Un viaggio nel mondo dei diffusori senza nome - Prima parte

[Altoparlanti Philips montati su baffle JE Labs]

Quattro semplici progetti di auto-costruzione

[English version]

Autore: Richard Varey - TNT New Zealand
Data pubblicazione: Aprile, 2015
Traduzione a cura di: Stefano Miniero

Quella che sto per raccontarvi è una storia che parla di open baffle, altoparlanti vintage e super-tweeter, ma anche di una passione per il semplice gusto della riproduzione della musica. I diffusori sono quasi sempre il componente più semplice nella catena di riproduzione della musica, ma possono avere un impatto decisivo sull'esperienza d'ascolto. Inoltre, gli altoparlanti vengono di solito venduti già pronti all'uso, quindi è naturale domandarsi come potrebbero essere impiegati da un auto-costruttore, e quale sia l'utilizzo più semplice possibile. Negli ultimi due anni, mi sono dedicato all'esplorazione di progetti di diffusori sia full range che open baffle (rispettivamente a gamma intera e a dipolo - NdT). La musica, infatti, rappresenta il mio principale diletto quotidiano, e la mia ricerca di un'esperienza d'ascolto appassionante, pur essendo sempre piacevole, è costantemente in evoluzione. Come membro del team di TNT-Audio, penso che una parte di quella esperienza, maturata percorrendo i sentieri meno battuti e stando ben alla larga dalla pazza -qualcuno direbbe irritante- (gioco di parole in Inglese tra “madding” e “maddening” - NdT), affollatissima pratica della vendita al dettaglio nella terra-dei-grandi-nomi, possa essere d'ispirazione ed incoraggiare i lettori a sperimentare l'auto-costruzione.

Per inquadrare meglio questa storia, se date uno sguardo ai miei articoli introduttivi su TNT-Audio (ad esempio qui e qui), avrete una chiara idea della mia inclinazione verso la ricerca di un modo alternativo di praticare questo hobby, senza cadere nella trappola di diventare la “preda predestinata” dei venditori dei ricchissimi, blasonati grandi marchi del settore. Perché mai dovrei spendere migliaia di dollari sui diffusori? Non potrei ricorrere al riutilizzo creativo, evitando in tal modo i margini di profitto milionari e gli eccessi? Infatti io non credo che “nuovo” significhi necessariamente “migliore”, e mi diverto a sperimentare con il fai-da-te.

Per questo, mi domando se la parsimonia non possa essere considerata una virtù audiofila, parte integrante della patologica attrazione per la qualità. Lo confesso, sono un audiofilo parsimonioso e, al contempo, un musicomane che ambisce alle vette più alte dell'esperienza musicale, ma senza dover pagare i prezzi dell'high-end. Come faccio? Qui si tratterebbe semplicemente di scegliere tra il comprare ed il costruire, ma purtroppo siamo tutti profondamente condizionati dalle seduzioni delle vendite promozionali, che vorrebbero indurci all'acquisto, e particolarmente inclini verso le illusorie promesse degli “olii-di-serpente”. Quindi, perché acquistare al dettaglio, se questo significa prodotti seriali ed inevitabili montature? Un fugace sguardo al mio blog su Pinterest dal titolo “Loudspeakers that Inspire”, vi mostrerà due cose: primo, che mi piacciono i diffusori un po' particolari e secondo, che la varietà delle forme possibili è davvero enorme. Le ricerche sulla rete rivelano una varietà pressoché infinita nell'aspetto e nella conformazione dei diffusori, nei materiali con cui sono costruiti come nel colore, nelle dimensioni, nel livello di complessità, e naturalmente nel costo: visto che tutto questo mi aveva ispirato, ho iniziato a collezionare progetti interessanti su questo blog.

Volendo pensare in modo anti-convenzionale, i criteri dovevano essere: semplicità nella costruzione / facilità nel fai-da-te, costi bassi / riutilizzo, ed un miglioramento che fosse chiaramente percepibile all'ascolto. Al momento uso dei KEF iQ7 (prezzo di listino 1.800 dollari neozelandesi, nel 2007), alimentati di recente da un nuovo amplificatore di potenza bilanciato T&A (che ha sostituito un Cambridge Audio 840A, quando quest'ultimo ha spettacolarmente esalato l'ultimo respiro!). Inoltre, già avevo un sub-woofer attivo REL Acoustics Quake Q200, in grado di scendere fino a 17 Hz (-6 dB), sempre nello stesso ambiente, le cui dimensioni sono 6,4 m x 3,9 m x 2,4 m e che ha tre porte in legno, una porta in vetro sull'altro lato, ed un pavimento in cemento ricoperto con un parquet sospeso in laminato. Il cablaggio è tutto fatto a mano, in configurazione bi-wire, da Brendan della RuleConnect di Waimata (Nuova Zelanda). Il mio intento era di riuscire ad ottenere una riproduzione musicale con un palcoscenico molto ampio, con una verosimiglianza che facesse percepire l'emozione nelle esecuzioni, e che permettesse di sentire col cuore e con le orecchie quello che i musicisti hanno realmente espresso nella registrazione. Ma, al contempo, non avevo alcuna intenzione di diventare un ingegnere progettista di diffusori.

Quale grado di soddisfazione si potrebbe ottenere con una strategia imperniata sul fai-da-te, usando altoparlanti full-range di recupero, se non addirittura vintage, ed un minimo di abilità nella lavorazione del legno? Quali obiettivi potrebbero essere alla portata di un audiofilo parsimonioso, come me? Per cui mi sono messo alla ricerca di una tecnologia adatta allo scopo che mi prefiggevo, piuttosto che accontentarmi di una soluzione già preconfezionata. Nel corso dei miei oltre 40 anni nell'hobby della musica e dell'hifi, ho potuto constatare di persona la realtà della legge dei rendimenti decrescenti man mano che il livello dell'investimento sale, almeno nei sistemi sovra-ingegnerizzati, pensati solo per incrementare i profitti. In altre parole, volevo una soluzione più semplice possibile: nessun cabinet, niente cross-over, nessuna particolare regolazione per adattarsi alla configurazione del mio ambiente di ascolto, e non volevo nemmeno attrezzature da specialisti. Il lavoro più oneroso doveva essere praticare i fori per gli altoparlanti, e quindi lo strumento più sofisticato necessario doveva essere una semplice fresatrice.

Recenti esperienze su alcuni forum di discussione hanno ulteriormente rafforzato la mia diffidenza per le vanterie su marchi, modelli e costi esagerati. Cosa potrei ottenere al mio prezzo ideale, che sia il meno ingombrante possibile? Di recente, mi è stato persino chiesto di lasciare un forum, quando ho messo in discussione i prezzi di listino di prodotti da 10.000 fino a 250.000 dollari, che tutti gli altri stavano invece giustificando. Infatti, mi è stato detto in modo aggressivo che la mia presenza non era gradita in un gruppo, se dovevo essere critico e suggerire sempre alternative più economiche. In un altro popolarissimo forum audio, di recente un membro ha chiesto agli altri iscritti la loro opinione sulle prestazioni e sul rapporto qualità/prezzo di un certo modello di diffusori, dopo che ne aveva comprato una coppia per 43.000 dollari!!! Ditemi voi se, in un caso simile, ci troviamo di fronte ad ingenuità sconcertante, o non si tratta piuttosto di una malcelata vanteria.

Quindi iniziamo col racconto della storia di quattro progetti, e di un avventuroso viaggio di due anni in una terra senza marchi e al di fuori delle mode, in gran parte ispirata dall'avida lettura di recensioni e di altri articoli su TNT-Audio, nel corso degli ultimi anni. Tutto è iniziato quando mi sono domandato perché i diffusori, di solito, hanno la forma di casse. Semplificando, sono uno schermo acustico o un supporto per il montaggio degli altoparlanti, che ha la funzione di controllare l'interazione tra l'altoparlante stesso e l'aria nello spazio circostante. Guardando un po' più lontano, si potrebbe pensare a diffusori costruiti senza alcuno schermo acustico!

L'ottenimento del controllo dei movimenti dell'aria, risultato dell'interazione tra il tipo di montaggio degli altoparlanti ed un cabinet che deve anche essere esteticamente gradevole, è una sfida progettuale piuttosto complessa. Le scelte, in termini di volume d'aria, forma, accoppiamento tra le parti e rigidità complessiva, per gestire al meglio vibrazioni, risonanze ed altri tipi di colorazione del suono, il tipo di montaggio degli altoparlanti stessi nonché altri problemi progettuali, richiedono un compromesso tra il costo dei materiali, della loro lavorazione e del relativo assemblaggio. Inoltre, dipendono anche dalla dimensione e dal peso, dal tipo di imballaggio e di trasporto, dallo stoccaggio, dalla capacità di integrarsi in ambito domestico, e così via. Nonostante tutto questo, alcuni diffusori sembrano essere stati concepiti là dove l'ebanisteria più spinta, l'ingegneria e le vetrine lussuose sono più importanti della musicalità.

Progetto 1 - altoparlanti generici in un semplice cabinet a linea di trasmissione

[Open Baffle con altoparlanti Plessey]
Semplice progetto di linea di trasmissione

All'inizio di questa avventura, ci sono state due circostanze favorevoli alla realizzazione di questo progetto: Eric Cross, della Vintage Audio World di Christchurch (Nuova Zelanda), disponeva di una coppia di altoparlanti full range da 6,5 pollici, in vendita per 100 dollari neozelandesi. Le membrane erano state ricoperte con resina vegetale Damar Meranti, per aumentarne il tono, ed avevano anche dei dischi, in legno stagionato Kauri, incollati in ciascun alloggiamento dei magneti, allo scopo di “minimizzare le risonanze”. Ne ero decisamente attratto. Inoltre, un venditore locale di materiale audio usato aveva una coppia di cabinet a linea di trasmissione quasi finiti, che ho portato via per la ridicola somma di soli 25 dollari neozelandesi. Avevano solo bisogno degli altoparlanti, del cablaggio interno e della finitura superficiale. Quindi ho montato gli altoparlanti su supporti ricavati da rimanenze di altri lavori di falegnameria, che poi ho fissato ai cabinet, ho aggiunto dei cavi CAT5, gli ingressi per connettori a banana, ed infine ho dato una mano di vernice.

All'ascolto, hanno trasmesso sin da subito l'impressione di un peso maggiore, di più raffinatezza e di un miglior dettaglio, se comparati ai KEF (che da quel momento sono stati relegati nella sala TV). Ma a quel punto mi era venuta la fissazione dello sperimentatore. Se il risultato del montaggio all'interno di un cabinet era così eccellente, come avrebbe potuto suonare un montaggio open baffle, facendo uso di altoparlanti più grandi e costosi?

Progetto 2 - altoparlanti vintage full range in un open baffle

[Open baffle con altoparlanti Plessey]
Altoparlanti full range Plessey da 8 pollici

Per questo progetto, ho usato delle giacenze di magazzino di altoparlanti full range Plessey da 8 pollici, fabbricati in Nuova Zelanda negli anni '70 (anche questi presi da Vintage Audio World), che ho montato su pannelli in pino trattato a cera di 900 mm x 450 mm x 35 mm, con i connettori per i cavi saldati direttamente sui connettori degli altoparlanti. I pannelli sono mantenuti in posizione verticale con dei puntelli mono-gamba incernierati, che permettono la regolazione dell'angolo di inclinazione dei pannelli stessi. Il suono che ne risulta è più aperto e dettagliato rispetto a quello dei KEF, ed ha anche più peso e maggiore ariosità delle linee di trasmissione. Questo progetto mi è costato 200 dollari neozelandesi in totale. Ma l'assemblaggio funzionale di altoparlanti non è mai stato più facile di così!

Dopo un paio di mesi di divertimento con la mia musica e di ulteriori esperimenti di progetti di diffusori auto-costruiti per il mio blog su Pinterest, accetto che i nomi dei produttori ed i numeri di modello sugli altoparlanti siano importanti indicatori del livello di performance - e del costo! (anche se resto convinto che il nome in sé non conti nulla). Detto questo, cosa potrei ottenere con altoparlanti dalle prestazioni ancora più spinte?

Progetto 3 - full range vintage da 12 pollici, in un baffle dedicato

[Altoparlanti Philips montati su pannelli JE Labs]
Altoparlanti Philips montati su pannelli JE Labs

La membrana di un altoparlante da 12 pollici ha una superficie circa 2,25 volte maggiore rispetto ad una con un'area di 8 pollici, ed equivalente a 3,4 volte l'area di uno da 6,5 pollici, dipendentemente dalla forma. Un suono più grande, ottenuto muovendo una maggior quantità di aria, non potrebbe offrire un maggior realismo musicale?

Avevo una coppia di vecchi altoparlanti full range Philips AD 1256-M8 AlNiCo da 12 pollici, da 30 W, con un'impedenza di 8 ohm, a doppio cono, in condizioni eccellenti. La risposta in frequenza dovrebbe andare da 45 a 16.000 Hz (con una sensibilità di 98 dB), ma, secondo alcune specifiche, il limite superiore potrebbe essere di 17 kHz. Sono stati costruiti in Olanda, probabilmente nel 1969, e li avevo presi a 400 dollari neozelandesi, sempre da Eric Cross della Vintage Audio World. Questi altoparlanti sono piuttosto rari oggigiorno, e sono ricercatissimi se in buone condizioni. Sono rinomati per le loro prestazioni e sono stati descritti come “probabilmente gli altoparlanti full range meglio suonanti di sempre”. Lo stesso Eric mi aveva promesso che avrebbero suonato alla grande.

Inizialmente li ho montati su un comune progetto JE Labs, fatto con pannelli in pino trattato a cera di 900 mm x 800 mm x 30 mm. I materiali mi sono costati 160 dollari e 15 ore tra preparazione e assemblaggio.

Nel mio ambiente, però, si sono dimostrati un po' troppo grandi per le dimensioni della stanza, ed hanno suonato in modo piuttosto scuro e smorzato, mancando di chiarezza ed apertura. Ammetto che questa è stata una grande delusione, soprattutto considerato tutto il lavoro di falegnameria (sempre relativamente parlando), per cui ho smontato gli altoparlanti per fare ulteriori esperimenti. Che ne pensate se, pur mantenendo la maggior semplicità possibile, io faccia un po' di più?

Per il quarto progetto di auto-costruzione, andate a leggere la seconda parte di questo articolo.

© Copyright 2015 Richard Varey - richard@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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