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Arcam FMJ CD36 - CD player

[Arcam FMJ CD36]
[English version]

Prodotto: Arcam FMJ CD36 CD player
Costruttore: Arcam - UK
Costo: 2100 € circa (in UK)
Numero di serie: FC36PO1848
Recensore: Maarten van Casteren - TNT UK
Recensito: Giugno, 2006

Introduzione

Conosco diversi appassionati con sistemi HiFi di discreto livello e nessun altra marca è così presente in questi impianti come Arcam. Negli impianti di questi amici sono presenti almeno 3 lettori CD Arcam ed un ampli integrato. A conferma di questo, sono entrato in un negozio HiFi vicino a casa ed ho chiesto quale fosse il lettore CD che raccomandavano più spesso e la risposta è stata, ovviamente, Arcam (non dimentichiamoci che il redattore vive in Inghilterra NdT). E Quad, naturalmente, se uno fosse alla ricerca di un suono più rilassato. Così, sembra proprio che Arcam abbia tutta la fiducia della comunità audiofila inglese. In effetti, hanno costruito lettori CD con buona reputazione audiophile da ben 20 anni e sono ancora devoti all'audio 2-canali, nonostante realizzino anche ottimi prodotti multicanale.
Sono stato abbastanza fortunato nel poter visitare gli stabilimenti Arcam (si veda il mio reportage) ed in quell'occasione mi è stato affidato in prova il loro lettore CD top di gamma. E' ora disponibile anche una recensione del loro componente lettore/ampli/tuner Arcam Solo.

L'FMJ CD36 è un ulteriore sviluppo del CD 33, con un circuito stampato a 4 strati, l'utilizzo della cosiddetta "stealth mat" technology (per combattere le interferenze) e con alimentazioni migliorate.
L'aspetto esterno non mi pare sia stato modificato, almeno così a prima vista. In effetti non c'era alcuna necessità di cambiamenti estetici, visto che il predecessore aveva un aspetto elegante e semplice allo stesso tempo.
Alla Arcam non è che si siano sprecati col lusso: il telecomando è efficace ma piuttosto anonimo e plasticoso. Il CD player arriva dentro una imballo molto semplice, senza accessori e con un manuale d'uso piuttosto elementare.
Tuttavia, una certa attenzione agli aspetti importanti è stata data, quindi, ad esempio, il foam che protegge l'apparecchio dentro l'imballo è solido e robusto, di ottima qualità.

In generale, direi che la prima impressione è che il denaro sia stato investito negli aspetti di "sostanza", dove è realmente necessario, e non sia stato sprecato in rifiniture di lusso o accessori inutili. Una buona premessa, direi, ed una conferma della tipica attitudine Arcam.

Utilizzo

[Telecomando Arcam FMJ CD 36]

Il lettore sembra funzionare piuttosto bene, a parte alcune cosucce che passo a descrivervi. Innanzitutto, la macchina sembra lenta a rispondere ai comandi. Si tratta di poca roba, giusto un paio di secondi, quindi non è un vero problema.
Il display può essere attenuato o spento del tutto ma ogni volta che si cambia disco la macchina ritorna all'impostazione "full" di default, e non conserva la regolazione impostata. Mi piace il display spento, ma alla fine ho desistito, dovendolo spegnere ad ogni cambio di disco. Oltretutto la funzione è attivabile solo da telecomando. Il manuale riferisce di un possibile miglioramento sonoro a display spento (un vecchio trucco ben noto agli audiofili NdT) pertanto mi chiedo perché non abbiano reso l'operazione più semplice ed immediata. Io, peraltro, non ho notato cambiamenti nel suono, né a favore né contro.
Infine, il lettore non è del tutto silenzioso e se ci siete seduti accanto potrebbe essere fastidioso.

Per tutto il resto il funzionamento è stato impeccabile, rendendolo vicino a quell'ideale cui dovrebbero tendere tutti gli apparecchi elettronici per la riproduzione musicale.

Tecnologia

[Vista interna dell'Arcam FMJ CD 36]

FMJ sta per "Full Metal Jacket" (in onore al famoso film di Kubrick, NdT) ed indica la serie di più alto livello dell'Arcam. Lo chassis, a forma di U, è costruito con un materiale denominato Acousteel, un laminato d'acciaio smorzato dalle vibrazioni. Il pannello frontale è in estrusione d'alluminio di 8 mm e pure il coperchio è in alluminio. Tutto l'apparecchio poggia su grossi e morbidi piedoni smorzanti in gomma, e l'intero insieme regala una sensazione di solidità "concreta".
All'interno si può notare l'alimentazione doppia ed una scheda separata che ospita i circuiti pù delicati, montati al di sotto di una protezione in alluminio. Tutto appare assemblato con grande cura e persino il coperchio va ad incastrarsi in una gola del pannello frontale così che chiudendosi la macchina acquisti rigidità e risulti completamente schermata.

[Vista interna dell'Arcam FMJ CD 36]

La conversione digitale/analogica è realizzata tramite un quartetto di DAC Wolfson 8740. Ognuno di questi è capace di decodificare due canali stereo ma Arcam li utilizza in modalità bilanciata, in maniera tale che ogni DAC sia dedicato ad un solo canale. Questa è una pratica abbastanza comune ma qui i convertitori utilizzati sono ben quattro, anziché due. Si dice che ciò consenta di ridurre il rumore e migliorare la linearità, azzerando gli errori. Prima della conversione il segnale viene "upsamplato" a 192 kHz e 24 bit.
Questo consente di utilizzare filtri digitali a frequenza più elevata con pendenze meno ripide e quindi minori ripercussioni in banda audio.

Un'altra caratteristica, come già detto, è l'utilizzo dello "stealth mat", un materiale che si dice riesca ad assorbire le interferenze ad alta frequenza. Un piccolo foglio di questo materiale, delle dimensioni di 10 x 10 cm, è incollato sul lato inferiore del coperchio. Assomiglia moltissimo allo Stillpoints ERS cloth che recensii qualche mese fa e che trovai piuttosto efficace. Non c'è prova evidente di altri posti dove sia stato usato ma non sono riuscito a guardare bene sotto le schede dei circuiti. Oltre a questo, è stata applicata un'estesa schermatura contro i disturbi a radiofrequenza.

Alla Arcam dichiarano di aver utilizzato 10 alimentazioni separate, così da minimizzare le interazioni tra le diverse sezione del lettore. E' stato utilizzato anche un clock ad alta precisione ed altre contromisure per minimizzare il jitter.

Qualità sonora

Mi è stato consigliato un rodaggio di almeno 100 ore ma dalla mia esperienza posso dire che questa cifra va quantomeno raddoppiata. Inizialmente il lettore suonava aspro e povero di peso in gamma bassa. Dopo una settimana di "play" continuato le cose cominciavano ad andar meglio, con la gamma alta più pulita e quella bassa in netto miglioramento.
E' tempo per un ascolto più attento, dunque. L'Arcam FMJ CD36 ha rimpiazzato il mio lettore Micromega Stage 3 profondamente modificato, collegato ad un ampli integrato Anatek A50 ed alle mie Dynaudio Contour 1.8 mkII da pavimento.
I cablaggi sono autocostruiti con cavo in argento puro e connettori WBT NextGen per il segnale e Cable Talk 3.1 per i cavi di potenza.

La prima impressione è che questo lettore suoni in maniera molto realistica ed "energica". Le voci e gli strumenti possiedono molta "presenza", tanto da dare talvolta l'impressione di essere realmente "presenti" nella stanza. Nonostante questo la loro riproposizione non è "in avanti" come si potrebbe pensare. Lo stage è piacevolmente profondo e largo, con una messa a fuoco impressionante ed una buona separazione delle varie sorgenti sonore. Le immagini sono solide e stabili. Tutto ciò è merito della notevole qualità della gamma alta, dettagliata e dinamica senza sembrare "brillante" o affaticante.
Questo produce una sorta di effetto di "dettaglio senza fatica" che consente di ascoltare questo lettore a lungo, CD dopo CD, scoprendo nuovi strumenti, riuscendo ad individuare al meglio i testi del cantato e scoprendo nuove linee melodiche un po' ovunque.
Riproduce il tutto con grande chiarezza e trasparenza, ma senza porre l'accento sulla gamma alta. I piatti della batteria suonano molto naturali, sono posizionati in maniera molto precisa all'interno del soundstage e non stanno "dentro" gli altoparlanti, come talvolta capita.

Quel che colpisce l'ascoltatore è anche la quantità di spazio all'interno dello stage. C'è molto spazio tra gli strumenti e questo rende possibile la riproduzione di un background scuro e molto profondo. C'è anche un notevole silenzio tra una nota e l'altra e talvolta si ha l'impressione che i decadimenti siano più brevi di quanto non debbano essere. Tuttavia, la presentazione globale del messaggio sonoro è molto convincente e non c'è dubbio che la versione "Arcam" delle cose sia molto vicina alla realtà.

Passando all'ascolto del mio Micromega o dell'Arcam Solo, che erano disponibili in sala allo stesso momento, ho potuto notare come l'Arcam CD 36 FMJ crei una rappresentazione molto convincente del messaggio sonoro. Un grande senso di spazio e di ambienza, unite ad una ricca "tessitura" tonale rendevano gli altri due lettori un po' "piatti" al confronto. In particolar modo le voci erano estremamente reali e molto ben a fuoco. La sensazione è quella di una finestra su un altro mondo, come se il muro posteriore sparisse del tutto.

La performance in gamma bassa merita un capitolo a parte. E' estremamente profonda ed il bilancio complessivo è buono, sebbene un po' tendente al "leggero". Di tanto in tanto si ha la sensazione di una certa mancanza di peso. Ascolto molto jazz, principalmente incisioni degli anni '50 e '60 ma anche molto materiale moderno, e l'Arcam CD36 non mi è parso molto a suo agio in questi frangenti. Le altre qualità già descritte continuano ad essere presenti, ma si ha la costante sensazione che manchi qualcosa in basso. La profondità c'è tutta, è la presenza che non sembra essere a livello del resto della gamma. Probabilmente ciò è dovuto alle notevoli prestazioni in gamma alta e non esattamente per un problema in basso. Però è comunque difficile cancellare quella sensazione del tipo "manca qualcosa".

E' stato soltanto quando due amici sono passati a trovarmi che le cose hanno cominciato ad essere più chiare. All'inizio abbiamo ascoltato altri generi musicali e loro sono rimasti piuttosto impressionati, ma quando siamo passati al jazz, sia con incisioni vecchie che moderne, anche i miei ospiti hanno iniziato a notare il problema.
Dopo un po' siamo passati all'ascolto del Micromega Stage 3 modificato e sebbene la performance in gamma alta non fosse neppure confrontabile è apparso subito evidente come la riproduzione riguadagnasse calore e ritmo in gamma bassa.
Abbiamo dedotto che il problema dell'Arcam era la Musica dove è la gamma bassa a reggere la struttura ritmica dei brani specialmente se questa è complessa ed articolata. La sensazione, inoltre, è stata quella che il "passo" della gamma bassa fosse un po' più lento rispetto al resto dello spettro audio. Con molte incisioni questo problema non veniva messo in evidenza, ma di tanto in tanto saltava nuovamente fuori, quasi fosse un disallineamento temporale di questa porzione dello spettro audio.

Per togliermi ogni dubbio ho portato l'Arcam CD 36 a casa di un amico, che possiede un Naim CD 5. Il resto dell'impianto era composto da NAC 112, NAP 150, FlatCap2 (tutto Naim) ed una coppia di diffusori Living Voice Avatar OBX. Era disponibile anche un piccolo subwoofer. E' un sistema più rivelatore del mio, ma anche di impostazione timbrica più calda. Siamo rimasti sorpresi del fatto che stavolta il problema in gamma bassa fosse meno evidente di prima. Certamente il Naim CD 5, aiutato dal superalimentatore FlatCap 2, mostrava un suono più caldo, con più "ritmo" in gamma bassa. Tuttavia, anche l'Arcam suonava un po' più consistente di prima. La prestazione in gamma alta restava comunque superiore persino a quella del Naim CD5, che mostava in effetti un po' di "grana".

Che pensare allora? In tutte le prove, comunque, l'Arcam era il lettore più "freddo", con un basso molto profondo ma anche molto controllato e decisamente più asciutto degli altri lettori confrontati. Nel secondo impianto, più "caldo" del mio, l'Arcam suonava piuttosto bene, anche sufficientemente pieno, meglio se con incisioni ricche di basse frequenze. Nel mio sistema, suonava un po' più freddo, nonostante le mie Dynaudio abbiano una buona estensione in gamma bassa.

In definitiva, in una situazione dove o l'impianto o l'incisione non presenti un buon "peso" in gamma bassa, l'Arcam CD 36 suona tendenzialmente un po' leggero e con qualche problema ritmico in gamma bassa. Con le incisioni "giuste" tuttavia, tutto si rimette a posto.

Mi chiedo: è l'Arcam ad essere "neutro" e corretto e gli altri lettori ad essere artificialmente caldi? O hanno ragione gli altri due ed è l'Arcam ad essere un pochino troppo analitico? Non lo so. Mi sarebbe piaciuto essere presente nello studio di registrazione quando Miles Davis ha inciso "Kind of blue", ma purtroppo non c'ero. Di conseguenza non ho idea di come quel disco dovrebbe suonare secondo le intenzioni dell'ingegnere del suono che l'ha inciso.
L'unica cosa che so è che un lettore CD un po' più caldo è di norma più accondiscendente con più dischi e questo calore, aggiunto che sia oppure no, raramente causa problemi di per sè.

Un sistema può suonare bene perché possiede un perfetto bilanciamento tonale o perché ha grandi capacità "prospettiche". In ogni caso conquisterà la vostra attenzione, nel primo caso per la ricchezza e la bellezza del timbro e nel secondo per riuscire a mettervi nella stessa stanza coi musicisti.
L'Arcam appartiene decisamente alla seconda categoria. E' capace di separare nettamente due strumenti che stanno suonando la stessa linea melodica oppure di lasciarvi distinguere senza ombra di dubbio se stia suonando un sax tenore o un sax alto. Tuttavia, la presentazione "globale" può non essere così seducente come con altri lettori concorrenti.

[Arcam FMJ CD-36 CD player]

Conclusioni

Se la sezione precedente vi ha fatto pensare che questo Arcam FMJ CD36 non mi sia piaciuto, evidentemente vi ho dato l'impressione sbagliata. Mi piace, infatti. Ha molte buone qualità, la migliore delle quali è la riproduzione delle alte frequenze, che sono dettagliate, pulite ed aperte come vi aspettereste da un CD, almeno finché non siate disposti a spendere cifre folli per una sorgente digitale. Anche dal punto di vista del soundstage è un piccolo campioncino. Infine ha anche un'eccellente capacità di risoluzione senza mai sembrare forzato o stancante, un fatto che è straordinario di per sè.

Non ho serie critiche da muovere, in realtà. I miei commenti sulla gamma bassa sono principalmente una questione di gusti e di approccio generale al suono riprodotto. Certamente non sembra ci sia niente di palesemente sbagliato nella gamma bassa di questo lettore, anche se non è al livello della gamma media ed alta. Sono ben conscio del fatto che non si possa avere tutto a questo livello di prezzo.

In definitiva, se state cercando un lettore "morbido", caldo, dal suono valvolare questa probabilmente non è la macchina che fa per voi. Ma se per voi il dettaglio, la risoluzione, l'apertura, la precisione e l'ariosità sono fondamentali allora questo è un lettore CD da ascoltare con attenzione. La scelta, come al solito, spetta a voi.

Commento del Costruttore

Alcune considerazioni sulle prestazioni in gamma bassa

Nei 10 anni che ho dato "voce" ad apparecchi Arcam è sempre stato chiaro che la decisione più difficile fosse quella di scegliere tra profondità della gamma bassa e/o precisione della stessa. Il fattore più frustrante in questa decisione è sempre rappresentato dai risultati, troppo dipendenti dalle capacità degli amplificatori, dei diffusori, dalla posizione degli stessi e dalle dimensioni dell'ambiente. Come tu stesso metti in evidenza nella recensione, i brani musicali stessi, spesso, fanno la loro parte!

La riproduzione della grancassa è un chiaro esempio di questo fatto. Immagina il batterista che batte il pedale per colpire la pelle della grancassa. Come questa viene colpita, resta tesa per un periodo molto breve. In questo momento il centro della pelle non può vibrare e ad emettere vibrazioni è solo la parte più esterna della pelle. Quando il pedale viene rilasciato tutta la pelle entra in vibrazione per un certo tempo, prima di fermarsi del tutto. Quindi, durante l'attacco abbiamo un tono impulsivo di grande ampiezza, in contrapposizione al tono più "arrotondato" che segue la parte della coda del suono della pelle.

Se un sistema audio non riesce a gestire bene gli attacchi come questo descritto il suono risultante sarà più gonfio e morbido e sarà percepito anche come più "pieno". Questo, in effetti, non implica che il suono sia più accurato e corrispondente alla realtà. Per riportarmi all'esempio della grancassa in maniera semplice, dirò che noi cerchiamo di farla suonare come "THUDD", altri invece fanno solo "UDD..." (la parte finale).

Il tuo esempio delle vecchie incisioni che suonano meno piacevoli è altrettanto interessante. In molti casi (lasciando perdere il dibattito incisione analogica o digitale) le incisioni vecchie non hanno la precisione in gamma bassa che le buone incisioni moderne possiedono. Negli studi di registrazione, grazie ad amplificazioni e diffusori più moderni, ora siamo in grado di capire meglio cosa avviene in gamma bassa, specie in relazione alla risposta all'impulso.
Geoff Meads per Arcam

© Copyright 2006 Maarten van Casteren - www.tnt-audio.com

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