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Testina Dynavector Karat 17D3

Ancora un'altra Karat dopo 25 anni

Prodotto: Dynavector Karat 17 D3 - testina MC
Produttore: Dynavector - Japan
Prezzo: circa 800 Euro
Autore: Geoff Husband - TNT France
Recensito: Maggio 2008
Traduzione: Luca Sfarzo

[Dynavector Karat 17D3]
[English version]

Introduzione

È un dato di fatto che nell'Hi-Fi, così come in molte altre aree dell'ingegno umano, ci sono pochi veri innovatori e molti seguaci. La logica di un seguace è inevitabile: lascia che gli altri sperimentino, si prendano i rischi, sbaglino, poi quando qualcosa di buono capita e si consolida come "una cosa valida" lancia la tua versione. Il nostro sistema capitalistico rende la vita degli innovatori ancora più complicata, visto che le grandi aziende possono schiacciare i nuovi competitori innovativi prima che questi possano emergere. Ovviamente ci sono delle eccezioni - la Dyson è apparsa dal nulla con un nuovo tipo di macchina pulitrice a vuoto, ma chiedetegli quanto è stato facile...

Sebbene nel mondo degli specialisti dell'Hi-Fi sono pochi i bestioni a soffocare l'innovazione tuttavia anche in questo settore ci sono spinte conservatrici, che a dirla tutta, non sono altro che l'ozio, e per questo è difficile individuare più di una manciata di prodotti veramente innovativi realizzati negli ultimi 30 anni.

Mi sto accorgendo di essere uscito un po' fuori dal seminato, perciò per farla breve, è anche vero che spesso sono le nuove compagnie, piene di entusiasmo e di impegno a venir fuori con nuovi prodotti.

Questo ci porta indietro nel 1975 alla nuova azienda Dynavector. Avviata dal Dr. Tominari, la sua prima innovazione è stata una tecnica di produzione che impiegava un nuovo tipo di macchina avvolgitrice per ridurre i costi di una delle prime testine MC ad alta uscita al mondo.

Questo fu solo un assaggio di quello che doveva arrivare perché la Dynavector, subito dopo, produsse un braccio totalmente diverso dai suoi predecessori, il 505. E, quasi nello stesso momento, realizzò una nuova serie di testine - le famose 'Karats'. Quello che le rendeva speciali era che, diversamente dalle altre testine (precedenti o successive), queste impiegavano un solido cantilever in diamante da 1.3-1.7 mm - l'argomentazione teorica (chiamata Teoria della Dispersione) addotta a giustificazione di questa scelta era che un cantilever di questo tipo essendo molto più rigido accumulerebbe molta meno energia rispetto ai modelli convenzionali a tubo di alluminio utilizzati dagli altri produttori.

Oggigiorno, quasi 30 anni dopo, la Dynavector è una società sana e matura, che fa ancora testine di vario prezzo, da quelle per l'entusiasta squattrinato fino a quelle per il super-appassionato, e benché sia apprezzata e molto stimata, niente è tanto originale ed unico come quei primi prodotti. Ma nel suo catalogo rimangono due sopravvissuti di quel primo guizzo di gioventu' - il braccio Dynavector 507, che è un 505 aggiornato, e l'ultima 'Karat' - la 17D3.

Il 507 l'ho testato, amato e comprato e non ho niente da aggiungere alla mia recensione originaria. La 17D3, come ultima rappresentante di quel design rivoluzionario, l'ho sempre voluta provare e perciò, quando la Dynavector me ne ha offerta una in prova, ho subito accettato :-)

Costruzione

In onore al suo nome la D17 è un vero gioiello. È piccola, molto lucida, ed ha l'aspetto di qualcosa di molto più costoso di quanto in realtà non sia... Le sue dimensioni potrebbero costituire un problema visto che è significativamente meno spessa rispetto alla norma (includendo anche tutte le altre Dynavector), e, come l'altra testina dei "vecchi tempi", l'Audiotechnica AT33e, potrebbe aver bisogno di uno spaziatore sotto l'headshell per metterla a livello se il vostro braccio non può essere abbassato a sufficienza. Con soli 5.3 grammi è molto leggera, un altro indizio della sua età, ed essendo un dispositivo di media cedevolezza dovrebbe essere facilmente compatibile con molti bracci. Per esempio, il peso molto contenuto ha aiutato l'Opera ST600, che ha una massa effettiva molto alta, a fare bella figura.

La cosa non convenzionale è senza dubbio questo cantilever realizzato con un'asta solida in diamante di lunghezza di 1.7 mm Mi sa che su questo principio si basano anche le aste degli stilo di tipo cavo, ma non credeteci alla lettera... Incollato a questo c'è lo stilo di tipo line-contact "Micro-ridge". così come per il cortissimo e rigido cantilever mi chiedo se l'accoppiamento diamante-diamante non possa avere qualche effetto significativo sul suono per quanto riguarda l'impedenza acustica. Con un cantilever tanto corto anche il resto della struttura interna è abbastanza poco convenzionale, come potete notare dallo spaccato, ma comunque i piccoli movimenti del cantilever riescono a produrre un buon segnale da 0.3 mV, accettabile per una MC a bassa uscita.

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[Karat 17D3 - vista interna]

Il corpo è di metallo, splendidamente assemblato e rifinito, ma ho l'impressione che le guide filettate delle viti per il al portatestina siano scavate nella resina che riempie il corpo metallico. È questa la ragione (credo) per la quale le viti fornite hanno l'intaglio sulla testa appositamente formato per il piccolo cacciavite in dotazione nel kit. Mi sarei aspettato la classica coppia di viti a lama da avvitare saldamente per fissare il corpo, ma no.. non ci ho provato... Comunque il corpo filettato mi ha permesso una facile sistemazione e la forma quadrata ha semplificato l'allineamento, benché la tecnica standard di allineare il cantilever è ovviamente quasi inutile. Inoltre il fatto che il cantilever è ben nascosto sotto la testina lo rende molto meno vulnerabile a polsini vaganti ed ad eventuali piume di spolverini rispetto alla DRT-1s, che mi fa venire i brividi ogni volta che la uso...

Utilizzo

Come detto prima è stato facile allineare la testina che, a dispetto del design non convenzionale, si è dimostrata molto facile da usare e totalmente priva di vizi. Ho trovato alcuni commenti riguardo il pochissimo spazio tra il cantilever ed il corpo della testina stessa per cui basterebbe poca lanuggine per sollevarla dal disco. Non sono d'accordo. Casa mia è piena di polvere e se si formasse una pallina di lanuggine tra lo stilo ed il cantilever la testina si solleverebbe non più facilmente di ogni altra testina, il cantilever corto è "incorporeo".

Il tracking è molto buono, non ha dato problemi con nessuna incisione, e la testina si è comportata bene su tutti e tre i bracci con la quale l'ho provata, il Conductor a cuscinetto d'aria, l'Opera ST600 che è unipivot, ed il difficile 507, meglio di così non si potrebbe.

Ho giocato sia con il VTA che il VTF ed ho trovato che quest'ultimo è più critico: nella mia stanza fredda ho usato una forza d'appoggio di 2.2 grammi con l'ST600, 2.00 grammi con il 507 che ha una massa effettiva molto minore.

Suono

Non sono veramente sicuro di cosa mi aspettassi quando ho usato per la prima volta questa testina. È facile che, impressionati da un certo design, ci si faccia un'idea di come potrebbe suonare (non è una cosa buona da fare per un recensore) ma il design della D17 è così inconsueto che i punti di riferimento normali sono inutili.

Come mio solito, mentre leggo ho messo su diversi dischi come sottofondo, giusto per farla rodare un po' e perché mi potessi abituare al suo timbro. Il fatto che la mia lettura sia stata interrotta, e per motivi positivi, mostra che la D17 non è affatto noiosa o comune. Nelle poche serate seguenti ho cominciato a comprendere i suoi punti di forza e quelli di debolezza ed anche a capire perché dopo 25 anni la Dynavector ha ancora una "Karat" tra i suoi prodotti.

Mi chiedo se sia adeguato descrivere, come prima cosa, quello che la D17 non fa. Comparata alla Dynavector DRT-1s, più convenzionale ed enormemente più costosa, il suono può sembrare un po' grigio, manca di quell'ombreggiatura tonale che l'ammiraglia gestisce tanto bene. Anche per quanto concerne la performance dinamica, sia micro che macro, la DRT1-s rimane imbattibile. Anche il soundstage manca delle dimensioni e della portata della Dynavector "grande" visto che l'immagine rimane intrappolata tra i diffusori..

Un esempio di questo è in 'Time' in 'Aladdin Sane' di David Bowie. Quando lui canta "Time - she flexes like a whore" - etc., c'é una grossa atmosfera ed un'eco tutt'intorno alla parola "Time". Questo effetto viene ripetuto ogni volta che questa parola è citata. Dopo il primo ritornello questo trucco viene ripetuto con la parola "You".

"You are not a victim You just scream with boredom You! Are not depicting time"

A quel terzo "You" Bowie salta fuori nella stanza, proprio in mezzo ai diffusori e ti indica. È una scena molto teatrale ed una produzione meravigliosa. La DRT-1s ti fa saltare sulla sedia. Con la D17 senti l'effetto ma dopo non devi andarti a cambiare...

So che questa è una mancanza tipica di una testina di fascia media se confrontata con un'altra veramente esotica ed è questa la ragione per la quale il possessore di una D17 (ed i possessori di altre testine) desidererà "quella grande". In realtà ho voluto enfatizzare questa differenza fondamentale perché in tutti gli altri aspetti la D17 è una testina superba.

Facendo confronti più realistici, con testine nella sua fascia di prezzo, sia il soundstage che la dinamica sono abbastanza buone, benché le più economiche Shure V15 e Dynavector DV-20x facciano meglio di quest'ultima; ma anche in assoluto, senza tener conto dei soldi, il controllo e la capacità di riprodurre i dettagli sono caratteristiche da top di gamma. Usandola con l'ST600, per esempio credo che abbia prevalso sulla DRT-1s, solo con il 507 la Dynavector top è stata migliore. La sua capacità di separare i filoni musicali, in tutto lo spettro delle frequenze, così come di ritrarre nell'insieme i pieni orchestrali, è veramente eccellente. L'ho sottoposta a diversi generi musicali, da "Confessions" di Madonna ad una grossa ed eccitante band di King James giusto per giocare a seguire gli strumenti. Il basso in particolare è gestito molto bene, e benché ne abbia sentiti di più profondi non ne mi è parso più sottile di altri.

L'altra caratteristica eccezionale è l'incredibile velocità, con gli attacchi che sono riprodotti all'istante e con la musica che è portata dritta avanti senza quell'asprezza che è di solito lo scotto da pagare .

Rispetto ad altre testine il risultato è un po' controllato, manca di ariosità ed è probabilmente anche un po' "seduto" ma queste sono aree dove si comincia a discutere su ció che dovrebbe essere corretto, e sulle preferenze personali, piuttosto che su quello che dovrebbe essere riportato come un errore. Non è al livello qualitativo limite della Audio Technica AT9, e nemmeno al livello di fedele neutralità della Ortofon Supreme, e c'è un tocco di calore nell'intera presentazione forse causato da una lieve timidezza ai limiti della gamma alta. Se proprio fossi costretto a fare un confronto direi che è più vicina alla Music Maker Mk111 per il suo dettaglio e per il suo controllo, ma con un pizzico "d'anima" in più e con un'estensione degli alti leggermente minore.

Conclusioni

Come al solito ho scomodato tutto il vocabolario per descrivere un'altra testina, questi dispositivi per loro natura sono spesso quelli di maggior carattere nella catena musicale e dipendono totalmente dal braccio e dal giradischi con il quale sono usati. Alla fine mi sono separato dalla Karat con la sensazione che, sebbene sia così unica nel suo design, è comunque una testina molto adattabile, senza pecche particolari per la sua fascia di prezzo e con dei punti di forza che sono paragonabili a quelli di testine la cui fascia di prezzo è al limite del ridicolo. Se cercate una testina di qualità, bella da guardare (non come la Music Maker) e tuttavia non volete svenarvi allora è una scelta sicura.

sistema usato

© Copyright 2008 Geoff Husband - www.tnt-audio.com

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