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Sonus Faber Liuto Tower
Caro Lucio,
ti scrivo mentre ascolto sull'iPad Anette Askvik, è solo per questo basta per doverti ringraziare, per condividere con noi la passione per la buona musica.
In questi anni ho ricevuto sempre tue puntuali risposte, ed ogni volta, con pareri e punti di vista spesso "laterali", che non avevo preso in considerazione, ma che messi in pratica, hanno consentito di migliorare la mia catena audio smettendo di comprare componenti al kg. Ancora Grazie!
Adesso il mio "problema" se così vogliamo definirlo, sono le Sonus Faber Liuto Tower, o meglio la loro collocazione in uno spazio limitato.
In questi anni, ho cercato di guadagnare ogni cm, provare angolazioni diverse, per percepire miglioramenti della riproduzione evidenti, ma resta la realtà, che in uno spazio di 3,5 x 3,5 m mediamente arredato: divano sul punto di ascolto sulla parete frontale, tappeto, libreria con dischi, libri e CD su una delle pareti laterali. E con una distanza tra i centri di emissione di 1,70 m e meno dal punto di ascolto, queste casse probabilmente lavorano al 30/40% delle loro possibilità.
Così pensavo di applicare anche ai diffusori, come fatto in questi anni con i tuoi suggerimenti, il metodo "meno è meglio", prendendo spunto anche che con il passare degli anni, nel campo dei diffusori, l'uso di materiali e tecnologie dei driver, ottimizzazioni costruttive della struttura, e un buon progetto generale, possono dare un buon risultato, non dovendo avere casse da oltre 30 kg l'una. L'idea iniziale, è nata dalla recensione delle Indiana Line Diva 6, e di prendere in considerazione le sorelle minori Diva 5 (da ascoltare).
Dopo tanti anni mi sono recato per curiosità da un rivenditore di zona, che mi ha suggerito di valutare anche una soluzione da stand: Dynaudio Emit 20, non ho più avuto casse su stand dagli anni '90, non ho ancora avuto modo di ascoltarle, ma sui progetti del costruttore Danese, ho letto ottime valutazioni sui loro prodotti. Il mio impianto è composto oltre le casse:
LC
Caro Salvatore,
mi fa piacere che la mia recensione del disco di Anette Askvik abbia sortito un buon effetto. Per quanto riguarda il downgrade dei diffusori, è pur vero che le Indiana Line Diva 5 siano un po' più piccole delle tue Liuto, ma non in maniera tale da fare chissà quale differenza. Comunque un tentativo si può fare, magari riesci a sentirle direttamente in casa tua. Prova a contattare il distributore italiano, potrebbe venirti incontro. Senza una prova diretta in casa è un azzardo, perché la stanza - oltre a essere piccolina - mi pare imponga un'installazione comunque sacrificata. Stesso discorso per le Dynaudio che ti hanno proposto. Considera che queste ultime in pianta occupano persino più spazio delle Diva 5, visto che sono 20x31 contro i 20 x 27.5 delle Diva. Aggiungi che dovrai usare degli stand, che realisticamente avranno un ingombro in pianta ancora maggiore e capisci subito che le Diva, altezza a parte, sono molto meno ingombranti. Tra l'altro le Dynaudio, con gli stand, avranno un'altezza simile alle Diva 5. E non avrebbero la stessa gamma bassa.
Bisogna dunque capire meglio quali siano le vere motivazioni del downgrade. Vuoi mettere le Dynaudio in uno scaffale? Allora sì, il risparmio di spazio è sicuro, ma il suono ne sarebbe gravemente compromesso. Vuoi dei diffusori più piccoli perché hai problemi di eccessi in gamma bassa? Allora le Dynaudio potrebbero effettivamente aiutare, ma forse sarebbe più sensato pensare a delle Sonus Faber da supporto, per non cambiare troppo il tipo di impostazione sonora cui sei abituato. Considera inoltre che le Diva 5 hanno due midwoofer da 15 cm e scendono, stando ai dati dichiarati, a 40Hz...sono sicuro che se la stanza ha problemi a gestire la gamma bassa, con le Diva 5 non risolvi di sicuro. Non dimenticare infine che le Liuto hanno un ingombro laterale molto simile ai diffusori che hai citato, essendo larghe 23.5 cm! Pertanto, la distanza tra i centri di emissione, di fatto, non cambierebbe coi diffusori cui stai pensando. In definitiva: valuta soltanto diffusori che puoi effettivamente provare nel tuo ambiente, altrimenti dubito riuscirai a risolvere.
Spero di esserti stato utile, tienimi aggiornato!
Lucio Cadeddu
LC
Caro Francesco,
farei un video del problema e lo invierei all'assistenza Audio Analogue. Se nell'impianto non è cambiato niente, e se il ronzio si presenta solo con il pre fono collegato e acceso, il problema è questo componente. Ti consiglio anche di investire qualche decina di euro per acquistare un pre fono economico (es. un Behringer PP400 si trova intorno ai 20€, presto in prova su TNT-Audio) e fare la cosiddetta prova del nove. Se con un pre fono economico il problema non sussiste, il colpevole è certamente il pre fono Audio Analogue. Potresti anche fare un'altra prova: spostare amplificatore, pre fono e diffusori in un'altra stanza, collegando il tutto a un'altra presa; meglio ancora sarebbe fare questa prova in un'altra casa. Dopo tutti questi esperimenti dovresti essere abbastanza sicuro di accertare chi causi cosa, in maniera da poter rispondere con precisione alle domande che l'assistenza tecnica Audio Analogue certamente ti farà.
Spero di esserti stato utile, tienimi aggiornato!
Lucio Cadeddu
LC
Caro Paolo,
non ricordo più quante volte abbia già risposto a questa domanda, l'ultima non più di un paio di mesi fa. La risposta è sempre NO, non si può fare! E non è una questione di opinioni, è un fatto. Chi afferma il contrario non ha le nozioni minime di elettronica e dovrebbe astenersi dal dare consigli. Se anche l'altro amplificatore fosse lasciato spento la tensione generata da quello acceso arriverebbe comunque ai suoi morsetti. Quando un amplificatore viene spento, i suoi transistor di uscita sono comunque fisicamente collegati ai terminali d'uscita per gli altoparlanti. E se c'è un relais che sconnette gli altoparlanti dallo stadio d'uscita è pure peggio, perché il secondo amplificatore potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover pilotare un cortocircuito. E addio amplificatore. L'amplificatore acceso quindi “vede” e cercherà di pilotare, non solo l'altoparlante, ma il gruppo di diodi e Zeners dell'altro amplificatore, con risultati disastrosi. L'unico modo per collegare due amplificatori a una stessa coppia di casse - poi magari mi spiegate il perché di questo abominio - è quindi utilizzare un commutatore come quello che hai citato tu, a mio parere fin troppo costoso, oppure il Technolink TC-616, che costa la metà. Dal punto di vista qualitativo, ogni interruzione e ogni selettore nel percorso del segnale creerà un degrado, bisogna però vedere quanto questo sia avvertibile: tutto dipende dalla qualità dell'impianto e dalla sensibilità delle orecchie di chi ascolta. I cavi di collegamento corti come li vuoi tu si trovano un po' ovunque, ma potresti tranquillamente utilizzare degli spezzoni di cavo spellato da tagliare a misura.
Ad ogni buon conto, mi preoccupa un po' la tua affermazione “I diffusori sono dotati di due coppie di morsetti (per cui userei due coppie di cavi su morsetti diversi)”. Quelle due coppie di morsetti servono solo per il biwiring che, se sconnesse tra loro, alimentano solo i tweeter o solo i woofer. In definitiva: o attacchi e stacchi i cavi ogni volta, o ti prendi un commutatore, oppure utilizzi un solo amplificatore, magari il migliore tra i due.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu
Critiche su progetto TNT Preambolo
Sono a scriverla questa mia, guardando lo schema di questo preamplificatore di linea trovo molte inconguenze.
LC & GP
Reostati sulla barra ingressi, non servono.
Caro Domenico,
ti risponde direttamente il progettista del Preambolo, il nostro Ing. Giorgio Pozzoli. Io mi limito a premettere due osservazioni: in primis, visto che la quinta elementare dovremmo ormai averla tutti e persino la licenza media oggi sembrerebbe molto diffusa, un po' di attenzione nello scrivere i messaggi sarebbe gradita. In secondo luogo, ci avevi già scritto una lettera simile nel Vol. 976 della settimana 25/9/2021 - 2/10/2021, cioè quasi quattro anni fa, forse ti sei dimenticato. Abbiamo capito che il nostro schema di preamplificatore proprio non ti piace, ce ne faremo una ragione, usane un altro. Qui sotto le risposte di Giorgio alle tue osservazioni, punto per punto. Leggi con attenzione, magari può essere utile.
È detto chiaramente nell'articolo: servono per poter regolare il guadagno di ciascun ingresso indipendentemente, ed anche per effettuare un bilanciamento fine dei canali nel caso i due fet abbiano un guadagno differente. Trovare due jfet con un guadagno esattamente identico non è proprio banale, sa...
Polarizzazione jfet io metterei una resistenza da 1 Mhom sul gate verso massae un condensatore di disaccopiamento sennò il potenziometro disturba la polarizzazione del fet.
Non è vero: per il calcolo del punto di polarizzazione si deve applicare l'analisi in corrente continua. Dato che si suppone che gli ingressi siano mantenuti comunque a 0V in assenza di segnale (se no quando si cambia ingresso, condensatore o meno, si sente un botto assordante, sempre ammesso che lo sbalzo di tensione non sia sufficientemente alto da distruggere il jfet), tutti gli estremi della rete a monte del gate del jfet sono comunque a 0V. Dato poi che la corrente di ingresso del jfet è praticamente nulla, anche il gate è polarizzato stabilmente a 0V, indipendentemente dalla posizione del potenziometro. Quindi il condensatore non serve assolutamente a niente.
Alimentatore qui si usano condensatori molto grossi, non va bene vanno usati tanti condensatori piccoli in parallelo per esempio 220 Mfd per 10 per avere una bassa esr.
In realtà guardando alcune tabelle dell'ESR al variare della capacità a parità di tensione la cosa non è affatto scontata, e con più condensatori c'è pure il rischio che le interconnessioni necessarie facciano aumentare l'ESR globale e introducano dell'induttanza...
Veda qui, ad esempio.
Tensione di alimentazione troppo alta, basta meno.
Vero, basta meno. Poi però se ci si ritrova una distorsione dell'80% non ci si deve lamentare... Ho pubblicato le misure, e per i miei gusti la distorsione è già fin troppo alta.
la barra ingressi non ha il deviatore per il registratore nel caso habbia più testine es bobina.
Su un amplificatore volutamente minimalista e purista come questo la barra di registrazione sarebbe un abominio. Oltre tutto, questa critica poteva forse avere ancora qualche senso venti anni fa, quando è stato progettato il pre: non credo proprio che oggi ci siano molti che abbiano più un registratore a bobine connesso stabilmente all'impianto, e soprattutto dubito fortemente che ci sia qualcuno che lo usi ancora per registrare dall'impianto...
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu & Giorgio Pozzoli
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LC
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Feedback su recensioni
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Appena uscito il nuovo album di Suzanne Vega, intitolato Flying with Angels. A volte abbiamo bisogno solo di nuove, dolci e belle canzoni, come questa Galway.
Buongiorno Lucio, seguo la posta di TNT-Audio da alcuni anni, ho letto parecchie delle tue risposte sempre puntuali e mai banali. Non so come dirlo e forse sarà banale, ma quando apro la corrispondenza settimanale mi sembra di assistere ad un dialogo con un esperto e caro amico che abita lontano. Un amico al quale puoi dire tutto e sai già che ti risponderà in modo sincero senza nessun interesse personale, se non quello di darti una mano. Per questo un sentito grazie da parte mia a te e ai tuoi collaboratori.
Ora passiamo ai miei dubbi per un acquisto. Il mio piccolo impianto è così composto:
Sarei orientato all'acquisto di una coppia dei seguenti diffusori che ho avuto modo di ascoltare in negozio: Aliante One Zeta o Quad 2000, Thiel 1.2- 1.6 - 1.5, Tannoy Eaton prima serie...però, leggo nella tua rubrica di diffusori recenti, che non ho mai ascoltato e che tu reputi molto validi. Parlo di Pylon audio Opal 23 o Argon audio. In sostanza, oggi, vale ancora la pena acquistare diffusori che hanno 20 / 30 anni.
Ti chiedo una comparazione, lasciando perdere il marchio, il blasone, la nostalgia dei tempi andati, tra una Thiel 1.2, che conosci molto bene e una Pylon audio, a livello puramente musicale, visto anche i progressi tecnologici, come le senti a confronto? E tra una Thiel 1.6 e le Argon Audio Alto 55 mk2 descritte così: “Il carattere sonoro è bilanciato, con una gamma bassa incredibile per potenza ed estensione, alti aperti e cristallini e una gamma media luminosa”. Grazie ancora e un saluto.
Giuseppe - E-mail: theos.one (at) libero.it
Caro Giuseppe,
i confronti fatti a memoria, a distanza di anni, sono sempre rischiosi. Ciò premesso, l'acquisto di Thiel vecchie è un salto nel buio, perché l'azienda non esiste più e i ricambi non sono di facile reperibilità. Se ti piace il suono delle Lonpoo, un po' aperto in gamma alta, non credo possa trovarti a tuo agio con le Thiel CS 1.2, che sono delle LS3/5A con un po' più di bassi e di dinamica. Ben più moderne e aperte le CS 1.5 e 1.6, ma che secondo me non avevano la magia delle 1.2, pur con tutti i loro limiti. In ogni caso permane il problema ricambi. Le Pylon Audio Opal e le Argon Alto 55 sono abbastanza diverse tra loro: più accomodanti le Pylon, più vivaci e scoppiettanti le Argon Audio, a patto che la nuova versione non sia cambiata troppo da quella che ho recensito. Visto ciò che ha combinato Lonpoo con la serie delle LP42 attive, tenderei a non fidarmi troppo di questi upgrade, anche perché l'ultima Argon che ho ascoltato, la Forus 4, era abbastanza sbagliata. Magari hanno cambiato anche loro progettista? Quindi: vedi se riesci ad avere l'ultima versione delle Argon da pavimento, alla peggio le restituisci, visto che è previsto un periodo di prova di 30 giorni. Discorso analogo per le Pylon, vedi se trovi qualche negoziante/distributore che te le fa ascoltare.
Infine, per quanto riguarda la sezione pre del Cocktail X35 collegata ai finali ZeroZone, credo che possa svolgere il suo compito più che dignitosamente.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu
Caro Nunzio,
confesso di essermi un po' perso nei meandri della tua missiva, abbastanza confusa e contenente parti assolutamente inutili ai fini dell'identificare il problema. La confusione però mi ha fatto capire meglio il seguito. Ti spiego perché. Mi concentro infatti sull'ultima parte. Hai acquistato un DAC con uscita cuffia. Puoi usarlo sia come DAC, utilizzando l'ingresso USB, connesso alla USB di un computer, ad esempio, oppure come ampli cuffia. I due connettori RCA presenti sul retro sono USCITE analogiche e non INGRESSI, quindi non ci puoi collegare un'uscita pre-out o un'altra uscita linea che mi pare sia quello che hai fatto tu, col rischio concreto di romperlo. Se vuoi usarlo come ampli cuffia l'unico segnale che puoi inviargli è un segnale digitale, nient'altro. NON HA INGRESSI ANALOGICI. Il cavo di segnale che hai usato, quindi, serve SOLTANTO per prelevare il segnale analogico decodificato dall'iFi e portarlo dentro un amplificatore tradizionale. Ad esempio, puoi collegare il PC all'iFi e prelevare il segnale analogico dall'uscita di quest'ultimo e collegarlo a un qualunque ingresso linea del tuo NAD, per ascoltare con le casse.
Da quel che scrivi, perdona la franchezza, mi sembra ti manchi l'ABC della differenza tra digitale e analogico. La faccio breve: dalla USB di un computer, tablet o telefono esce un segnale digitale che, per poter essere ascoltato, deve essere convertito in analogico. Questo è ciò che fa l'iFi DAC che hai acquistato. Se il segnale che vuoi ascoltare in cuffia è già analogico, ad esempio l'uscita di un CD player o il pre-out di un amplificatore, l'iFi non ti serve a niente, puoi rivenderlo. Ti serve semmai un ampli cuffia tradizionale, che abbia ingressi anche analogici. Il fatto che quei due RCA presenti nel retro dell'iFi non siano marcati come "output" ti ha forse tratto in inganno e fatto pensare fossero un ingresso analogico.
Quel che è strano, ma a questo punto chissà che altro pasticcio hai combinato, è che l'iFi suonasse male quando collegato alla USB del PC. Quello è il suo utilizzo principale, quando pensato come ampli cuffia: prende il segnale digitale dalla USB del PC, lo decodifica in analogico e lo amplifica per spedirlo alle cuffie.
Magari, dico, sarebbe bastato leggere attentamente le istruzioni, anziché le recensioni :-)
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu
Caro Michele,
una AKG della serie P non è impossibile da trovare ma è materiale vecchio e probabilmente non più in condizioni operative ottimali (le sospensioni invecchiano col tempo). Tuttavia, non credo sia necessario cercare una AKG della serie P perché se una Ortofon OM Pro monta senza problemi, allora monta una qualunque Ortofon della serie OM, a partire dalla OM1S a salire verso modelli più impegnativi. Il corpo della testina è identico per (quasi) tutte le versioni, quel che cambia nella Pro è che deve essere più robusta per impieghi DJ, ecco perché il peso di lettura più elevato. Le altre OM leggono a 1.7/1.8 grammi quindi dovrebbero essere perfette per il braccio del tuo giradischi. Una OM5 la trovi intorno ai 60-70€, se vuoi spendere meno puoi prendere la OM3 o la OM1. Oppure, potresti prendere lo stilo di una OM “non” Pro e sostituirlo alla tua OM Pro. È l'unica differenza tra queste testine, fino alla OM 20, perché dalla 20 in poi cambia anche il motore interno (ma non il corpo testina). Soluzione alternativa casereccia, già che hai acquistato la OM Pro, è quella di compensare la mancanza di forza di lettura con un paio di grammi di plastilina o blu-tac che sia, da applicare in maniera omogenea direttamente sopra lo shell. Tramite bilancina puoi determinare la quantità esatta da utilizzare. Un possibile vantaggio è che un paio di grammi di questo materiale possono smorzare un po' di risonanze del sistema testina/shell. Io, comunque, eviterei di leggere i dischi a 3-4 grammi, i DJ lo devono fare per forza, noi no. Puoi fare l'esperimento, visto che è a costo zero, giusto per sentire quanto e come cambi il suono della OM Pro.
Volendo, infine, si potrebbe valutare la possibilità di sostituire lo shell portatestina, perché immagino lo standard sia a vite tipo EIA, quello di tutti i bracci con shell intercambiabile.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu
Caro lettore,
concordo con te, la Grado SR325e è veramente una gran bella cuffia. Non leggerissima né comodissima, ma suona veramente bene. Per quanto riguarda l'upgrade dell'amplificazione credo che, ad esempio, un Supernait - anche usato - potrebbe essere un passo avanti notevole, o anche un integrato Rega di livello superiore al Brio R. Tuttavia, non è quello che farei io, non con dei diffusori tutto sommato economici come i Dali Oberon 5, un modello da pavimento che costa meno di 1000€ la coppia. Io investirei tutte le finanze a disposizione in una nuova coppia di diffusori, tralasciando per ora sia l'amplificatore, sia la meccanica CD, sia il Linn Axis, che è un eccellente giradischi che può ben figurare in catene molto più impegnative della tua. Quindi no, obbiettivo sbagliato. Lascia tutto com'è, vendi i diffusori e compra qualcosa nella fascia di prezzo dai 2000€ a salire, anche usato. Se ti piace il suono Dali non avrai difficoltà a trovare un diffusore di classe superiore e impostazione simile. Non dimentichiamoci mai che gran parte della qualità sonora di un impianto HiFi dipende sempre dai diffusori, specie in questa classe di prezzo.
Spero di esserti stato utile,
Lucio Cadeddu
Un commento sulle due gradite recensioni di questa settimana. Sulle Lonpoo evidentemente mi tengo strette le mie “vecchie“ LP 42, a riguardo ho trovato su youtube un tester che ha evidenziato una connessione non in fase del tweeter che causa un buco proprio in gamma media potrebbe essere un problema di workmanship presente su alcune serie, il link e' questo, cosa ne pensi?
Concordo poi in pieno sulla recensione di Liberty di Anette Askvik...un suono incredibile. Non ci crederai ma per la prima volta l'ho sentito in una dimostrazione in Italia!
Grazie,
Bruno - E-mail: briccola5 (at) alice.it
Caro Bruno,
non escludo che alla Lonpoo possano aver avuto qualche problema di controllo qualità, succede anche nelle case più prestigiose, ma il caso delle LP42M che ho recensito la scorsa settimana è diverso: ne ho provato due coppie ed entrambe avevano gli stessi problemi. Siccome Lonpoo non le ha volute indietro, ho deciso di mettere alla prova la mia teoria, ossia che era l'elettronica interna a fare il danno. Così ho estirpato la sezione elettronica dalla cassa master e l'ho resa passiva. Miracolo, il suono si è letteralmente trasformato! Ne darò conto in un prossimo articolo, dove spiego come fare (è un lavoro di 10 minuti al massimo) e quali siano i risultati. Lonpoo è stata informata e spero che decidano di mediare proponendo almeno una versione passiva, se non riprogettando interamente l'elettronica interna.
Quindi sì, può essere che a qualcuno sia capitata una LP42 con le polarità sbagliate, anche se io ne ho provato ben tre coppie ed erano tutte uguali, ossia ben suonanti. Migliaia di acquirenti entusiasti, tra l'altro, stanno lì a dimostrare che quello segnalato deve essere un caso molto raro.
In ogni caso, non è una novità: tanto per dirne una, mi è capitato un DAC che inseriva delle micro-interruzioni sul segnale quando collegato in coassiale (e solo in coassiale) alla sorgente...e stiamo parlando di un un prodotto con qualche zero in più rispetto alle casse Lonpoo ;-)
Grazie anche per il feedback su Liberty, è un disco straordinariamente ben suonante. Mi fa piacere lo abbia conosciuto a una mostra italiana, allora significa che c'è ancora speranza :-)
Grazie per il feedback,
Lucio Cadeddu
Caro Mario,
l'influenza delle pareti vicine, purtroppo, è pesantissima su quasi tutti i diffusori, tranne quelli progettati per suonare a ridosso delle pareti. Avendo la possibilità di allontanare i diffusori dalle pareti questo pesante fardello si alleggerisce. Certo, poi subentra un altro fattore, che è quello del rinforzo in gamma bassa e medio-bassa: a seconda del diffusore e dell'ambiente, la distanza dalla parete di fondo può essere convenientemente ridotta per ottenere un maggiore equilibrio, grazie al rinforzo in quella porzione di gamma audio generato dalla parete vicina. Si tratta sempre di trovare il giusto compromesso. Tuttavia, come hai detto tu, un conto è avere grandi spazi a disposizione, come nel tuo caso, un altro è quello di dover mediare tra mille compromessi diversi. Tante persone nei 50 mq del tuo salone ci fanno stare soggiorno, angolo cottura, camera da letto e bagno!
Attenzione, comunque, a non generalizzare da un singolo esempio: tanti diffusori sono progettati tenendo conto che dovranno suonare in un ambiente normale e non distanti 3 metri dalla parete posteriore. Ciò significa che così lontani dalle pareti potrebbero persino suonare peggio rispetto a quanto previsto dal progettista. Infine, anche la regola del triangolo equilatero col punto d'ascolto non è stampata a fuoco sulle tavole della legge audiofile. A seconda dei casi altri tipi di triangoli vanno meglio, ogni ambiente fa un po' storia a sè.
Grazie per il prezioso feedback!
Lucio Cadeddu
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