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Steely Dan - "Pretzel logic"

Una logica contorta

[English version]

Gruppo: Steely Dan
Dettagli dell'album: CD "Pretzel logic" - 1974 - MCD 01781 MCA Records (ABC records). Pubblicato anche in vinile (stereo e quadrifonico)
Sample in prova: stampato in Germania
Genere: pop/rock/jazz/steely dan :-)
Prezzo approx.: 10 € (variabile)
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Giugno, 2008

[Steely Dan - Pretzel logic]
Steely Dan "Pretzel logic"

Introduzione

Quetsa non è la prima volta che recensisco un disco degli Steely Dan. Esattamente un anno fa pubblicai la recensione del loro penultimo album Two against nature, il primo dopo lunghi anni di inattività. Gli album degli Steely Dan sono spesso citati in consessi audiofili per via dell'alta qualità delle loro registrazioni, un vezzo che hanno avuto sin dagli esordi, perfezionato maniacalmente via via con la maturità. Uno dei dischi da solista di Donald Fagen (la metà degli SD), quel "The Nightfly" che tante discussioni ha acceso, è un vero "must-have", specie se nell'edizione in vinile. Il motivo per il quale è famoso è che si trattava di una delle prime incisioni ad essere ripresa su master digitale. Curiosamente, il vinile suonava meglio del CD, nonostante l'origine digitale del master di registrazione.

La logica di Pretzel logic

Sono un grande fan degli Steely Dan e non perché i loro album suonino particolarmente bene (sarebbe un motivo piuttosto deboluccio) ma perché sono innamorato della loro Musica, da sempre. Uno dei miei dischi favoriti è proprio questo "Pretzel logic" del quale voglio parlarvi. E' il loro terzo album, pubblicato nel 1974. Prodotto da colui che fu impropriamente etichettato come "il terzo componente degli Steely Dan" ovvero il famoso Gary Katz, il disco fu registrato da Roger Nichols. Contiene "Rikki don't lose that number" che presto diventò il singolo di maggior successo commerciale della band, raggiungendo la posizione 4 nelle classifiche americane immediatamente dopo l'uscita dell'album.
Il disco contiene anche una cover di Duke Ellington (East St. Louis Toodle-oo) ed un tributo al grande sassofonista Charlie Parker (Parker's band). Questo album, nel 2003, fu inserito alla posizione numero 385 dei 500 migliori album di sempre, secondo la rivista Rolling Stone.
Una cosa è certa: quando Pretzel logic uscì negli scaffali dei negozi, nel 1974, non si era mai sentito niente di simile. La loro sapiente ed intelligentissima miscela di pop, rock e jazz, corredata da testi stravaganti e principalmente incomprensibili, fu uno shock (ricordiamoci i dischi dei primissimi anni '70). Il titolo stesso "Pretzel logic" lascia credere che la logica contorta (come un pretzel, appunto) fosse assolutamente volontaria e ricercata. I primi due album degli Steely Dan erano più orientati verso il rock, mentre Pretzel logic è più jazzy, se mi si passa il termine. Tuttavia, manca dell'atmosfera a tratti algida dei dischi successivi, talvolta malati di un manierismo quasi eccessivo. Perfetti in ogni più minuto dettaglio, i dischi successivi sembrano parlare più alla mente che al cuore. Questo cambiamento di rotta potrebbe essere dovuto alla decisione del duo di non suonare più dal vivo, dopo l'uscita di Pretzel logic. Si trasformarono cioé in una band da studio, principalmente, senza contatto diretto con l'esperienza live.

La ragione per la quale ho inserito Pretzel logic nella nostra lista di audiophile recordings è piuttosto semplice: questo album, oltre poter essere considerato un'eccellente registrazione per quel periodo, è un ottimo test per saggiare la capacità dell'impianto di riprodurre uno swing vivace e vitale. Mi spiego meglio: se il vostro impianto non è capace di scandire i diversi ritmi musicali con precisione, rivelandosi magari o troppo "lento" o troppo "frettoloso", allora questo "Pretzel logic" suonerà decisamente poco coinvolgente. Provate, ad esempio, a seguire il semplicissimo ritmo di "Barrytown" o della title track (le due mie favorite): dovrebbe essere impossibile riuscire a tenere il piede fermo! Queste tracce sono groovy all'ennesima potenza! Le linee di basso della title track, bissate dal metronomico ed inconfondibile drumming di Jeff Porcaro, sono di una sensualità quasi imbarazzante. Esse sono semplici ma potenti e dovrebbe essere semplice seguirne l'intero sviluppo durante TUTTO il brano, semplice come se aveste tra le mani un mixer multitraccia col quale eliminare tutti gli altri strumenti!
Se queste linee ritmiche si perdono tra gli altri strumenti, l'impianto ha bisogno di un tagliando.
Lo stesso ragionamento possiamo applicarlo a "Barrytown", che possiede un passo solare e giocoso che dovrebbe essere preservato dall'impianto stereo. Se suona triste e noiosa c'è qualcosa che non va. Il brano è solo apparentemente semplice: i fraseggi della chitarra e delle tastiere sono piuttosto intricati, infatti! Cercate di seguirli individualmente: è facile o alla fine ci si confonde? [Risposta: dovrebbe essere facilissimo].
Un altro brano con un certo swing tutto particolare è "Monkey in your soul": di nuovo un test severo per valutare passo, ritmo e corretta scansione dei tempi (quello che gli inglesi chiamano PRaT).
Dall'altro versante il ritmo lento di "Rikki don't lose that number" suona un po' alla Joe Jackson...anni prima che JJ pubblicasse il suo primo disco! L'apertura del brano, che probabilmente vi ricorderà "Song for my father", un hit di Horace Silver (1964), è estremamente coinvolgente, il sistema dovrebbe preservare la sua lenta e quasi ipnotica cadenza. Anche qui, sarà difficile tener fermo il piede!

L'album fornisce anche un discreto test per le voci. Non dovete aspettarvi la qualità delle riprese vocali dei moderni dischi audiophile - dove talvolta le voci appaiono più reali del reale - tuttavia non dovrebbe esserci alcuna traccia di distorsione o indurimento, neppure durante i semplici chorus. Le voci dovrebbero essere naturali e facili all'ascolto. In realtà, tutto l'album è letteralmente intriso di una sensazione di facilità che lo rende godibile per ore ed ore. In altre parole, dovreste essere in grado di ascoltarlo in repeat più volte (facile, dura appena 35 minuti) senza provare alcun senso di fastidio. Io lo lascio spesso in loop infinito mentre scrivo.
La dinamica complessiva non è neppure lontanamente vicina alle migliori registrazioni moderne ma è certamente migliore di quelle porcherie iper-compresse che si sentono sempre più spesso, a causa della famigerata loudness war. L'atmosfera rilassata, anche dal punto di vista dinamico, rende l'album piuttosto semplice da gustare. Non vi farà fare salti sulla sedia, ma sarà divertente e gustoso comunque.
Per quanto riguarda l'immagine tridimensionale...che vi aspettereste da una incisione pop dei primissimi anni '70? Così, la scatola sonora appare geometricamente limitata nelle tre dimensioni spaziali ma la precisione e la messa a fuoco sono di ottimo livello, anche secondo i migliori standards attuali.

Conclusione

Spesso (molto spesso, in realtà) tendo a dimenticarmi di essere un audiofilo, oltre che un semplice appassionato di Musica. Questo album vorrebbe essere un invito a fare lo stesso: dimenticare il lato più tecnico, la corsa all'ultima prestazione, al mezzo dB in più: un album godibile, divertente, che lascia la Musica al primo posto. Troppo spesso mi capita di ascoltare incisioni audiophile dove tutta l'attenzione è posta sul fattore tecnico ("...ma senti questo pizzicato come è reale...e quel rullante!") dimenticando lo scopo ultimo, che è quello di accarezzare il cervello ed il cuore con le note musicali. Se il vostro impianto sa divertire con la Musica, rimpiangerete, alla luce di una logica assolutamente contorta, di essere stati audiofili per così lungo tempo.

They say the times are changing but I just don't know
These things are gone forever
Over a long time ago, oh yeah
[Tratto da "Pretzel logic"]

© Copyright 2008 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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