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Diffusori a torre: moda o soluzione intelligente?

Le torri sono sostanzialmente dei diffusori da pavimento molto sviluppati in altezza e dall'ingombro in pianta molto ridotto, pari a quello di un piccolo diffusore sul proprio stand.
Da qualche anno a questa parte essi stanno diventando piuttosto diffusi e si trovano ormai nel catalogo di ogni Costruttore di diffusori.
Vedremo di analizzare i vantaggi, gli svantaggi e le limitazioni che un tale tipo di diffusore può presentare.

I vantaggi

L'idea del diffusore a torre nasce principalmente da due semplici osservazioni: Conseguentemente, un diffusore che ha lo stesso ingombro in pianta e lo stesso baffle (frontale) di un minidiffusore ma che sfrutta tutto lo spazio utile in altezza come volume interno anzichè sprecarlo con lo stand, presenta tutti i vantaggi in termini di intrusività visiva e sonora del minidiffusore, con in più una estensione sui bassi che solo un mobile di buon litraggio può consentire.
Fin qui la teoria. In pratica l'eliminazione dello stand consente diversi vantaggi pratici e sonori:
In primis si elimina la variabile stand che tanto pesantemente influenza la resa di un qualsiasi diffusore. Infatti, a meno di non disporre di stands dedicati, progettati appositamente per funzionare coi nostri diffusori (esempi: Rogers LS3/5A + Foundation, Sonus Faber Concertino e Concerto, Acoustical, Linn etc.), trovare un supporto che funzioni al meglio con un dato diffusore è impresa ardua e dal risultato incerto.

Inoltre c'è il serio problema della stabilità, parametro che influenza pesantemente la ricostruzione della scena acustica.
Un diffusore, specie se piccolo e leggero, posizionato su punte sopra un supporto alto 60-70 cm è quanto di più instabile possiate trovare.
L'energia prodotta dagli altoparlanti, che per certi minidiffusori di qualità può essere davvero notevole, è in grado di scuotere la cassa ed il suo relativo stand fino a farlo vibrare, impercettibilmente s'intende, distruggendo la stabilità e la messa a fuoco della scena acustica ricreata per cui vi ritrovate con pianoforti che si spostano da destra a sinistra, cantanti che oscillano come ubriachi davanti al microfono ed in generale uno sfocamento dell'immagine davvero poco piacevole.
Tutto questo, naturalmente, è lo scenario peggiore e certo che si può ottenere un eccellente accoppiamento meccanico anche tra minidiffusori e stands non dedicati, però occorre molta pazienza, esperienza e nervi saldi.

Altro problema, stavolta pratico e non acustico, è la solidità dell'insieme diffusore + stand, da intendersi come immunità ad urti accidentali e simili, parametro di fondamentale importanza se in casa si hanno bambini, animali o, semplicemente, se a fare le pulizie di casa non siete voi ma la vostra consorte/madre/cameriera che, di fronte a questi trespoli con punte affilatissime non sanno mai come comportarsi, se spostare prima il diffusore e poi lo stand o entrambi contemporaneamente, distruggendo in ogni caso in soli 5 minuti il lavoro di posizionamento durato mesi interi.

L'estensione della risposta in gamma bassa dipende molto (ma non solo) dal litraggio della cassa, cioè dal suo volume interno.
Ora è chiaro che se al posto dello stand noi ci mettiamo il mobile del diffusore, gli altoparlanti si troveranno a lavorare in un volume anche triplo, evitando al progettista troppe acrobazie col fattore di merito e con l'efficienza per ottenere una risposta in gamma bassa soddisfacente.
Non solo, ma con lo spazio a disposizione lasciato libero dallo stand si può pensare di costruire un vero e proprio mini-subwoofer da abbinare al minidiffusore e da ospitare nello stesso unico mobile ma in volumi separati.
Questo tipo di approccio, con diverse varianti, ha avuto un certo successo (serie Gold della ESB, Kef, Mission etc.) anche se presenta delle complicazioni realizzative maggiori.
L'altra soluzione, più semplice, è quella di far lavorare tutti gli altoparlanti nello stesso volume magari tagliando via quella parte di spazio non necessaria che potrebbe causare, date le misure un po' fuori dal comune, risonanze e/o onde stazionarie difficilmente controllabili. Questa soluzione adottata da Costruttori quali gli inglesi Monitor Audio e gli italiani Opera, consente di sfruttare la parte bassa del mobile, vuota, come base da riempire di materiale smorzante tipo sabbia, pallini di piombo e simili.
I vantaggi di questa soluzione dovrebbero essere evidenti: aumenta il peso del diffusore e quindi la sua stabilità (a tutto vantaggio dell'immagine e della sicurezza, come visto sopra) ed inoltre si riesce a smorzare eventuali risonanze del mobile.

Il fatto di conservare comunque l'ingombro in larghezza del minidiffusore ha enormi vantaggi in termini di precisione dell'immagine acustica e di ingombro visivo. Gli altoparlanti sono ancora montati su un baffle di ridotte dimensioni ed approssimano bene, come dicevo, l'ideale fisico di sorgente sonora puntiforme. Più è largo il frontale e più è facile che si verifichino fenomeni di diffrazione e quindi, di peggiore ricostruzione prospettica.
L'ingombro visivo poi, è analogo a quello di un diffusore della stessa larghezza sistemato sopra uno stand. Basta ricordare che molti stand, specie quelli a quattro colonne, certo non eccellono per invisibilità.

Infine c'è da valutare il rapporto qualità/prezzo:
è sbagliato confrontare un diffusore da pavimento con un bookshelf di pari prezzo, infatti al costo di quest'ultimo occorre sempre sommare il prezzo di una coppia di stands di qualità (dalle 300.000 fino al milione ed oltre per i modelli più sofisticati).
Il diffusore a torre è già pronto per suonare al suo meglio, basterà trovare la posizione giusta in ambiente, operazione resa ancor più semplice dal fatto che dobbiamo spostare un unico mobile e non una scatola sopra un trespolo traballante.
Il diffusore da stand invece necessita della ricerca e dell'abbinamento oculato di supporti adeguati, magari costosi e spesso con un'estetica che fa a pugni col diffusore stesso.

Gli svantaggi

Un diffusore a torre, grazie alla più estesa emissione in gamma bassa, non è adatto per tutti gli ambienti. In stanze d'ascolto medio-piccole il minidiffusore da stand è molto più gestibile e crea sicuramente meno problemi d'interfacciamento con l'ambiente.
Tra l'altro, il motivo per cui sono nati i minidiffusori di qualità è proprio quello di fornire una riproduzione raffinata anche in ambienti di piccole dimensioni.
Non si capisce poi come mai (anzi, alcune spiegazioni ci sarebbero ma si taccion' per lo migliore) siano diventati la soluzione ottimale per ogni situazione, utilizzando (sprecando, data la bassissima efficienza) centinaia di watts per far sonorizzare loro ampi saloni in modo adeguato.
Siamo alle solite: da un'ottima idea, quella di produrre diffusori di altissima qualità che si adattassero bene anche a piccoli ambienti, si è giunti al paradosso ed all'esagerazione.
Dicevamo: in piccoli ambienti i diffusori a torre sono difficili da installare e far suonare bene, meglio optare per diffusori più piccoli.

Pur avendo un baffle di larghezza simile i minidiffusori sono avvantaggiati dal fatto che sono piccoli, non potendosi considerare lo stand una parte del baffle, quindi, a parità di altoparlanti, un minidiffusore riuscirà a ricreare una scena acustica più precisa. Per contro l'emissione in gamma bassa limitata rispetto ad una torre equivalente produrrà un suono meno grande.

Costruire un buon mobile a torre è difficile ed i parametri più complessi e laboriosi da controllare sono la rigidità e l'assenza di risonanze. Occorrono dei rinforzi interni e delle pareti di buon spessore.
In un diffusore piccolo la rigidità è invece massima e facilmente ottenibile grazie alle dimensioni ridotte.

Il mobile di un diffusore a torre è un compito difficile per un buon disegnatore, si rischia sempre di costruire un catafalco, come scherzosamente li definisce Giuseppe Prato della Aliante in una recente Inter.vista qui sulle pagine di TNT.
Quando si trova la soluzione ideale l'impatto estetico è, a mio avviso, superiore a quello di diffusori su stand.

Un diffusore a torre necessita di essere posizionato a pavimento. Questo, come abbiamo visto, è un vantaggio in quanto rende inutile l'uso di supporti ma in certe situazioni può diventare un problema.
In primis i diffusori da stand possono anche essere sistemati in uno scaffale o libreria, cosa sempre da evitare, come abbiamo visto nell'articolo dedicato a Come scegliere le casse, ma che può sempre tornare utile.
In secondo luogo, dovendo essere il tweeter situato ad altezza di ascoltatore seduto, può capitare che a causa di punti d'ascolto troppo alti o troppo bassi ciò non si verifichi, mentre con un diffusore da stand si sceglie il supporto in modo tale che questa condizione sia soddisfatta in modo ideale.

Infine, occorre fare attenzione a non cadere nel tranello di acquistare diffusori da pavimento troppo economici. Abbiamo visto che essi richiedono uno sforzo progettuale non indifferente per limitare i problemi legati alle dimensioni del mobile, e tale sforzo costa ovviamente tempo e quindi denaro, a scapito della qualità della costruzione, degli altoparalanti e dei componenti utilizzati.
Non ci sono però regole fisse né limiti inferiori di spesa: andate in negozio e chiedete di poter ascoltare torri anche economiche a confronto con bookshelves + stands di prezzo analogo e decidete di conseguenza.

Conclusioni

I diffusori a torre sono, secondo me, un'alternativa molto intelligente al sistema ninidiffusore + stand , presentando molti vantaggi e pochi problemi. La limitazione più grave, come abbiamo visto, è rappresentata dall'ambiente d'ascolto che se troppo piccolo gradisce diffusori di dimensioni contenute.
Per il resto, a conti fatti, le torri meritano una maggiore diffusione e più stima da parte degli audiofili (italiani), forse ancora troppo legati al mito ed alla moda del minidiffusore.

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu - http://www.tnt-audio.com

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