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State Cows - The second one

Il ritorno del sound della WestCoast

[English version]

Artista/band: State Cows - Svezia
Dettagli album: CD "The second one" - 2013 - Avenue 13 04 0052 della Avenue of Allies Music
Campione in prova: Made in the EU
Genere: Westcoast/AOR
Prezzo: 15€ [CD + download] - 7€ [solo download in FLAC, MP3 e altri formati liquidi]
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Giugno, 2013

[State Cows]
State Cows - The second one (2013)

Premessa

Due anni fa recensivo il disco d'esordio di questa insolita band svedese che fa rivivere il mitico sound dell'AOR della West Coast, quello dei grandi gruppi rock americani come Chicago, Toto, Hall & Oates e tanti altri. L'ispirazione più forte, però, questo duo svedese la prende dai dischi degli Steely Dan, un duo che ho amato sin dai loro primi album e che, in un certo senso, ha creato un genere musicale a sé stante.
Così, i nostri novelli Becker & Fagen svedesi sono giunti alla loro seconda fatica discografica intitolata, senza troppa fantasia, "The second one".

Per qualche informazione in più sulla band vi rimando direttamente alla recensione del disco d'esordio citata in apertura.

Il suono della WestCoast...della Svezia?

Se avete letto quella recensione, ricorderete che quel disco d'esordio fu, per me, una vera e propria rivelazione: il nuovo disco dei miei amati Steely Dan era là, davanti ai miei occhi, solo che a suonarlo non erano Becker e Fagen ma questi talentuosi ragazzi svedesi! Pensai a un caso fortunato, la storia della musica è piena di episodi simili: dischi d'esordio bellissimi, difficilmente bissati dalle uscite successive. I nostri, però, senza obbedire troppo alle regole dello showbiz, si son presi un bel po' di tempo e due anni dopo hanno confezionato un prodotto che, non esito a dirlo, brilla ancor più forte del già luminosissimo disco d'esordio. Dieci brani, esattamente quanti un disco ne deve contenere (non quindici o venti, come si usa oggi) che dimostrano quanto sia maturata questa band in termini di songwriting.
Alcuni brani rubano il cuore subito, altri richiedono più pazienza, ma la qualità è superlativa, la classe cristallina. Come scrissi in occasione del mio primo incontro con il sound di questa band, forse non fanno saltare sulla sedia per portata innovativa ma, accidenti, questi signori sanno scrivere belle canzoni ed è di questo che c'è bisogno, non del nuovo a tutti i costi, che invecchia rapidamente, ma di belle canzoni che entrino in repeat nel cervello dando quella curiosa sensazione di averle sentite da sempre. Non una sensazione di deja-vu, che sarebbe ben poca cosa, ma una strana familiarità con le armonie e le melodie, tipica di ogni buona composizione: l'ascoltate una volta e vi sembra di conoscerla da sempre.

L'album è stato anticipato dal singolo Hard goodbye che ha conquistato così facilmente le orecchie di mia figlia da proporlo nel suo appuntamento settimanale Silvia's Corner della pagina Facebook di TNT-Audio, riscuotendo pure un discreto successo i termini di commenti e di mi piace.
Tutto questo per dire che sì, si tratta di AOR in stile Westcoast, quindi quanto di più lontano dai suoni tipici che ascoltano i ragazzini di oggi, ma quando non mancano cifra stilistica e talento compositivo, la musica varca i confini generazionali in un lampo. L'ipnotico intro di Hard goodbye è qualcosa che entra sotto pelle e non vi abbandona più.
Anche gli altri brani non sono da meno. Così, in In the city sembra si sentire i migliori Hall & Oates, mentre l'intro pianistico di I got myself together è indiscutibilmente di marca Toto. Come posso poi non citare l'incantevole e dolcissima California Sun? In ogni traccia si respira un'aria americana intensa e piacevolmente rilassante, che anche stavolta mi sorprende non poco, vista la provenienza geografica degli State Cows. Rispetto al primo album, persino il già elevato spessore poetico dei testi sembra maturato ancora.

La produzione del disco stavolta è tutta fatta in casa, nel senso che il duo svedese ha avuto la possiblità di realizzare il disco esattamente secondo i propri desideri. Per questo motivo ero curioso di mettere la registrazione sotto la lente d'ingrandimento del software DR che, come forse sapete, fornisce una misura approssimata di quanta dinamica sia contenuta in un disco. Per maggiori dettagli vi invito a dare un'occhiata alla lista di incisioni che abbiamo analizzato in questo modo, così da avere qualche termine di paragone.

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 DR   	   Peak     	   RMS      	 Filename
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 DR11	  -0.92 dB	 -14.00 dB	 Track01.wav
 DR12	  -0.93 dB	 -14.95 dB	 Track02.wav
 DR12	  -0.93 dB	 -15.84 dB	 Track03.wav
 DR12	  -0.82 dB	 -15.61 dB	 Track04.wav
 DR14	  -0.98 dB	 -16.44 dB	 Track05.wav
 DR12	  -0.93 dB	 -15.17 dB	 Track06.wav
 DR13	  -0.94 dB	 -16.89 dB	 Track07.wav
 DR12	  -0.87 dB	 -15.36 dB	 Track08.wav
 DR13	  -0.85 dB	 -16.83 dB	 Track09.wav
 DR12	  -0.86 dB	 -15.09 dB	 Track10.wav
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 Number of files:    10
 Official DR value:  DR12 
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Il disco d'esordio esibiva una DR media di DR10, che non è affatto male per un'incisione moderna di musica rock. Spesso, purtroppo, si scende verso DR6 o DR7. Feci notare agli State Cows che si dovesse provare a fare di meglio, limitando la compressione dinamica. Mi risposero che sì, avendo il completo controllo della produzione del disco, dall'incisione al mastering finale, qualcosa avrebbero provato a fare. E l'hanno fatto, accidenti! Stavolta la media è DR12 con un brano che arriva a DR14 e ben due che raggiungono DR13. Si tratta di risultati buoni anche per un'incisione che ambisce allo standard audiophile (è lo stesso valore di "Tears of joy" di Forcione, su etichetta Naim Audio!). Quindi...si può fare!!! Non servono grandi mezzi o chissà quali super tecnici del suono, basta limitare l'uso selvaggio della maledetta manopolina per la compressione dinamica. È vero che la dinamica non dice da sola quanto un disco sia ben inciso però è un possibile indicatore.

Il sound generale di questa incisione è timbricamente corretto, vivace, dinamico, con una buona e articolata gamma bassa che consente di seguire bene e distintamente le parti di basso elettrico e di batteria. I livelli di distorsione sono bassi, quindi è facile lasciarsi prendere la mano e alzare il volume a dismisura :-)
Anche la ripresa delle voci è molto buona, così come quella di chitarre, fiati e tastiere. Curiosamente, come si vede in questa foto, il disco appare graficamente come un nastro a bobine, quasi a voler ricordare le buone registrazioni analogiche di una volta. E non dev'essere un caso che nella foto appaia il disco in compagnia di un amplificatore Burson Audio (foto presa dal profilo Facebook degli State Cows).

[State Cows]

Conclusioni

Temevo un flop, un secondo disco che non riusciva a ripetere la genuina freschezza del disco d'esordio e invece questo The second one si rivela una piacevole sorpresa. Più maturo e raffinato del precedente, sempre incredibilmente piacevole e facile da ascoltare, il secondo capitolo dell'avventura State Cows è un disco che non potrà non far innamorare gli estimatori del genere AOR/Westcoast ma, per quanto già detto, anche tutti coloro che sono sempre alla ricerca di semplici, belle canzoni.
Potete visionare alcuni video degli State Cows (in studio e dal vivo) sul loro canale YouTube. Ho scelto per voi il singolo Hard goodbye. Come dice un commento di un utente di YouTube: "You know this song is gold within the first 15 seconds!" [Capisci che questo brano è oro puro durante i primi 15 secondi]. E io sottoscrivo.

© Copyright 2013 Lucio Cadeddu - direttore@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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