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Scythe SDA-1000 Kama Bay amp - ampli integrato in classe D

Dal Giappone con...stupore!

[Scythe Kama Bay amp in silver]
[Scythe Kama Bay amp in black]
[English version]

Prodotto: Scythe SDA-1000 (kama bay amp) - amplificatore integrato con chip Yamaha YDA 138 in Classe D
Costruttore: Scythe - Giappone
Prezzo di listino: da 50 a 60 € (54.80 $ negli USA)
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Maggio 2009

Premessa

Sono già passati più di quattro anni dalla pubblicazione della recensione dell'amplificatore T-Amp e da allora l'interesse del pubblico, esperto e non, per queste amplificazioni in classe D di costo estremamente contenuto, non è mai calato, anzi. L'ingresso sul mercato di apparecchi di ben altre pretese, poi, ha contribuito a rafforzare l'immagine che la Classe D si stava pian piano creando nell'immaginario audiofilo più attento alle novità del mercato.
Una schiera di produttori anche blasonati ha sposato la Classe D (da Rotel a Mark Levinson, da Bel Canto ad Onkyo, passando persino per l'italianissima Monrio...) a riprova del fatto che la tecnologia aveva ed ha ancora margini di miglioramento elevatissimi. Ovviamente, non occorre trascurare NuForce, vero portabandiera della Classe D di livello high-end, che coi suoi finali mono REF9SE si è conquistata l'ambito titolo di "Amplifier of the year" dela prestigiosa rivista americana "The Absolute Sound".
Dopo il T-Amp, dicevo, è successo un po' di tutto: i detrattori si sono ancor più arroccati nelle loro preziose torri d'avorio mentre sempre più persone hanno aperto le orecchie (e le pareti del cervello, per dirla coi versi di una bella canzone) a questa ondata di eccellenti amplificazioni dal rapporto qualità/prezzo così elevato da risultare assolutamente rivoluzionario.

Il T-Amp aveva, ed ha ancora, un certo numero di limitazioni: è privo di alimentazione, ha connettori impossibili da usare in ambito HiFi ed ha un taglio verso le basse frequenze, frutto di un errore di progettazione, che lo rende vulnerabile ad ogni sorta di critiche. In più, il prezzo, una volta di 20 dollari (!!!) è salito a circa 50 €, rendendolo di fatto molto meno competitivo di prima. La concorrenza poi non è rimasta a guardare e, ad esempio, la Trends Audio ha fatto man bassa di audiofili interessati a queste amplificazioni offrendo il suo TA 10.1 a meno di 200 €. Ed oggi alla stessa cifra si può acquistare il Virtue.One, integrato su base Tripath da ben 50 watt per canale o il NuForce Icon (ampli con tre ingressi, incluso anche un DAC USB).
Il bello della concorrenza è proprio questo: stimola i Costruttori a proporre cose nuove e migliori a prezzi sempre più bassi. Tuttavia, dai 20 dollari iniziali siamo arrivati a 200...e non è più la stessa cosa. Così, un po' per deformazione professionale, un po' perché mi diverto moltissimo a scovare prodotti "strani" ed ignoti al pubblico dell'HiFi, mi son messo a caccia di alternative più economiche.
La ricerca non è stata vana. Stufo della solita minestra riscaldata (i chip Tripath ormai cucinati in tutte le salse) ho scoperto un chipset della Yamaha, l'YDA 138, in classe D, con 10 watt per canale e la particolarità di non necessitare di stadio LC in uscita (in pratica lo ha incorporato).
L'amplificatore che lo implementa è questo Scythe SDA-1000 che costa, OGGI (Maggio 2009), la bellezza di 50 €. Per questo prezzo folle vi portate a casa un piccolo ampli con:

Azzardatevi a chiedere qualcosa di più per questa cifra e vengo a trovarvi a casa :-)
Si potrebbe desiderare qualche ingresso in più ma, davvero, qui stiamo parlando di una costruzione e di una flessibilità d'impiego superiori a quella del Trends Audio TA 10.1...ad un quarto del prezzo.
Ora, provate ad immaginare cosa accadrebbe se questo piccolo gioiellino suonasse anche bene...

Due parole sul Costruttore, prima di cominciare: Scythe (mi dicono si pronunci come "Skies", ammetto che il marchio abbia un'assonanza pericolosa con un brutto termine inglese) è ben noto a tutti gli amanti del "tuning" dei PC per via dell'amplissimo catalogo di ventole di raffreddamento supersofisticate, misuratori di temperatura e tanti altre diavolerie tanto care agli amanti dell'overclocking e dei "tweak" fatti in casa per potenziare il proprio PC.
Nasce ad Akihabara, in Giappone, ma nel giro di pochi anni apre filiali sia negli USA che in Germania. Questo amplificatore è il loro tentativo di offrire al loro pubblico di "tweakers" un oggetto da poter inserire nel cabinet di un PC, né più né meno come un'unità drive. Infatti le dimensioni sono esattamente quelle "bay" (5.25"), perfette per un qualunque cabinet di PC. Un cavetto adattatore consente di alimentare l'ampli direttamente dall'alimentatore interno al PC. Nonostante ciò, l'ampli vive tranquillamente anche come unità stand-alone, esattamente come un qualunque altro amplificatore tradizionale.
Pur con questa vocazione più "computerese" che HiFi l'oggetto non manca di stupire in dotazioni audiophile, con un'estetica accattivante, ottimi materiali e, come dicevo, connettori che non sfigurerebbero in un ampli HiFi di ben altra classe. L'alimentazione è esterna, di tipo switching, da 3A massimi e 12 volts. Le dimensioni sono veramente minime: 152 x 41 x 113 mm! (esattamente quanto un NuForce Icon)

I paragrafi successivi sono prettamente tecnici, dedicati a spiegare tutte le caratteristiche dell'amplificatore e del suo "cuore", il chipset YDA138. I meno preparati tecnicamente possono saltare direttamente ai paragrafi dedicati alle impressioni d'ascolto.

Descrizione e caratteristiche tecniche

[La meraviglia Yamaha YDA138]

Il segreto del piccolo ampli Scythe SDA-1000 è tutto all'interno e si chiama Yamaha YDA138, un piccolo chipset in classe D (frequenza di switching: 500 kHz!) da circa 10 watt per canale su 8 Ohm. In realtà tale potenza viene raggiunta col 10% di distorsione, quindi diciamo che, realisticamente, la potenza realmente utilizzabile in ambito HiFi è più modesta, siamo intorno ai soliti 7-8 watt. Però, tramite una combinazione dei pin del chipset può essere messo in mono ed erogare così 20 watt su 4 Ohm, sempre col 10% di distorsione. Realisticamente si può configurare - con livelli di distorsione accettabili - per ottenere una quindicina di watt in mono su un carico di 4 Ohm. Questa modifica non è implementabile in maniera immediata, richiede una revisione dell'intero montaggio del chipset. In pratica, se avete lo schema davanti, si tratta di collegare il terminale VREFR a quello REFA e poi quello INR a quello AVSS. Cortocircuitando le uscite OUTPL e OUTPR e quelle OUTML e OUTMR si ottiene la configurazione desiderata.
L'impedenza minima consigliata dei diffusori da collegarci è un troppo prudenziale 7.5 Ohm, io però l'ho visto pilotare con disinvoltura diffusori che scendono allegramente a 4 Ohm, senza scomporsi.
Il chipset è equipaggiato anche di un ampli per cuffia in classe AB completamente indipendente, le cui caratteristiche le potete trovare poco più sotto. Come tutti i chip di questo tipo esso incorpora ogni genere di protezione: da quella che evita il surriscaldamento a quella che protegge da eccessiva corrente in uscita a quelle che eliminano i rumori impulsivi (all'accensione, allo spegnimento, con il muting on/off). Presenti anche protezioni da insufficiente alimentazione o da alimentazione "ballerina" ed infine c'è anche una protezione che salva l'amplificazione da malfunzionamento del circuito di clock.
Essendo un prodotto pensato per essere messo dentro un apparecchio commerciale è del tutto normale che si siano prese tutte le dovute precauzioni in modo che funzioni senza rompersi anche nelle condizioni più difficili.
La parte più originale, che distingue questo chipset da, ad esempio, il più famoso Tripath TA2024, è la tecnologia denominata da Yamaha Pure pulse direct speaker driver circuit. Per capirci un po' meglio, occorre pensare che i chip digitali normali hanno necessità di un filtro LC, posto tra essi ed il carico offerto dal diffusore acustico. In pratica il segnale deve attraversare un circuito esterno in più. Nel chip YDA138 Yamaha dichiara di aver inserito un circuito LC ridotto (scaled-down) che consente al chip stesso di pilotare direttamente gli altoparlanti. In effetti, osservando il diagramma a blocchi, non si nota alcun filtro LC di tipo convenzionale.
La struttura interna del chip YDA138 è costituita da due parti: un primo stadio di amplificazione a guadagno variabile e da uno stadio di potenza a guadagno fisso (+18 dB). Tutti i dettagli, oltre alle prestazioni strumentali del chipset, possono essere visionati sul Datasheet in PDF ed anche, per i meno esperti dal punto di vista tecnico, sulla pagina dedicata al YDA138 sul sito ufficiale Yamaha [attenzione, documenti in inglese!].

Ci sono altri chipset della famiglia YDA, meno potenti, più diversi modelli da 15 watt. Chip analoghi erano stati usati sul finalone di classe high-end Yamaha MX-D1 da 500 watt (in quel caso YDA 133 e YDA 134). Il costo al pubblico del solo chipset YDA138 (per chi volesse sbizzarrirsi nel DIY) è di 630 Yen ovvero poco meno di 5 € al cambio attuale.

L'interno dell'amplificatore si presenta abbastanza ordinato, con i soli cavi di segnale e di potenza ad attraversare lo spazio utile sulla scheda madre. Tenendo conto delle dimensioni minuscole dell'oggetto tali cavi sono comunque lunghi pochi centimetri!

[Scythe SDA-1000 - vista interna]
Vista interna dell'amplificatore Scythe SDA-1000
Questi i dettagli tecnici dichiarati:

Disponibilità

Non è difficile acquistare lo Scythe Kama Bay amp SDA-1000: si trova facilmente in Italia a partire da 46 € (su Deep Overclock, il prezzo più basso che ho visto sinora) fino a superare i 60 € (ad es. su Ebay). Qualunque buon negozio di accessoristica per PC (ventole, case, alimentazioni etc.) lo tratta o lo può comunque ordinare. All'estero si trova più meno allo stesso prezzo, tranne che su Ebay USA dove, complice il cambio favorevole, non è difficile trovarlo per poco meno di 40 € (poi però c'è da calcolare spedizione ed eventuale dogana).

Dal Giappone con...stupore!

Ho avuto modo di testare questo piccolo amplificatore a confronto coi concorrenti più diretti: T-Amp originale, Super T-Amp, Trends Audio TA 10.1 e NuForce Icon, su diverse coppie di diffusori. A parte il T-Amp originale, gli altri integrati costano dalle tre alle quattro volte in più. Il confronto, se vogliamo dirla tutta, è assolutamente impari anche se, viste le cifre in gioco, in assoluto molto contenute, forse la differenza non sembra poi tanta. Farebbe più effetto se si pensasse di confrontare un ampli da 1000 euro con uno da 3000 o 4000. Il rapporto è esattamente lo stesso (1:3, 1:4).

[Scythe SDA-1000 + avversari]
[Dal basso verso l'alto] Scythe SDA-1000, NuForce Icon, Trends Audio TA 10.1

Ad un primo rapido confronto un fatto è emerso istantaneamente: di tutti gli ampli del lotto due andavano eliminati subito per evidente mancanza di concorrenzialità e sto parlando del T-Amp originale e della sua versione "Super". Il primo perché decisamente superato dai concorrenti ed il secondo perché, sebbene non troppo distante dal cugino TA 10.1, era manifestatamente inferiore, specie in termini di presenza della gamma bassa. Dovendo scegliere un "riferimento" come amplificazione dotata di chip TA2024 alla fine ho optato per il più completo (e concorrenziale) TA 10.1. Così, dei primi 5 contendenti ne sono rimasti in corsa soltanto 3: Trends Audio TA 10.1, NuForce Icon (cui comunque destinerò una prova separata, perché lo merita) e Scythe SDA-1000. I primi due costano circa 4 volte il terzo (l'ampli in prova). Tutte e tre gli amplificatori hanno una potenza analoga (forse qualcosina in più l'Icon) ma utilizzano tre chip diversi, nell'ordine Tripath, NuForce e Yamaha.

Il bilanciamento tonale dello Scythe SDA-1000 è chiaramente il più brillante di tutti e tre e questo aggiunge alla performance un che di vivace e scintillante. Per fortuna la presenza di un registro basso e medio-basso molto potenti controbilancia questa tendenza all'apertura in alto ed alla fine il suono risulta sostanzialmente equilibrato. "Morbido" non è il primo aggettivo cui si pensa mentre si ascolta questo amplificatore, piuttosto "preciso" e "dettagliato" vengono in mente per primi. E' un amplificatore che non si nasconde, non fa il ruffiano a tutti costi ma anzi esibisce una personalità forte e decisa, particolarmente a suo agio con musica pop e rock vivace e ritmata (occhio che questo non implica che vada male con gli altri generi, eh!). Nella mia nuova traccia-tortura ("Hollow" di Tricky dall'album "Vulnerable" Anti Inc. Records - 6648-2, 2003) questo piccoletto si esalta, con piglio guascone, suona eccitante ed elettrico, invitando l'ascoltatore ad alzare il volume sino a quando non interviene il clipping a raffreddare i bollenti spiriti. Trattandosi di un brano molto ricco di basse frequenze potenti e profonde (nel solito stile trip-hop alla Massive Attack, per capirci) è tutto tranne che facile da riprodurre correttamente: sono necessarie tanta energia in gamma bassa ed un certo autocontrollo sulle voci. L'SDA-1000, come dicevo, si esalta, forse esagera pure un tantino, cercando di riprodurre salti dinamici al di là delle sue possibilità. Comunque ci prova. Gli altri due amplificatori se la prendono un po' più con calma e mentre il TA 10.1 fallisce nel compito di inondare l'ascoltatore di energia (mantenendo un certo aplomb) l'Icon, che ha forse dalla sua una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, si comporta in maniera più equilibrata, picchia duro dove deve ma cerca di non strafare.
Sull'aspetto percussivo l'SDA-1000 è leggermente superiore, ma l'Icon ha più controllo ed alla fine ne esce sostanzialmente vincitore.
Altre aree dove l'SDA-1000 si esalta sono gli strumenti a corda: sia i pizzicato delle chitarre acustiche che le corde ed il legno di viola e violoncello assumono una fisicità molto realistica, con un ottimo effetto presenza. Bellissimo, ad esempio, il violoncello in "Dante's Prayer" di Loreena McKennitt (The book of secrets - WEA 0630-19404-2 1997), solido, corposo e giustamente rugoso. Ho suonicchiato un violoncello giusto qualche mese fa, ho un ricordo abbastanza preciso del suo suono. Proprio in questo brano, con questo strumento, il Trends TA 10.1 addolcisce ed alleggerisce un po' troppo, suona pulito ma il violoncello riprodotto dall'SDA-1000 è più credibile. A metà strada tra i due si posiziona l'Icon. Anche i suoni percussivi del pianoforte assumono, con l'SDA-1000, una fisicità molto realistica. Perdono, forse, un po' di contenuto armonico le note vere e proprie, che appaiono un po' più ricche sia con il TA 10.1 che con l'Icon.

Sulle voci la battaglia si fa più aspra perché qui le interpretazioni sono abbastanza diverse: molto belle quelle riprodtte dall'SDA-1000, con notevole pulizia ed effetto presenza, appena più leggere, rispetto a TA 10.1 ed Icon, nei registri più bassi, ma più convincenti in quelli alti. Le voci del TA 10.1 sono belle come le ricordavo ma a tratti mancano, rispetto agli altri due ampli, di incisività nei registri più alti. L'Icon sembra conoscere il fatto suo e, soprattutto quando le trame vocali si fanno più intricate, lui esibisce un controllo ed una capacità di risoluzione superiori a quelle dei suoi concorrenti. A tratti, ma è qualcosa da riverificare, l'Icon mi è parso più disposto a sottolineare le sibilanti.
E' un match difficile perché molto dipende dai dischi utilizzati: talvolta i punti di forza di uno degli ampli diventano debolezze con il cambiare della qualità delle incisioni. Dei tre, quello che sembra perdonare meno è proprio l'SDA-1000.

Passando alla prestazione pura in gamma bassa e medio-bassa devo ammettere che l'SDA-1000 non si lascia impressionare dal costo e dal blasone dei concorrenti e sfodera una prestazione nerboruta, solida e dotata di buona estensione. Il TA 10.1 e l'Icon offrono, pur con modalità differenti, una prestazione di più ampio "respiro" in gamma bassa ma talvolta mancano della cattiveria necessaria, pur mostrando una profondità un po' superiore. Il TA 10.1 ad esempio è più vigoroso sulle prime ottave ma poi sembra "sfumare" un po'. Più coerente l'Icon, più "arrabbiato" e ritmico l'SDA-1000. Per brani pop e rock sceglierei senza dubbio quest'ultimo anche se mi rendo conto che, forse, gli altri due sono globalmente più equilibrati.

Riassumendo, mi sento di poter dire che la prova è stata superata a pieni voti, soprattutto considerando la differenza di prezzo. Ci sono delle aree dove i due concorrenti vanno meglio ma altre dove l'SDA-1000 si prende le sue brave rivincite. Ad esempio, sia il TA 10.1 che l'icon sono globalmente più precisi ed attenti al dettaglio, riescono ad estrarre dal segnale musicale più intricato anche micro-informazioni che invece l'SDA-1000 si perde un po' per strada. Il piccolo (non che gli altri siano grandi...) punta più al bersaglio grosso, al ritmo, alla dinamica, alla sostanza, alla presenza, trascurando un po' il "cesello". Gli altri due forse colpiscono meno e vanno a caccia di particolari nascosti. Per molti questo è quasi un difetto piuttosto che un pregio, in quanto la ricerca esasperata del particolare fa perdere di vista la struttura di base della musica riprodotta. E' una questione di punti di vista e di modi diversi di ascoltare.

Dinamica

Proviamo a capirci bene almeno stavolta, 8 watt sono pur sempre 8 watt: o ci collegate diffusori sensibili oppure aspettatevi il clipping (distorsione) in agguato ad ogni salto dinamico un po' forte. Non disturbatevi a scrivere che lo avete collegato a diffusori da 87 dB e va in distorsione sulle cannonate della 1812. Non insultate la vostra (e la nostra) intelligenza.
Con queste potenze non ci si possono aspettare pressioni sonore da feste da ballo, a meno che non si usino diffusori da oltre 100 dB/w/m. Tuttavia, nel mio ambiente d'ascolto - sala dedicata di circa 18-20 mq - con diffusori da 90 dB posso garantire che il piccoletto dava delle legnate mica da ridere (picchi vicini ai 100 dB nel punto d'ascolto).
E' veloce, impulsivo ed energico, fin dove arriva, ci arriva con forza ed autorità. I limiti dinamici, quando vengono raggiunti, si evidenziano con la classica distorsione che indica che è giunto il momento di abbassare il volume. Non so se sia merito del chip o dell'alimentazione ma questo SDA-1000 ha una buona riserva di energia anche sulle frequenze più basse. Confrontato con i contendenti, l'SDA-1000 mostra più grinta e persino un pelino di velocità in più. Sulla microdinamica fa un po' peggio, ma questo fa parte del suo DNA: più sostanza, meno quisquilie :-)

[Scythe SDA-1000 + avversari]
Vista posteriore dei tre amplificatori. In basso le comode dotazioni audiophile del SDA-1000

Immagine 3D e soundstage

Una bella immagine ampia e solida, con piani sonori ben definiti e delineati nello spazio, come mai ci si aspetterebbe da oggetti così economici. Le voci appaiono ben centrate nello stage, persino dotate di una credibile altezza. Proprio su quest'ultimo parametro fa persino meglio del TA 10.1 che però si riscatta con un effetto "avvolgente" migliore. L'Icon, da canto suo, regala un'immagine ampia, di grande respiro, con tanti dettagli, forse appena più compressa in termini orizzontali (fronte-retro, intendo). Certo è che fino a qualche anno fa, per sentire riprodotta un'immagine così grande e credibile occorreva sborsare cifre importanti. Il palcoscenico 3D era qualcosa di sconosciuto agli amplificatori entry-level.

Qualche consiglio

Ben pochi, a dire la verità, e più o meno sempre i soliti. Se ogni amplificatore trae beneficio da un po' di rodaggio, questo SDA-1000 non va assolutamente giudicato prima di 50 ore di funzionamento. So che purtroppo queste parole cadranno nel vuoto, perché tra gli audiofili ci son sempre quelli che, appena estratto un apparecchio dalla scatola e collegato, sono in grado di capirne pregi e difetti dopo pochi minuti e scrivere una dettagliata recensione su un qualche forum pochi secondi dopo. Sarebbe un grosso, grossissimo errore perché questo amplificatore, forse più di altri analoghi, migliora molto con il passare delle ore. Confesso che i primi minuti siano stati un po' sconfortanti. La metamorfosi successiva invece mi ha riconciliato con questo hobby :-)
Per quanto io l'abbia fatto senza riscontrare problemi, non ci collegherei diffusori di impedenza molto al di sotto dei canonici 8 Ohm. Non fate esperimenti con alimentazioni diverse se non siete perfettamente in grado di distiguere tra Volt ed Ampere e capire che problemi possa dare un collegamento con polarità invertita: ho sentito di troppi T-Amp defunti in mano a persone incapaci in questo senso. L'ampli funziona bene così, non tentate di fare esperiementi che non siete in grado di capire fino in fondo. Non serve, l'ampli si collega, si accende e basta!
Dalle caratteristiche dichiarate per l'amplificazione delle cuffie sembrerebbe gradire impedenze non troppo alte (uscita cuffia, dico), pena una probabile riduzione eccessiva del livello d'uscita. L'impedenza MINIMA consigliata è comunque di 16 Ohm. Ad un ascolto rapido mi è sembrato che la qualità del suono nell'uscita cuffia fosse inferiore a quella nell'uscita per i diffusori.
La potenza è quella che è, meglio usare diffusori tanto più sensibili quanto più grande è l'ambiente d'ascolto. La sensibilità si misura in dB/w/m: più è alto questo numeretto e più il diffusore suona forte a parità di potenza dell'amplificatore. Per un ambiente medio di 15/20 mq secondo me non occorrerebbe scendere sotto i 90/91 dB. Molto, comunque, dipende dalle abitudini d'ascolto: tanti audiofili ci hanno scritto trovando tali potenze assolutamente sufficienti anche con diffusori da 87 dB, in ambienti medio-grandi. Il concetto di "ascoltare forte" è quanto di più soggettivo possa esistere. Timbricamente, tenderei ad evitare sorgenti e diffusori troppo brillanti o carenti in gamma bassa. Piccoli bookshelf privi di basso potente e profondo "castrerebbero" una delle aree dove l'SDA-1000 dà il suo meglio. Ci vedrei bene delle torri da pavimento, di sensibilità adeguata e woofers di dimensioni ragionevoli. Penso a torri di prezzo contenuto come Indiana Line, Klipsch serie F, Wharfedale serie Diamond e simili.

Infine, non ho provato l'ampli all'interno di un PC. Temo che le prestazioni, vista la qualità media delle alimentazioni dei PC e la quantità di disturbi all'interno del cabinet possano essere di molto inferiori rispetto all'utilizzo stand-alone. Inoltre la presenza di un amplificatore che "switcha" a frequenze così elevate, posto vicino a periferiche wireless, ad esempio, temo possa essere un grosso problema, così come potrebbe esserlo per eventuali radio AM o FM. Io ho utilizzato questo amplificatore in posizioni molto vicine a meccaniche CD e DAC e non si è verificato alcun problema.

Tweakings

Non c'è dubbio che qualcuno ci vorrà da subito metterci le mani sopra e modificarlo, magari sostituendo un po' di componentistica passiva, alimentarlo con fantasiose batterie e chissà cos'altro. Ancora, qualcuno si metterà a sostituire il potenziometro del volume (che non è facilmente bypassabile come nel Trends TA 10.1) con qualche ALPS di pregio, a ricablare i pochi cm di connessioni volanti con cavi in argento e Teflon®, ad eliminare la presa cuffia, il relativo amplificatore ed il tasto di muting. Io me lo tengo così com'è: completo, ben suonante, economico e davvero poco ingombrante. So che queste mie parole non fermeranno i fanatici del tweak a tutti i costi ma, mi raccomando, attenzione a non stravolgere il senso: costa pochissimo ed offre moltissimo, certi tweak potrebbero essere inutilmente costosi e/o pericolosi. Dando un'occhiata ai grafici del datasheet sembrerebbe che si possa estrarre qualcosina in più, in termini d dinamica e di potenza, utilizzando un'alimentazione con voltaggio ai limite del campo utile (13.5 volts) un po' come abbiamo fatto tutti con il TA2024. Non ho avuto il tempo (e forse la voglia) di provare ma è un tentativo che si potrebbe fare. Il problema è che molti alimentatori lineari escono a 13.8 Volts, appena sopra la soglia massima consentita.

[Scythe SDA-1000 + accessori]
Accessori: cavi (anche di potenza!), doppi cavi di segnale (anche RCA-minijack), manuale, alimentatore etc.

Lamentele

Costruzione e finitura.
E' un oggetto molto ben progettato ed ingegnerizzato, utilizza ottimi materiali, buone finiture ed una ben studiata ergonomia, specie per quanto riguarda le connessioni posteriori. I punti d'appoggio sono tre, come da vangelo orto-audiofilo, realizzati con dei semplici piedini metallici rivestiti in gomma antiscivolo. Non mi sono piaciuti gli spigoli abbastanza vivi del solo frontale e l'abbinamento pannello nero/cabinet silver. Molto più bello nella versione total silver (ripeto: un secondo frontalino silver è già compreso nel prezzo). La manopola del volume è del tipo a microscatti (molto brevi), ma la regolazione non è precisissima. La luminosità del led d'accensione (bianco!) l'ho trovata decisamente eccessiva. Molto comodo il tasto mute che consente di silenziare al volo la riproduzione senza perdere il livello di volume impostato in precedenza.
I vari pannelli del cabinet sono tenuti insieme con viti a croce in acciaio brunito nero che stonano un po' con il colore silver. Mi rendo conto di star a cercare il classico pelo nell'uovo, visto il prezzo e quel che viene offerto farei una figura migliore a star zitto, in effetti.
Mi piacerebbe vedere una versione con due o tre ingressi selezionabili, magari uno con minijack.
Suono.
Non è certamente un amplificatore eufonico, caldo e morbidoso. E' molto preciso e trasparente e, per certi versi, ricorda il Trends TA 10.1. Non lo trovo iperdettagliato ma chi è abituato a suoni melliflui ed artificialmente zuccherati potrebbe trovarlo un po' troppo precisino. La mia opinione è che quando si ascolta questo tipo di realismo sia poi difficile tornare indietro a suoni artificialmente mielosi. Comunque, alla fine è una questione di gusti e di abbinamenti.

The usual suspects

Quando pubblicammo la recensione del T-Amp una pletora di espertoni (sic) e di espertini (doppio sic) si affrettò a far notare tutte le incredibili ed intollerabili "mancanze" di quel piccolo ampli da 20 €. Mancanze, spesso, presenti in blasonati e costosissimi amplificatori a valvole ma che, chissà perché, in quei casi erano tolleratissime. Le risposte sono arrivate, con qualche anno di ritardo, ma sono arrivate. State certi che se ne inventeranno di altre.

  1. Non è un amplificatore, non ha neppure l'alimentatore! Lo Scythe SDA-1000 ne ha uno di ottima qualità e perfettamente dimensionato allo scopo (3A)
  2. Non ha connettori che si possano usare in ambito HiFi. Lo Scythe SDA-1000 ha due bellissimi RCA dorati per l'ingresso, ben distanziati (si può usare qualunque cavo di segnale anche "grosso") ed una coppia di connettori d'uscita, dorati anch'essi, che accettano banane, forcelle e cavo spellato di generosa dimensione.
  3. E' un giocattolo di plastica, brutto e tanto, tanto cheap. Lo Scythe SDA-1000 è interamente in metallo ed offre due pannelli frontali finemente satinati, uno silver ed uno black, inclusi nel prezzo. Ha un'estetica da "piccolo" amplificatore HiFi.
  4. Non ha neppure una misera presa cuffia. Lo Scythe SDA-1000 ha una comoda presa cuffia nel frontale.
  5. Non ha manuale o accessori di alcun genere. Lo Scythe SDA-1000 offre due cavi di segnale, uno RCA-RCA e l'altro RCA-minijack, una coppia di cavi di potenza, un completo manuale, un adattatore per alimentarlo direttamente dall'alimentazione di un PC (per il montaggio all'interno di un case), l'hardware necessario per montarlo su uno slot "bay" da 5,25".
  6. L'Azienda che produce il chip TA2024 del T-Amp è ormai fallita (la Tripath). Lo Scythe SDA-1000 monta un chipset YDA138 della Yamaha, azienda leader nel settore audio e musicale sin dalla notte dei tempi.
  7. Il T-Amp non può essere messo a ponte. Il chip dello Scythe SDA-1000 può essere messo a ponte (in mono).
Tutto questo allo stesso prezzo del T-Amp originale, al quale andava sommato il costo per un'alimentazione esterna (che mancava).

FAQ

Cerco di prevenire le solite domande :-)

  1. Se possedete già un Trends Audio TA 10.1 o altro ampli equivalente, non trarreste alcun beneficio dall'acquisto dell'SDA-1000.
  2. Qualora possediate un T-Amp prima serie, invece, questo piccolo ampli potrebbe risolvere problemi di alimentazione, connessione, offrirebbe un'uscita cuffia e suonerebbe persino meglio.
  3. Siete al primo impianto e desiderate spendere il meno possibile. A questo prezzo non è che ci siano molte alternative, neppure nell'usato. Se dovete collegarci più sorgenti non è adatto. Si può, certo, usare un selettore di ingressi a monte ma forse è meglio aspettare ampli analoghi con qualche ingresso in più.
  4. Dovete costruire un secondo impianto, magari per dare vita al suono del PC. Sebbene ci siano strade più semplici (ad esempio l'Icon, che è anche DAC USB) questo potrebbe essere un buon primo passo.
  5. In auto o per amplificare strumenti musicali non ne vedrei il senso: la potenza è troppo bassa.
  6. In un impianto Home Theater ce ne vorrebbero molti e, comunque, la potenza potrebbe essere troppo bassa.
  7. Non può essere usato come finale di potenza. Certo, si può settare il volume al massimo e regolare poi il livello dal pre, ma è un po' un overkill. Se avete questa esigenza, pensate al Trends Audio TA 10.1 invece.
  8. Avete sempre avuto la curiosità di provare un chip-amp piccolo ed economico in Classe D ma la scomodità e l'aspetto del T-Amp originale ed il prezzo dei suoi successori vi hanno sempre bloccato. Questo potrebbe essere un buon modo per provarci. Prima che anche questo salga di prezzo, naturalmente :-(

Conclusioni

Quattro anni non sono passati invano. In un settore dove i veri passi avanti si osservano in archi temporali ben più lunghi, devo dire che la Classe D sta consentendo abbattimenti dei costi e miglioramenti delle prestazioni impensabili con tecnologie tradizionali. Un grande aiuto è certamente dato dal fatto che questi oggetti "a cavallo" tra HiFi ed informatica DEVONO costare poco per poter stare sul mercato. Per fortuna degli audiofili, questo significa che in breve tempo le prestazioni del sorpredente T-Amp sono state superate (Trends TA 10.1 etc.) anche se a scapito del costo totale, che è aumentato molto.

Oggi, questo Scythe SDA-1000 riporta il rapporto qualità/prezzo su territori dove neppure il T-Amp originale, così scarno ed essenziale, uno scatolotto di plastica privo di alimentazione e connessioni, si era mai avventurato. Oggi abbiamo un amplificatore che costa praticamente come un T-Amp ma non solo suona (molto) meglio ma offre tutta una serie di cose che lo rendono praticamente imbattibile: dall'alimentazione "seria" a tutte le connessioni finalmente in standard comodo ed "audiophile", all'uscita cuffia fino alla possibilità di scegliere, senza costi aggiuntivi, il colore del pannello frontale. Tutto questo al costo di due CD full-price. O di una pizza + birra per due.

Per 50 €, nuovo o usato, non conosco altro amplificatore che possa eguagliarlo (e scusate se stavolta mi sbilancio un po' di più). E' un oggetto che, all'istante, rende obsoleti, privi di senso, ignobilmente sovraprezzati e del tutto fuori mercato tutti gli amplificatori "in salsa Tripath" che hanno affollato il mercato HiFi in questi ultimi anni. Questo è lo stato dell'arte del value for money, come direbbero i nostri amici inglesi.
In questi tempi bui di crisi finanziaria, di riduzione drastica del potere d'acquisto dei nostri salari...queste piccole cose mi fanno guardare avanti con una nuova speranza.

Update (Ottobre 2010): l'amplificatore SDA-1000 è stato riprogettato ed è ora disponibile come modello SDA-1100. Leggete la nostra recensione qui su TNT-Audio!

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