On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathé]

Ciò che va, torna

[English version here]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Aprile, 2018
Traduttore: Roberto Felletti

Parte II: un utopistico giardino di delizie

Giradischi del primo gruppo: vicini all'ideale, con la maggior parte delle caratteristiche desiderabili.

A chi serve un giradischi di questo gruppo: a coloro che desiderano ascoltare dischi di ogni epoca, tra cui un considerevole numero di dischi dell'era antecedente alla registrazione elettrica, a chi deve fare riversamenti oppure a chi effettua ascolti critici.

A chi non serve un giradischi di questo gruppo, ma potrebbe comunque volerne uno: a coloro che desiderano riprodurre 78 giri e LP dell'era elettrica per riversamento o ascolto critico e, occasionalmente, alcuni dischi dell'era pre-elettrica.

Chi dovrebbe cercare in uno degli altri gruppi: coloro interessati, occasionalmente o meno, solo nei 78 giri dal 1930 circa in poi, particolarmente chi preferisce avere giradischi diversi per 78 giri e LP.

Nel primo articolo di questa serie, se ricordate, abbiamo consumato una considerevole quantità di elettroni e di pixel parlando delle caratteristiche generali che rendono appetibile un giradischi per il collezionista di 78 giri. Ora è il momento di iniziare ad applicare quelle osservazioni ad alcuni esempi concreti.

Se partissi da zero e disponessi di, relativamente, considerevoli mezzi, darei un'occhiata alle proposte di un attuale produttore che si chiama Sound Hi Fi, il quale ha un'interessante serie di prodotti per collezionisti di 78 giri, consultabile su http://www.soundhifi.com/78rpm.html. Dico “darei un'occhiata” e non “correrei a comprare” perché non ho mai acquistato nulla da loro; in effetti, recentemente (una settimana fa, nel momento in cui scrivo), non ho mai sentito parlare di questa azienda, e di conseguenza non so dire nulla sulle loro politiche commerciali. Ciò che posso dire è questo: chiunque sia stato a mettere insieme la serie di prodotti esposta nella sezione 78 giri del sito, è qualcuno che ha le idee ben chiare su quali caratteristiche servano a un collezionista di vecchi dischi; inoltre, l'azienda ha fatto il possibile per assicurarsi di offrire prodotti a prezzi concorrenziali. In particolare, con circa 5.500 dollari vi procurate un giradischi Technics SL-1200 ricondizionato, dotato di un regolatore di velocità esterno, con display digitale a due cifre decimali, che permette all'utilizzatore di regolare la velocità tra i 14 e i 170 (!) giri. Non conosco nessun disco che giri così velocemente, ma 170 giri sono pressoché sufficienti per la maggioranza (o quasi) dei cilindri; chissà se Sound Hi Fi produrrà, in futuro, un lettore per cilindri? Non c'è modo di saperlo, ma terrò un occhio aperto. Nel frattempo, tra l'altro, l'azienda propone una testina elettronica aggiuntiva da applicare ad antiche macchine per cilindri con carica a molla. Questo dispositivo, o uno simile, può essere reperito anche altrove, ma la sua presenza su Sound Hi Fi suggerisce che l'azienda sia quantomeno interessata a quel formato defunto da tempo. Ma l'offerta comprende anche altri prodotti “premium” rivolti ai collezionisti di 78 giri, e i prezzi, sebbene non proprio “economici”, sembrano tutto sommato moderati, secondo gli standard audiofili in generale, soprattutto se si considera che sono rivolti a un mercato di nicchia.

Come ho detto, non ho acquistato niente da questa azienda, ma ho chiesto informazioni via e-mail per sapere se il regolatore di velocità esterno potesse essere utilizzato con giradischi di altre marche. Ho ricevuto risposta nel giro di un'ora o due; ottimo se si considera che 1) la risposta è stata “no”, 2) ho inviato l'e-mail durante il fine settimana e 3) Sound Hi Fi ha sede in Inghilterra, mentre io vivo negli Stati Uniti, per cui va anche considerato il fuso orario.

Sound Hi Fi sembra promettere molto bene, ma nel caso in cui non iniziaste da zero oppure se una cifra superiore a 5.000 dollari superasse il vostro limite di spesa? La prima opzione è costituita da un gruppo di giradischi moderni, con marchi quali Esoteric Sound e Rek-O-Kut, che offrono un'ampia regolazione della velocità basata su alcuni valori fissi (ad esempio, uno di questi modelli offre una variabilità del 7% con valori fissi di 71,29 - 76,59 - 78,26 - 80 giri, che si traduce in un intervallo effettivo compreso tra circa 66 e 85 giri, in quattro gruppi che si sovrappongono). Su questi non ho molto da dire, per varie ragioni. La prima, e più importante, è che non ho esperienza con questi giradischi. Conosco molti collezionisti soddisfatti che li apprezzano, ma non ne ho mai posseduto, né ascoltato, uno. La seconda, sebbene non sia ovviamente basata sull'esperienza personale, è che non riesco a togliermi dalla mente l'assillante sospetto che lavorare con gruppi di velocità che si sovrappongono potrebbe essere un po' una seccatura rispetto ad avere un unico intervallo continuo basato sui 78 giri nominali; per quanto ne so, nessuno di questi giradischi è dotato di un indicatore di velocità digitale integrato. La terza è che molti di questi giradischi sembrano essere varianti modificate di tradizionali modelli commerciali giapponesi, non prodotti originali progettati da cima a fondo per funzionare come dovrebbero funzionare. La qualità costruttiva può lasciare, quantomeno, un po' a desiderare. La quarta è che ho l'impressione che in questo mercato ci sia un elevato ricambio, il che significa che qualsiasi cosa io scriva, adesso, su un particolare modello, probabilmente diventerà obsoleta in breve tempo. La quinta, e ultima, è che dubito che la maggior parte di questi giradischi riproduca gli LP in maniera ottimale; personalmente, preferisco avere un unico giradischi che svolga molto bene entrambi i compiti. Detto ciò, alcuni hanno cominciato a emergere e mi hanno colpito, e per questo li reputo più appropriati (ad esempio, l'Esoteric Rondine 3).

Quindi, quello che segue, in questo e negli articoli successivi, graviterà intorno ai modelli “vintage”; alcuni di essi erano apparecchi piuttosto eleganti, prodotti finché, sostanzialmente, il CD non ha spazzato via il mercato dei giradischi, anche se farò qualche incursione nei modelli di oggi, nel caso in cui riterrò di avere qualcosa di potenzialmente utile da dire. Una precisazione: per quanto possibile, si tratterà di giradischi con i quali ho avuto esperienza diretta, e sebbene nel corso del mio movimentato passato abbia ascoltato (giocato con) un buon numero di giradischi, non posso affermare di avere dimestichezza con tutti. Talvolta ne includerò altri, se riterrò che i lettori potrebbero beneficiare di venire a conoscenza della loro esistenza, oppure nel caso in cui possa offrire una potenzialmente utile guida, basata su quello che ho letto su di essi o visto in incontri casuali. In tali circostanze, mi premurerò di prendere le distanze da qualsiasi esperienza personale, e voi dovrete prendere le mie parole almeno con un ragionevole pizzico di grano salis.

E quindi, con un cenno rivolto al coro greco del Vecchio Scriba, a sinistra del palco, solleviamo le nostre lampade metaforiche e iniziamo la ricerca, non di un uomo onesto (il riferimento è a Diogene di Sinope, detto il Cinico - NdT), bensì del giradischi ideale per collezionisti di LP e di 78 giri.

[Giradischi Strathclyde STD305D]

Strathclyde STD305D. Quello che pensate di sapere non è mai abbastanza. Fino a febbraio 2015 ho avuto l'impressione di sapere abbastanza bene quali giradischi vintage riuscissero a riprodurre i 78 giri, e se me lo aveste domandato avrei collocato il Fons CQ-30/International Mark I in cima alla lista.

Poi, un bel giorno, ammazzavo il tempo sfogliando una vecchia discussione online sui giradischi, nella quale qualcuno faceva indirettamente un allettante riferimento al nome Strathclyde, ritenuto valido per l'ascolto dei 78 giri. Ho pensato: Strathclyde? Mai sentito. Che roba è? Cercando su Google, la risposta, ovviamente, era tra i primi risultati; avevo scoperto che la Strathclyde Transcription Developments, come la Fons (di cui parlerò tra poco), era stata un'azienda scozzese, dalla vita breve, che produceva giradischi, attiva dalla fine degli anni '70 fino a quando soccombette per motivi economici, per l'ascesa della Linn e per l'avvento del CD all'inizio degli anni '80.

La Strathclyde produceva tre modelli, tutti con trazione a cinghia: l'STD 305D, l'STD 305M e l'STD 305S, un modello base, quasi “essenziale”. Ancora più in fretta di quanto possiamo tralasciare stupide battute osé sulla scelta della designazione “STD” (la sigla STD in inglese significa anche “Sexually Transmitted Disease”, malattia che si trasmette per contatto sessuale - NdT), possiamo tralasciare i modelli M e S, che offrono solo le velocità di 33 e 45 giri. Tuttavia, il 305D è una macchina completamente diversa, che offre ai collezionisti di 78 giri pressoché tutte le caratteristiche più importanti: azionamento completamente manuale (con ottimizzazione per il braccio SME 3009, disponibile in modelli che accettano portatestine standard intercambiabili), ampia (infinita) possibilità di regolazione della velocità, compatibilità con dischi di quasi tutte le dimensioni (fino a 14" di diametro) e, caratteristica che lo distingue da tutti i concorrenti “vintage” e da molti “moderni” che conosco, un display digitale integrato che indica la velocità in giri al minuto (RPM), però con una sola cifra decimale. Un'altra caratteristica che denota riguardo è la presenza di una livella integrata, una vera comodità, non importa a che velocità giri il disco; inoltre, l'alluminio spazzolato conferisce al 305D un'estetica senza pari. Riguardo a cosa manca tra le “caratteristiche ideali”: un perno rimovibile, un commutatore verticale/laterale, la regolazione automatica durante la riproduzione e, ahimè, quell'ultima rara caratteristica, un'assistente personale che, se ci fosse, sarebbe sicuramente una ragazza carina con gli occhi luccicanti! Naturalmente, il prezzo è il risultato di una contrattazione nel mercato dell'usato.

La “qualità costruttiva” dello Strathclyde è del tutto commisurata alle necessità tecniche degli LP, che rendono questo giradischi una vera soluzione tuttofare per i problemi legati alla riproduzione dei dischi. La pesante base, in alluminio estruso, ha uno spessore di 2 mm, con un piano superiore da 6 mm in lega e un piano inferiore in acciaio; all'insieme è stato applicato un trattamento smorzante antivibrazioni. La sospensione è del tipo a sottotelaio con smorzamento a molle, in acciaio rinforzato, ed è fissata con quattro ganci. Un robusto motore a spazzole in corrente continua (9 V) fornisce forza motrice al solido piatto in alluminio da 12", che poggia su un sottopiatto, più piccolo, che ruota su quello che viene definito un cuscinetto ad elevata levigatezza, lavorato a macchina per avere tolleranze minime; suppongo dello stesso tipo (o simile) utilizzato dalla Fons, dalla Ariston e dalla Linn, all'epoca coinvolte in una disputa per il brevetto, conclusasi a favore della Linn (mi asterrò deliberatamente dal lamentarmi di come la Fons, che aveva prodotto un giradischi per 78 giri con i controfiocchi, abbia perso nei confronti di un'azienda che non ha mai mostrato un briciolo di interesse verso i collezionisti di 78 giri!). I dischi poggiano su un tappetino particolare, unito al piatto. La selezione della velocità di base viene effettuata tramite ampi touchpad, che all'epoca dovevano sembrare roba da fantascienza; delle rotelline, inserite dentro a delle fessure collocate in un pozzetto che ospita anche la base del braccio e l'indicatore di velocità, permettono regolazioni di velocità infinite. Contrariamente al solito, il braccio deve essere montato sotto la superficie della base, perché la superficie del piatto è quasi a filo. Il giradischi poggia su tre piedini filettati in metallo, regolabili e con punte in gomma.

Ma torniamo alla mia storia personale. Quel giorno in cui appresi dell'esistenza della Strathclyde la fortuna era dalla mia parte, perché sul sito di annunci Audio Mart canadese c'era, in vendita, un 305D con braccio SME 3009; non indugiai a rispondere all'annuncio. A parte una serie di problemi di comunicazione sui quali non mi soffermo, nel giro di un mese acquistai e mi fu consegnato questo esemplare raro. Con un po' di imbarazzo misi da parte il Fons, che per anni era stato il mio cavallo da tiro nell'impianto secondario che tengo al piano di sotto.

Nel complesso sono stato soddisfatto dello Strathclyde. L'indicatore digitale di velocità integrato semplifica molto l'ascolto dei 78 giri dell'era della registrazione acustica; in effetti, questa caratteristica si era rivelata utile anche con alcuni dei primissimi dischi Victor che portavano avanti la vecchia brutta abitudine dell'azienda di incidere i dischi a 75 giri e di dichiarare che giravano a 78; la motivazione era che il suono sarebbe stato più “brillante” durante l'ascolto. Naturalmente il suono era brillante anche a velocità normale, e spesso le voci da soprano finivano col sembrare cinguettii di uccelli. Con lo Strathclyde, reimpostare la velocità da 78 a 75 è un'operazione facile che semplifica molto prendere appunti nel caso di futuri ascolti con un dato disco. Sebbene non sia un vero e proprio sostituto per la variazione automatica tra due punti, come descritto nel primo articolo di questa serie, la combinazione tra i regolatori di velocità e l'indicatore digitale rende possibile la simulazione manuale, anche se laboriosa.

Abbinato a un braccio SME e a una buona testina (nel mio caso, una Shure V15Vx-MR con stilo Shure corrispondente), lo Strathclyde è anche un'ottima scelta per l'ascolto degli LP. Possedendo pochi 45 giri non posso esprimermi in merito, ma non vedo motivi per cui dovrebbero costituire un problema, a parte la necessità di un adattatore per il perno o per il disco.

Naturalmente, nulla è perfetto in questo mondo e il mio Strathclyde ha manifestato alcuni difetti che vale la pena menzionare. Il difetto minore è dovuto al modo in cui sono stati progettati i regolatori di velocità; quelle rognose rotelline zigrinate, che sporgono a malapena dal piano superiore, quando vengono girate, a sinistra (per diminuire la velocità) o a destra (per aumentare la velocità), vanno a infilarsi dentro a delle fessure. Il giradischi permette di coprire un ampio intervallo di velocità, ma impostare una velocità precisa, e non un decimo o giù di lì di giro, può essere problematico.

Più preoccupante è il fatto che l'indicatore di velocità possa stararsi. Avendolo provato con un tachimetro digitale esterno, il mio era corretto quando mi era arrivato il giradischi; dopo alcune settimane aveva iniziato a visualizzare velocità decisamente inferiori. Così avevo rimandato il giradischi al negozio; tra l'altro il giradischi aveva bisogno di qualche altro intervento, compreso il fissaggio del braccio, che ballava quando mi era arrivato. Una volta ritornato, l'indicatore di velocità era a posto, ma poi, dopo circa un paio di mesi, si era starato di nuovo. Questa volta, ricordandomi che il tecnico aveva parlato di viti di regolazione, avevo deciso di fare da solo e avevo tolto il piano inferiore del giradischi, scoprendo una scheda. Dopo aver trascorso un po' di tempo a grattarmi la testa per capirci qualcosa, avevo scoperto che i regolatori di velocità erano tre piccoli dispositivi a forma di ferro di cavallo, ciascuno con una vite di regolazione nel mezzo. Ero riuscito a regolare la velocità con uno scarto inferiore a un decimo di giro e finora - toccaferro! - le regolazioni hanno tenuto.

Nel contempo, un altro problema misterioso si era risolto da sé. Quando avevo ricevuto il giradischi, e poi nel periodo successivo alla permanenza in negozio, il controllo tramite touchpad in genere non funzionava, a meno che prima non strusciassi i piedi su un tappeto! Il mio impianto poggia direttamente sul legno del pavimento; dapprima avevo pensato di risolvere il problema mettendo un piccolo scampolo di tappeto accanto al mobile su cui c'era il giradischi, ma anche così lo struscio funzionava meglio con calzature con suola in gomma anziché in pelle. Il venditore sosteneva di non avere mai sperimentato un problema simile e il tecnico dell'assistenza non sapeva come replicarlo; quando avevo tolto il piano inferiore per calibrare la velocità, avrò toccato qualcos'altro. Da allora, i touchpad hanno funzionato come dovevano, praticamente sempre, con l'eccezione che, di tanto in tanto, si rifiutano di riconoscere la mia mano destra, mentre funzionano perfettamente con la sinistra. Vai a capire.

Infine, il problema del touchpad aveva sollevato una questione che, pur non essendo un difetto, restava motivo di preoccupazione: la questione della “bomba a orologeria”. I giradischi Strathclyde 305D sono nel loro quarto decennio di servizio, carichi di quelle che al tempo erano elettroniche che “andavano oltre” lo stato dell'arte, elettroniche di scarsa diffusione fuori dall'Europa (forse anche fuori dal Regno Unito), e che ora ne sono orfani. Da nuovi, non sembrano essere stati venduti in grandi quantità o, almeno, non compaiono così di frequente nel mercato dell'usato; come ho detto prima, è da tanto che tengo d'occhio il mercato dei giradischi vintage per 78 giri, e tuttavia non ho mai sentito parlare dei giradischi Strathclyde fino all'inizio dell'anno scorso, e da quando ho acquistato il mio. Ne ho visti solo un paio passare su eBay, forse due su HiFi Shark e nessuno, tranne il mio, su Audiogon o Audio Mart (USA o Canada). I modelli M e S sembrano essere leggermente più diffusi. Se volete acquistarne uno, preparatevi a una paziente caccia e unitevi a me nella speranza di non avere mai bisogno di parti di ricambio!

Detto ciò, lo Strathclyde è diventato il mio nuovo standard di riferimento con cui valutare le capacità di un giradischi nel gestire i 78 giri. Nell'analisi che seguirà, cercherò di confrontare gli altri con esso.

[Giradischi Fons CQ-30/International Mark I]

Fons CQ-30/International Mark I - Due nomi per, dal punto di vista funzionale, la stessa macchina; l'unica differenza che riscontro è che il CQ-30 ha una base più bella. L'ho avuto in entrambe le vesti, iniziando con un CQ-30, parecchio usato, che avevo acquistato da un amico collezionista a una vendita di dischi per beneficenza, a favore della Association of Recorded Sound Collections; praticamente da quel momento, esso diventò il giradischi che consigliavo per ascoltare i 78 giri, finché non ho scoperto lo Strathclyde. Valuterei i suoi pregi e difetti (relativi) come segue.

Pro: come per lo Strathclyde, gamma infinita di variazione della velocità all'interno di un ampio intervallo congruo. La regolazione fine è più facile, grazie a una piccola e maneggevole manopola, per ogni velocità impostata. Sebbene non sia un prodotto esattamente comune, è molto più facile da trovare, e direi che le prestazioni siano grossomodo equivalenti; con un buon braccio e una buona testina, come lo Strathclyde e il Fons era stato progettato con in mente lo SME 3009, non c'è motivo per cui questo giradischi non possa servire tanto per gli LP quanto per i 78 giri. Completamente manuale, l'azionamento avviene tramite pulsanti a pressione meccanici, meno problematici dei touchpad dello Strathclyde (ma non immuni da problemi; leggere sotto). Ingombro minore. Probabilmente, costo minore.

Contro: nessun indicatore della velocità. Sulla superficie del piatto sono stati dipinti dei segni stroboscopici concentrici per i 78, i 45 e i 33 giri, a 50 Hz e a 60 Hz, ma il giradischi non dispone di una luce stroboscopica integrata; a causa della loro collocazione, l'utilizzatore non può farvi riferimento quando imposta la velocità con il motore sotto carico. Il disco poggia su una serie di piccoli anelli concentrici in gomma applicati sulla superficie del piatto, non su un tappetino. Sostituire la cinghia è difficile, bisogna smontare qualche pezzo, e i pulsanti di controllo hanno la tendenza ad allentarsi se li si lascia venire su senza tenerli. In effetti, il termine migliore con cui si può descrivere la qualità costruttiva è disomogenea; evidentemente, alla Fons hanno investito soldi nel realizzare i componenti per prestazioni critiche - il robusto sistema di guida e il cuscinetto di precisione del giradischi - puntando di più sull'apparenza che sulla sostanza, particolarmente nella versione International Mark I, un CQ-30 sotto un'altra veste. Di conseguenza, se avesse un'assistente personale sarebbe un'efficiente donna scozzese che vi porta tè e buoni dolcetti caldi con un sorriso amichevole.

Nonostante i difetti secondari e la mancanza di un indicatore della velocità, il Fons resta, nel complesso, la mia seconda scelta per un giradischi per 78 giri, e per molti (o la maggior parte dei) collezionisti preoccupati dalle questioni pratiche relative alla disponibilità può diventare benissimo la prima. Indubbiamente ha svolto un eccellente servizio, in maniera affidabile, per anni come giradischi di uso quotidiano per 78 giri e LP, indifferentemente. Se l'indicatore della velocità è un punto di forza dello Strathclyde, vi faccio notare che, per 20 dollari, potete acquistare su Amazon un tachimetro digitale esterno portatile, essenziale e funzionale, sebbene decisamente più scomodo ma difficilmente soggetto a problemi di calibrazione.

[Giradischi Lenco]

Lenco - Il Fons e lo Strathclyde, sottopelle, sono parenti stretti; il Lenco è completamente diverso, essendo un giradischi a puleggia anziché un giradischi a cinghia a telaio flottante, ed essendo un prodotto originario delle Alpi svizzere anziché delle Lowlands scozzesi.

Vorrei subito precisare che qui sto parlando dei giradischi Lenco svizzeri, quelli vintage, non della produzione attuale, che porta il nome Lenco ma è realizzata da un'azienda completamente differente che ha sede in Olanda. Per quanto ne so, nessuno dei Lenco moderni può riprodurre i 78 giri.

Il giradischi Lenco classico, venduto con il marchio Lenco con sigle quali L-70 e L-75, rimarchiato nel Regno Unito come Goldring e negli Stati Uniti come Bogen, è un prodotto insolito, anche tra i giradischi con trazione a puleggia, perché la puleggia è disposta orizzontalmente e fa muovere il piatto correndo lungo l'interno del bordo in rotazione. Nei giradischi di questo tipo, il motore fa girare la puleggia tramite un alberino a passi, la cui lunghezza è limitata dalla profondità del bordo del piatto, con due o tre segmenti progressivamente più piccoli ma, all'interno di ogni passo, di diametro costante, una velocità fissa per passo. La Lenco, d'altra parte, disponeva la puleggia verticalmente per farla correre sulla parte inferiore del piatto, lasciandole spazio per una “spinta” molto più lunga per cambiare velocità; un lungo alberino orizzontale, ad affusolatura costante, permetteva un'infinita serie di velocità, affinché la puleggia potesse essere mossa ininterrottamente in qualsiasi punto della sua lunghezza, e ogni posizione lungo l'alberino avesse un diametro differente da ogni altra. Dei segni sulla base indicavano dove collocare la leva di controllo per impostare le velocità standard, e alcuni giradischi Lenco aggiungevano, nella fessura della leva, dei piccoli fermi metallici a U che potevano essere regolati per contrassegnare le posizioni esatte per ciascuna velocità, una volta stabilite; l'operazione era facilmente ripetibile.

Quindi, quali sono i pro e i contro di questo approccio assai differente per far girare un disco, rispetto ai due modelli precedenti?

Pro: sebbene sia un metodo meccanico, il sistema di guida Lenco permette una velocità infinitamente variabile in maniera altrettanto soddisfacente della controparte a controllo elettronico. Diversamente da Strathclyde e da Fons, Lenco era un marchio conosciuto, con una lunga storia nella produzione di giradischi e, sotto vari nomi, un'ampia distribuzione geografica; di conseguenza, i giradischi Lenco sono facilmente reperibili nel mercato dell'usato. Inoltre, il problema della “bomba a orologeria” non è nemmeno tale in un sistema interamente meccanico, al contrario di un sistema che integra elettroniche proprietarie che invecchiano. La qualità costruttiva è solida, probabilmente migliore, in generale, di quella del Fons International e anche se esteticamente non è così accattivante come lo Strathclyde, è dotato di controlli meno problematici. In più, i giradischi Lenco montavano portatestine e bracci intercambiabili, diversamente dallo Strathclyde e dal Fons, che tipicamente richiedono l'acquisto e il montaggio di un braccio separato (ma guardate sotto) e, diversamente dagli altri, il Lenco includeva quattro velocità fisse (16, 33, 45 e 78 giri); sebbene siano state pochissime le registrazioni musicali pubblicate a una velocità così bassa (16 giri al minuto), essa era lo standard degli audiolibri per i non vedenti e se aveste mai bisogno di riprodurre tali registrazioni, il Lenco sarebbe la scelta più ovvia rispetto agli altri due. Il Lenco è un giradischi interamente manuale, come gli altri, che non dà problemi se dovete far girare dischi con inizio dal centro o di dimensioni inferiori alla norma.

Contro: qui ci sarà un po' di polemica, ma lamentatevi pure. Alcuni sostengono che i giradischi a puleggia, quando ben tarati, siano altrettanto silenziosi, se non più silenziosi, dei giradischi a cinghia; ma è proprio questo il punto, non è vero? Qualsiasi sistema puramente meccanico, come sa fin troppo bene chiunque abbia mai giocato con i fonografi con caricamento a molla, può perdere le regolazioni in numerosi, sorprendenti modi, e io posso dire, sulla base di dolorose esperienze, che un Lenco con, ad esempio, un alberino motore disallineato può far suonare qualunque disco come se in sottofondo ci fosse un tir. Non so quale sia la situazione attuale riguardo alle pulegge di ricambio per i Lenco, ma una decina di anni fa erano difficili, se non impossibili, da trovare, e una puleggia temprata può parimenti introdurre enormi quantità di rumore. Anche i sostenitori dei Lenco ammettono che le prestazioni non sono particolarmente buone, a meno di modifiche estese e costose, compresa l'installazione di una nuova base massiccia (notate che queste lamentele provengono dalla comunità degli ascoltatori di LP e possono impensierire meno gli appassionati di 78 giri; però non dimenticate che il mio ideale è un prodotto di qualità adatto sia per gli LP sia per i 78 giri, che eviti il proliferare di giradischi nei vostri impianti). D'altronde, la velocità è infinitamente variabile, ma il giradischi non integra un sistema per misurarla; non ci sono nemmeno segni stroboscopici, come quelli che troviamo sul Fons. La Lenco forniva un dischetto stroboscopico metallico, non so se come accessorio a parte o in dotazione con il giradischi, ma oserei dire che, oggi, ne rimangono ben pochi abbinati ai giradischi, ammesso che riusciate a trovarli.

Aspetti negativi: alcuni dei pro summenzionati finiscono con il mantenere meno di quanto promettono, e per varie ragioni. Per cominciare, posso dire anche che, sebbene la Lenco vendesse i suoi giradischi con bracci pre-installati, tra i giradischi di cui ho esperienza l'unico braccio dalle prestazioni peggiori di quello in dotazione con il Lenco L-75 era quello fornito con il Lenco rimarchiato Bogen. Il secondo era un marchingegno in acciaio pesante con un contrappeso a molla, e impostato con un peso di lettura meno che ragionevole per la mia testina; semplicemente, non tracciava affatto. Il primo aveva l'aria di essere un giradischi decente; in linea di massima, e secondo i principi progettuali, ricordava i bracci SME che avevo messo nei giradischi Strathclyde e Fons. In pratica, tuttavia, era estremamente soggetto a saltare e, per quanto mi ricordo, non aveva un sufficiente gioco verticale che gli consentisse di gestire adeguatamente i dischi ondulati. Inoltre, il suo portatestina era costituito da una massiccia scatola di acciaio che sembrava una piccola bara che, con il suo sistema di fissaggio proprietario, non ne permetteva la sostituzione con qualsiasi altro modello standard, vanificando enormemente il vantaggio di avere portatestina intercambiabili, a meno che non siate abbastanza fortunati da trovare i ricambi originali. Il risultato: se andate sul Lenco, pensate a sostituire il braccio, proprio come fareste con lo Strathclyde o con il Fons. Quando impostate le velocità, quei piccoli fermi a U, se inseriti, contrassegnano molto bene le velocità fisse, ma hanno anche uno svantaggio: sono d'intralcio quando cercate di impostare velocità che si discostano leggermente da quelle nominali, e quindi potreste doverli spostare per farlo. Naturalmente, se lo fate dovrete stabilire nuovamente dove montarli, quando avete finito, oppure metterli da parte definitivamente; in questo caso, tutte le volte che vorrete ritornare alle velocità nominali, dovrete reimpostare tutto da capo. Infine, poiché recentemente i giradischi Lenco classici sono diventati veri e propri oggetti di culto, sebbene si trovino con facilità non sono così economici. Nel corso degli anni, ne ho dati via almeno quattro ad amici collezionisti che avevano bisogno di giradischi per 78 giri a velocità infinitamente variabile. Oh, quanto vorrei averli ancora qui, oggi!

Thorens TD 524, TD 738, EMT -. Di questi accennerò solo qualcosa, en passant, perché non ne ho mai visto, né ascoltato, uno. Tuttavia, ciò che ho letto su di essi suggerisce che per un serio collezionista di 78 giri valga la pena saperne di più. Nessuno dei due Thorens era stato pensato per l'uso domestico; il 524 era rivolto alle sale da ballo e alle discoteche, mentre il 738 era in effetti una variante di un EMT 938 per uso broadcast. La mia impressione è che entrambi siano rari e, se si trovano, che siano costosi. Potenzialmente, sono eccellenti per i 78 giri; tuttavia, poiché offrivano una variazione di velocità fino al 25%, l'intervallo effettivo era compreso tra 98 e 60 giri al minuto. Avevano buoni bracci, intercambiabili, e un funzionamento interamente manuale (almeno, nel caso del 524; per il 738 non posso confermare). Anziché il portatestina rimovibile, i bracci Thorens hanno l'asta rimovibile: il portatestina e gran parte del cilindro del braccio, che è costituito da un leggero composto di grafite, formano un dispositivo integrato staccabile, tramite un aggancio a baionetta, dal fulcro; in questo modo si riduce la massa effettiva del sistema. Le aste sono costose, ma in realtà sono un po' più facili da gestire dei portatestina tradizionali. In teoria, potreste volere che questi giradischi abbiano un paio di giri in più, ma in pratica l'intervallo offerto sarà più che sufficiente per quasi tutti i dischi che vi passeranno tra le mani. I giradischi EMT erano stati costruiti per essere usati durante le trasmissioni e altri usi commerciali, e in genere avevano un pre-phono integrato e un loro braccio. Molti commenti che ho letto dicono che questi accessori sono validi, ma non al livello degli standard moderni, sebbene alcuni abbiano dichiarato che offrono una prestazione “migliore della somma delle parti”, quando funzionano come un insieme. I giradischi EMT hanno fama di essere prodotti dalla qualità costruttiva incredibilmente elevata e dalla massima affidabilità; alcuni riproducevano anche i dischi a 16 giri. Non sono riuscito a stabilire se qualche modello disponesse di una velocità variabile simile a quella dei corrispondenti modelli Thorens.

Devo fare una precisazione: il marchio Thorens compare tuttora sui giradischi, ma l'azienda ha subito una riorganizzazione (o qualcosa di simile) e quindi non è più l'originale svizzera. Sebbene alcuni giradischi Thorens moderni abbiano i 78 giri, per quanto ne so nessuno di essi permette la regolazione della velocità. Di conseguenza, come un vecchio Thorens che ho avuto, sono materiale più adatto per un successivo articolo di questa serie.

Il Technics SP-10 Mk 3, originariamente progettato per uso professionale in emittenti radiofoniche e simili, funziona altrettanto bene con la sua variabilità dichiarata del 20%, raggiungendo i 94 giri e scendendo fino a 62. Offre anche un indicatore di velocità digitale, sul dispositivo esterno di controllo della velocità. Non ho esperienza con questo giradischi, e con i prezzi che esemplari in buone condizioni hanno sul mercato, oggi, è improbabile che ne abbia a breve, ma sembra avere un vantaggio rispetto a tutti i modelli di cui parlerò (tranne uno): un controllo della velocità in grado di riprodurre dignitosamente dischi che “arrancano” durante l'ascolto, come descritto nella parte I. Nell'SP-10, l'utilizzatore regola la velocità con incrementi dello 0,1% premendo ripetutamente dei pulsanti, e il display digitale, a ogni pressione del pulsante, registra lo scostamento, in percentuale, rispetto alla velocità nominale. Pertanto, dopo aver determinato la differenza di velocità tra il bordo e il centro, l'utilizzatore può calcolare facilmente quanti secondi dovrebbero separare ogni passo per ottenere una sequenza di cambiamenti che permetta una transizione uniforme. Per l'ascolto casuale la procedura può essere più impegnativa di quanto si desideri, ma se dovete riversare i dischi su nastro o su dispositivi di archiviazione digitale è relativamente semplice.

[Giradischi Numark TTX-1]

Numark TTX-1 - Se desiderate la massima compatibilità con i 78 giri ma non amate la caccia al tesoro, né i potenziali problemi di assistenza tecnica legati a qualche sconosciuto giradischi vintage come il Fons o lo Strathclyde, né volete affrontare la spesa di un Thorens professionale, e nemmeno volete cimentarvi nell'impresa di ricostruire un Lenco, allora potete scegliere tra alcune proposte moderne, spesso sotto forma di giradischi per DJ. Questo Numark è l'unico giradischi di questo tipo che ho avuto (un regalo assai generoso da parte di mia moglie, alcuni anni fa) e, in effetti, ha delle caratteristiche interessanti. Vediamo come si confronta con lo Strathclyde.

Pro: la regolazione della velocità è molto più facile, e viene effettuata tramite un cursore a lunga corsa con scostamento percentuale selezionabile. La selezione della velocità avviene tramite la pressione di pulsanti: uno per i 33 giri, uno per i 45 giri, entrambi contemporaneamente per i 78 giri; per accendere/spegnere il giradischi c'è un altro grosso pulsante meccanico. Il sistema non sarà così pratico come quello dello Strathclyde, ma finora, probabilmente, è il più funzionale. Il motore a trazione diretta mi ha colpito, perché è più potente e si avvia/si ferma più rapidamente di quello a cinghia dello Strathclyde. Come lo Strathclyde, e diversamente da pressoché ogni altro giradischi moderno che conosco, il Numark ha un indicatore di velocità digitale, ma leggete sotto. Come il Lenco, è fornito di braccio, ma quel braccio è migliore. Traccia dignitosamente, oscilla liberamente fino al centro del disco e accetta portatestine intercambiabili standard. La regolazione graduale della velocità è possibile, ma meno facilmente che con il Technics SP-10 e più facilmente che con lo Strathclyde o il Fons.

Contro: lo svantaggio di avere un braccio integrato più decente è che rimanete vincolati a esso. Di sicuro non è qualcosa di negativo, ma non c'è paragone con lo SME, sebbene, a dire il vero, sia quasi sicuramente più adatto a testine con cedevolezza inferiore a quella della mia collezione di Shure V15Vx-MR (all'epoca non sapevo nulla sull'abbinamento braccio/testina). Come ho detto, il Numark è dotato di un display digitale, ma per qualche bizzarro motivo, come nel caso del Technics SP-10, indica lo scostamento di velocità in percentuale e non in giri al minuto; pertanto, capire come impostarlo per una velocità non nominale diventa subito un problema matematico. Un peccato veniale è costituito dal fatto che il Numark non accetta dischi di diametro maggiore di 12". Poi, sorprendentemente, c'è il problema della “bomba a orologeria”, qualcosa che non mi sarei aspettato in un modello di produzione recente. Un giorno, il TTX-1 si era fermato nel bel mezzo del lato del disco (non ricordo se fosse un LP o un 78 giri). Dopo aveva funzionato per un po', poi si era fermato di nuovo. In seguito, dopo una breve pausa, di nuovo fermo. E così via, finché non continuò a fermarsi bruscamente nel mezzo del lato quasi ogni volta che ascoltavo un disco. A quel punto rinunciai, mandai in pensione il Numark e rimisi in servizio il Fons. Le elettroniche vecchie possono essere soggette a guasti, ma in questo caso, in realtà, erano vissute di più di tante elettroniche più recenti. Nota: da quella volta, ho letto testimonianze secondo cui il TTX-1 soffriva di un difetto di progettazione che causava quel problema, e che la Numark aveva corretto nei modelli successivi. Tra i prodotti Numark attuali, c'è un TTX USB che sembra analogo al TTX-1. Se pensate di acquistarne uno, vi consiglio di approfondire ulteriormente la questione.

Ringrazio sentitamente l'amico collezionista Bryan Bishop, titolare dell'eccellente blog sui 78 giri The Shellackophile, per la foto del giradischi Bogen/Lenco.

Parti precedenti e successive
Parte I | Parte II | Parte IIA | Parte III | Parte IV

[Trovaci su Facebook!]

© Copyright 2018 David Hoehl - drh@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com