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Guida all'HiFi usata

Parte 2: amplificatori

Geoff Husband's choice

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Sono ottimi componenti da comprare usati. Le sole parti mobili sono i selettori e il potenziometro del volume, quindi in questa direzione si deve rivolgere la nostra opera di verifica.
Accendete l'amplificatore, senza far suonare niente, mettete il selettore degli ingressi su phono ed alzate il volume. Non dovrebbe essere avvertibile nessun rumoraccio mentre fate questo. Adesso ripetete il test con un disco, ancora nessun rumore, solo un morbido aumento di volume, bene!
Se l'amplificatore ha i controlli di tono o balance, ripetete il test. Ricordate che in molti ampli il segnale passa attraverso questi circuiti e potenziometri, dunque è opportuno che non ci siano problemi.
La prossima prova è di testare tutti i selettori, suonando ad alto volume, e come risultato non si dovrebbero avere rumori sgradevoli...
La sola altra cosa da appurare è lo stato dell'alimentatore. Non c'è modo di verificare la sua condizione se non si apre il cabinet e si cerca eventuali incrinature, ma non è molto semplice. Normalmente un uso oculato di un ampli per una decina di anni, prevede la sostituzione della copertura dell'alimentatore, che non è difficile ma è da mettere in conto sul prezzo dell'usato.
Potrebbe anche essere un'ottima opportunità per migliorarlo, ma per il momento deve essere l'argomento del contendere quando si comincerà a parlare di prezzi.

Si può comprare un ampli a valvole per meno di 1,2 milioni, anche se di annata, e più conveniente di quelli moderni, ma io lo sconsiglio vivamente. Questi hanno bisogno di speakers ad alta efficienza che normalmente sono più costosi, possono aver bisogno di cambi di valvole, e spesso sono o finali o integrati senza l'entrata phono.
Qualcosa tipo un Audion Sterling integrated o un Audio Innovations 300 dovrebbero trovarsi per circa 1 milione sono molto rari, ma rendono un CD player molto più "ascoltabile".
Dunque rivolgendosi agli ampli a stato solido, verso quali apparecchi dobbiamo centrare la nostra attenzione?

La leggenda in questo settore è il NAD 3020. Introdotto a metà degli anni 70, è così lontano dai piccoli integrati del tempo che ha realmente dettato legge istituendo una nuova fascia di mercato - gli amplificatori budget di qualità. È dato per 23 Watt su 8 ohm, in realtà eroga quasi il doppio e possiede un'eccellente capacità erogazione di corrente.
Appena è stato introdotto in Inghilterra, è stato messo a pilotare, al London HiFi Show, una coppia di difficili Linn Isobarik - una vera rottura di p...e. Il risultato fu che il suono era buono. Molti ampli integrati di questa fascia avrebbero smetto di suonare...letteralmente! Ancora migliore fu la versione Audiophile 3120. Praticamente identica, a parte la rimozione dei controlli di tono e dei migliori morsetti d'uscita, manteneva la possibilità di separare la sezione pre da quella finale, permettendo semplici upgrade. Era disponibile anche una sezione phono MC di livello base!
Ne ho posseduto uno per alcuni anni, nei primi anni 80. A quel tempo avevo delle casse Wharfedale Diamond II con un Linn LP12.
Per il resto del mondo hi-fi, è stato duro reggere il paragone. Ho confrontato il NAD con un Rotel 840 e uno dei primi Mission Cyrus I. Il NAD aveva un calore e una "possanza" che gli altri si sognavano, e portava le Diamond a suonare come se avessero i bassi :-)
Non sembrava che mancasse di dettaglio e ariosità, semplicemente suonava due volte più potente degli altri due. Alcuni anni dopo ho avuto un guadagno inatteso e ho deciso di cambiare ampli. Ho speso cinque volte di più di quello che avevo speso per il NAD per un Incatec Claymore, il più in voga integrato del tempo. Aveva più classe, in fondo era migliore...ma non così tanto!
Il problema del NAD è l'età. Dopo 20 anni ci potrà essere qualche problemino, ma prendetene uno valido per... meno di 150.000 e vi suonerà tutta la musica che volete.

Più o meno allo stesso prezzo, si possono trovare integrati giapponesi/taiwanesi, alcuni buoni, altri terribili, alcuni anche migliori del NAD! Ma dato che nessuno di questi cattura l'immaginazione, essi sono diventati molto rari, non ben identificabili ed occorre tener conto dell'inconsistenza della produzione commerciale orientale (un nuovo modello ogni anno...).
Per esempio, se dico che la Kawasaky 3112 è eccezionale, non ha senso se è introvabile, e magari la successiva 3113 è terribile :-(
Fortunatamente ci sono alcuni costruttori che producono ampli a cui calzano bene le suddette caratteristiche. Ancora NAD, Rotel e Marantz, sono i più frequentemente citati e si trovano dalle 100 alle 600.000 a seconda del modello, e naturalmente sono facili da reperire.
Una speciale menzione va al Pioneer A400. Come il 3020, questo è una mosca bianca. Un integrato da 700.000, che si diceva sbaragliasse i rivali (pre-finale) fino ad un valore di 4 milioni e che piegasse ogni integrato sul pianeta.
Ora che ci siamo calmati dall'euforia del primo momento dobbiamo dire che per sfortuna della Pioneer non si sono resi conto che questo modello aveva avuto questa riuscita. Il risultato è stato che ne hanno venduto camionate, rendendolo un oggetto facile da trovare. Come il NAD, è dato per 60 Watt ma suona più forte di così. Suona veramente hi-fi, veloce e lucido, con buon dettaglio e una buona immagine.
Infine può essere un pò ruvido e lo stadio fono va bene per le MM ed è un pò misero per le MC, comunque è una scelta eccellente.
È buono anche il più piccolo A300, ma la sezione phono è peggiore. Quando il 400 è stato rimpiazzato dal 400X (la nostra recensione si riferisce infatti a questo modello), la magia si è dissolta (con grande sorpresa...) e la richiesta per il 400 è continuata anche dopo la sua sostituzione.
Questo integrato ha prodotto molti cloni da aziende come Denon (PMA350) e Marantz (PM40 SE), ma non sono mai riusciti a migliorare l'originale e, privi del fattore cult, hanno venduto molto poco e quindi sono difficili da trovare.
Sono usciti con svariati modelli, distinti dalla mancanza dei controlli di tono. Un buon A400 dovrebbe trovarsi per 450.000, i Denon e Marantz dovrebbero essere notevolmente più convenienti.

Adesso, naturalmente, non ci resta che parlare dei costruttori inglesi... Qui spiccano due nomi, Arcam (ncioè A & R) e Mission.
La Arcam decise di fronteggiare il 3020 con il suo integratino Alpha. Questo aveva un aspetto alquanto strano, molto anni '50, in plastica grigia, ma era comunque un ottimo rivale per il 3020 un buon rivale, suonando con calore e punch simili ma meno "spinta" con casse difficili da pilotare.
Superò il NAD dal punto di vista del microdettaglio ma, sostanzialmente, era un integrato a basso costo come il NAD. Negli anni gli Alpha gradualmente hanno alzato il tiro, aumentando la potenza, cambiando il colore esterno del cabinet fino ad un più convenzionale metallo nero (Mk III).
In altre parole hanno trasformato il prodotto in un oggetto più standard, con un buon suono, controlli di tono e solidità.
Ma alla Arcam non potevano sapere che mentre stavano rialzando i loro prezzi fino a 5/600.000 lire, la Pioneer stava per lanciare il suo 400. La Arcam fu schiacciata dal suo stesso peso e il risultato fu un'altra serie di Alpha 4, 5 e 6.
Penso che si avvicinarono molto al 400, ma sono sempre restati un pò fuori dal mercato. Mentre l'Alpha dava il meglio di sè con sorgenti e diffusori di alta qualità, il 400 era un prodotto più specialistico e meno accondiscendente con partners più economici.
I primi modelli si potranno trovare per 150.000 fino ad un massimo di 450.000 per i più recenti. Non ho mai pensato che i più grandi Arcam fossero molto migliori degli Alpha, così è meglio rimanere sui prezzi degli Alpha.

I Mission sono sempre stati più specializzati degli Arcam. Se Arcam ha provato a fronteggiare i giapponesi sul loro campo, Mission si rivolgeva agli audiofili che non potevano permettersi un pre-finale.
Principalmente costruttori di casse, per gran parte degli anni 80-90 le loro elettroniche si limitavano a due amplificatori e un CD Philips modificato. Mentre il CD non era niente di speciale, gli ampli Cyrus 1 e 2 lo erano. Assemblati in un elegante cabinet di alluminio estruso, erano difficili da accoppiare, per via delle dimensioni, con altri componenti o racks. Semplici fino alle estreme conseguenze (solo il selettore ingressi e volume), fornivano performances al di là della loro fascia di prezzo.
Il Cyrus 1 è un ampli da 25 watt per canale, differentemente dal NAD, non pilota carichi difficili ma il suo grande dettaglio e brillantezza non accetta di buon grado dei partners di livello basso.
Questa caratteristica è comune con il Cyrus 2, con un'aggiunta di maggiore capacità di piotaggio. Ambedue sono paragonabili al Pioneer 400 come qualità, ma solo il più costoso (il Cyrus 2) si può confrontare come potenza.
Questo è uno scalino sopra il 400 solo per una cosa, la qualità della sezione phono. Entrambi i Cyrus sono in produzione da 20 anni e oggi sono numerosi, i cambiamenti che hanno subito negli anni sono principalmente estetici. Uno dei primi 1 si può trovare anche per 150.000 lire, senza possibilità di scendere, per il 2 si parte da 300.000 in su fino a 750.000 per l'ultimo modello.
Come il Pioneer 400, il loro punto debole è che preferiscono essere accoppiati ad oggetti di fascia superiore, i Mission in particolare faranno suonare asciutti e ruvidi sia i CD players economici che i tweeters da poche lire quindi per il nostro limite (1,5 milioni) è meglio scegliere una sorgente...analogica.

Non posso concludere il discorso sugli ampli senza citare il mio preferito - Musical Fidelity A1.
Questo integrato in classe A è stato l'oggetto principale della MF per 15 anni, finchè quelli della EEC hanno cominciato a lamentarsi che i Classe A erano troppo caldi al tatto (si parla di normative CE per la sicurezza degli apparecchi elettronici)!
È un notevole esempio di design industriale. Ha una linea snella, nera, con un coperchio di alluminio estruso, usato come dissipatore per il raffreddamento dell'apparecchio.
Eroga 20 Watt su 8 ohm e ancora meno su 4 ohm, è piuttosto difficile da accoppiare, ha bisogno di speakers efficienti e facili da pilotare.

Quello che avevo io andava molto male con le Wharfedale Diamond, chiuso, lento ed impastato. Cambiando con le più semplici Mordant Short MS 3.30, produceva un suono aperto e con un'estensione da risultare superiore al mio Inca Tec Claymore che costa il doppio. Ecco quindi un piccolo integrato, come aspetto, ma che suona morbido ma dettagliato e con i giusti diffusori pure molto "punchy" sui bassi. Ha una decente sezione phono MM ed una buona MC, è costruito molto bene, ma non tentate di poggiarci nulla sopra a meno che non vogliate una scultura in stile Dalì (ricordate il quadro degli "orologi molli"?).

Ci sono state tre release nella produzione, l'originale è il migliore, il MkII è il peggiore (sorpresa, sorpresa...) e il MkIII ritorna agli albori. Ci sono persone che affermano che questo è il vero baby Krell e trovandosi intorno alle 400 mila lire, difficile trovare di meglio, se si riescono ad accettare i limiti di potenza e di capacità di pilotaggio.

Ultima cosa, poichè nella sezione Sorgenti vi ho dato un assaggio di high end col giradischi Linn LP 12 ecco il corrispondente per la sezione ampli: una coppia pre + finale Naim.
finale. Qui perderò la maggior parte di voi, tranne i lettori inglesi, poichè, gli apparecchi Naim sembrano essere troppo costosi fuori dall'Inghilterra. L'oggetto a cui mi riferisco è la coppia 42/110.
Questo è un finale da 40 Watt col suo pre abbinato, e si può trovare da 750 fino a 900.000 lire. Surclasserà ogni amplificatore integrato che potrete trovare a questo prezzo, e vi permetterà di iniziare la scalata nella gerarchia Naim.
Nel mio caso il Naim 42/140 è stato il mo primo ampli hi-fi, ed ha rimpiazzato i vari integrati menzionati sopra, era semplicemente un ordine di misura superiore. Il suo punto di forza è una gamma media veloce e ritmica ed un basso pieno e controllato.
Inoltre, produce una sensazione che vi porta a pensare di essere realmente "nell'evento musicale" e non di assistere semplicemente ad una riproduzione.
Difetti? Alcuni trovano che i Naim suonino un pò "pompati". Io no! Sono superbi per il rock/jazz, ma qualcuno trova questa certa durezza con la Musica classica, ma ad essere onesti a questo prezzo gli altri restano solo nella scia.
Un 42/110 dovrebbe essere vicino oggi al suo 15 compleanno, quindi potrebbe aver bisogno di sostituzioni, ma Naim non usa componenti/condensatori esotici o rari, quindi è facile ed economico effettuare le sostituzioni e/o le riparazioni.
Se non amate il saldatore potrete, con una spesa di circa 300.000 lire, far fare la sostituzione dei condensatori direttamente alla Naim. Se avete la possibilità di prendere un 42.5 sappiate che è meglio del 42, il suono non è così superiore, ma ha la sezione di alimentazione predisposta per un eventuale upgrade (Hi-Cap), ed i selettori di ingresso sono di qualità superiore.
Il 62 è praticamente lo stesso oggetto con un ingresso in più. Il 140 è il 110 con alimentazioni indipendenti che forniscono un aumento, fino a 45 Watt, della potenza erogata. Pagate 1 milione per una coppia 42.5/110, 1,2 milioni per una 42.5/140.
Anche il 42/110 base può suonare, se in buone condizioni, come l'attuale entry level 92/90 combo che viene circa 3 milioni - e sicuramente ha più potenza ed erogazione di corrente.
La ciliegina sulla torta sarebbe aggiungere una delle famose schede phono sempre Naim, ovviamente, per meno di 600.000 fanno suonare "misere" le schede phono integrate.
La Naim ha fatto anche l'integrato Nait, ma ha troppa poca potenza e sembra avere praticamente le stesse caratteristiche del 42/110, ma io risparmierei i soldi per un vero amplificatore Naim...
Se dovete prendere un amp integrato poco voluminoso, l'Exposure X è la scelta migliore, ma costa quanto il Naim e la qualità...non è certo la stessa.

Copyright © 1999 Geoff Husband - http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Alessandro Bianchi

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