore miglioramento l'ho trovato nell'estetica degli ambienti utilizzati per la mostra, decisamente più eleganti di quelli del precedente albergo, che solo l'anno scorso erano stati ristrutturati.
Purtroppo, mi spiace di non avere avuto il tempo di visitare ogni saletta, ma spero di essere comunque riuscito a farmi un'idea compiuta della mostra. Aspetti negativi, come sempre, ce ne sono. Sotto il profilo pratico, si deve lamentare un inefficace isolamento tra le sale, che si sarebbe potuto minimizzare solo concordando - imponendo... - uno stringente orario per le demo, alternandosi fra stanze confinanti. Purtroppo, in linea generale, la resa acustica delle sale era men che ottimale e, a mio avviso, ha penalizzato non poco le prestazioni degli oggetti esposti. Intendiamoci, ogni sala presentava un risultato sicuramente godibile, ma, secondo me, lontano dalle possibilità degli apparecchi. Si tratta di una situazione perfettamente nota e "gestibile" da audiofili navigati, ma non così per eventuali novizi, che si potrebbero fare una scorretta e riduttiva idea degli impianti esposti.
Sotto il profilo più strategico si deve comunque lamentare ancora una volta la scarsa visibilità di una mostra relegata in un remoto angolo della città e, con essa, la sua scarsa appetibilità. Io l'ho visitata di domenica, giorno di massima disponibilità all'utilizzo del tempo libero; la coincidenza con gli obblighi elettorali, secondo me, avrebbe oltremodo favorito la partecipazione: anche chi, magari, la domenica resta in casa a riposarsi in attesa delle partite di calcio, una volta "costretto" ad uscire per votare, avrebbe avuto meno remore a proseguire la mattinata dedicandosi ad altre attività, magari con la famiglia. Ma come lo dici, a moglie e figli, di accompagnarti un attimo a Spinaceto per farti giocare, anche solo un paio d'ore, senza che "fuori" possa offrire loro un'alternativa?
Però, mi rendo anche conto che - per costi e logistica - non si può pensare ad una mostra al centro (se la memoria non m'inganna, solo nei ruggenti '80 se ne organizzò una a via Veneto...) e che questa situazione non è diversa da quella che avevamo gli anni scorsi, anche al TAV milanese. Da queste considerazioni, ho tratto la mia personalissima chiave di lettura di questa mostra.
Ho avuto la sensazione di trovarmi, ancora una volta, in una riunione per "carbonari". Una mostra - evidentemente - davvero pensata in funzione di un pubblico ben identificato: il "nocciolo duro" degli audiofili d'un tempo, di quelli che effettivamente si dedicano con attenzione quasi escludente a questo hobby, di quelli che ancora sono attaccati ai loro supporti fisici per la musica, alle valvole, alle produzioni artigianali, al DIY, ecc. Ed ecco, quindi, che, nelle salette, ho visto girare il solito "pubblico da mostra audio": uomini di mezz'età (almeno), qualche gruppetto di ragazzi, qualche gruppone di audiofili - sempre maschi - sopraggiunti assieme da altre città, specialmente meridionali. Donne e giovani neppure a parlarne, salvo qualche rarissima eccezione. La cosa mi lascia un po' stupito, sia perché mi pare che la riproduzione musicale stia diventando nuovamente interessante per un pubblico meno settoriale, sia perché, comunque, in mostra c'erano svariati oggetti di nuova concezione, pensati per la nuova fruizione di musica smaterializzata, su file che si scaricano dalla rete (o di propri archivi), su oggetti che possiamo anche portare con noi. Ma, sicuramente, ho torto io e ha ragione l'ottimo Zaini, visto che ha venduto tutti gli spazi disponibili e che gli espositori erano comunque orientati ad un pubblico più tradizionale.
Inoltre, va detto che l'assenza, oramai definitiva, di un'unica manifestazione di riferimento ha spinto distributori e commercianti ad organizzare eventi locali e di portata certamente minore, ma che, per numero e per maggiore libertà di organizzazione, stanno costituendo un nuovo canale di comunicazione fra produttori e appassionati che, quindi, oggi possono ben scegliere che tipo di "informazione" farsi in merito agli oggetti che, auspicabilmente, prima o poi acquisteranno.
Vabbè, finiti i mei sproloqui, passiamo agli spazi espositivi. Molti espositori occupavano le grosse sale al piano seminterrato. Spazi ampi, che riuscivano ad alloggiare comodamente sia aree di ascolto, sia spazi per l'esposizione statica.
Iniziamo con la sala di Pixel Engineering.
In dimostrazione due interessanti accoppiate NAD/Dali. Un impianto economicamente accessibile che, per circa Euro 3.000 propone un integrato NAD con stadi finali a commutazione e diffusori a torre DALI serie Opti-Con, e un impianto superiore, da circa Euro 20.000, formato da pre e finale NAD (anche qui finali di potenza a commutazione, se non ho capito male dei moduli n-core di Hypex). Purtroppo, ho scattato foto peggiori del mio già basso standard, quindi sono costretto a rimandarvi al sito del distributore-espositore. Sia l'integrato che il preamplificatore hanno vari ingressi analogici, fra cui uno dedicato al giradischi, e vari ingressi digitali; in particolare, un ingresso è dedicato alla connessione con le macchine di Bluesound che, infatti, erano esposte e funzionavano da archivio e da streamer, comandate in remoto dall'immancabile app su i-Pad.
Specialmente l'impianto da 3.000 Euro mi pareva interessante perché ben suonante, nonostante l'infelice acustica; presentava anche finiture molto curate e costituisce un'opzione accessibile, soprattutto da chi non sia un accanito appassionato, ma abbia comunque deciso un significativo investimento fra le molteplici opzioni di spesa per il tempo libero che si presentano oggi. L'altro impianto era sicuramente dedicato a chi abbia già "contratto il morbo" e, quindi, non ritenga assolutamente folle - come il resto dei nostri conoscenti - spendere l'equivalente di un'automobile per avere solo parte di un impianto che, da solo, ancora non suona :-)
Proseguiamo con la sala di Tecnofuturo.
Qui suonavano due impianti costruiti con intelligenza: il primo formato da integrato Luxman e diffusori Focal Sopra n.3, e il secondo composto da pre e finale Luxman e diffusori Focal Sopra n.2, entrambi alimentati da un lettore di CD Luxman.
Perché intelligenti? Perché proponevano due impianti parzialmente diversi per lo stesso prezzo. Sicuramente si tratta di una spesa impegnativa, poco meno di Euro 45.000, ma mostra come, a questi livelli, si riesca a creare impianti con un suono, oltre che corretto e piacevole, - e ci mancherebbe... - anche molto simile, ma comunque lievemente modificabile, personalizzabile; lasciatemi rispolverare quella trita analogia con gli abiti di alta sartoria, che partono da uno schema predefinito, ma poi vengono adattati in funzione della figura specifica di chi li indosserà.
La sala de Il Tempio Esoterico.
Qui suonava un impianto che riproduceva musica liquida partendo da un archivio posto in rete e connesso con un player/DAC della Lumin, da circa Euro 2.500; altra sorgente era il bel lettore CD della Oracle. Il tutto passava per un'amplificazione Burmester
che pilotava i diffusori Emma della Egglestonworks, se non ho capito male, da circa Euro 5.500, che seppure non ingombranti come i modelli maggiori e più noti della casa, riuscivano a riempire di suono l'ampia sala.
Lo storico rivenditore romano Hi-Fi D'Agostini esponeva molte cose, alcune in forma solo statica.
L'impianto suonante era costituito da elettroniche Synthesis e diffusori Tannoy GRF 90
Particolare enfasi era posta sul nuovo amplificatore integrato Synthesis Metropolis 200, evidente ammiraglia fra le elettroniche del marchio Italiano, dal prezzo di Euro 22.000; alto e lontano dai prezzi più abbordabili usualmente praticati per il resto della gamma: il lettore di CD utilizzato ed il DAC costano fra i 2.000 e i 2.500 Euro. Ovviamente, il Metropolis 200 diventa l'ammiraglia, il portabandiera, il che, unitamente allo sforzo costruttivo, viene posto a giustificazione di un prezzo tanto rilevante. Era presente il progettista, che ne ha illustrato gli aspetti particolari. Oltre alla cura nella realizzazione dei trasformatori, da sempre punto di forza della ditta, lo sforzo è stato quello di continuare a produrre tutto in Patria, per mostrare che si può ancora proporre qualcosa realmente made in Italy, anche in questo settore. Come dettagli tecnici - il cui significato travalica le mie minime competenze - riporto l'utilizzo delle valvole: 4 KT120 come finali, in configurazione Ultralineare, montate in parallelo, e un doppio triodo 12BH7 come driver; la potenza è di 230 W/canale, la costruzione è di tipo dual mono e gli ingressi sono solo linea.
Nella stessa sala erano esposti anche i supporti per elettroniche prodotti da Bassocontinuo; in particolare ce n'era uno fatto apposta per i McIntosh, altro esempio di altissimo artigianato Italiano, con ottima cura del dettaglio che non intendo mortificare con le mie pessime foto: credetemi sulla parola. ;-)
Purtroppo un tale livello artigianale comporta una lievitazione dei costi, che sicuramente allontana tali proposte dal popolo dei "comuni mortali", guardando più a chi abbia maggiore capacità di spesa e diversa concezione del lusso: l'idea potrebbe anche non essere malvagia...
Un'altra sala che ho trovato interessante era quella di Audio Point
Qui l'impianto era molto semplice, anche se molto costoso: un PC come sorgente di musica liquida, comandato in remoto con la soita App su un i-qualcosa; ampli integrato con DAC interno della Vitus RI-100, da circa Euro 14.000 e diffusori Kharma Elegance DB-11s, da poco più di Euro 45.000. C'erano anche un giradischi ed un pre-phono, ma non li ho ascoltati; non dubito che suonassero da par loro, comunque.
Lo so che costa uno sproposito, ma non è la prima volta che mi lascio ammaliare dal suono Kharma... :-)
Saletta LP Audio
È sempre un piacere incontrare Luca Parlato, che propone sempre impianti molto ben allestiti ed equilibrati; direi proprio che rispecchiano in pieno la sua personalità signorile ed affabile. Qui la saletta era davvero piccolina, quindi i diffusori erano piccoli bookshelf, o minimonitor, come anche si vedono definire, tutti della tedesca ELAC. Si alternavano due impianti, entrambi con sorgente un lettore CD di YBA: uno con un integrato valvolare Primaluna e le piccoline di Andrew Jones (mi pare, le Uni-Fi B5)
e l'altro, dall'emissione sorprendentemente più completa, con un integrato di YBA e due piccoli bookshelf di cui ho colpevolmente omesso di trascrivere la sigla: fanno parte della serie col woofer dalla membrana sfaccettata come un diamante e il tweeter di tipo AMT. Anche qui costi non bassi, ma, quantomeno, accessibili: l'impianto "maggiore" dovrebbe arrivare a circa Euro 5.000.
Altra saletta molto piccola era quella di Archésound, distributore della svizzera Goldmund.
L'impianto in funzione era costituito da... un solo pezzo: i diffusori Prologos wireless, che, al loro interno, hanno sia i moduli di amplificazione che il DAC (oltre a un elaboratore DSP), per cui basta connetterli ad una sorgente sfruttando un protocollo wifi proprietario ed il gioco è fatto (erano esposte anche le elettroniche, per un collegamento tradizionale, ma non in funzione durante la mia visita). Il suono, sia pure in un ambiente ridotto, era completo e soddisfacente; l'ingombro del diffusore non è neppure enorme, anche se l'estetica è sicuramente personale e potrebbe non accordarsi con ogni gusto. Il vero difetto di questa soluzione è il prezzo: appena Euro 69.000. Peccato, perché allontana una cospicua porzione di audiofili che potrebbero trovare una soluzione definitiva all'infinito scambio di componenti dell'impianto; ma, magari, così finirebbe anche il gioco. ;-)
Tuttavia, devo dire che, secondo me, questa soluzione è perfettamente iscritta nel solco di quella che mi appare una tendenza in atto fra vari costruttori: ridurre le scatole e affidare al software (e ai DSP) i problemi di gestione dell'interfaccia fra segnale e trasduttori. Purtroppo, si tratta di una via battuta, per ora, solo per oggetti dai costi elevati, probabilmente anche per la necessità di fare precedere la produzione da un cospicuo sforzo di progettazione e sviluppo. Magari, col tempo, la cosa arriverà anche a livelli più "umani".
Saletta Capecci audio.
Si tratta di un costruttore artigianale che produce in proprio amplificazioni valvolari e diffusori. La personalizzazione è molto spinta, e le soluzioni circuitali, a detta del progettista, sono tutte atipiche e, comunque, mai banali. La componentistica è sempre selezionata e per molti apparecchi si prevedono varie versioni, anche a seconda del livello qualitativo dei componenti elettrici ed elettronici montati. L'impianto proposto, con preamplificatore, DAC, due monofonici enormi e due diffusori da pavimento pure di una certa mole, riusciva a riempire di suono la piccola saletta senza "saturarla". È sicuramente un approccio costruttivo atipico e può non incontrare tutti i gusti. Ma permette un grande vantaggio: si può personalizzare moltissimo la produzione, presentando al Sig. Capecci proprie eventuali e particolari esigenze e concordare con lui le soluzioni più idonee. Torna molto quell'analogia già proposta, di abito fatto su misura, che artigiani di questo livello possono offrire, a differenza di costruttori industriali che possono permettere personalizzazioni solo entro un predefinito intervallo di variabili, spesso assai ridotto o del tutto assente.
Sala del Gruppo Garman.
Ad una mostra sin qui dedicata all'audio duro e puro, ecco una sala appositamente oscurata, dedicata - per una sua ampia porzione - ad un sistema home-theater con riproduzione di immagini 4K con la massima dinamica oggi possibile (mi pare si usi l'acronimo HDR),
e dotata di riproduzione audio multicanale secondo lo standard Dolby Atmos, che prevede due ulteriori canali di ambienza da posizionare SOPRA gli ascoltatori.
Per tranquillizzare i visitatori, l'altra parte della sala era comunque dedicata ad un impianto audio più tradizionale, affidato ad un set satelliti + subwoofer di Cabasse (non si vede bene, ma c'è anche un accrocchio, sempre Cabasse, in grado di gestire i flussi di file audio da rete, da web, ecc.).
Inoltre, c'era anche un enorme salone dedicato alle esposizioni "non suonanti", cioè ai venditori/editori di dischi, alle riviste specializzate - c'erano tutte e tre -, ai venditori di componentistica, ecc.
Ancora, c'era Labtek, vale a dire Oppo in Italia, che mostrava, in sola forma statica, il nuovo ed atteso lettore audio/video 4K UDP-203, che ha soppiantato il BDP-103. Mi hanno detto che anche il BDP-105, lettore apprezzatissimo ovunque, anche qui da noi, è destinato ad essere sostituito da un nuovo apparecchio con capacità 4K. Non capisco come mai, però, il BDP-105 già ora non sia più disponibile alla vendita, mentre il suo annunziato sostituto non arriverà prima degli inizi del 2017. Perché eliminare un apparecchio di successo proprio prima delle feste di Natale? Non credo che chi voleva comprarsi un BDP-105 ora scelga tout court l'UDP-103, sia perché possiede dichiaratamente meno funzioni del modello soppresso, sia perché ancora non se ne sa nulla; né la diffusione di materiale 4K è tale da fare supporre che non vi sia più una base di acquirenti con biblioteche - al più - composte da formati sia audio che video superiori al SACD/Blu-Ray... Mistero. Si tratta, comunque, di una decisione presa dalla Oppo, in merito alla quale il buon Dell'Antonia (il "Sig. Labtek") poco può fare; anzi, dal colloquio che ho avuto con lui, usualmente cordiale e disponibile, ho avuto quasi l'impressione che la subisca con fastidio... Ma si tratta, ripeto, di una mia mera ed indocumentata impressione: magari aveva un callo dolente... :-)
L'impianto suonante era composto da un lettore audio-video elaborato da Labtek su base Oppo e da ampli e diffusori Auris.
Sala Audio Reference.
Qui, in funzione un impianto che sfruttava i file inviati dal Music Server Aria al nuovo convertitore di Bryston, poi amplificazione Koda + Pass e diffusori ProAc.
Sala Simetel/Nightingale.
Qui, in funzione un impianto tutto fatto in casa, con amplificazione valvolare composta da preamplificatore PTS-03 e finali monofonici Onda 50, e diffusori a dipolo CTR-2. Il tutto alimentato da apposito condizionatore di rete, altro cavallo di battaglia di questo costruttore. Ottimo suono, pur nei limiti della sala forse troppo spoglia, e selezione discografica divertente, anche se, credo, un po' disturbante per i vicini... Come sorgente un comunissimo lettore CD Sony. Prezzi, come purtroppo spesso avviene con ditte piccole, non contenuti, anche se neppure astronomici: per amplificazione e casse il costruttore chiede poco più di 25.000 Euro.
Fantastica la parata di open reel esposta nella saletta di The RecorderMan.
Ancora, degna di menzione la sala di Pearl Evolution, costruttore italianissimo, a dispetto del nome, che esibiva i suoi diffusori con elettroniche Lector, altro costruttore Italiano con molto seguito anche all'estero.
Imponente lo sforzo espositivo di Opera ed Unison, che presentavano i loro diffusori ed elettroniche allestendo vari tipi di impianto.
Nella saletta di Import audio, oltre ad un impianto con amplificazione A.S.A. e diffusori elettrostatici King Sound, vi era una nutrita esposizione di cuffie elettrostatiche ed ampli ad esse dedicati, dai prezzi accessibili (per noi; sempre molto lontani da quanto i più considererebbero "normale" spendere per una cuffia...)
Chiudiamo con la saletta del padrone di casa.
Qui, Stefano Zaini faceva andare un impianto tutto autoprodotto, con le sue elettroniche valvolari e i suoi nuovi diffusori, dall'estetica forse meno personalizzata rispetto ai razzi precedenti, ma così anche meno invasiva. Quasi relegato in fondo al corridoio, Zaini se ne stava lì con quella sua aria sorniona, sparando bordate, quasi a dire... andate a vedere se gli altri sono capaci di tanto... :-)
Come dargli torto? Nelle sue sale, sempre un ascolto emozionante; magari caratterizzato, ma sempre corposo, punchy, divertente: niente "campanellini audiofili", ma musica suonata, anche sporca e sudata. E che volete fare? Gli piace così... ;-)
Conclusioni senz'altro positive. C'è solo da apprezzare Zaini ed il suo costante sforzo organizzativo, che permette a moltissimi appassionati di prendere contatto fisico con oggetti che, altrimenti, potrebbero vedere solo sullo schermo di un PC, magari come rendering...
Mostra perfetta? Tutt'altro. I problemi ed i difetti ci sono, e neppure lievi. Ma non credo che Zaini ambisca alla perfezione, ammesso si possa ottenere. Per me, il principale difetto è che resta una mostra dedicata a chi è già appassionato, e neppure di primo pelo. Me lo dice la selezione degli espositori ed il tipo di oggetti esposti; me lo dice il pubblico che ho visto. E, soprattutto, me lo dice il livello economico degli impianti esposti, praticamente tutti con prezzi con migliaia espresse a due cifre; e quelli "economici" comunque erano ancora lontani dalla soglia, anche psicologica, dei "mille euro", che ancora penso molti ritengano come ingresso nell'Hi-Fi (o, il che è lo stesso, da un altro punto di vista, il massimo sostenibile come primo - e, magari, ultimo - acquisto).
Sotto questo profilo, però, non ho nulla da dire: si tratta di una scelta fatta con una chiara idea di quale sia il mercato di riferimento per gli operatori che da esso traggono il loro sostentamento. Scelta, solo per questo, rispettabile e che sono certo sia stata fatta con ponderazione e abilità imprenditoriale. Forse in Italia è così. O, meglio, ora, in Italia, non è economicamente percorribile una strada diversa. Quindi, bene fa Zaini, e gli operatori che lo seguono, a organizzarsi per soddisfare quella fascia di mercato. Noi, vabbè, io, che a quella fascia non appartengo, non sono incluso nel loro "mercato". Ma, allora, ancora di più devo ringraziare Zaini, perché mette su la sua mostra anche per me e permette, anche a me, "estraneo" ai suoi orizzonti economici, di giocare per una domenica, organizzandomi un grande negozio di giocattoli nel quale scorrazzare in lungo e in largo.
Grazie, Stefano, e ad maiora.
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