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Convertitore digitale/analogico da assemblare

Hawk Audio MP-DAC

[il convertitore da assemblare MP-DAC]

[English version]

Prodotto: Hawk Audio MP-DAC
Produttore: APN / Audio & Techniek, distributore per il Regno Unito
Prezzo approssimativo: 1160 EURO (versione preassemblata) / 775 EURO (scatola di montaggio completa) / 615 EURO (senza contenitore e minuteria)
Esemplare in prova: in prestito dal costruttore
Recensore: Werner Ogiers

Alberi morti e audio

Audiophile Products Netherlands (APN), anche nota come Audio Research Center (ARC), anche nota come Audio & Techniek, anche nota come Audio & Muziek: molti nomi per ciò che essenzialmente è/era/sarà l'editore della più volenterosa e più interessante rivista audio Olandese di tutti i tempi.

In termini commerciali, una rivista decisamente di scarso successo, ma, in conseguenza di ciò, anche piuttosto buona. Essenzialmente, un manipolo di ingegneri audio ed elettronici, giornalisti a tempo definito (fra di loro Peter Van Willenswaard, che di tanto in tanto appare su Stereophile, e, IMHO, ancora uno dei migliori recensori audio in circolazione). Concentrata sui fondamentali, e, pertanto, - uh - con una schifezza di impostazione grafica, foto in bianco e nero, persino una brutta qualità tipografica, il tutto in un'affascinante atmosfera amatoriale (ricordate il vostro Latino: questo termine deriva da amare).

Oh, e con un atteggiamento piuttosto critico. Un atteggiamento molto critico. Un atteggiamento che farebbe impallidire persino l'aroma di HP dei nostri crauti alla Thorsten [HP = Harry Pearson, mitico recensore audio USA, (nuovamente) Direttore dell'altrettanto mitica rivista The Absolute Sound (meglio nota col suo acronimo di TAS); n.d.t.]. Il che è un bene, visto che APN ha sempre corredato i propri attacchi ai prodotti audio commerciali con l'ospitalità data sulle sue pagine a propri progetti di autocostruzione di amplificatori e diffusori che, uno dopo l'altro, si sono guadagnati nel Benelux un'invidiabile fama di qualità. C'è poco da meravigliarsi: quale altra rivista audio offre a studenti di ingegneria la possibilità di internato per progettare un nuovo prodotto o per fare ricerca su qualche aspetto della percezione uditiva?

Mentre le altre riviste parlavano di specifiche tecniche, A&M ci diceva che la stereofonia doveva avere profondità, che la riproduzione del suono doveva avere musicalità. Mentre le altre riviste inneggiavano al CD (era il 1985), A&M andava da Sony/Philips/Akai a dirgli semplicemente in faccia che il CD era robaccia. Non che ciò abbia evitato l'inevitabile. La stampa tradizionale del Benelux si convertì tutta in un confuso ed acritico brusio, ed A&M scomparve. Non ne conosciamo tutti di storie di questo tipo?

Tutto ciò che ora rimane è un sito web con degli occasionali articoli tecnici interessanti e prove di apparecchi. E, naturalmente, gli oggetti da assemblare. Da circa un anno queste scatole di montaggio sono disponibili in tutto il mondo, quindi è ora di dare loro uno sguardo più ravvicinato.

Crisi di personalità

Credeteci o no, ma lo sciamano di APN, John van der Sluis, (già intervistato da Lucio), mi ha contattato per una recensione del MP-DAC proprio mentre stavo considerando l'idea di comprarmi il suo amplificatore in scatola di montaggio A-18 in classe A senza controreazione. Però più o meno contemporaneamente mi hanno portato un vecchio amplificatore a valvole Dynaco ST-35 - Christa, poverina, praticamente ci naviga, fra gli apparecchi - i programmi sull'A-18 sono stati messi in frigo, e mi èarrivato da Rotterdam il convertitore digitale/analogico.


Quando ero già arrivato a metà di questo articolo, la marca del prodotto era cambiata da APN a Hawk Audio. Non hanno proprio saputo resistere, vero?

La macchina

Visto da fuori, il MP-DAC (Marco Pol DAC, riferito al suo progettista, non al Veneziano esploratore della Cina post-medievale) è un apparecchio molto semplice. Nessun interruttore di accensione, un ingresso coassiale terminato BNC ed una coppia di uscite analogiche. non c'è ragione di sprecare altra banda/tempo/carta su questo aspetto.

Il fantasma nella macchina

[la piastra digitale del MP-DAC]Anche il santo interno di questo DAC è concettualmente semplice: il flusso di dati digitali arriva attraverso un trasformatore impulsivo [ specializzato in segnali ad alta frequenza, n.d.r.] realizzato su specifiche ed un ricevitore Crystal CS8412, poi viene convertito con un DAC CS4390, alla cui uscita si trova una sezione di filtro ed amplificazione analogica ed a discreti. Il circuito integrato che svolge le funzioni di DAC è lo stesso impiegato, per esempio, nel lettore di CD 508.24 della Meridian. Si tratta di un architettura delta-sigma (bitstream) con una risoluzione teorica di 24 bit, quantunque nel nostro mondo una prestazione a 24 bit veri va oltre le possibilità della fisica, salvo, naturalmente, l'impiego di trucchi di media temporale, come nel RingDAC della dCS.

Sebbene il CS4390 preveda un uscita in tensione bilanciata-differenziale, il MP-DAC usa solo una fase del segnale: il che può compromettere la dinamica ed il valore di insensibilità ai rumori interni di modo comune, ma, stando a quanto dichiarato, i progettisti hanno provato tutte le possibili configurazioni di questo circuito integrato, ed hanno scelto la soluzione che suonava meglio.

[il circuito analogico di filtro del MP-DAC]

La sezione analogica è curiosa, nel senso che è un adattamento dello stadio di guadagno in tensione dell'amplificatore A-18. Così ci troviamo di fronte ad un amplificatore tutto a discreti, con circuitazione simmetrica, in classe A e senza controreazione, alimentato in continua a +/- 30 Volt, e con solo due stadi con una coppia di transistor sul percorso diretto del segnale (ammesso che qualcosa come un "percorso diretto del segnale" esista).

Il filtraggio dei segnali oltre la banda audio è attuato con una tipologia circuitale del quinto ordine, con una sezione passiva RCRCLC dopo il circuito integrato che funge da DAC, ed un unico filtro RC all'uscita dell'amplificatore. Tutti i condensatori in serie al segnale sono dei bei componenti con le armature a film in polistirene, tranne uno, di accoppiamento, Audyn da 3.3uF in polipropilene metallizzato.

[piastra analogica del MP-DAC: forti quelle bobine gialle!]Dati il circuito integrato che implementa il DAC ed i suoi amplificatori operazionali interni che provvedono all'uscita in tensione, più o meno l'unica cosa che si può fare per spremere un miglior suono da roba come il Crystal CS4390 è alimentarlo con una bella fonte di tensione pulita. Beh, questi ragazzi della APN soro seri sulla loro alimentazione. Tremendamente seri: due trasformatori toroidali da 30 A della Amplimo, uno per la piastra digitale, DAC incluso, e l'altro per quella analogica. Quattro ponti rettificatori. Sei regolatori in serie (317, 337, 7812 e 7912), e sei regolatori shuntati TL431. La APN sottolinea che quest'ultimo regolatore presenta una elevatissima banda di regolazione (sul che nutro qualche dubbio, visto che quella di un 431 che opera con un qualche guadagno è semplicemente di circa 20 KHz, ma, OK, complimenti alla APN per l'uso di questi componenti insoliti che probabilmente battono i vostri normali 317/337 ).
La capacità di filtro distribuita per tutto il DAC ammonta a 60.000uF: più di quanto il mio finale possa vantare. Ognuno dei singoli stadi ha il suo gruppo di condensatori di filtro: grossi elettrolitici, inclusi degli Starget e dei Sanyo OS-CON, dei Wima e dei Siemens a pellicola di poliestere, e infine dei Sibatit ceramici per le altissime frequenze. Non entrate in paranoia su tutte le possibili risonanze parassite che ne potrebbero derivare: il progettista dice di avere verificato il comportamento sul campo di queste combinazioni.

Non viene compiuto alcuno sforzo per minimizzare il jitter, se non quello di alimentare i circuiti digitali con una tensione pulita. Per mantenere il ritmo del tutto, il MP-DAC si affida unicamente al PLL del ricevitore Crystal. Riguardo alle connessioni, quelli dell'APN impiegano un buon connettore coassiale con terminazione BNC, scelta perchè quella RCA "causa riflessioni a causa del cattivo interfacciamento". Ma, mi chiedo, e il cattivo interfacciamento causato dai terminali saldati sulle piste del circuito stampato sul quale si connette l'uscita coassiale? Non pensiamoci...

Dal punto di vista tecnico, il MP-DAC è davvero un bell'oggetto, si vede che dietro c'è tutto lo sforzo di ottimizzazione della sezione analogica e dello stadio di alimentazione. Ed entrambi questi aspetti lo rendono piuttosto unico nel panorama dell'audio digitale, dove regnano sovrani minuscoli trasformatori, amplificatori operazionali integrati economici, ed un'ingegnerizzazione da testo scolastico, senza ispirazione.

La domanda

Vi sento mugugnare: Che senso ha offrire un DAC che si limita al formato standard del CD a 44.1k/16? La domanda è molto semplice, sebbene i droidi del marketing e le riviste audio, maramaldi, vogliono farvi credere il contrario.

Non c'è un formato alternativo. Oh, i DAC a 96kHz/24bit in effetti esistono, e c'è anche quella strana opzione a 192kHz lì fuori. Ma non esiste un formato realmente disponibile per l'utenza domestica che possa beneficiare di questi DAC. Prendete il DAD, interamente compreso nelle specifiche del DVD-Video. Sì, è audio ad alta risoluzione. Ma senza il supporto della comunità del software resterà in embrione; inoltre, il lettori di DVD che davvero escono dalla loro connessione S/PDIF con un flusso a 96KHz sono 1) pochissimi (solo Pioneer) e 2) quasi illegali, visto che i problemi di protezione delle copie non sono stati ancora risolti dai potenti. In breve, perchè occuparsene??

I potenti. Gli piace il gioco duro. La competizione è un bene per te. I potenti. Allevano cavalli da corsa. Sono le forze del mercato. (Radio KAOS, Roger Waters. Chi altri?)

Poi c'è il DVD.Audio, e, naturalmente, il SACD dei rinnegati Sony e Philips. Entrambi ad alta risoluzione. Ma, nuovamente, entrambi senza possibilità legale di abilitare in uscita un flusso digitale a piena risoluzione. E se uno di essi, in futuro, avrà uscite codificate et similia, non saranno secondo l'interfaccia S/PDIF usata dai DAC che si possono acquistare ora. Useranno probabilmente protocolli come lo IEEE1394/Firewire, o forse lo USB o lo USB2. E, credetemi, le possibilità che i venditori di DAC offrano accessori per la retrocompatibilità verso i loro prodotti più vecchi sono davvero poche: provate solo a pensare al costo ed alla complessità addizionale di, diciamo, un nodo Firewire completo.

L'ultima moda dell'audio ad alto tasso di dati è il CD "upsampled". Se volete un discorso chiaro: ciò che è perso continua a non esserci. Altrimenti avremmo degli "upsampler" di salario post-tassazione (e io scrivo dal Belgio, con l'aliquota del 50%, va bene?). L'unica cosa che lo "upsampling" (di per sè solo un buffo nome per il sovracampionamento [oversampling, in Inglese; n.d.t.]) ci permette e di usare uno dei nuovi DAC ad alta velocità con un tasso di dati minore di quello per il quale sono stati ottimizzati. E se capita che tali DAC suonino un po' meglio, allora lo faranno anche i vostri CD. Ma io credo credo si tratti di un suono "differente" piuttosto che "migliore": il processo di "upsampling" modifica i dati originari. Non aggiunge informazioni e cambia, deve cambiare (mutilare?), ciò che c'è. Difficilmente sono una valida opzione, ma, pensateci, mette certamente in grado l'industria dell'High-End di vendervi un altro po' di scatole.

Quindi, data la scarsezza di valide sorgenti ad alta risoluzione, e l'abbondanza di normali CD, sembra che ci sia ancora un posto per un DAC a 44.1kHz/16bit. Quanto meno per un buon DAC a 44.1kHz/16bit.

Il fantasma che costruisce la macchina

Diversamente da, per esempio, i progetti da montare della the Parts Connection, questo è davvero fai-da-te: bisogna fare tutto, con la sola eccezione dei buchi nel contenitore. Quindi, preparatevi a rimpinzare tre piastre di circuito con un paio di centinaia di componenti. Per fortuna queste piastre sono fatte molto bene e presentano un buon circuito, con i punti di saldatura applicati.
Però, data la generale complessità, non consiglierei questo assemblaggio a chi ha poca esperienza di saldature e di elettronica. Secondo la APN per la costruzione ci vogliono circa 10 ore. Io ho passato circa 20 ore a fare saldature, però me la sono presa calma, e, specialmente nella sezione analogica, mi sono dato la pena di accoppiare manualmente i componenti per avere un bilanciamento ottimale fra i canali. Problemi? Nessuno serio: il mio saldatore casalingo a ferro da 15W della Ersa non era abbastanza potente per tre o quattro punti di saldatura inglobati in massicci percorsi di terra, e allora mi sono dovuto affidare al saldatore ad argento Low Melting Point per effettuarle correttamente.
Se potete contare su una stazione di saldatura a controllo di temperatura ve la caverete meglio. (In laboratorio abbiamo delle stazioni Weller, ma non ho voluto sottopormi alle scartoffie necessarie per controllare il MP-DAC -in N parti sfuse- in tale sito iperprotetto: No, Signore, questo è un componente audio, Signore, non parte di un nuovo computer a superconduttori che sto tentando di rubare, Signore.). Inoltre, i buchi predisposti per i condensatori Elna Starget nella sezione analogica erano troppo stretti. Poichè non volevo allargarli, in quanto tale operazione ne avrebbe potuto eliminare la placcatura interna, ho semplicemente vincolato i condensatori alla piastra con del blue tak ed ho saldato i loro reofori direttamente sulla cima delle piastre dei punti di saldatura, tipo SMD [acronimo di Surface Mounting Device, componente a montaggio superficiale; n.d.t.]. Anche nella piastra dell'alimentazione c'era qualche buco sottodimensionato, ma questa piastra è a singolo lato, quindi ho potuto allargarlo in tutta sicurezza. Parlando con la APN, ho capito che attualmente viene fornita una nuova versione della piastra del circuito di alimentazione.

[il MP-DAC finito]

Mentre le precedenti versioni del MP-DAC venivano fornite con un contenitore grigio da 19", dall'aspetto un po' macho e dall'innegabilmente basso fattore di accettazione domestico, l'apparecchio che sto esaminando mi è giunto con un contenitore fatto su misura, largo 44cm e laccato nero, che potrà anche essere un po' noioso (e da principio avevano anche dimenticato la targa in rame con il nome), ma che si sposa bene con i miei apparecchi Michell (deve essere il colore), e mi ricorda vagamente le elettroniche di casa Sphink, Curioso: anche la Sphinx è Olandese, e suona pure bene. Relativamente alla taglia ed alla finitura di questo contenitore, quest'ultima è eccellente, mentre la prima ... beh, basta dire che ha richiesto un po' di mia iniziativa creativa per fargli fare ciò che per cui era fatto.

Dopo il lavoro, il divertimento

Come sapete, il mio lettore di CD abituale è il Rega Planet. Ne ho acquistato uno un paio di anni fa, poco dopo avere scritto per Audio Vision una delle sue primissime recensioni pubblicate (credo proprio che solo What Hi-Fi ci abbia battuto). Lo avevo scelto perchè in una prova collettiva di lettori più o meno di quello stesso prezzo era l'unico a suonare naturale, nel senso di contrario di sintetico, e senza la minima traccia di grana. Naturalmente, il Planet non è perfetto. Tende ad essere un po' riduttivo e scarseggia un po' quanto a dettaglio e ad aria, provocando un effetto di "sfondo vuoto".
Ma è un minimo dazio da pagare in cambio di quella naturalezza, specialmente considerando il suo basso costo. E naturalmente si comporta come un apparecchio audio digitale: i buoni dischi possono suonare tremendamente meravigliosi, ma troppo spesso i suoni rigenerati possono mancare di interesse, di coinvolgimento. Perciò il Planet è usato principalmente per musica da sottofondo, mentre solo il GyroDec è usato per ascolti seri. Seri, quindi più divertenti.
Però, con il Marantz CD-17, il Planet è uno dei pochi lettori di CD che mi piace davvero, e ho visto che si trova ottimamente a lavorare con preamplificatori dal costo fino a 3.000 Euro.

Finito il MP-DAC, l'ho acceso, connesso e verificato che tutto funzionava come avrebbe dovuto. E lo faceva. Ben sapendo che non avrei dovuto mettere mano ad un ascolto, ho iniziato ad ascoltare. Le prime impressioni? Questo convertitore mi ha subito ricordato il suono che ottenni dal mio piatto e dal pre-pre phono della Mistral (da me recensito). Ma lasciate stare, le prime impressioni sono quello che sono; ho lasciato il convertitore acceso per un mese, usandolo solo per musica di sottofondo.

Ed è cambiato, durante quel mese. Il capolavoro del jazz Vittoriano di David Sylvian, Secrets of the Beehive, ha tradito l'eccellente risoluzione ai bassi livelli di questo DAC, con i piatti sottili, e dal decadimento naturale, facile da seguire, in un panorama sonoro abbastanza ampio e, soprattutto, profondo. Tale profondità d'immagine si acuisce con le voci, solidamente piazzate davanti i diffusori: piazzate davanti, certo, ma in un modo gentile e rilassato, tutto il contrario che sparati in faccia.

Tonalmente, il MP-DAC è tutto d'un pezzo, di ammirevole consistenza, capace di fondere bassi pieni e marcati con medi cremosi ed alti davvero dolci. The Visit di Loreena McKennitt può suonare un po' esile, ma non qui! Parimenti, la mia amata registrazione dei Vespri di Maria del Monteversi (Archiv, Gardiner) non ha mai suonato così credibile, così completa, con cori composti da persone vere, che cantano in un'acustica davvero cavernosa e complessa, che avvolge l'ascoltatore come un morbido drappo di velluto (o, me fortunato!).

Il posizionamento delle sorgenti di segnale è un po' fuori fuoco, non così preciso come i moderni amplificatori e lettori di CD moderni a transistor tendono a fare. Inoltre, la trama del suono è così lievemente irrozzita, più come legno naturale che come acciaio lucidato. Secondo la mia esperienza, entrambe queste caratteristiche sono connesse all'adozione di una circuitazione non controreazionata, ed infatti il suono del MP-DAC ricorda, per esempio, quello delle elettroniche LFD/Mistral e degli amplificatori Kora recentemente recensiti: tutti progetti senza o con poca controreazione. Ed entrambi questi aspetti si contrappongono alla maggiore messa a fuoco ed alla più brillante e maggiore precisione dei progetti convenzionali. Precisione? O precisione apparente?

La quantità di dettaglio presente, e specialmente la risoluzione ai bassi livelli rendono questo convertitore eminentemente adatto ad ascolti a notte fonda: anche a flebili livelli la musica era tutta lì, e questa è stata la prima volta che ho potuto ascoltare l'etereo coro del Neptune di Holst senza cuffie, o senza abbassare di colpo all'inizio del seguente -molto più forte- pezzo solo perchè la sorgente pretendeva un livello d'ascolto ignobilmente elevato per far credere di avere una qualche decente risoluzione. Ebbene, il MP-DAC ce l'ha, la risoluzione, e questo fa suonare il tutto più vivo, che si tratti della resina del violoncello di Yo Yo Ma (Inspired By Bach - The Cello Suites), o del modo in cui le voci dei coristi cantano 'Cha cha chà nella La Enganadora di Ruben Gonzalez.

Allora, tutto bene? Naturalmente no: la perfezione non esiste. In linea generale questo convertitore mi è parso un po' costretto. Forse a causa di una certa educazione durante i passaggi più forti (ma va ancora ricordato che c'è andato giù duro con Hole, con i Walkabouts, e con il basso martellante dell'inizio di Space Dog di Tori Amos), o a causa del bilanciamento tonale caldo, o meglio scuro. Comunque, per me questo non è un grave problema: preferisco sempre un componente scuro e musicale ad uno brillante o neutro o eccessivamente analitico. Inoltre, non va dimenticato che si tratta di un apparecchio da montare, ed una interessante caratteristica dei tali oggetti è che si possono facilmente "truccare" (e, naturalmente, un'altrettanto interessante proprietà di chi si assembla da solo questi apparecchi è quella di sapere come fare a "truccarli"), sia diminuendo l'azione dei filtri in uscita, sia sostituendo qualche componente. Ma non è che si debba andare così lontano: già la sostituzione di un AN-V con un cortissimo spezzone di cavo di segnale Deskadel (sì, uno dei pochi prodotti HiFi del Belgio!) ha leggermente causato una certa apertura, mentre l'uso di un Marantz CD-52SE come meccanica ha dato l'impressione di un risultato più scuro, ma mi posso anche essere sbagliato.

Conclusioni

Il MP-DAC non è un apparecchio da assemblare semplice per principianti, ne' è particolarmente economico. Ma il suo suono è rilassato e caldo, dinamicamente forse un po' compassato e silenzioso, ma mirabilmente consistente sull'intero spettro di frequenze, e con eccellenti risoluzione ai bassi livelli ed immagine.
È una delle sorgenti digitali più musicali che abbia mai incontrato. Inoltre è senza fronzoli e non dovrebbe dare molti problemi di incompatibilità con altri apparecchi. Consigliato.

Impianto usato

  • Meccanica di lettura CD: Rega Planet, Marantz CD-52SE

  • Cavo digitale: Sonic Link con connettori BNC

  • Cavo di segnale DAC -> preamp: Deskadel I-1, Audio Note AN-V, Prefer MGK-226

  • Preamplificatore: Michell Argo/Hera

  • Amplificatore finale: Quad 306

  • Diffusori: Quad ESL-57 su supporti Target


© Copyright 2000 Werner Ogiers - https://www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino

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