MHDT Lab Pagoda DAC

[MHDT Lab - DAC Pagoda]

Nirvana digitale?

[English version here]

Prodotto: DAC Pagoda
Produttore: MHDT Lab
Prezzo: 1.188 dollari USA - (Convertitore di valuta)

Recensore: Nick Whetstone - TNT UK
Data della recensione: Giugno, 2016
Traduttore: Roberto Felletti

Correva l'anno 2009 quando recensii, per la prima volta, un prodotto MHDT Lab, il DAC Havana; successivamente, nel 2012, fu la volta dello Stockholm 2. Ho apprezzato veramente entrambi i DAC e poter recensire un altro modello della medesima azienda, specificatamente il DAC Pagoda, mi ha fatto molto piacere.

L'esemplare da provare è arrivato in un buon imballo. Nella scatola c'erano il DAC e un mini-CD, quest'ultimo contenente il libretto di istruzioni e i driver necessari per poter usare il Pagoda con un computer Windows; se usate Linux, non c'è bisogno di alcun driver. Il cavo di alimentazione non è incluso, probabilmente per ridurre al minimo i costi di spedizione, ma, ad essere sinceri, chi non ne ha uno o due sparsi in giro per casa, oggigiorno?

Estraendo il Pagoda dalla scatola non ho avuto sorprese. MHDT Lab ha mantenuto un aspetto piuttosto standard per tutti i suoi DAC, e anche il Pagoda è caratterizzato da un cabinet discreto, anche se di classe, privo di pannelli sottili e con ogni parte perfettamente assemblata, senza spigoli appuntiti. Il marchio aziendale è inciso, tramite laser, sul pannello superiore e fornisce aerazione all'apparecchiatura, presentandosi come un'apertura sotto forma di un sole splendente, subito sopra la valvola. È possibile scegliere la finitura, tra nero satinato e alluminio naturale; in entrambi i casi, il pannello frontale è in robusto acrilico verniciato.

Il pannello frontale del Pagoda comprende un pulsante per accensione/spegnimento; questa è una novità rispetto ai precedenti DAC di MHDT, i quali facevano uso di interruttori. Esteticamente parlando, non ho preferenze per un tipo o per l'altro, ma ho sempre avuto la sensazione che le lunghe levette degli interruttori MHDT rischiassero un po' di danneggiarsi; pertanto, probabilmente, i pulsanti sono una scelta più sensata. Anche per selezionare ciascuno dei quattro ingressi (BNC, USB, RCA, Toslink) si utilizzano pulsanti. Gli ingressi sono posti sul pannello posteriore del Pagoda, insieme con la presa di alimentazione in standard IEC e l'uscita analogica. Quando il DAC è in funzione, un piccolo LED verde indica che l'apparecchiatura è accesa e un LED blu, molto discreto, evidenzia l'ingresso selezionato. Al momento dell'accensione, i quattro LED blu si accendono e si spengono in sequenza per alcuni secondi, finché quello corrispondente all'ingresso selezionato non rimane illuminato, mentre gli altri restano spenti. Devo dire che, quando ho acceso il Pagoda per la prima volta, avevo pensato (erroneamente) che non riuscisse a identificare l'ingresso corretto.

[Pannello posteriore del DAC MHDT Lab Pagoda]
Pannello posteriore del DAC MHDT Lab Pagoda

Le vere novità sono all'interno del Pagoda che, sicuramente, non è un Havana o uno Stockholm 2 modificato. Sebbene il progettista, Jiun-Hsien Wu, sia rimasto fedele alla sua filosofia, che prevede l'utilizzo di un classico progetto NOS/R2R, il Pagoda dispone di due chip DAC PCM 1704, mentre l'Havana e lo Stockholm 2 impiegavano chip DAC PCM 56P. I chip PCM 1704 sono diventati quasi dei veri e propri cult e sono stati utilizzati in molti DAC da “boutique”; essi non sono più in produzione, apparentemente perché richiedono un processo produttivo complicato e costoso. Se oggi se ne trovano, il prezzo di uno di questi chip è di oltre 70 dollari USA. MHDT afferma di averne a disposizione, ma non all'infinito.

[MHDT Lab Pagoda - La coppia di PCM 1704]
La coppia di PCM 1704

Specifiche tecniche del DAC Pagoda:

Se il Pagoda viene utilizzato come DAC USB collegato a un PC Windows bisogna installare i relativi driver, che si trovano sul mini-CD allegato; essi sono disponibili per Windows XP, 7 e 8. Windows 10 impiega un driver generico che verrà installato automaticamente. Nel mio caso, sembra che io sia in possesso di una delle prime versioni di Windows 10, poiché il driver generico non funzionava; pertanto, MHDT ne ha fornito uno adatto. Per Linux non servono driver ma, quando ho provato a usare il Pagoda con Audiophile Linux, ho riscontrato che, sebbene il DAC venisse riconosciuto e identificato, non ne usciva alcun suono. Per ovviare all'inconveniente è bastato sostituire il firmware (Pagoda_S1.hex anziché Pagoda_SP.hex). Anche in questo caso, MHDT ha fornito il software necessario, oltre al firmware alternativo. La procedura è piuttosto semplice: il software gira su un computer Windows e, quando richiesto, bisogna selezionare il firmware appropriato da un elenco di file presenti in una cartella, dopodiché l'aggiornamento viene eseguito automaticamente (l'operazione richiede pochi minuti).

Volevo provare il Pagoda nel maggior numero di modi possibile, per questa recensione. Per fare ciò, l'ho usato con due portatili (Windows 8 e 10), con un computer con Audiophile Linux, come DAC esterno per un lettore CD e abbinato a un convertitore USB. I risultati di tutte queste configurazioni sono stati pressoché simili e le mie osservazioni sulla qualità del suono valgono per ognuna di esse. Entrambi i computer Windows utilizzavano Fidelizer e JPlay. Il convertitore USB era un HiFace Two.

I DAC MHDT suonano tutti, più o meno, allo stesso modo, indubbiamente a causa del buffer a valvole, e il Pagoda non fa eccezione, conservando l'impronta sonora di famiglia. Ma ciò che mi ha colpito subito è stato il suono, significativamente più dettagliato; con “significativamente” intendo dire che era tale al punto da essere, per me, una sorpresa. Oggigiorno, non mi aspetto chissà che miglioramenti in qualsiasi aspetto che riguardi la riproduzione digitale. È tutto così valido che i miglioramenti, quando ci sono, tendono a essere delle sfumature. Ma il Pagoda va controcorrente; anche da nuovo (non credo che l'esemplare in prova fosse stato rodato), e con la valvola ancora fredda, l'impatto dei dettagli in più era chiaramente percepibile.

Ebbene, un maggiore dettaglio, in hi-fi, è qualcosa di positivo, a patto che non sia eccessivo e che non renda il suono freddo o artificiale. Il Pagoda non cade in questa trappola e i dettagli extra contribuiscono a offrire un suono più realistico, anziché più “hi-fi”. Questo DAC mantiene lo stesso timbro musicale degli altri DAC della scuderia MHDT. Tutto suona in modo più realistico, dalle voci, che sembrano nella stanza, agli strumenti, maggiormente identificabili. In particolare, le percussioni sembrano più reali, più tangibili, invece di essere semplicemente lì, in posizione arretrata, sul palco o nella registrazione. La grancassa e le bacchette dei batteristi sono molto più incisive nella resa sonora. Entrambi i miei impianti riproducono molto bene le percussioni, ma l'aggiunta del Pagoda li ha elevati di livello.

Anche il micro-dettaglio è migliorato, e ogni minima sfumatura delle note è riprodotta a un livello tale per cui l'ascolto della musica, particolarmente jazz e classica, diventa semplicemente più interessante e avvincente. Le esecuzioni dal vivo ben registrate (specificatamente quelle di musica non troppo complessa) mi hanno fatto venire la pelle d'oca.

[MHDT Lab Pagoda - Vista dall'alto]
Vista dall'alto con le feritoie per l'aerazione del cabinet, sopra la valvola

Il basso si è rivelato il più teso che abbia mai ascoltato. Infatti, ogni parte delle registrazioni è saldamente controllata, quindi i testi risultano più intelligibili e si ha anche una sensazione di maggiore spazialità. Il palcoscenico non si è ampliato (in entrambi i miei impianti si estende già da una parete all'altra, oltre a essere abbastanza profondo), ma qualsiasi cosa al suo interno è meglio definita. La scarsa qualità di alcune incisioni viene messa in evidenza, ma non al punto da renderle inascoltabili. Anche il PRaT è buono; talvolta, quando la musica risulta più controllata, esso può risentirne, ma il Pagoda riesce a trovare il punto di equilibrio tra il massimo controllo e lo scorrere della musica stessa, come dovrebbe essere.

Il Pagoda fornisce una percezione del suono talmente chiara da evidenziare le differenze. Ad esempio, ho notato che riusciva a sottolineare le differenze sonore tra i due computer Windows e quello con Audiophile Linux! Tra le mie osservazioni di ascolto ho annotato «il miglior suono mai ascoltato con un lettore CD», quando ho collegato il Pagoda a un lettore Virtue Audio Piano. E quando ho ascoltato musica in alta risoluzione (24 bit / 192 kHz), i miglioramenti, rispetto alle registrazioni 16 bit / 44,1 kHz, sono stati più evidenti che con altri DAC che ho provato.

Onestamente, è impossibile trovare qualcosa che non va nel Pagoda, o nel suo suono. È costruito splendidamente e, sia come sensazione sia come aspetto, dà l'idea di essere un prodotto solido e costoso. Se si considerano le prestazioni e la qualità costruttiva, il prezzo è adeguato per un DAC che è il migliore che io abbia ascoltato, finora. Per gli amanti del tweaking, c'è la possibilità di sperimentare il cambio della valvola del buffer, sebbene io non abbia sentito la necessità di modificare alcunché nel suono del Pagoda, finora. Con il passare del tempo, mi sono innamorato dei DAC Havana e Stockholm 2; il primo lo uso da anni. Con il Pagoda è stato più un “amore a prima vista”, e lo consiglio davvero tanto; questo DAC ha riportato un pizzico di entusiasmo nella mia vita audiofila e, se anche voi siete in cerca di emozioni, il Pagoda non vi deluderà.

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