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Audio Analogue Aria - pre fono MM/MC multiconfigurabile

Baby, you got what it takes

[Audio Analogue Aria]
[English version]

Prodotto: Audio Analogue Aria - pre fono MM/MC multiconfigurabile
Costruttore: Audio Analogue - Italia
Prezzo appross.: 650 Euro
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Settembre, 2004

Chissà quanti lettori ricordano gli esordi di Audio Analogue. Il marchio, con un nome che sembrava essere una vera e propria dichiarazione d'intenti, esordì con un ampli integrato, il Puccini e, udite udite, con un convertitore digitale/analogico, il Vivaldi. Mi sono da sempre chiesto cosa mai volesse significare "Audio Analogue". Forse una errata traduzione di "audio analogico" (avrebbe dovuto essere Analogue Audio, allora) o chissà che altro. Confesso che questi inglesismi a tutti i costi mi abbiano sempre fatto un po' sorridere.
Proprio oggi vedevo sul TG il nome di una operazione di Polizia circa la sicurezza dei giocattoli per bambini. Ebbene, il titolo dell'operazione era un pomposo "Safety children", libera traduzione di "Sicurezza dei bambini" che però, purtroppo, diventava "Bambini di sicurezza"... un po' come "Safety belt" è cintura di sicurezza. Ma andiamo avanti :-)
Quella parolina "analogue", dicevo, lasciava presagire una "mission" devota al suono analogico, quello del vinile. Però, tra i prodotti del novello marchio italiano non c'era traccia di apparecchi dedicati all'analogico. Unica piccola concessione, gli integrati Puccini dotati di stadio phono. Niente pre phono, niente giradischi, niente bracci...ma addirittura un blasfemo DAC! Così abbiamo dovuto attendere fino ai giorni nostri (2003/2004) per assistere alla nascita di un VERO prodotto "analogue" ovvero questo pre fono Aria a stato solido (progetto by Marco Manunta).
Aria è l'anagramma di RIAA ed è il primo prodotto della serie "Inciso" dedicata, appunto, al vinile. In arrivo anche un braccio di lettura (Rega modificato) ed un innovativo giradischi.

Prima di cominciare, devo porgere le mie più umili scuse alla Audio Analogue per l'attesa veramente fuori da ogni logica. Ho ottime ragioni, come al solito, non ultime alcune piccole rivoluzioni nel mio front-end analogico che hanno richiesto più tempo del previsto.
Avanzo dunque con il capo cosparso di cenere, in ginocchio lungo un sentiero di roventi ceci tostati, biascicando in uno stentato latino la solenne promessa di riscattarmi alla prossima occasione, amen.

L'Aria è un pre fono a stato solido con alimentazione esterna, racchiuso in un lungo ed elegante scatolotto di alluminio anodizzato. L'alimentatore esterno è invece piuttosto "normale", un piccolo cubo di plastica nera che potrebbe tranquillamente essere scambiato per l'alimentatore di un telefono cellulare o apparecchio analogo. Nonostante l'adesivo "Audio Analogue - soundpleasure" la dicitura "Made in China" fa capire che si tratta di un semplice alimentatore a 24 Volts di uno dei tanti produttori OEM dagli occhi a mandorla.
La cosa non deve però lasciare delusi perchè l'alimentazione del pre fono Aria è in realtà piuttosto sofisticata ed insolita. Esso dispone infatti di una doppia bancata di condensatori (6 Kendeil Black da 39.000 uF - 25V) che serve al seguente scopo: quando una è "carica" essa alimenta il pre fono in maniera completamente isolata dalla rete elettrica (come fosse una batteria). L'altra bancata nel frattempo si carica. Una volta esaurita la carica della prima questa si connette all'alimentazione per la ricarica e l'altra già pronta entra in gioco. In questo modo i circuiti sono sempre sconnessi dall'alimentazione, onde evitare disturbi. Tutto ciò avviene in maniera del tutto automatica ed all'insaputa dell'utilizzatore. Altri condensatori fungono da "back-up" durante lo switch tra una carica e l'altra.
Audio Analogue chiama questo tipo di sistema alimentazione off-line (virtual battery). Altri Costruttori implementano un sistema analogo con batterie ricaricabili.

[Aria inside]

TUTTO nel pre fono Aria è configurabile: dal guadagno dello stadio MC, modificabile internamente tramite resistenze opportune (fornite), fino all'impedenza d'ingresso (100, 150, 180, 220, 330, 470 Ohm) ed alla capacità (100, 220, 330 pF). I valori standard di default sono 47 kOhm e 100 pF sia per l'ingresso MM che l'MC (il manuale riporta erroneamente 100 Ohm per l'MC). Il guadagno in MM è di 40 dB e quello MC è variabile da 62.5 fino a 71.5 dB.

I dati dichiarano un rapporto segnale/rumore di 76 dB per l'MM e di 72 dB per l'MC in guadagno standard. La risposta in frequenza va da 20 a 20kHz con uno scarto di appena ± 0.5 dB. L'unità pesa 2,6 kg ed è larga 15 cm, alta 7,5 e profonda ben 37,5 cm. Per la configurazione "personalizzata" l'Aria viene equipaggiato con una serie di RCA tarati da inserire negli appositi spinotti del pannello posteriore. Ogni spinotto (in plastica, vedasi foto) di un certo colore corrisponde ad un valore ben preciso di capacità o di resistenza. Nessuna possibilità di errore, dunque, e massima libertà di personalizzazione al fine di ottenere il miglior interfacciamento possibile con ogni tipo di fonorivelatore sul mercato. Il guadagno è realizzato tramite 4 chip LT1028 della Linear Technology.

Ho provato l'Aria in diverse configurazioni per un periodo di tempo abbastanza (pure troppo!) lungo, confrontandolo con stadi fono esterni "concorrenti" (tra i quali il Lehmann Black Cube SE PWX) o ingressi fono "on board" di ottima reputazione (schede fono Naim NA-323 ultima release con superalimentazione Russ Andrews PowerPack III).

Baby, you got what it takes

Non c'è alcun dubbio che questo pre fono Aria conservi intatte le caratteristiche tipiche che hanno reso il suono Audio Analogue famoso ed apprezzato in tutto il mondo. Il family feeling è integro, segno che l'apparecchio è stato ascoltato a lungo e progettato in funzione dei risultati sonori cercati.
L'impostazione generale, la sensazione che colpisce dopo i primi minuti di ascolto, è quella di un suono molto fluido, smooth ed arioso, privo di particolari inflessioni timbriche ma certamente improntato ad una certa "educazione" di fondo nel trattare il segnale musicale. Le gamme media e medio-alta destano subito l'attenzione dell'ascoltatore, con una performance molto pulita, a tratti delicata, e sempre estremamente raffinata. Non ci sono indurimenti o sottolineature anzi, talvolta, specie sulle voci, la sensazione è che l'Aria permuti un po' di presenza in cambio di una maggiore fluidità.
Chi ama l'analogico sa bene quali siano le sue gioie e gli inevitabili dolori. Tra questi, ad esempio, i problemi di mistracking, specie su incisioni non allo stato dell'arte e soprattutto nei brani più "interni" dell'LP, quelli più difficili da tracciare bene.
Ho un disco che si presta molto bene a scoprire magagne di tracking e difetti dei pre fono. Si tratta di "Through the barricades" degli Spandau Ballet (CBS 450259 - 1987 - stampa olandese). Il brano omonimo è l'ultimo della seconda facciata. A peggiorare le cose ci si mette una particolare equalizzazione della voce di Tony Hadley, effettata di proposito sulle sibilanti. Così, quando scandisce "...through...the barricadeS" quella S finale viene arricchita da un curioso riverbero molto difficile da rendere bene. Con pre fono di livello inferiore la S si trasforma in un lungo sibilo distorto e fastidioso, tanto da farlo sembrare un problema di tracking della testina.
Con l'Audio Analogue Aria l'effetto viene messo in evidenza in maniera sì accurata ma gentile, si riesce distintamente a sentire quando finisce la S "vera" del cantante e quando inizia l'effetto elettronico. Ripeto: è un test DIFFICILE e se il vostro sistema analogico lo passa in questo modo pulito siete già a buon punto nel set-up e nella qualità dei componenti.
Non voglio però dire che l'Aria addolcisca le sibilanti, in realtà le riproduce con grazia e pulizia riuscendo persino a rendere tollerabili alcune incisioni troppo caratterizzate.

Il termine inglese appropriato per il suono di questo pre fono è laid-back cioè rilassato e morbido. Il carattere, per capirci, non ha niente di aggressivo anzi, più di una volta, con certi generi musicali, si avverte la necessità di un maggiore coinvolgimento "fisico".
Parlo di coinvolgimento fisico e non emotivo per tenere ben distinti i due aspetti. Così, ad esempio, mentre in "Mary's prayer" (Danny Wilson, album "Meet Danny Wilson" 1-90596 Virgin Records - 1987 - stampa USA) l'emozione arriva alle lacrime per merito della dolcezza dell'interpretazione, in "Six blades knife" (Dire Straits - album omonimo - 800 051-1 Vertigo 1978 - stampa Italia) il vigoroso pulsare di basso e batteria manca di un po' di mordente e la stessa voce di Knopfler, sempre piuttosto caratterizzata sui registri alti, sembra più "educata" di come dovrebbe essere.

Sempre a proposito di basso e batteria, è proprio in gamma bassa che l'Aria rivela di più il suo carattere "controllato" e composto: ottime l'articolazione, la pulizia e l'estensione, un po' "contenuta" la potenza e trattenuto l'impatto. Questo non giova certo alla riproduzione dei generi più "cattivi" dove la sezione ritmica gioca un ruolo fondamentale. Non parlerei di una vera e propria "mancanza" quanto piuttosto di un "carattere" ben preciso. Con le dovute proporzioni, anche la gamma bassa dell'amplificatore Puccini mostrava una caratterizzazione molto simile.
Ci si può suonare di tutto, certo, e con grande soddisfazione, ma gli amanti di generi piuttosto "movimentati" potrebbero desiderare qualcosa di più in termini di energia bruta.
Il meglio di sè l'Aria lo offre, con gentilezza, coi generi più tranquilli, jazz leggero, Musica acustica con pochi strumenti, classica anche sinfonica, generi coi quali è in grado di regalare quel tocco di raffinatezza e di garbo che non lascia MAI insoddisfatti. Anzi, più di una volta emoziona e commuove. Intendiamoci: non è l'apparecchio che commuove ma la Musica che riproduce. L'emozione è sempre e solo insita nella Musica, mai negli apparecchi: compito non facile di questi ultimi è lasciarne passare il più possibile, senza alterazioni.

L'Aria è un apparecchio che si lascia ascoltare per ore, senza mai apparire invadente o protagonista: già dopo un paio d'ore vi dimenticate della sua presenza e vi concentrate solo sul cambio dei dischi sul piatto, magari per scoprire in che modo riesca a porgere col suo stile personale tutte le differenti incisioni, dalla più "audiophile" a quella peggiore della vostra collezione di dischi. Non fa miracoli e se un disco è inciso male...suona male ma vi lascia sempre un certo margine di tollerabilità che altri stadi fono più "spietati" non offrono. Certamente tutto questo è merito della bassissima distorsione percepita ma anche l'impostazione timbrica tendente al suono smooth ci mette molto del suo.

Dinamica

Il carattere "gentleman" dell'Audio Analogue Aria si riflette anche sulla sua prestazione dinamica. Sempre molto controllato, questo stadio fono riesce a non aggredire senza comprimere: in certi passaggi si sente che una piccola spinta in più (dal punto di vista dinamico) sarebbe benvenuta ma questa "limitazione" non appare come una vera e propria compressione, quanto piuttosto come una libera interpretazione personale del circuito.
L'effetto è evidente sia in gamma bassa che in gamma media, dove più di una volta manca TUTTO lo "slam" necessario per conferire vigore al genere riprodotto. Tanto per capirci ancora meglio, facendo un parallelo con un concorrente di pari prezzo ma di impostazione quasi diametralmente opposta, il confronto col Lehmann Black Cube PWX è tutto a favore di quest'ultimo, per quanto riguarda la pura prestazione dinamica.
Questo ha poi un risvolto sulla corretta scansione dei tempi musicali: più metronomico il tedesco, più lento l'italiano. In termini di PRaT (Pace, Rhythm and Timing) puro e semplice avrei desiderato qualcosa di più ma comprendo che il tutto rientri nell'ambito di un carattere sonoro ben preciso, più votato alla massima godibilità dell'evento musicale che al rigore assoluto.
Per questo motivo, quando gli AC/DC "sparano per spaventare" ("Shoot to thrill", album Back in Black, 1980, ATL 50 735 - stampa olandese) l'Aria non si spaventa affatto, mantiene la calma e lascia sfogare il quintetto australiano senza scomporsi. Magari, un po' di "spavento" in più non avrebbe guastato... :-)

Per il pianoforte, strumento principe, difficile da registrare e riprodurre in maniera corretta, mi sono affidato - tra le altre - ad un'incisione di James Boyk per la Performance Recordings, "Sixth Piano Sonata" di Prokofiev, un vero piccolo capolavoro di ripresa, sia per timbrica che per immagine e ...dinamica (Performance Recordings PR-3 1982).
Eccellente appare il lavoro di "legato" tra le note ma nuovamente la dinamica complessiva (diciamo la macrodinamica) non è sottolineata. Allo stesso tempo, anche le parti di mano sinistra appaiono meno drammatiche di come dovrebbero essere.

Alle prese con le violente escursioni dinamiche della voce di Diane Schurr ("Pure Schurr", 1991, GRP - GR9628 - stampa originale USA) il nostro si trae d'impaccio con eleganza e classe ma lascia l'impressione che non voglia mai strafare, smussando qua e là negli acuti più "arrabbiati" (se avete presente come canta la Schurr, avete inteso a cosa mi riferisco).
Nel campo della microdinamica la performance è migliore, grazie all'ottima capacità di introspezione di questo pre fono. Analisi approfondita e rispetto del contenuto armonico dei segnali sono gli ingredienti chiave per una buona prestazione in questo senso e l'Aria certo si esibisce in una performance di notevole spessore.

Immagine e soundstage

Delle tre dimensioni spaziali quella che mi è piaciuta di più è stata la profondità. Già, non solo questo pre riesce a ricreare uno stage profondo che si estende alle spalle dei diffusori ma offre informazioni spaziali anche "anteriormente" a questi, dando la sensazione che tenda ad avanzare i piani sonori. Così non è, semplicemente dilata in entrambe le direzioni.
Chi non è abituato ad uno stage anche "anteriore" potrebbe avere la sensazione di un suono "tutto avanti". Impressione errata, perchè la profondità "posteriore" c'è davvero tutta.
La lateralizzazione dei piani non è allo stesso livello ed anzi avrei gradito uno sviluppo più ampio in senso orizzontale. Con qualche disco ho avuto la sensazione di un eccessivo "accentramento" del palcoscenico. Buono lo sviluppo in altezza ed eccellente la focalizzazione delle singole sorgenti e pure la stabilità, temporale e dinamica.

Qualche consiglio

Il manuale suggerisce almeno 100 ore di rodaggio e 40 minuti di riscaldamento per ogni sessione d'ascolto. Consiglio di attenersi a queste raccomandazioni ma senza farsi troppe paranoie. L'Aria suona in maniera più che accettabile anche da "freddo". Il posizionamento è importante: unità base ed alimentatore debbono essere tenuti abbastanza lontani l'una dall'altro e così occorre evitare la presenza di cavi d'alimentazione o grossi trasformatori nelle vicinanze dei cavi di segnale, specie quelli del giradischi.
L'appoggio sul ripiano del tavolino potrà essere effettuato tramite il sistema preferito, a mio parere meglio se di tipo disaccoppiante (piedini morbidi). Di serie l'Aria è provvisto di 4 dischi di gomma dura che non svolgono alcuna funzione isolante.

Lamentele

[Aria rear]

Costruzione e finitura. L'Aria è un prodotto ben ingegnerizzato e ben costruito, di buona rifinitura e di aspetto gradevole alla vista. Gli spigoli del cabinet sono sufficientemente arrotondati, tali da non essere di pericolo alcuno per bambini o audiofili distratti.
Devo però muovere qualche critica al sistema di "personalizzazione" delle caratteristiche elettriche d'ingresso tramite gli RCA "calibrati". Prima cosa, il sistema è meno intuitivo di un settaggio a microswitch, ad esempio. Sugli RCA non c'è modo di intuire il tipo di carico che offrono. Il solo modo è far riferimento al codice colori del manuale. I manuali, talvolta, si perdono o vengono messi da parte chissà dove.
La qualità degli RCA è infima, certamente sottotono rispetto alle ambizioni high-end del prodotto. Dopo che la Audio Analogue si raccomanda di usare sempre spinotti dorati su prese RCA dorate si contraddice fornendo spinotti che dorati non sono e che obbligatoriamente dovranno essere usati su RCA dorate. Tirata d'orecchie! Più semplice, più elegante e _probabilmente_ meglio suonante sarebbe stato un sistema a microswitch a contatti dorati. Meno contorsionismi per il segnale e vita più facile per l'utilizzatore.
In un pre fono, visti i deboli segnali in gioco, meno contatti "esposti" e meno RCA liberi ci sono in giro e meglio è: meno interferenze, meno ossidazioni, più silenzio.
Seconda critica, l'unità di alimentazione esterna. Aspetto a parte, del quale ci può importare fino ad un certo punto, mi permetto di criticare la scelta del cavo d'alimentazione misero, staccabile ma con piccola spina ad 8, in stile rasoio elettrico per capirci. Magari - grazie all'alimentazione virtual battery - non serve a nulla sostituirlo con qualcosa di più "esotico" ma gli audiofili sono animali strani (a volte animali e basta :-)), hanno voglia di sperimentare e/o molti di loro semplicemente detestano vedere cavi di rete da 0.5 mmq che alimentano le proprie elettroniche esotiche.
Questo stadio fono non è un ProJect PhonoBox o un NAD PP2 da 100 Euro, ma qualcosa di ben più ambizioso ed impegnativo, l'acquirente si aspetta la massima attenzione anche per questi dettagli. Sarebbe bastata una vaschetta IEC nel corpo dell'alimentatore e magari anche un cavo decente che porta i 24V dall'alimentatore all'apparecchio.
Questi dettagli aiutano a creare quella che si chiama "perceived quality" ovvero "qualità percepita" che così grande importanza riveste nelle decisioni d'acquisto di qualunque bene di consumo. Acquistereste una BMW coi sedili rivestiti in plastica, i tappetini in cartone pressato o il libretto d'uso e manutenzione fotocopiato in formato A4? Io no. Eppure il resto dell'auto sarebbe comunque di qualità elevatissima. Come dire: la sostanza resta invariata, ma la qualità percepita no. L'attenzione ai dettagli è importante, in questo ambiente nessuno lascia qualcosa al caso.

Suono. La performance è ben rapportata al prezzo. Non si può dire che questo pre manchi di personalità: l'impronta di famiglia Audio Analogue c'è tutta, quindi gli affezionati del marchio non resteranno delusi. Per rendere meglio l'idea delle sue caratteristiche principali ho dovuto usare un po' la lente d'ingrandimento, quelle che ho descritto come "impostazioni particolari" sono in realtà piccole sfumature.
Personalmente l'avrei preferito più "cattivo" con certi generi musicali ed anche un po' più veloce e dinamico. La gamma bassa l'avrei desiderata più "vitaminica". Al di là di questo, non parlerei di lamentele vere e proprie, in fondo l'Aria fa esprimere il vinile in maniera assolutamente godibile e musicale.

Conclusioni

Dotato di alcune soluzioni raffinate (vedasi l'alimentazione virtual battery) e tenuto conto che è davvero configurabile per adattarsi a praticamente TUTTI i fonorivelatori in commercio, questo Aria è un ottimo pre fono, dotato di personalità e di tocco raffinato.
Un'altra dimostrazione del fatto che acquistare prodotti Made in Italy può essere una scelta intelligente.

Foto courtesy of Audio Analogue - © 2004

Copyright © 2004 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

Commento del Costruttore

Caro Lucio,
ti scrivo queste due righe dopo aver letto la recensione del nostro pre phono Aria sull'aggiornamento del 4/9 u.s. del tuo fondamentale sito tematico. La recensione è stata apprezzata molto da tutti noi di Audio Analogue per obiettività e completezza, e ovviamente non abbiamo alcuna intenzione di sindacare alcun giudizio: è una questione di principio. Sento la necessità di fare una precisazione ed effettuare una rettifica riguardo a due informazioni la recensione presenta in maniera, credo, poco precisa a causa – ahimé – di una nostra imprecisione nel fornirti le corrette informazioni preliminari.
La prima riguarda la mia paternità del progetto Aria. In realtà, come per tutti gli apparecchi Audio Analogue, anche l'Aria è il risultato di uno sforzo collegiale da parte del nostro team. Tra soci, dipendenti, collaboratori e consulenti esterni l'Audio Analogue può contare su una struttura dedicata alla progettazione che consta di almeno dodici persone, in rapporto continua collaborazione e fecondo interscambio. In particolare, il progetto Aria ha goduto del fondamentale apporto di Claudio Bertini, colui che a tutti gli effetti ha "ideato" il suono Audio Analogue, e che ha dato precise indicazioni riguardo la connotazione funzionale dell'apparecchio, tutte volte al raggiungimento delle massime prestazioni possibili nell'ambito del budget prefissato. La fase di sviluppo ha poi coinvolto almeno altre tre persone. Dunque, non mi posso onestamente appropriare interamente di un merito che va diviso tra i componenti del team di progettazione Audio Analogue.
La rettifica riguarda invece la particolare filosofia su cui si basa il disegno dell'alimentazione dell'Aria, che nella recensione assimili alle alimentazioni a batteria. Funzionalmente tale associazione è corretta, ma dal punto di vista concettuale le due scelte hanno in comune soltanto l'obiettivo (cioè la massima riduzione dei disturbi legati all'alimentazione di rete e la possibilità di svincolarsi completamente da qualunque riferimento di terra). A nostro parere la nostra scelta offre numerosi vantaggi pratici rispetto all'alimentazione a batterie:

Per questi motivi e, non lo nascondo, per distinguerci (in meglio) dalla concorrenza, abbiamo scartato l'alimentazione a batterie dopo accurati confronti. Credo che i tuoi lettori troveranno queste righe interessanti: io ho ritenuto giusto inviartele per completezza. Ti ringrazio dello spazio che vorrai dedicarmi e... Avanti così!
Marco Manunta - Audio Analogue

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