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Audio Note DAC Kit 1.1

Music bits e music notes

o piuttosto

Audio kits e audio notes

[DAC 1.1 kit]

[English version]

Prodotto: Audio Note DAC Kit 1.1
Costruttore: Audio Note UK
Prezzo appros.: EU899 (finito) / EU699 (in kit)
Oggetto in test: prestito del costruttore
Recensore: Werner Ogiers

Audio Note (UK) è sempre stato un costruttore non solo di normali componenti hifi, ma anche di kit di qualità basati sui tubi, coprendo un range di prezzi che va dal "possibile" al "non così possibile".

Uno dei loro ultimi kits, il convertitore DA qui recensito, ha creato un po' di rumore dato che è per certi versi derivato dal top-of-the-line DAC 5, un componente molto apprezzato dalle riviste cartacee Inglesi.

DAC 1.1 backsideL'1.1 è anche chiamato non-oversampling DAC (il termine "1 x oversampling" fieramente riportato sul frontale d'alluminio spazzolato è una vera contraddizione), che è un po' un affronto nei riguardi delle ultime tecniche implementate sui CDP, riportando indietro ai primi tempi del CD, nell'oscuro periodo attorno al 1981. (Per ulteriori info leggete l'inserto tecnico.)

L'oggetto sotto test ha un contenitore metallico grande, pesante e rigido che sembra gridare "Sono un nipote dell'Ongaku". Dice anche che il suo lignaggio deriva dalla HMS Dreadnaught (nave da guerra del 1912). È un kit di tutto rispetto.

Contrariamente all'MP-DAC comunque, non c'è molto lavoro da fare: La scheda d'alimentazione e quella del circuito digitale arrivano già assemblate, da fare rimane solo una piccola scheda di output analogico. A meno che il possessore non abbia optato per la versione montata. Non c'è molto da dire per la prima via in quanto la documentazione fornita è di qualità esemplare, descrive la circuitazione completamente e offre una guida passo-passo compresa una sezione su come eseguire una corretta saldatura.


Sull'over sampling

Quando un segnale campionato è ricostruito da un DAC, il risultante spettro analogico contiene le informazioni originali, cioè, nel nostro caso, la banda da 20Hz a 20kHz, così come una serie infinita di sue copie (immagini) di queste informazioni, centrate sulla frequenza di campionamento fs e i suoi multipli. Con il CD, e la sua frequenza di campionamento di 44.1kHz, ciò significa che c'è musica fino a 20kHz, quindi un buco, quindi sporcizia da 24.1kHz a 64.1kHz, di nuovo un buco, sporcizia da 68.2kHz a 108.2kHz, e così via. Ciò è visualizzato nel grafico qui sotto:

Assumendo che noi non si riesca a sentire frequenze sopra i 20kHz, è piacevole ascoltare l'uscita grezza di un DAC. Le nostre orecchie costituiscono un perfetto filtro passa-basso, o filtro di ricostruzione, e tutto ciò che sentiremmo sarebbe una perfetta ricostruzione del segnale originale.

Ma ai nostri amplificatori non piacciono le immagini spettrali sopra i 20kHz. Queste possono causare fastidiose distorsioni d'intermodulazione che potrebbero ricadere nella banda udibile. Ed anche se ciò non avvenisse rimarrebbe lo spreco di potenza per amplificare le immagini.

Anche i nostri tweeter non sarebbero molto contenti. Sono fatti per maneggiare potenze dell'ordine di 5/10 Watts. Ciò è corretto, anche con ampli di alta potenza, perchè normalmente il contenuto spettrale della musica è maggiormente ammassato alle basse frequenze. Ma se fate trattare ad un tweeter un'immagine digitale esso dovrà trattare tutta la potenza del segnale originale, anche quella a bassa frequenza, magicamente trasportata ad alta frequenza. E questo non solo con la prima immagine ma anche con la seconda, la terza e così via. R.I.P. Tweeter.

Quindi noi in realtà dobbiamo filtrare l'uscita di un DAC, non tanto per la qualità del suono ma, più che altro, per la sicurezza dei componenti a valle.

I primi CD-players giapponesi degli anni '80 usavano filtri analogici ad alta pendenza subito dopo l'uscita del chip DAC. Ora, è veramente difficile realizzare un filtro di alto ordine con componenti analogici, tenendo d'occhio i costi e sperando in una decente trasparenza sonora.

La Philips, al tempo non capace o non disposta a fare un DAC a 16 bit "veri", la pensava diversamente. Usando l'oversampling, il filtraggio digitale e il noise-shaping incrementò la risoluzione a scapito del tempo e quindi eliminò la necessità di un DAC a 16 bit e di un filtro analogico. Le macchine Philips - e quelle derivate, le prime Meridian e Mission - suonavano meglio e il resto è storia : rapidamente ogni costruttore adottò l'upsampling e il filtraggio digitale inserendo 1, 3, o 7 valori interpolati tra ogni coppia di campioni originali.

Ma come funziona tutto ciò? Facciamo un esempio con un fattore di oversampling pari a 4. In questo caso la frequenza di campionamento viene portata dal valore originale di 44.1kHz (CD) a 176.4kHz. Se combinate questo ad un filtro digitale che tagli sopra i 20kHz, potete pulire l'intera banda da 20kHz a 176.4kHz-20kHz (o 156kHz) da tutte le sporcizie. Tutto ciò che è richiesto dopo la conversione DA sarebbe un leggero filtraggio analogico che riduca le componenti rimaste sopra i 156kHz.

E tutti furono felici per un po'. Gli ingegneri perchè avevano una soluzione apparentemnte semplice a un problema reale, i venditori perchè ora avevano qualcosa su cui distinguersi in quello che era stato un mercato di prodotti essenzialmente omogenei: la gara dell'oversampling poteva cominciare. La Philips con un 4x e un vero 16 bit DAC, i Giapponesi con 2x, Cambridge con 16x, quindi i Belgi di Audio Discovery con uno scioccante 32x (8 convertitori TDA-1541 in un CD-player a 4 contenitori), Wadia e Krell seguirono più tardi e così via.

Ma aspettate un momento: tutto questo oversampling, filtraggio di alto ordine è signal processing. E dovunque voi processate un segnale, lo cambiate. E non necessariamente in meglio...

"Torniamo al punto di partenza", pensò qualcuno un paio di anni fa, ed ora abbiamo una lista crescente di sorgenti digitali non-oversampling, che combinano l'uscita grezza del chip DAC con una semplice filtratura analogica. Esempi di queste macchine sono il 47 Labs DA convertor, il nostro TNT Convertus, e l'ultima generazione di Audio Note. Con Audio Note il ritorno al non-oversampling è collegato ai loro sforzi sulla conversione corrente-tensione dei DAC implementata a trasformatore: un trasformatore è un interessante filtro passabasso da utilizzare con un DAC non filtrato.

La macchina

Tecnologicamente, questo DAC è molto semplice. Il percorso del segnale è semplice. L'alimentatore per la parte digitale è fornito di alcune sofisticazioni: tre regolatori discreti, costruiti con operazionali e transistors, e provvisti di LED rossi, alimentano il ricevitore Crystal CS8412 e il convertitore Analog Devices AD1865 a 18-bit. C'è un ingresso coassiale SPDIF su BNC e uno AES/EBU su connettore XLR selezionati da uno switch sul pannelo posteriore dell'unità. Le uscite sono sbilanciate.

L'uscita in corrente del DAC chip è convertita passivamente nella tensione voluta da una resistenza. Il valore di questa resistenza determina il valore di tensione di uscita del DAC 1.1, l'Audio Note fornisce informazioni su come modificare lo standard 2.5V cambiando la resistenza di conversione. Dopo questo c'è un filtro CLC, con il suo induttore con nucleo in ferrite, e alla fine uno stadio a triodo a catodo comune che fornisce il guadagno necessario.

Dato che questo è un DAC senza oversampling, il filtro passa-basso CLC deve cominciare a tagliare a bassa frequenza affinchè l'utente finale non bruci i suoi tweeters. Ho verificato la risposta del filtro, che trovate qui sotto, con Pspice, e i risultati relativi ad un segnale di 1kHz sono:

DAC 1.1 overview

frequenza

livello relativo (dB)

1kHz

0

10kHz

+0.25

20kHz

-2

30kHz

-10

40kHz

-17

50kHz

-22

100kHz

-39

200kHz

-57

500kHz

-80

1MHz

-99

Notate che la piccola gobba a 10kHz e il roll-off a 20kHz, non hanno praticamente conseguenze sul suono. Riguardo l'abbattimento delle immagini, praticamente possiamo tranquillamente ignorare tutto ciò che viene attenuato più di 20dB in quanto la potenza del segnale viene diminuita di un fattore 100. Rimane quindi che la sola banda che può potenzialmente dare problemi è quella 20Hz-10kHz proiettata nel range 30-40kHz nel quale l'attenuazione è di soli 10dB il che significa una riduzione del 10%. Nei termini di layman ciò significa che se i vostri woofer stanno trattando 100W, 10W verranno trasferiti, tramite l'immagine, ai tweeter. Nella realtà, comunque, questi (i tweeter) sono spesso preceduti da resistenze, e la loro induttanza preclude assorbimenti di alta potenza ad altissime frequenze, quindi, alla fin fine, questo non è un vero problema.

Con un tal filtro è bene guardare anche la sua risposta in fase. La Audio Note ha fatto un buon lavoro, la fase rimane essenzialmente lineare fino a 20kHz, dopodichè curva decisamente. Ciò significa che il filtro attua un ritardo costante a tutte le frequenze.

(tanto per fare una parentesi, l'Hawk MP-DAC, con la sua architettura ad alto oversampling ma che utilizza anch'essa un filtraggio CLC passivo, fornisce -3dB a 68kHz e -73dB a 1MHz, con una risposta in fase molto lineare. La risposta in basso dell'MP-DAC arriva a -3dB a 4Hz.)

Circuito d'uscita a tubi - click per allargare

Il progetto del DAC 1.1 non è comunque interamente esente da vizi. Per iniziare l'impedenza d'uscita dei triodi è uno sbalorditivo 6.3kOhms, secondo il manuale (3.2kOhms secondo Peter Qvortrup, comunque ancora alto). Inoltre, il condensatore d'uscita è solo uno 0.47uF. L'insieme di queste due caratteristiche richiede che il DAC veda sempre un'impedenza d'ingresso del pre superiore ai 100kOhms. Scendere troppo con l'impedenza significherebbe bassi alleggeriti, rotazioni di fase eccessive in basso, dinamica schiacciata e distorsione. Quindi dovrete fare molta attenzione agli accoppiamenti se vorrete trarre il meglio da questo convertitore. I pre a tubi dovrebbero andar bene, ma molti ingressi a transistor possono arrivare a 10kOhms, che sarebbero un suicidio in questo caso!

Mods versus rockers

Audio Note suggerisce all'utente di cambiare il ricevitore Crystal con il "pin-compatibile" CS8414 che permette di ricevere dati fino a 96kHz e 24 bit. Naturalmente, anche se il DAC convertirà i dati, le parole saranno troncate a 18 bit, e il filtro passivo continuerà a tagliare sopra i 20kHz se non siete in grado di ri-progettarlo.

Altre modifiche sono possibili, anche se i componenti specificati per questo DAC entry-level non sono proprio entry-level. Resistenze Beyschlag metal-film sono utilizzate estesamente, combinate con condensatori Wima MKP nel filtro, Elna Stargets sono utilizzati come bypass di catodo, ed infine come condensatori d'uscita vengono utilizzati Jensen carta e olio. Audio Note stessa suggerisce un percorso di upgrade partendo dal 1.1 di base: usare resistenze al tantalio in alcune posizioni critiche, così come condensatori Black Gate o Elna Cerafine per i bypass di catodo. Questo sembra un buon consiglio. Inoltre, sono ora venuto a conoscenza del fatto che una versione Signature è o sarà disponibile. Quest'ultima sarà più in linea con il DAC 5, impiegando un trasformatore d'uscita per l'accoppiamento in AC in modo da ridurre l'impedenza d'uscita ad un valore trascurabile.

Ma possiamo fare di più: penso che i Wima sono buoni candidati per essere sostituiti da qualcosa di migliore, ad esempio Philips o LCR polistirene, o forse anche condensatori in Teflon, dovrebbe essere possibile procurarveli. E sostituendo il condensatore d'uscita con un 2.2uF M-Caps avremo una maggiore tolleranza per il carico sui bassi. Non ci vogliamo fermare qui? Dato il grande spazio vuoto disponibile all'interno del contenitore del DAC 1.1, suggerirei, per i possessori più smaliziati, un alimentatore induttivo completamente nuovo con condensatori di elevato valore.

Ora, se state cominciando a preoccuparvi per queste allusioni a strane alchimie casalinghe e calderoni bollenti, non fatelo: Non ho mai detto che l'1.1 non è un DAC completo e funzionante....

L'Audio ?

Inizialmente ho attaccato al DAC 1.1 il mio normale pre, il Michell Argo/Hera. Mentre la resa delle voci era incredibilmente realistica, specialmente quelle di background normalmente perse nel mix, la prestazione globale era piuttosto variabile, e comunque non riusciva a "prendermi": insomma NON ero sorpreso da quello che sentivo.

Quindi proviamo a controllare gli schemi!, l'ingresso CD dell'Argo ha un'impedenza di 43kOhms, gli altri ingressi vanno ancora più bassi. OK, 43k è solo la metà dei 100k specificati da Audio Note come valore minimo, e quindi ancora abbastanza alto da non causare ovvi problemi, penserei. Ma insomma, stavamo al limite, ed alcune azioni correttive erano necessarie dato che io, alla fine, sono molto serio riguardo le recensioni. (E, no, il bel 47 Labs Gaincard non era utilizzabile: con 22kOhms è rimasto nella sua scatola!)

Come procedere?

Provare con un altro pre? Possibile. Acquisirne uno per breve tempo, abbastanza per fare una valida valutazione del DAC AN, e quindi restituirlo? Scordiamocelo. Ma... hei, avevo una manciata di JFET selezionati, un bel potenziometro da 100k Panasonic for Audio, dei grossi Elna Cerafine, una breadboard libera, e qualche ideuzza originata daErno Borbely in testa. Esattamente gli ingredienti di quello che poteva diventare un ottimo stadio linea a guadagno unitario. Fuori il saldatore.... Ancora... Aah, quanti sacrifici noi redattori facciamo pero voi, nobili e sconosciuti lettori. (So che non dovrei lamentarmi. Dopo tutto questo DAC è supposto essere un kit, e quindi avrei comunque dovuto saldare qualcosa insieme.)

Ascoltando i DAC A e B

Con il nuovo stadio linea funzionante e un po' di tempo a disposizione, cos'è meglio di condurre una bella comparazione A/B tra il DAC Kit 1.1 e il Hawk MP-DAC provato il mese scorso?

La prova mi sembra sensata, dato che entrambi i convertitori D-A condividono alcuni aspetti di progetto, mentre differiscono fortemente in altri: l'AN ha un DAC multibit senza alcun processo nel dominio digitale, l'Hawk ha un cuore delta-sigma fortemente sovracampionato; l'AN ha un semplice stadio d'uscita a tubi, l'Hawk usa transistors, anche questi in una configurazione piuttosto semplice; entrambi i filtri analogici sono CLC passivi, ed entrambe le macchine prestano molta cura all'alimentazione; per finire, tutti e due lavorano interamente senza loop di reazione, e utilizzano lo stesso ricevitore Crystal.

Alcune delle prove sono state fatte dopo aver eguagliato i livelli, dato che l'AN forniva un'uscita ddi 2200mV su un carico di 90kOhms (315Hz, ref. 0dB), mentre l'Hawk fornva un più basso 1900mV. C'è una differenza di 1.3dB.

Iniziando con il primo CD, l'Hawk MP-DAC forniva la musica con un'immagine aperta e tri-dimensionale, conservando l'impronta elettronica, ma senza tracce di durezza. Insieme a ciò c'erano dei bei bassi, aperti e ariosi, sebbene una piccola perdita in impatto fosse avvertibile. Il DAC Audio Note era più dolce, meno 3D sebbene ancora ben aperto, ma in generale qualcosa era troppo dolce, troppo morbido.

Il disco dopo, qualcosa che ha a che vedere con Monteverdi, Vespra Della Beata Vergine registrato in San Marco a Venezia, ha dato lo stesso risultato: l'Audio Note era fluido, abbastanza grande, e con voci belle e ben differenziate. Ma l'Hawk suonava enorme, grasso, con gli ottoni... d'ottone, un basso molto più materico ed anche più vivo. Ma di nuovo, l'Hawk ha anche fornito un suono più comune, un po' ruvido.

Con l'album live dei Dead Can Dance. Nuovamente l'MP-DAC fornisce un quadro più ampio e possente con un basso pieno, alcune ruvidità, e buone voci. Ma cosa è successo dopo?
Il DAC Kit 1.1 immediatamente eguagliava l'MP-DAC nella grandezza dell'immagine, e sebbene l'impatto generale rimanesse leggermente minore, l'Audio Note, grazie ad un miglior trattamento delle percussioni complesse e alla estrema velocità delle altissime, forniva un ritmo migliore.

Un primo e cauto giudizio riporterebbe che l'Audio Note ha una eccellente, sebbene leggermente sottile, resa degli strumenti acustici, mentre i bassi perdono qualcosa in definizione. Realmente,in questo caso, tutto dipende dal software. Se il pezzo è ritmato dalle corde più grosse del basso, l'Audio Note deve lasciar perdere. Ma se la base del pezzo è un pochino piu in alto, allora immediatamente l'AN diventa un maestro del ritmo, lasciando l'MP-DAC per strada.

Similmente Halim di Natacha Atlas ha tradito l'Audio Note, con un basso monocorde e una presentazione generale un po' grigia. Ma le percussioni erano molto naturali, e la trasparenza e il dettaglio generali erano superiori a quelli dell'MP-DAC, rendendo di più l'umorismo della traccia 'Ya Weledì: iniziando con poche battute di tango, passando ad una musica che ci si aspetterebbe di sentire a Montmartre, quindi una genuina chitarra Western, alla fine questo pezzo assume tinte arabeggianti. Tutto questo in circa 30 secondi. L'MP-DAC era meno preciso, sebbene più organico, mentre l'analitico DAC 1.1 mostrava più contrasto nell'incrocio di tutti quegli stili musicali.

Con Ruben Gonzalez entrambi i DAC hanno nuovamente raggiunto l'equilibrio, ognuno a modo suo: l'Hawk rotondo, caldo, ora senza grana e sopra a tutto una potente resa del piano. L'AN non faceva altrettanto, ma eccelleva con più dettaglio, miglior neutralità, e quello che l'altro faceva con il piano, questo, essendo un DAC "tubato", lo faceva con le trombe.

con l'omaggio a Piazolla di Gidon Kremer l'Audio Note ha preso il comando. L'assolo di violino era dolce, corposo, con le corde, così come il legno, udibili. l'impressione generale era di ricchezza, e questa non al costo di dinamica o trasparenza, che erano entrambe molto buone. Similmente Nil Sen La, Clannad, una registrazione live, viene trattata con agilità dal DAC Audio Note, con buon dettaglio, e con lo stesso spazio del più caldo MP-DAC.

Avevo detto che aveva preso il comando? solo per perderlo di nuovo. Sembra un infinito duello Schumacher-Senna. I sintetizzatori di The Visit di Loreena McKennitt erano meglio riprodotti dall'Hawk, mentre l'AN perdeva l'emozione e la drammaticità su Greensleeves. Al contrario, con il CD Mary Black, provato solo una volta, l'Audio Note sfoderava degli alti migliori.

Quasi per caso ho acceso il mio Dynaco ST-35. gli ho recentemente cambiato i tubi ma nient'altro... ancora. Ciò ha permesso al DAC 1.1 di funzionare 1) in un sistema quasi completamente valvolare, e 2) un sistema enormemente meno complesso (qualcosa con un triodo, un JFET, due triodi ed in finale due pentodi come elementi attivi. Solo cinque stadi dal chip DAC ai morsetti dei diffusori!). Questo ha portato un certo guadagno in presenza e immediatezza, in ampiezza e respiro, anche se l'ST-35 non è l'ampli più neutrale che ci sia. Tutto sommato ciò mi fa pensare che il DAC Audio Note Kit 1.1 è stato ritagliato principalmente per i sistemi a tubi di bassa potenza, e molto meno per gli iper-analitici stato solido.

Conclusioni

Come vi ricorderete avevo definito l'Hawk MP-DAC come uno dei più musicali oggetti digitali che io avessi mai sentito. L'AN lo eguaglia, ma con un carattere completamente differente. L'Audio Note 1.1 suona più "piccolo", è leggermente limitato in larghezza e profondità, e talvolta un po' leggero. Ma d'altra parte, contro la grana e la colorazione leggermente scura del MP-DAC, lui ha tonalità più pulite e dolci, più neutrali, con una qualità sugli alti mai sentita da sorgenti digitali, con un carattere più delicato e preciso, e con una dinamica e un'agilità live. (Già sento gli "Hawk people" borbottare che non posso giudicare l'MP-DAC con la mia meccanica di basso livello, ma allora dovrei ribattere che ho usato lo stesso Planet per entrambe le macchine!)

A parte le differenze udibili, il DAC 1.1 è più critico rispetto all'accoppiamento con il resto del sistema. Ha bisogno di un pre con un'alta impedenza d'ingresso per avere una risposta in basso credibile. Inoltre preferisce semplici amplificazioni a tubi, eliminando quanti più oggetti possibile tra la sorgente e le vostre orecchie; Penso che le persone che lo volessero utilizzare per portare un po' di calore valvolare in un sistema a stato solido possano abbandonare l'idea. Ho raggiunto queste conclusioni da solo, ma anche le poche prove di questo DAC su Audio Asylum così come le ultime discussioni avute con Peter Qvortrup di AN puntano nella stessa direzione.

Le differenze tra i due convertitori non sono enormi, sono più nel tipo di presentazione che nel livello di qualità, e questa è una situazione nella quale cose come il gusto personale e gli accoppiamenti giusti entrano in gioco. Ancora, dato che l'ho sentito, vorrei dire un'ultima parola sull'Audio Note DAC Kit 1.1: ha un suono vivo, è ben costruito, ed offre agli autocostruttori abbastanza spazio per future sperimentazioni!

Ora, tutto ciò significa che uno di questi DAC arriva alle prestazioni di un piatto TOP??

Naturalmente no.

Ma rendono l'ascolto del CD meritevole?

Sì!

E così finisce uno dei più duri periodi di prove che io abbia mai avuto...

Sistema utilizzato

  • Meccanica CD: Rega Planet

  • pre linea: Michell Argo/Hera, autocostruito single-ended a guadagno unitario zero-feedback classe A a JFET

  • finale di potenza: Quad 306, Dynaco ST-35 (per poco)

  • diffusori: Quad ESL-57 su stands, 1m dalla parete posteriore

  • Cavi: Sonic Link digital, Audio Note AN-V interconnect

© Copyright 2000 Werner Ogiers per TNT Audio (https://www.tnt-audio.com)
Traduzione: Giovanni Aste

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