Il nuovo braccio SAT di Swedish Analogue Technologies

[SAT-tonearm]

È la Fibra di Carbonio la soluzione definitiva?

[English version]

Prodotto: Braccio in Fibra di Carbonio SAT
Produttore: Swedish Analogue Technologies - Svezia
Costo : 11.200 Euro (Convertitore di valuta)
Recensore: Geoff Husband - TNT France
Data pubblicazione: Ottobre, 2014
Traduzione a cura di: Stefano Miniero

Introduzione

Sembra proprio che il vinile, ben lungi dall'essere una specie in via di estinzione, stia invece vivendo uno splendido momento di forma. Lo conferma il numero sempre crescente di giradischi e di bracci che vengono continuamente immessi sul mercato, tanto da parte di aziende già affermate quanto da quelle esordienti. In quello che sta diventando un mercato sempre più affollato, un nuovo braccio deve avere caratteristiche che gli permettano di distinguersi in qualche modo o deve posizionarsi in una fascia di prezzo molto alta. Qui abbiamo un braccio assolutamente nuovo, prodotto da una azienda altrettanto nuova e che punta alla fascia più alta del mercato, dove a prezzi stratosferici si associa generalmente una ingegneria inconsueta e portentosa, che nella maggior parte dei casi, lasciatemelo dire, mi sembra più che altro fumo negli occhi. Non appena ho visto le fotografie di questo braccio però, ne sono rimasto colpito; infatti sembrava proprio che qui ci trovassimo al cospetto di un braccio progettato seguendo autentici principi di ingegneria del suono. L'unico problema è che apparentemente non c'era nulla di realmente innovativo. Ai miei occhi sembrava molto più simile ad uno Zeta o ad un Mission Mechanic, solo con una canna molto ingombrante, cuscinetti con guida ad anello ed un prezzo parecchio più elevato. Ma non appena ho potuto guardarlo con più attenzione e parlarne con il suo progettista – Marc Gomez della Swedish Analogue Technologies – ho cominciato a capire che a dispetto delle apparenze questo era un braccio decisamente fuori dall'ordinario, che ha introdotto nel mercato una combinazione inedita sia di materiali che di tecniche di costruzione. Ecco che la mia impressione iniziale leggermente del tipo che noia – un altro braccio ultra-costoso!, si è lentamente trasformata fino al punto che non vedevo l'ora di tornare a casa per ascoltarlo.

Un piccolo ma importante retroscena: Marc Gomez non è il tipico appassionato dilettante che propone la sua creatura nata in uno scantinato, ma un ingegnere strutturale specializzato in settori dell' high-tech come quello della componentistica aerospaziale ed automobilistica, ed in particolare in progetti di materiali compositi. È proprio questo tipo di conoscenze, unito ad una bella dose di passione, che ha portato alla nascita del braccio SAT; infatti la prima cosa degna di nota di questo progetto è che quasi tutta la sua struttura è realizzata in Fibra di Carbonio.

[Il braccio Sat montato sul giradischi Blackbird]

Fibra di Carbonio – “Il materiale delle meraviglie”.

Nel corso degli anni sono stati sperimentati molti materiali per le canne dei bracci: Acciaio, Alluminio, Magnesio, Titanio, Acrilico, Legno, Bambù. Basta che si riesca a plasmarli in una forma allungata e sottile, e inevitabilmente qualcuno vorrà usarli per farne dei bracci.

I requisiti perché un materiale sia considerato adatto per tale scopo sono la rigidità (per opporsi alle forze indotte dal movimento della testina), il peso ridotto (per conferire una massa effettiva ragionevole), la bassa risonanza, la costanza delle prestazioni nel tempo (che è il problema con i materiali vivi come il legno) e naturalmente la praticità ed un costo ragionevole.

Il materiale vincente per molti anni è stato l'Alluminio. È abbastanza leggero e rigido, e canne di tale materiale sono reperibili in commercio praticamente in ogni diametro e spessore. Ciò lo rende ideale per i produttori semi-improvvisati di bracci visto che devono solo scegliere un tubo – i pali per montare le tende sono fatti di Alluminio, per esempio – et voilà! Ecco che la parte più importante del braccio è bella e pronta (ammetto di averci pensato io stesso :-)

Negli ultimi tempi tuttavia, il ruolo di materiale più in voga è stato conquistato dalla Fibra di Carbonio, che può vantare una altrettanto facile reperibilità in commercio. La Fibra di Carbonio è un materiale decisamente attraente; i telai delle vetture di formula 1, le ali del “Dreamliner”, i rotori per gli elicotteri, bici alto di gamma, e persino coffee-table di design. Infatti è considerato talmente sexy che la gente incolla copertine in vinile che ne riproducono la trama su qualunque cosa, dai telefonini agli interni delle automobili, e perfino alle tazze da caffè. Ad essere onesti è così onnipresente che c'è il rischio concreto che passi presto di moda...

Quindi di cosa si tratta, in breve?

La Fibra di Carbonio è un composito. Si tratta essenzialmente di una resina termoplastica con sovrapposti dei trefoli di pure fibre di carbonio. Concettualmente non è troppo dissimile dalla fibra di vetro che conosciamo da anni. Tuttavia la Fibra di Carbonio è più efficace di un buon ordine di grandezza, dal momento che quei trefoli di Carbonio sono estremamente rigidi e conferiscono al composito comunemente chiamato “Fibra di Carbonio” proprietà che vanno ben oltre quelle che può vantare la Fibra di Vetro.

Credo che sia noto a tutti come la Fibra di Carbonio sia molto rigida a parità di peso rispetto ad altri materiali, ma c'è anche qualcosa di più, ed è qui che il SAT diventa ben più interessante di un qualunque braccio che abbia semplicemente la canna in Fibra di Carbonio.

La Fibra di Carbonio, a differenza di materiali a struttura omogenea come l'Alluminio, non si limita ad avere un insieme di proprietà ben definito. Le sue proprietà dipendono anche dalla resina utilizzata e ancor di più dal numero e dalla configurazione dei trefoli di Fibra di Carbonio, poiché la rigidezza e la sua (assai elevata) resistenza dipendono in larga misura dalla disposizione delle fibre nel materiale. Da questo punto di vista la Fibra di Carbonio imita le caratteristiche dei materiali naturali come il legno. La “grana” del legno è determinata dal modo in cui sono disposte le fibre di legno. Le assi di legno vengono infatti tagliate nel senso della lunghezza delle fibre, al fine di ottenere una struttura estremamente rigida e resistente sotto carichi che tendano a fletterla. Date però un colpo con un'ascia nel verso della lunghezza e l'asse si dividerà in due molto facilmente. Questo perché la struttura è molto rigida e resistente in una direzione ma fragile nell'altra, proprio a causa dell'allineamento di quelle fibre. Nel truciolare – che è essenzialmente un composito artificiale basato sul legno - le fibre di legno sono corte e disposte in modo casuale. Quel che ne risulta è un foglio che è si resistente alla scissione, ma che può essere spezzato piuttosto facilmente. D'altra parte una lastra di compensato (altro materiale composito) è composta di strati di legno incollati assieme in modo tale che le fibre più lunghe di uno strato corrano (in modo naturale) in una direzione, con quelle dello strato successivo disposte a 90 gradi, ottenendone un materiale più rigido e resistente.

Andando ancora oltre, potremmo prendere in considerazione il nostro stesso scheletro. Dal punto di vista della composizione le ossa sono praticamente analoghe in tutto il corpo, però siccome un osso della gamba (come ad esempio il femore) deve essere molto resistente alla flessione, le fibre ossee sono allineate nel verso della lunghezza. In una vertebra al contrario, dovendo resistere alla compressione, le fibre sono disposte in varie direzioni, allo scopo di tenere compatto quello che di fatto è essenzialmente un blocco osseo.

Questo è proprio il modo in cui si comporta la Fibra di Carbonio. Quella trama simile ad un tessuto che siamo abituati a vedere nella Fibra di Carbonio è in effetti un modo molto versatile di intrecciare i trefoli, progettato per produrre fogli di materiale con buone proprietà di resistenza a forze applicate un po' in tutte le direzioni. Si tratta della stessa trama che potete vedere nelle canne in Fibra di Carbonio usate nella gran parte dei bracci costruiti in tale materiale. Una canna fatta in questo modo è ugualmente resistente alla flessione ed alla torsione, e in tale configurazione una canna in Fibra di Carbonio ha una rigidità superiore del 15% (ed una resistenza considerevolmente maggiore) rispetto ad una di Alluminio di identiche proporzioni e uguale spessore. Non soltanto quella maggiore rigidità è utile, ma una canna più leggera implica un risparmio di Massa Effettiva che può essere proficuamente impiegata altrove (come ad esempio in uno shell più rigido*). Il fatto poi che canne simili abbiano un costo vicino a quelle d'alluminio fa sì che venga naturale domandarsi perché non si dovrebbe usarlo al posto dell'Alluminio.

[Sat arm mounted on Blackbird]

Ma allora perché il SAT è così differente?

Perché la Fibra di Carbonio non è tutta uguale. Per sfruttare appieno le proprietà uniche della Fibra di Carbonio dovete allontanarvi dalla produzione di massa e ripensare a quello che realmente volete dalla canna di un braccio. Che ne pensate di lasciar perdere la ricerca di un sostituto un po' più sexy per l'Alluminio e ripartire da zero?

In un mondo ideale la canna di un braccio dovrebbe essere infinitamente rigida, allontanare le vibrazioni dalla testina e fornire una massa effettiva (EM) ragionevole.

L'ultimo punto è particolarmente importante. I giorni in cui tutti pensavano che il non-plus-ultra per i bracci dei giradischi fosse una EM tendente allo zero sono ormai andati. Al giorno d'oggi i bracci migliori hanno una EM medio-alta e le testine high-end sono quasi tutte progettate con una bassa cedevolezza, per accordarsi al meglio con quella EM. I progettisti di “bracci delle meraviglie” in Fibra di Carbonio con una EM di appena 2 gr, non troverebbero semplicemente alcuna testina adatta. Ecco perché un braccio DEVE avere massa.

Ricordate il discorso di come una generica canna in Fibra di Carbonio sia più rigida del 15% rispetto ad una di Alluminio di analoghe proporzioni? Bene, tale canna avrà anche un peso tra ½ e ⅔. Quindi cosa ci impedisce di farne una canna dello stesso peso che se fosse di alluminio, ma ottenendo in tal modo una rigidità 2 o 3 volte maggiore?

La complicazione è che la canna di alcuni bracci di alto livello non è affatto diritta. Bracci come il Rega, gli SME di punta, vari Kuzma e simili hanno canne con forme rastremate, ed i migliori tra essi hanno lo spessore delle pareti variabile, al fine di massimizzare la rigidità dove occorre maggiormente ma senza far incrementare troppo la EM – la fusione di Magnesio della canna dello SME V ne è un ottimo esempio. Certo, si potrebbe benissimo fare lo stesso con la Fibra di Carbonio, ma a questo punto capite da soli quanto ci siamo allontanati dalle generiche, economiche canne di produzione di massa, per inoltrandoci nel territorio delle forme complesse e multi-stratificate in cui la Fibra di Carbonio viene modellata per essere usata nelle sospensioni, eccezionalmente rigide, delle vetture di F1 (con costi altrettanto eccezionali).

Sovrapponendo a mano gli strati di Fibra di Carbonio, con le fibre di ciascuno strato allineate in direzioni ben precise per massimizzare la resistenza alle forze che attraversano il braccio (usando tecniche di progettazione CAD), e modulando lo spessore del composito lungo la canna, si può ottenere una struttura complessa che sarebbe abbastanza limitativo definire semplicemente “canna”. Nel caso del SAT ci sono non meno di 20 strati di fibre/resina posate a mano e quindi trattate in autoclave. Ne risulta una struttura ininterrotta dal portatestina fino all'estremità del supporto per il contrappeso. Nell'esemplare in recensione il portatestina è rimovibile (sebbene un portatestina fisso sia disponibile in opzione – ve ne parlerò più avanti) ed è composto di ben 40 strati di Fibra di Carbonio.

[Sat armbase]

Quale è il risultato di tutto ciò? Una possibile misura della rigidità complessiva della canna del braccio è la frequenza alla quale risuona quando viene eccitato da un segnale (come farebbe una testina). Fino ad ora sono a conoscenza di solo due bracci che abbiano una prima risonanza dichiarata molto alta – lo SME V ed il Roksan Artemis, con 1,3 ed 1,4 KHz rispettivamente - con alcuni altri bracci che stanno al di sotto dei 500 Hz. Il SAT dichiara una prima risonanza a 2,8 kHz, il che può essere considerato un risultato eccezionale. Ovviamente non ho verificato questo dato per tutti i bracci esistenti al mondo ma dubito che questo valore possa essere facilmente superato... Il produttore afferma che questo braccio è oltre 5 volte più rigido rispetto ad uno equivalente di Alluminio, ed avendo rifatto il calcolo personalmente, mi rallegra sapere che questa sia una stima piuttosto conservativa.

Con tutta evidenza la costruzione del SAT impiega una gran quantità di Fibra di Carbonio – pensatela in termini di massa, se preferite ;-) Diversamente da quasi tutti i bracci in Fibra di Carbonio presenti sul mercato che ne usano un solo strato (e ci sono molti bracci del genere a buon mercato in circolazione), qui il progettista ha utilizzato quanta più Fibra di Carbonio possibile, per ottenere la struttura più rigida che si potesse avere senza al contempo far aumentare troppo la EM. Anche così la risonanza del sistema braccio/testina di 8Hz con la DRT-1 si posiziona nella parte bassa del range considerato accettabile (ed è la stessa del V-12), malgrado un grosso contrappeso che essendo così vicino al pivot del braccio tenderà proprio a far abbassare la EM.

Cos'altro comporta tutto ciò per la canna del braccio?

Sto solo facendo ipotesi, ma a ragion veduta. Prima di tutto le fibre di carbonio sono allineate prevalentemente nel senso della lunghezza del braccio. Ricordo ancora Pierre Lurne quando diceva che poiché il suo braccio Septum era ricavato dal pieno, la struttura dei cristalli di Alluminio era allineata nel verso della lunghezza, e questo contribuiva ad allontanare le vibrazioni dalla testina. Se questo è vero, allora posso immaginare che lo stesso valga anche per la canna del braccio del SAT.

Anche l'aver usato una gran quantità di Fibra di Carbonio conferisce al braccio un maggior volume di materiale utile a scaricare dalle vibrazioni la testina. Inoltre le strutture di Fibra di Carbonio sottili possono essere piuttosto rumorose (fate caso ad esempio al crepitìo dei cerchi in Carbonio delle biciclette, quando vi passano accanto), quindi sotto questo aspetto mi attenderei un notevole vantaggio rispetto ai comuni bracci in Fibra di Carbonio.

Al di la della canna, questo approccio si dispiega anche con le altre componenti del braccio e particolarmente negli alloggiamenti dei cuscinetti, che sono palesemente i più massicci che abbia mai visto in qualunque altro braccio, e che sono ugualmente composti di molti, molti strati di Fibra di Carbonio.

Alcune delle foto che vedete su questa pagina sono state fatte usando il flash. Il risultato è che la stratificazione è chiaramente visibile – alla luce “normale” la finitura è molto più discreta ed infatti mi aspetterei che i bracci di produzione siano anche migliori da questo punto di vista. Considerate inoltre che questo non è affatto un braccio facile da fotografare, visto che assorbe la maggior parte della luce...

Il portatestina

Così come testato, il braccio SAT è fornito con un portatestina regolabile – notate bene - non “rimovibile” (approfondirò questo aspetto più avanti).

Guardate le immagini – è davvero molto spesso e composto di molti strati di Fibra di Carbonio, come detto sopra. È quasi due volte più spesso rispetto a quello integrale in Magnesio dello SME V. Visto che la massa della Fibra di Carbonio è molto simile a quella del Magnesio ma la rigidità è oltre 5 volte maggiore (e data la qualità in gioco, questo era all'incirca il valore che mi sarei aspettato) vi trovate di fronte ad un portatestina 10 volte più rigido di quello dello SME, e come dicevo prima, in questo parametro lo SME è stato a lungo considerato un riferimento. Possiamo considerare tutto ciò realmente fenomenale, o si tratta solo di un inutile sovra-dimensionamento? Vedremo...

[Sat arm headshell detail]

Il portatestina è connesso alla canna con una fascetta imbullonata con standard Allen – si tratta di una connessione molto tenace e stabile e ciò è importante per due ragioni.

In primo luogo non ha molto senso spendere una gran quantità di tempo e di lavoro per realizzare una canna super-rigida, se poi c'è una connessione traballante con il portatestina – ma a parte la debolezza strutturale c'è sempre la questione del rumore causato da qualsiasi movimento, anche a livello microscopico.

In secondo luogo c'è la questione della trasmissione delle vibrazioni all'interno del braccio. Una delle ragioni che spingono i costruttori a realizzare sistemi braccio/testina in un unico pezzo è che le vibrazioni originatesi nella testina avranno una via di fuga ininterrotta verso le parti più massicce della struttura, dove possono essere dissipate assai meglio invece che interferire con il lavoro della testina stessa. Alla fine alcune di queste vibrazioni saranno trasmesse al contrappeso ed al giradischi medesimo, ma solamente se riescono a sfuggire dal portatestina.

Ogni materiale ha una sua Impedenza Acustica caratteristica (AI), che è una funzione della velocità interna di propagazione del suono, della sua densità e della sua elasticità. Quando le vibrazioni cercano di passare attraverso due strutture di differente Impedenza Acustica, una parte della vibrazione verrà riflessa dal punto di giunzione. Se l'AI è identica in teoria le vibrazioni passeranno tra le due strutture senza alcun ostacolo. Ecco perché il portatestina e la canna del braccio dovrebbero essere dello stesso materiale. Nella pratica tuttavia non esiste una giunzione perfetta e dovunque vi sia un'interruzione, il 100% delle vibrazioni verrà riflesso verso il punto di origine – quindi ogni giunzione avrà inevitabilmente un effetto sull'allontanamento delle vibrazioni dal portatestina.

Questi due fattori significano che tutti i portatestina separati sono in qualche modo dei compromessi. Nel caso del SAT il compromesso è minimizzato dal solidissimo sistema di fissaggio con la sua ampia area di contatto e attraverso l'uso di un “riempitivo” flessibile tra la canna del braccio ed il portatestina, che elimina i vuoti che un simile disegno avrebbe inevitabilmente comportato. Quel “riempitivo” è stato scelto perché ha una AI simile al quella della Fibra di Carbonio. È difficile da inserire ed è proprio questo il motivo per cui il portatestina non è rimovibile.

Tuttavia per quanto il portatestina del SAT sia ben realizzato, conserva in teoria uno svantaggio rispetto ad un solido disegno in un unico pezzo. Quindi per quale motivo si dovrebbe scegliere?

La risposta è semplice: persino le testine high-end possono avere lo stilo non perfettamente allineato, anche di un solo grado o di una entità simile. Avere la possibilità di regolare l'angolo del portatestina rispetto al piano orizzontale vi permette di correggere questo disallineamento, e contrariamente alle piccole variazioni del VTA, i piccoli aggiustamenti dell'Azimut possono essere perfettamente misurabili. Ecco quindi che la perfetta regolazione dell'Azimut può essere ottenuta sia attraverso la misurazione strumentale che ad orecchio. Così qui ci troviamo di fronte ad un dilemma. Che cosa influenza maggiormente la qualità del suono – un piccolo disallineamento nell'Azimut o il compromesso di una struttura braccio/portatestina articolata in due pezzi?

Onestamente non ne ho idea, ma almeno con questo SAT avete la possibilità di scegliere, perché ve lo forniscono sia in versione mono-pezzo che con il portatestina regolabile. Se siete il tipo di persona che desidera cambiare velocemente tra varie testine, allora avete a disposizione anche una ulteriore versione priva del “riempitivo”, così da avere un portatestina completamente rimovibile – è una vostra scelta, mi viene in mente un altro costruttore che offre la stessa opportunità**.

Geometria e disegno del braccio

Questo è un convenzionale braccio da 9” e chiunque abbia letto i miei articoli sui bracci, potrà vedere come Marc abbia seguito principi di ingegneria molto simili a quelli descritti da Pierre Lurne – essendo il braccio molto vicino al concetto di 'Pure-Mass' - simmetrica intorno all'asse stilo/pivot – il che implica che la testina si muoverà in ogni direzione con uguale agio. L'idea è che questo non introduca movimenti parassiti nel braccio, quando venga sollecitato da una forza: il braccio devierà seguendo una linea retta e ritornerà al punto di origine ugualmente seguendo una linea retta. Non dovrebbe descrivere traiettorie arcuate o ovali, oppure oscillare in modo incontrollato in risposta ad un impulso come un movimento curvilineo. Questa geometria significa anche che il braccio sarà immune dalle variazioni del VTF indotte dalle rotazioni intorno allo snodo, che affliggono invece gli unipivot imperniati nel punto più basso.

Disegno dei cuscinetti

Le configurazioni dei cuscinetti in uso nei bracci sono numerose quasi quanto i bracci stessi. Parlando di bracci convenzionali potremmo fare una netta suddivisione tra i bracci unipivot e quelli cardanici. Molti anni fa, nel periodo in cui imperversava la filosofia “Flat-Earth” c'erano due compagnie che dominavano la scena dell'Hi-Fi nel Regno Unito (ed anche altrove) – Naim Audio e Linn. Questi due protagonisti condividevano una identica filosofia e si spartivano il mercato con la Naim che produceva amplificazioni “high-end” e la Linn giradischi/bracci/testine e diffusori. Dal momento che entrambe desideravano espandersi, il divorzio era inevitabile e le prime schermaglie di ebbero nel 1989 a causa del braccio Linn ITTOK. Verosimilmente la Naim non vedeva di buon occhio il Linn LP12, affermando che costituisse un collo di bottiglia per le potenzialità dei propri amplificatori, per cui Julian Vereker della Naim girava per i vari show e rivenditori Linn/Naim per presentare il suo nuovo braccio: l'ARO.

Fu allora, e solo allora che la maggioranza degli audiofili sentì parlare per la prima volta di “brusìo dei cuscinetti”... capite quale è il punto? L'ARO aveva resuscitato una tipologia costruttiva lungamente dimenticata, quella dell'unipivot.

L'ITTOK era un braccio cardanico costruito magnificamente, ma piuttosto convenzionale. Per mantenere il braccio in posizione e consentirgli libertà di movimento sia in verticale che in orizzontale aveva quattro articolazioni, facenti uso di cuscinetti a sfera liberi di muoversi su una apposita guida ad anello. Questi ultimi erano di eccellente qualità, ma l'argomento di Vereker era che se si regolavano quei cuscinetti in modo troppo serrato avrebbero avuto un trascinamento eccessivo, e la loro rotazione mentre il braccio si muoveva avrebbe generato rumore. Se i cuscinetti fossero stati montati in modo leggermente più lasco per evitare tale problema, i cuscinetti non sotto carico avrebbero prodotto un tintinnìo o appunto “brusìo”, per esempio quelli nella parte superiore della guida (nel caso della articolazione verticale - NdT). Quindi regolare un simile braccio era un delicato compromesso tra l'avere cuscinetti rumorosi con elevato attrito, ed altri tintinnanti – per cui nessuna regolazione avrebbe potuto essere altro che un accomodamento tra questi due estremi.

In un vero unipivot l'intero braccio è semplicemente bilanciato su una punta che appoggia in un invito concavo di qualche tipo. Quella punta deve essere molto solida ed ovviamente c'è una notevole pressione nel punto di contatto con l'invito, ma minuscole variazioni del “brusìo dei cuscinetti” ed attrito molto ridotto – il che è perfetto - inoltre quei cuscinetti non necessitano di alcuna regolazione. Il braccio fa affidamento sulla sua stessa inerzia per non entrare in risonanza a frequenze udibili.

Nelle dimostrazioni di Julian Vereker tutti venivano trattati con la medesima grossolanità con cui l'ITTOK veniva paragonato all'ARO ( infatti ad una domanda posta come: “va bene questo braccio?”, si sarebbe anche potuto rispondere di no!).

Sono sempre stato piuttosto scettico riguardo alle dimostrazioni pubbliche dei produttori volte a provare la superiorità del loro prodotto, ma la Naim aveva avuto il merito di riaccendere il dibattito e da una situazione in cui solo pochi bracci di alto livello erano unipivot, si è approdati alla situazione attuale, dove hanno probabilmente superato in numero i tradizionali bracci cardanici, anche se ciò potrebbe anche dipendere dal fatto che sono più facili da produrre per piccole compagnie.

La categoria dei bracci cardanici non adotta universalmente cuscinetti con guida ad anello ed alcuni di essi adottano delle varianti con punte che alloggiano in “nidi” di cuscinetti a sfera o soluzioni simili. In tutti questi casi*** ci troviamo di fronte allo stesso dilemma. Cuscinetti serrati abbastanza per evitare il “brusìo”, ma sufficientemente liberi per non avere attriti e conseguente rumore (esattamente quello che in un giradischi chiamereste “rumble”).

Il SAT sembra decisamente ricadere nella categoria dei convenzionali bracci cardanici imperniati su cuscinetti a sfera, ma in effetti è molto differente. Non si tratta di un caso unico, ma non è certamente una cosa usuale che nella sua costruzione non si faccia uso di alcun cuscinetto a sfera. Al contrario, qui si utilizzano quattro punte molto larghe in Carburo di Tungsteno, ognuna delle quali è alloggiata in un invito concavo in Zaffiro. Potreste pensare a questo sistema come se si trattasse di quattro unipivot – per la precisione due coppie di pivot opposte. Simili cuscinetti li potrete trovare nei movimenti meccanici dell'alta orologeria. Nel SAT questo concetto è stato ingrandito fino a formare una articolazione estremamente precisa, che se ben regolata non dovrebbe presentare alcun problema di “brusìo” e bassissimi attrito e rumore. Tuttavia se desideraste ottimizzare il contatto tra la punta e l'alloggiamento, l'insieme è anche progettato per essere regolabile dall'utente finale.

[Sat arm bearing detail]

A questo punto devo fare un piccolo passo indietro. Marc ha configurato il braccio in prova in modo specifico per la Dynavector DRT-1, con quello che lui considera essere il pre-carico ideale. Sebbene le regolazioni siano semplici da fare e gli strumenti per farle siano forniti insieme al braccio, non vedo perché avrei dovuto mettermi a giocherellare con tali regolazioni. Il tutto funzionava alla grande così come era ed io non avevo alcuna intenzione di perdermi in un numero infinito di piccoli aggiustamenti, che avrebbero finito inevitabilmente per compromettere l'ottimo setup iniziale. Tuttavia questa possibilità esiste, e ancor più importante, potete dire a Marc quale testina avete intenzione di usare e lui vi regolerà i cuscinetti nella posizione più opportuna.

La massa

Se osservate le immagini vedrete il supporto a colonna del braccio, la base e l'alloggiamento per il montaggio splendidamente realizzati in ottone. Tale materiale forma anche un anello intorno al contrappeso in piombo, che lo rende più gradevole esteticamente ed al contempo più robusto. Tutto questo conferma l'impressione che il SAT sia stato progettato per essere massicciamente rigido, ed usare quindi tutta quella massa alla sua base per dissipare le vibrazioni. Sto solo facendo ipotesi, ma mi aspetterei che un simile disegno riesca a garantire già di suo un gran controllo delle vibrazioni. Certo, il giradischi avrà sempre la sua influenza, ma ho il sospetto che questo braccio possa essere molto meno sensibile di altri al giradischi su cui viene montato. Fate attenzione che il risultato di una simile costruzione è un braccio piuttosto pesante. Questo non è un qualcosa che si possa calare su un LP12, un Orbe o simili giradischi sospesi. Vi servirà un giradischi sospeso molto pesante, o più verosimilmente un solido disegno a telaio rigido di qualche tipo. Nel mio caso ha funzionato magnificamente sul Blackbird e probabilmente sarebbe andato quasi altrettanto bene sul Woodpecker, quindi non avrete bisogno di un giradischi esotico da oltre 100.000 € per farlo cantare, anche se non gli farebbe certamente male ;-)

Regolazioni

Abbiamo già diffusamente parlato della regolazione dell'Azimut. La regolazione dell'allineamento laterale della testina viene effettuata tramite il vecchio metodo dei piccoli spostamenti sulle scanalature del portatestina, con l'aiuto dell'eccellente strumento in dotazione, ed infine naturalmente affinata ad orecchio. L'altezza del braccio è regolabile attraverso un sistema a vite che si innesta sulla base ed una ghiera zigrinata, ma questo meccanismo è facilmente rimovibile una volta che l'altezza del braccio sia stata regolata. Personalmente preferisco di gran lunga un simile meccanismo rispetto alle complesse ed un po' traballanti torrette per la regolazione del VTA o sistemi analoghi. Un sistema a vite e ghiera come questo permette regolazioni fini della forza di tracciamento, posto che variazioni di maggior entità saranno ottenute spostando il contrappeso stesso (ve ne forniscono due). Infine l'anti-skate è ottenuto con un semplicissimo, ma assai ben realizzato sistema con filo zavorrato, con il peso in piombo supportato da piccole viti, l'aggiunta o la rimozione delle quali modificherà l'entità della forza dell'anti-skate.

[Sat arm showing wiring]

Cablaggio

Il cablaggio, almeno nel mio prototipo (e non ho dubbi che possiate richiederne uno diverso di vostro gradimento), era del tipo molto sottile, monofilare e a bassa massa; coerentemente ai connettori RCA, anch'essi del tipo a bassa massa. Il tutto corre in continuità a partire dai connettori della testina fino al pre-amplificatore, il che è qualcosa che trova la mia piena approvazione. In principio temevo qualche problema di hum (ronzio) con una simile configurazione, considerato anche che il Nibiru è particolarmente sensibile a problemi di questo tipo, ma sembra proprio che sia la messa a terra del braccio (La Fibra di Carbonio è un ottimo conduttore) che la resistenza del cablaggio rispetto a fenomeni di hum, siano eccellenti.

Personalizzazione

Lo avevo già lasciato intendere in precedenza. Questo braccio è costruito a mano individualmente su ordinazione. Non troverete mai pile di scatoloni pieni di bracci SAT presso il vostro rivenditore hi-fi di fiducia. Questo comporta inevitabilmente qualche svantaggio, ma la cosa positiva è che Marc può produrre bracci che rispondono perfettamente alle esigenze individuali. Ditegli solo su quale giradischi lo monterete e vi verrà fornita una basetta per il montaggio adatta. Nel mio caso la basetta standard in Delrin del Blackbird è stata sostituita da un supporto in ottone che si inserisce perfettamente nello slot originale. Allo stesso modo potete avere i cuscinetti regolati per una specifica testina, la canna del braccio con il portatestina integrato, regolabile oppure rimovibile, i contrappesi possono essere fatti su misura, e così via.

Aspetto e finitura

A questo proposito dovrò procedere con estrema cautela. Il SAT che ho qui con me è un modello di pre-produzione. In termini di costruzione e configurazione è del tutto uguale ai bracci di produzione, ma inevitabilmente l'aspetto e la finitura non sono perfettamente uguali al braccio che potreste comprare. Ciò detto, la mia prima impressione è stata quella di un braccio ben rifinito. La sezione principale della canna del braccio è rivestita con una calettatura in plastica nera, che ne aumenta ulteriormente la capacità di smorzamento e contemporaneamente nasconde alla vista le Fibre di Carbonio grezze. Infatti, benché la stratificazione standard della Fibra di Carbonio e la resina lucida conferiscano alla comune Fibra di Carbonio l'aspetto che conosciamo tutti, il SAT (come dicevo prima) è realizzato in modo completamente diverso. Il suo aspetto quindi potrebbe essere meno attraente, o almeno credo. La stratificazione che si vede chiaramente nelle fotografie fatte col flash è in realtà abbastanza “sottopelle” e la finitura superficiale appare piuttosto ben fatta, senza alcuna rugosità sui bordi. Ovviamente a questi livelli di prezzo la gente giustamente si aspetta che la finitura sia non meno che perfetta: quindi se questo fosse un braccio di produzione direi che si potrebbe certamente considerare funzionale e soddisfacente, ma nulla più. La versione finale dovrebbe superare facilmente anche questi piccoli appunti, ma ovviamente non posso dire molto di più.

In ogni caso, finché si parla di qualità dell'ingegnerizzazione, anche il prototipo è certamente al di sopra di ogni ragionevole critica, e l'intero progetto vanta una intrinseca coerenza, sostenuta da una ben chiara filosofia incentrata sul concetto di “rigidità ovunque”...

Il suono

Quando ci si trova davanti ad un braccio con un livello di ingegnerizzazione così elevato, le aspettative sono molto alte, ma la rigidità da sola non può certo essere considerata una garanzia di suono eccellente. In definitiva, tutta questa ricerca della rigidità estrema non potrebbe essere solo uno spreco di tempo? La Fibra di Carbonio usata così massicciamente può essere considerata un materiale adeguato anche da un mero punto di vista sonoro? Questo inusuale disegno dei cuscinetti ha realmente un senso che non sia solo sulla carta?

Naturalmente c'è solo un modo per scoprirlo – serrare questo braccio su un giradischi, metterci una testina di livello adeguato e vedere cosa succede.

Come giradischi ho scelto il Blackbird. È il mio giradischi di riferimento da un bel po' di tempo perché è estremamente robusto, ha pochi punti deboli e permette di evidenziare chiaramente le differenze di prestazione tra i vari bracci. Del resto anche Marc sembrava approvare la scelta. Come testina, visto che qui parliamo di un braccio high-end, la Dynavector DRT-1 sembrava l'unica scelta logica, specialmente perché Marc era stato così gentile da ottimizzare il braccio proprio per tale testina. Il resto del sistema che ho usato comprendeva il summenzionato stadio phono Nibiru, il mio ampli Ayon Crossfire ed i diffusori Polaris – componenti eccellenti per mettere in luce anche piccolissime differenze tra i vari componenti del sistema.

Il braccio di riferimento era lo SME V12. È ben conosciuto, robusto e decisamente posizionato al top della fascia alta dei bracci Hi-Fi.

Con mia grande sorpresa la principale differenza che è subito emersa non era affatto di piccola entità. Il suono del SAT è apparso sin da subito decisamente GRANDE. Sono rimasto realmente stupito. Il suono dello SME ben difficilmente può essere definito piccolo, e la sua potenza è sempre stato un parametro che lo eleva al di sopra di molti rispettabilissimi progetti. Ma il SAT ha suonato in modo gigantesco. Non soltanto la dimensione dei musicisti e della scena sonora sembrava più grande in tutte le direzioni, ma era la macro-dinamica ad essere di gran lunga accresciuta, facendo apparire il suono dello SME un pochino costretto. Ora si può anche ottenere un suono “grande” attraverso una presentazione “gonfiata”; ogni componente dalla testina ai diffusori può farlo, ma si tratta di qualcosa che diviene rapidamente stancante poiché alcune frequenze predominano sulle altre, ed il dettaglio ed il senso dello spazio ne risultano soffocati. Ma qui non siamo certo di fronte a quel tipo di “grandezza” ;-) Pur facendo apparire lo SME più piccolo, il SAT è riuscito a tirar fuori semplicemente un maggior livello di dettaglio, mantenendo al contempo il tutto coerente.

Per esemplificare le mie impressioni, sto attraversando una fase 'Acid Jazz' e mi sono procurato uno degli eccellenti tripli LP della Blue-Note che mettono in mostra una parte del loro ricco catalogo. In una delle tracce c'è un triangolo che viene suonato energicamente per quasi tutta la durata del brano. È difficile pensare che uno strumento così poco considerato possa dettare il passo ad un intero insieme di strumenti, ma in questo caso è proprio così. Alcuni bracci hanno la tendenza a confondere questi componenti fondamentali in mezzo al resto, sia in senso spaziale che in termini di tono e volume. A riprova di ciò (e questo è stato mostrato chiaramente dal SAT) quel triangolo viene suonato con l'efficienza di un metronomo attraverso tutto la traccia, e solo quando viene riprodotto perfettamente la sua importanza nel guidare l'intera orchestra diviene evidente.

Uno dei miei dischi di test è il vecchio Opus 3 e sebbene per la maggior parte non contenga musica che ascolterei di proposito, è davvero una durissima prova per i giradischi. Una delle tracce contiene un organo da concerto (Scandinavo per la precisione) suonato a ruota libera, e questo ha causato problemi di mistracking a più di un braccio, evidenti fenomeni di risonanza (un unipivot con canna in Fibra di Carbonio è andato così male che sono stato costretto ad interrompere la recensione e rispedirlo indietro) ed una perdita di messa a fuoco, quando non erano solo poche canne d'organo a suonare insieme. Fino ad ora non avevo mai sentito questo pezzo così ben riprodotto come con il SAT. Tenete presente che nel mio sistema c'è un REL Stentor che si occupa delle frequenze al di sotto di quelle dei corni, per cui anche i 16 Hz prodotti dalla canna bassa da 32 piedi suonano in modo che si possano sentire più con la pancia che con le orecchie.

In passato, una serie di recensioni di bracci con canna in Fibra di Carbonio mi aveva fatto venire la tentazione di attribuire a simili configurazioni una certa voce caratteristica – un certo carattere “rosa” ed una tendenza ad una innaturale morbidezza. Ma ora ho capito che la Fibra di Carbonio non deve suonare necessariamente così – Infatti come dimostra questo SAT, può suonare tanto esplosiva e piena di pathos come nient'altro che abbia sentito finora.

Durante le mie sessioni di ascolto invernali, a volte sentivo il desiderio di accoccolarmi davanti al camino, ed in quei casi spesso mi rendevo conto di aver messo su l'album “Ray of Light'” di Madonna; probabilmente la coincidenza non era causale, infatti, anche se non so dire esattamente perché, in quest'album c'è qualcosa che evoca un certa fredda tristezza, nonostante un missaggio piuttosto sul versante del caldo. Il SAT ha reso tutto ciò in modo meraviglioso, ed ho immaginato che alcuni dei suoni prodotti in studio – i soliti campanelli e tintinnii – avessero assunto un significato maggiore di quanto non avessi notato prima, rivelando una certa melodiosità che fino ad allora mi ero perso. Allo stesso modo, la “strada” nel suo “I Love New York” comunicava davvero l'idea uno spazio grande ed aperto, con le voci dei bambini e le auto che correvano tutt'intorno.

“Kind of Blue” di Joni Mitchell (probabilmente il recensore si riferisce all'album “Blue” - NdT) non è solamente un pezzo di grande musica, ma è anche un LP dannatamente difficile da riprodurre bene, non da ultimo perché nella registrazione della voce non c'è quasi nessuna compressione o sovra-elaborazioni, che affliggono invece alcune registrazioni più recenti. Allo contempo quella stessa voce può facilmente sconfinare in uno sgradevole effetto di “unghie sulla lavagna” se la testina non rimane saldamente sotto controllo nel solco. C'è poi un punto in particolare, quando lei scende con la voce (facendo un glissato - NdT), in cui può manifestarsi una risonanza che potrebbe aver origine in uno qualunque degli elementi del sistema (e frequentemente è determinata dall'ambiente). Il mio sistema riproduce anche questo passaggio in modo perfettamente pulito, tuttavia qualche preoccupazione che la potenza del SAT avrebbe potuto innescare risonanze nel sistema ce l'avevo, ma in definitiva non lo ha fatto; tutto è rimasto perfettamente sotto controllo, e non conosco niente che sia in grado di mettere meglio in evidenza l'assoluta mancanza di risonanze in un braccio.

Il Basso, in ogni registrazione in cui tale strumento fosse presente, era tellurico e perfettamente frenato, con gli attacchi a definire esattamente l'attivazione della corda: è stato un plettro oppure il pollice ad innescare la vibrazione di quella corda? col SAT è facile da distinguere...

Un altro aspetto sorprendente è stata la velocità messa in mostra da questo SAT. Il campione mondiale in tale parametro è sempre stato il Roksan Artemis a mio avviso: più agile e veloce dello SME, eppure il SAT sembrava lo stesso guidare la musica con un gran bel passo (Il PRaT si sposa con il SAT, per così dire). In queste condizioni la mia infatuazione per l'Acid Jazz può solo peggiorare ;-)

Con un front end analogico in grado di estrapolare così tante informazioni dai dischi e che suona in modo tanto sostanzioso, è facile che un sistema possa essere letteralmente subissato di dettagli, e dipendentemente dal sistema o dai gusti personali questo può benissimo essere fonte di problemi. In questo caso, un sistema “pulito” è assolutamente necessario - qualcosa con un carattere caldo e romantico può benissimo eccitare delle risonanze, oppure potrebbe disperdere i dettagli in una cacofonia indifferenziata. In un sistema simile un braccio che suoni in modo leggermente meno “poderoso” (come ad esempio lo SME) potrebbe essere un compromesso più adeguato.

E naturalmente questo ci conduce alla scivolosa questione dell'interfacciamento tra il sistema stesso e l'ambiente. Personalmente trovo questo SAT straordinariamente buono, ma lo è nel contesto del mio sistema e del mio ambiente e sarei estremamente riluttante ad affermare che la stessa cosa possa valere in qualunque altro caso. Quello che posso dire è che il SAT tira fuori veramente tantissimo dai dischi, e lo fa in una presentazione ai massimi livelli per dettaglio, potenza e dinamica. Qualunque cosa ci sia nel disco, il SAT la estrarrà nuda e cruda, senza aggiungere alcuna colorazione o eccedere in qualche modo. Si tratta di una presentazione decisamente senza compromessi, non certo adatta per tutti i sistemi e per tutte le orecchie.

L'unico altro punto di attenzione è che questo è un braccio fisicamente molto grosso e pesante, e come già detto, alcuni giradischi a telaio sospeso potrebbero soffrirne. Allo stesso modo anche la notevole altezza potrebbe causare qualche fastidio con alcuni coperchi para-polvere, ma onestamente non mi sembra un vero problema per i potenziali utilizzatori.

[Sat arm all packed away...]

Conclusioni

Questo SAT rappresenta il lodevolissimo ed originale debutto nel mercato dell'high-end per l'azienda che lo produce. Nel contesto del mio sistema me ne sono davvero infatuato, ed è stato piuttosto difficile accettare di doverlo rimettere nella sua scatola, la scorsa settimana. Sebbene sia un braccio fuori dal comune, è invece assolutamente convenzionale per aspetto e regolazioni e chiunque dovrebbe prendere facilmente confidenza con la sua operatività di base. Da questo punto di vista non è certamente uno SME 5 ma in definitiva, di che tipo di braccio si tratta? Attualmente va ad inserirsi in un mercato estremamente competitivo, ma questo SAT merita certamente un ascolto al pari della migliore concorrenza, perché la sua combinazione unica di attributi potrebbe essere proprio quello che state cercando.

*Su richiesta del progettista ho fatto qui una distinzione tra i concetti di “durezza” e “rigidità”. Come specialista in ingegneria dei materiali egli considera la “durezza” un concetto applicabile alle proprietà di un dato materiale (misurata attraverso il cosiddetto Modulo di Young) – la “rigidità” rappresenta invece la resistenza alle deformazioni offerta da una determinata struttura, che naturalmente dipende sia dal materiale con cui è costruita che dalla sua forma. Questo ai miei occhi appare perfettamente logico.

**La SME fornisce sia bracci con il portatestina rimovibile che integrato ma sono piuttosto differenti tra loro, dal momento che il modello in un unico pezzo è in Magnesio, mentre quello con portatestina rimovibile è in Alluminio...

***Il Roksan Artimiz (e probabilmente non è il solo caso) fa uso di cuscinetti progettati per avere una certo gioco che si riduce durante i transienti: so che questa è forse una pignoleria eccessiva, ma volevo prevenire le possibili obiezioni dei più pedanti...Il fatto è che attualmente pochissimi bracci fanno uso cuscinetti e articolazioni da alta orologeria, ma sono tutti decisamente più piccoli di quelli adottati sul SAT.

Apparecchi usati


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