Pierre Boulez

Montbrison, Francia 26 Marzo 1925

Baden-Baden, Germania 5 Gennaio 2016

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Data: Gennaio 2016
Redattore: David Hoehl - TNT USA
Traduzione a cura di: Stefano Miniero
[Pierre Boulez]

Compositore, direttore d'orchestra, storico musicale e riconosciuto sostenitore dell'innovazione nel campo della musica, quella di Pierre Boulez è stata sin dagli anni '50 una voce impossibile da ignorare, praticamente in ogni ambito della musica classica. Ora anche quella voce tace, ed è solo l'ultima grave perdita in quella coraggiosa generazione che dette l'avvio ad un completo rinnovamento della musica dopo la seconda guerra mondiale, sia da un punto di vista compositivo che interpretativo.

Pur essendo un paladino della musica dodecafonica e dichiaratamente in opposizione alla musica del diciannovesimo secolo, Boulez ricoprì il ruolo di direttore in importanti orchestre tradizionali, come la filarmonica di New York, divenendo inoltre uno stimatissimo interprete di Gustav Mahler. Boulez considerò sempre la musica popolare fuori dal suo campo di azione, ma incise composizioni “classiche” di Frank Zappa. Dunque una curiosa miscellanea di contraddizioni.

Sotto molti aspetti, il sottoscritto non è certo la persona giusta per dedicare a Boulez questo necrologio; non a caso, le mie preferenze musicali ruotano attorno a quella sorta di Romanticismo, con la R maiuscola, e ad una prassi interpretativa che lui certamente aborriva. Inoltre, non sono certo un esperto conoscitore delle sue incisioni, ma questo dipende principalmente dal fatto che la maggior parte delle mie composizioni preferite, che ho avuto modo di ascoltare tra le sue registrazioni risalenti al suo periodo migliore, mi avevano colpito perché mi sembravano un po' troppo “fredde”.

Per questo motivo non ho mai esplorato più di tanto la sua discografia. Il giorno successivo alla sua scomparsa, ho ascoltato un'incisione di Boulez del preludio ad un pomeriggio di un fauno di Debussy, dedicatogli da una radio locale, e sono pronto ad ammettere che il giudizio che avevo dato al suo stile interpretativo era affrettato. A dire il vero, dovrei esplorarla molto più approfonditamente, ma questo richiederebbe che gli dedicassi del tempo, che al momento non ho.

La musica di Boulez non è il genere che mi affascini, personalmente, e non sembra comunque aver conquistato schiere di appassionati fuori da una ristretta cerchia di amanti dei classici della musica, ma quasi certamente si guadagnerà un suo pubblico nel tempo.

Quindi, per tutte queste ragioni, riconoscendo che Boulez è stato tutto meno che “tradizionale”, ho deciso che invece che dedicargli un tradizionale tributo, mi limiterò a raccogliere alcune pittoresche o appassionate dichiarazioni e citazioni, raccolte su Internet, e lasciare al lettore la facoltà di trarre le proprie conclusioni. Al di là di questo, tutto quello che posso dire è che il mondo della musica classica è un po' più povero, dopo la sua scomparsa.

Un ritratto dell'uomo nelle sue stesse parole:

“Sfregiare la Monna Lisa non sarebbe abbastanza, perché questo non farebbe scomparire Monna Lisa. È tutta l'arte del passato che dovrebbe essere distrutta”.

“Per come la vedo io, la curiosità è la vita stessa. Chi non è curioso, è già nella tomba”.

"Le rivoluzioni vengono celebrate solo quando non sono più pericolose". (In occasione delle celebrazioni del bi-centenario della Rivoluzione Francese)

“Stupida, stupida, stupida!”. (A proposito della musica di Giuseppe Verdi)

“Il modo migliore per risolvere i problemi dell'opera, sarebbe buttare giù tutti i teatri dell'opera”.

Ed infine, nelle parole di Frank Zappa, le cui composizioni di musica classica non sono state incise da nessun altro importante direttore d'orchestra:

“[Boulez] mi ricorda lo stile caratteristico di Herbert Lom nei film della Pantera Rosa. Non ha quelle movenze psicotiche, ma condivide un po' di quel nervosismo, come quando, sia detto con tutto il rispetto, viene da ridere in modo incontrollato. Sono andato a pranzo con lui a Parigi, prima della registrazione di Perfect Stranger. Aveva ordinato qualcosa chiamato brebis du [riempite i trattini]--. Io chiaramente non sapevo minimamente di cosa si trattasse. Era una specie di piatto a base di carne, su una strana lattuga dall'aspetto traslucido. Sembrava che lo avesse gradito molto, e me ne offrì un po'. Allora gli chiesi cosa fosse, e lui rispose che si trattava del "naso affettato della mucca". Lo ringraziai e tornai alla mia bistecca al pepe”.


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