On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathé]

Ciò che va, torna

[English version here]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: 2018
Traduttore: Roberto Felletti

Parte I di una serie: alcune considerazioni generali

Per ogni cosa--
gira! gira! gira!
--c'è una stagione--
gira! gira! gira!
--e c'è un piatto che gira in Paradiso.

(con tante scuse a Pete Seeger, ai Byrds e a chissà quanti altri)

Si dice che il viaggio più lungo inizi con il primo passo, al che io aggiungerei che l'articolo più lungo inizia con il primo cliché. Tralasciando i cilindri, con il loro corredo di richieste specifiche, per un'altra volta, il primo passo di un viaggio nell'era pre-LP, con mezzi di riproduzione relativamente moderni, si compie con la scelta del giradischi adatto. Le scelte possono essere semplici oppure complicate; dipende da voi. Estremizzando, la soluzione più semplice è quella giusta se il vostro scopo è ascoltare occasionalmente dischi del periodo compreso tra l'avvento della registrazione elettrica, nel 1925 (o, in pratica, un paio di anni dopo), e l'ascesa dell'LP, nel 1958, lasciando le uscite successive per un impianto diverso. D'altra parte, se preferite un apparecchio unico per l'ascolto critico di tutto, dai primi dischi piatti degli anni '90 dell'800 alle ultime stampe audiofile su LP, allora avrete bisogno di qualcosa di più flessibile. Non c'è bisogno di dire che tra gli estremi ci sono molte sfumature di grigio; ve lo garantisco, non sono necessariamente cinquanta!

Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, la mia idea era adottare un approccio “additivo”: iniziare con qualcosa di semplice per poi svilupparlo. Dopo un periodo di riflessione e una certa quantità di scrittura che, per la vostra felicità, vi risparmio, ho deciso invece di adottare un approccio “sottrattivo”: iniziare con le opzioni più valide che conosco e gradualmente retrocedere alla più semplice (e meno valida). Potreste definire questo metodo “Variazioni Istar”.

[Copertina]

Prendendo spunto da Giulio Cesare e dalla sua celebre descrizione della Gallia, per l'ascolto dei 78 giri dividerei i giradischi, che conosco per esperienza personale, per sentito dire o per reputazione, in tre categorie: prestazioni vicine all'ideale, prestazioni moderatamente buone e prestazioni minime. Abbinati a un braccio e a elettroniche adeguate, in pratica i giradischi che rientrano nella prima categoria saranno in grado di riprodurre tutti i 78 giri in cui potrete imbattervi. (Precisazione: con i loro solchi ampi, poco profondi e dal fondo ad arco di cerchio, i dischi zaffiro Pathé a taglio verticale possono mettere a dura prova il miglior giradischi e il miglior braccio). Per contrasto, i giradischi con prestazioni moderatamente buone saranno in grado di riprodurre la maggior parte, se non la totalità, dei 78 giri registrati elettricamente, ma sono sufficientemente flessibili solo per alcuni dischi precedenti all'introduzione della registrazione elettrica. I giradischi con prestazioni minime possono rendere giustizia solo ai 78 giri registrati elettricamente, e nemmeno a tutti. Per tutte e tre le categorie, do “punti extra” se il giradischi riproduce bene anche gli LP; dopotutto, chi è che riserva spazio a due giradischi per differenti velocità se uno solo può fare entrambe le cose?

Poiché descrivere le prestazioni dei giradischi non è un argomento da poche righe, questo articolo è il primo di una serie. Qui parlerò delle qualità che ritengo desiderabili e del perché esse siano degne di considerazione. Nei prossimi articoli mi propongo di descrivere alcune opzioni specifiche, con un occhio di riguardo su quante di queste qualità i giradischi presentino.

Naturalmente, le qualità che sono desiderabili dipendono fortemente dalle idiosincrasie dei dischi da riprodurre. Quindi, che caratteristiche deve avere un giradischi per riprodurre il maggior numero possibile di 78 giri? Sono sicuro che ogni collezionista abbia le sue idee, ma eccone alcune che io mi aspetterei:

Alla luce di un recente articolo di Mark su come i preconcetti influenzino le nostre reazioni alle apparecchiature, vorrei dire due parole sulla prospettiva da cui sto affrontando l'intera questione. Scrivo dal punto di vista di un collezionista di 78 giri che vorrebbe avere un giradischi tuttofare. Il mondo dei collezionisti di 78 giri ruota saldamente intorno al pragmatismo: che cosa è in grado, fisicamente, di riprodurre i dischi? Se occorre un peso di lettura maggiore e dieci centesimi sul portatestina risolvono il problema, siate pronti a sborsare dieci centesimi e qualche spicciolo per un po' di nastro adesivo; non preoccupatevi della “purezza” audiofila.

Se un disco è concavo e potete guidare la posizione verticale del braccio, in maniera efficace, con l'alzabraccio, fatelo. Se riuscite a fermare la tendenza a saltare, selezionando un'impostazione dell'antiskating eccessiva, fatelo. Se il vostro stilo ellittico troncato preferito distorce all'impazzata sui picchi, ma uno stilo conico economico suona “pulito”, usate il secondo. Preoccupazioni quali “quale di questi offre un palcoscenico sottilmente migliore” oppure “questa base suona un po' più 'live' di quell'altra” o ancora “questo giradischi ha un PRaT leggermente migliore di quell'altro” vengono sommerse da problemi più urgenti, quali fare in modo di andare dal bordo esterno all'etichetta (o, talvolta, dall'etichetta al bordo esterno!) senza salti, con un'equalizzazione adeguata e con un segnale il più pulito possibile; perciò, la mia lista di “qualità ideali” si focalizza sulle “funzionalità” e non sulle sottigliezze, percepite soggettivamente, della qualità sonora.

Detto ciò, pressoché tutti i giradischi di cui parlerò sono dei riproduttori di LP quantomeno buoni, robusti, e alcuni di essi, specialmente quelli rientranti nel primo gruppo, di cui parlerò nel prossimo articolo, sono molto, molto migliori di così.

Bene, questo è il quadro d'insieme. Nel prossimo articolo esamineremo alcuni giradischi che possono affermare di avvicinarsi all'ideale.

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