Prodotto: amplificatore integrato Anthem INT 2
Costruttore: Sonic Frontiers - Anthem - USA
Prezzo approx.: 4.000.000 lire/2.000 Euro
Minimalismo. Ovvero "teorizzare nell'arte e nel design l'uso di pochissimi e semplici elementi, come modo di ottenere i migliori risultati possibili". Questo vocabolo descrive perfettamente l'ultimo ampli integrato della Sonic Frontiers - l'Anthem INT 2, versione più potente e migliorata del precedente INT 1.
Le brochure della Sonic Frontiers definiscono i prodotti della linea marchiata Anthem come "prodotti di alta qualità con attenzione ai limiti di costo". A mio parere la Sonic Frontiers pecca di eccessiva modestia, in quanto se l'INT 2 è rappresentativo della linea Anthem, io direi che il risparmio sui costi è stata l'ultima preoccupazione dei progettisti. Con un numero minimo di parti, e l'assenza di gadgets vari che non usa quasi nessuno (ma che, ove presenti, incidono sui costi), l'INT 2 è la quintessenza della semplicità.
Un ampli integrato è l'unione di un pre e di un finale all'interno dello stesso telaio, con l'alimentazione in comune tra le due sezioni. Questo è un modo efficiente di risparmiare sui costi, non a discapito della qualità. Sebbene i puristi non prendano in considerazione gli integrati, preferendo le soluzioni a due o più telai, per l'audiofilo medio queste ultime configurazioni non sono sempre necessarie.
Ciò che rende l'INT 2 unico nel mondo dei prodotti elettronici di massa sono la coppia di valvole presenti nella sezione pre dell'unità. Gli "aficionados" delle valvole sanno che esse ammorbidiscono il suono dei componenti che le adottino: il suono delle valvole risulta così ben diverso di quello prodotto da apparecchi a stato solido.
Questo effetto "valvolare" si manifesta maggiormente nei pre rispetto ai finali di potenza. Così se un costruttore vuole sfruttare al meglio le qualità delle valvole, il posto migliore dove metterle è nel pre. Siccome un amplificatore in teoria si limita ad amplificare ciò che gli viene dato come input, un finale a stato solido accoppiato ad un pre a tubi dovrebbe fornire comunque un suono valvolare: purtroppo, la realtà non è così semplice, in quanto il suono di un amplificatore è fortemente influenzato (c'è chi dice addirittura determinato) dal disegno della sezione di alimentazione, specialmente dal tipo di raddrizzamento usato (a valvole o a stato solido).
L'INT 2 è di ragguardevoli dimensioni - 48x13.5x50 cm (LxHxP) - e piuttosto pesante - 17 Kg. Lo splendido frontale in alluminio (disponibile "silver" o nero) è molto simile a quello del lettore CD 1, in modo da rendere l'accoppiata delle due macchine davvero splendida esteticamente.
Questo pannello frontale è la quintessenza del minimalismo. Niente controlli di tono: solo il selettore di ingressi (CD, Tuner, Aux 1, Aux 2), il balance, ed il controllo (motorizzato) del volume.
L'unità è dotata di telecomando, che governa le principali funzioni: volume, muting, SSP bypass (l'INT 2 ha un sistema di bypass del surround). Un LED sotto il controllo del balance evidenzia lo stato dell'unità: turn-on-mute, normal operation, muting, SSP bypass.
L'INT 2 ha un ritardo di 45 secondi prima dell'accensione (turn-on-mute): questo serve a proteggere le casse da un'improvvisa "frustata" di potenza all'atto dell'accensione dell'ampli.
Questo amplificatore viene dato a 90 watt per canale (20 Hz - 20 kHz) su un carico di 8 Ohm. A 4 Ohm, la potenza aumenta a 145 watts per canale. Il rapporto segnale-rumore è <-90 db a 80 watts.
La distorsione armonica totale (THD) è <0.1% ad 1 kHz. I "pasdaran" dello stato solido sono abituati a qualche zero dopo la virgola: ma non dimentichiamoci che le valvole distorcono più dei transistors (anche se in modo "diverso"), e questo è ciò che dà loro quel suono caratteristico, "valvolare", appunto.
Aprendo l'INT 2 si notano tre schede: la principale, una per i connettori di entrata e di uscita, ed una per le funzioni di volume e di balance. Il cablaggio è ridotto al minimo: anche qui, minimalismo allo stato puro. Siccome la qualità del suono è inversamente proporzionale alla complessità del percorso del segnale, tenere tale percorso il più diretto possibile non può che essere un bene.
La componentistica è di elevata qualità: condensatori Multi Cap e Wima, resistenze Holco e Draloric, potenziometro di balance Noble, connettori sul retro placcati oro: e, dulcis in fundo, ogni canale della sezione pre usa una Sovtek 6922 militare.
Il più importante componente di un amplificatore è il trasformatore di alimentazione, che ha il compito di fornire il voltaggio e la corrente necessari a trattare la musica secondo le specifiche date. L'INT 2 ha un trasformatore di generose dimensioni - 9.5x11.75x13.25 cm (LxHxP) - che durante l'uso non ho mai visto diventare caldo o neanche tiepido; e questo è un bene, in quanto un eccessivo riscaldamento del trasformatore può segnalare che sta andando vicino al limite, con tutte le relative (e negative) conseguenze sul suono. Inoltre, il calore eccessivo contribuisce anche ad una prematura dipartita del componente.
La sezione alimentazione ha quattro condensatori elettrolitici da 10.000 uf.
Come sul CD 1, l'interruttore di accensione è connesso al relativo pulsante da una bacchetta di plastica (che anche qui, come sul CD 1, avrei preferito di metallo, per ovvi motivi di robustezza: bacchetta di metallo che, incidentalmente, è stata invece usata per connettere la manopola di selezione entrate al relativo interruttore).
La scheda principale contiene due grandi "heat sinks", uno per canale. Grandi!! Su ognuno di essi sono montati quattro transistors di potenza: due Motorola MJL21193 e due Motorola MJL21194.
L'esemplare che avevo in prova aveva un ronzio che credo provenisse dal relè del mute: quando il mute era attivato, il ronzio cessava, mentre a mute disattivato, il ronzio era chiaramente udibile, anche se a tratti. Probabilmente il relè dovrebbe essere sostituito (nessun problema: l'apparecchio ha ben 5 anni di garanzia): comunque, verso la fine del mio periodo con l'INT 2, il ronzio è cessato del tutto.
Il mio sistema di riferimento è composto da un pre valvolare Dynaco PAS 3 connesso o ad un finale Dynaco ST-70 originale, o ad un ST-70 Serie II, entrambi a valvole ed entrambi recensiti in passato su TNT.
La sorgente è un lettore CD Parasound C/DX-88: e i diffusori, una coppia di Paradigm 11se Mark II.
Ho trovato l'INT 2 dolce, e timbricamente un po' scuro con la musica classica. La musica fluiva lentamente e gentilmente: alcuni passaggi erano vibranti, ma in generale il suono era morbido e poco impegnativo. L'impressione che dava era come se la musica volesse uscire, ma fosse tenuta un po' indietro. Non assomigliava a nessuno dei due finali Dynaco: era come una via di mezzo tra i due.
Con il rock, era tutta un'altra storia. Qui l'Anthem ha preso vita, e sembrava smanioso di uscire dal telaio! Il suono era vivo, potente e ricco di "punch": ogni strumento, ma direi quasi ogni nota era perfettamente intellegibile. Da questo punto di vista, l'INT 2 sembra simile al Dynaco ST-70 Serie II. E questo è comprensibile perche l'ST-70 Serie II, pur essendo a tubi, ha la fase di raddrizzamento a stato solido. E siccome il tipo di raddrizzamento usato (tubi o transistors) ha un profondo impatto sul suono, questo finale ha parecchi caratteristiche degne di ampli a stato solido, che risultano evidenti specialmente con la musica rock.
Anche Believe di Cher suonava particolarmente vivo sull'Anthem: le dieci diverse versioni della stessa canzone risultavano in effetti ben differenti l'una dall'altra.
Per l'easy listening, mi sono divertito ad ascoltare Merril Bambridge su questo integrato. Anche qui, il suono era per molti aspetti simile a quello del Dynaco ST-70 Serie II: e l'INT 2 permetteva al gentile carattere della Bambridge di palesarsi in modo assolutamente naturale. In effetti, le voci sono trattate molto bene da questo integrato.
Direi quindi che l'Anthem INT 2 è davvero buono per il rock e per la disco: un po' meno per la Musica classica: per la quale a mio parere l'ST-70 originale era il migliore dei tre (forse per via della sezione di raddrizzamento a valvole).
Vista la somiglianza (anche estetica) tra l'INT 2 ed il CD 1,verso la fine dei test di ascolto ho connesso il secondo al primo. Il risultato è stato davvero piacevole, a dimostrazione di una notevole sinergia, certamente voluta in sede di progetto.
Infatti, il CD 1 è ottimo per classica e country, e meno per il rock, che è invece il punto di forza dell'integrato: la combinazione delle due macchine equilibrava i singoli punti deboli di ognuna di esse, dimostrandosi perciò migliore della semplice somma delle parti.
Copyright © 1999 Harvey A. Kader - http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Francesco Ferrari
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