[ Home | Redazione | HiFi Shows | FAQ | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]

Come scegliere un vecchio amplificatore

Il problema è sempre lo stesso: abbiamo pochi soldi e non vogliamo rinunciare ad un vero impianto HiFi, fatto con componenti separati, l'idea di un compattone monomarca vi fa giustamente rabbrividire.
Niente di meglio che comprare usato: l'Audiofilo, oltre essere un mostro metà uomo e metà orecchie, con piedi a punta conica e pelle in Teflon, è un personaggio che cambia spesso i componenti del proprio impianto, riempendo il mercato dell'usato di una interessantissima quantità di validi apparecchi HiFi.
Inoltre, le leggi del mercato vogliono che più un apparecchio è vecchio, più basso è il suo prezzo di vendita, escludendo veri e propri oggetti da collezione, naturalmente.

Cosa scegliere

Come per i diffusori vale la regola che tutti gli amplificatori di un certo pregio dagli anni '80 in poi sono degni di considerazione e che alcuni degli anni '70 possono ancora essere di un certo interesse.
Anche per gli amplificatori si possono presentare problemi analoghi a quelli dei diffusori di una certa età solo che l'inganno può essere meno evidente e perciò più subdolo: talvolta, per utilizzo incauto o per scarsa robustezza dell'apparecchio, le sezioni finali andavano letteralmente in fumo e sostituite alla buona con altre considerate, a torto o a ragione, *equivalenti*.
Un'occhiata all'interno potrà rivelare riparazioni, saldature o componenti non originali, situazioni queste che dovrebbero far calare drasticamente sia il valore che, di conseguenza, il prezzo d'acquisto.

Cosa può valer la pena cercare dunque?
Tutti gli amplificatori che hanno fatto la storia dell'HiFi: i grossi integrati giapponesi degli anni '70, Sansui, Pioneer, Luxman e Yamaha in primis, che dedicavano ai top di gamma delle attenzioni costruttive e scelte di materiali straordinarie. Interessante anche la piccola produzione NAD.
Di non difficile reperibilità ed a prezzi ancora accettabili si possono trovare delle accoppiate di pre-finale di pregio come i Quad (33+303/405).
Due outsiders straordinari per quegli anni erano gli integrati nostrani Galactron MK10 e MK120 che, col tempo, si sono pure guadagnati un posticino, meritato, nell'Olimpo del piccolo collezionismo HiFi.

Volendo un ampli con meno pretese la possibilità di scelta si estende notevolmente e, diciamo così, un qualsiasi apparecchio di buona marca è in grado di fornire ancora un servizio onesto: da aggiungere alla lista dei soliti giapponesi ci sono gli apparecchi della italianissima Revac (serie Classic).
Inutile dire che, mentre per gli apparecchi più di pregio si può pensare di spendere anche un paio di biglietti da cento, per quelli del secondo elenco sconsiglio di superare le centomila lire, a meno di sempre possibili innamoramenti per qualche oggetto in particolare.
Passando agli anni '80 sono degni di menzione i vari NAD (benissimo il 3020), Rotel (820 e successivi) e Proton, tutti piccoli amplificatori economici ma costruiti con la Musica in mente ed in grado di far impallidire colleghi ben più potenti ed *appariscenti*. La produzione giapponese degli anni '80 non è particolarmente interessante e, a parte qualche grosso integrato, non val la pena perderci tempo e denaro.

Alcune caratteristiche interessanti alle quali fare attenzione sono l'eventuale presenza della separazione pre-finale, utilissima nel caso in cui vogliate relegare l'ampli a ruolo di finale in un impianto Home Theater o per trasformare in semi-attivo un sub passivo.
Altra carattersitica interessante è la possibilità di escludere i controlli di tono, una specie di source direct ante-litteram, molto spesso presente negli integrati di un certo pregio.
Un eventuale restauro, anche minimo, potrà essere necessario ed anzi benefico, come suggeriamo nell'articolo Come far rivivere una vecchia gloria.

Cosa aspettarsi

Val la pena spendere due parole sul suono e sulle caratteristiche degli amplificatori anni '70, essendo la produzione degli '80 troppo varia per poter essere inquadrata in una definizione senza incorrere in grossolane generalizzazioni.
Per gli anni '70 è più facile in quanto, almeno sul fronte degli integrati più facilmente reperibili alcune caratteristiche tecniche e sonore erano piuttosto frequenti.
Si tratta di un'impostazione sonora talvolta voluta, più spesso dettata dalla qualità dei componenti e degli stadi finali veri e propri. Una certa prevalenza di suono gonfio e lento sui bassi, con una dinamica molto limitata tanto che a confronto con ampli moderni ad alta corrente sembra che siano il giradischi o il CD a girare più lenti!!!
Queste limitazioni dinamiche, di velocità e di capacità di pilotaggio, compromettevano la sensazione di potenza che alcuni grossi integrati erano in grado di erogare e non è difficile che piccoli amplificatori moderni sembrino infine suonare più forte di questi loro predecessori.
La raffinatezza del medio alto e la capacità di risoluzione dei più piccoli particolari del messaggio musicale lascia spesso a desiderare così come la capacità di ricreare una scena acustica credibile.
Ora, nonostante tutte queste limitazioni, e sotto l'ipotesi di pagarli davvero poco, questi amplificatori rappresentano comunque un buon inizio per comporre un impianto HiFi degno di questo nome.

Conclusioni

Tutto quanto detto sinora va preso, ovviamente, cum grano salis.
Non bisogna aspettarsi molto da amplificatori datati e soprattutto bisogna rifiutarsi di pagarli cifre spropositate che talvolta si vedono nelle rubriche di compro-vendo.
Tuttavia, ad essere fortunati, ed io ammetto di esserlo stato in molte occasioni (sia per il valore dell'oggetto, sia per il prezzo pagato), si possono fare ottimi affari e risparmiare tanti soldi, da destinare magari alla sorgente o agli accessori tipo cavi e supporti vari.
L'idea che ci deve guidare è quella della ricerca di un impianto a componenti separati, nati per riprodurre la Musica e non per abbellire le vetrine degli ipermercati (e, recentemente, anche quelle delle riviste HiFi...) con tante lucine colorate e poco più.

Infine, permettetemi il consueto paragone automobilistico: sarà anche vero che una moderna berlina consuma meno ed è più silenziosa di una Giulia degli anni '60, ma io continuo a preferire quest'ultima, per la raffinatezza dei materiali e per il gusto di un oggetto nato innanzitutto per piacere, per distinguersi dal resto, per emozionare e per essere amato col cuore prima che col cervello, tutte cose che una moderna berlina tutta-in-plastica e uguale-a-tutte-le-altre non potrà mai dare.

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

 

[ Home | Redazione | HiFi Shows | FAQ | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]