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Giradischi Loth-x Aida con
Braccio unipivot Hadcock 224

[English version]

Prodotto: Giradischi Loth-X Aida
Produttore: Loth-x - Singapore
Prezzo approssimativo: 5.000 Euro/Dollari Americani (3.150 Sterline Inglesi)

Prodotto: Braccio unipivot Hadcock 224
Produttore: Hadcock - Regno Unito
Prezzo approssimativo: 870 Euro/Dollari Americani (550 Sterline Inglesi)
Recensore: Geoff Husband
Recensione: Dicembre 2001

Nota dell'Autore

Per potere comprendere questa recensione è essenziale che visitiate la pagina della metodologia che descrive come è stata condotta la prova.

Introduzione

[Giradischi Loth-X Aida]Ed eccoci alla terza della serie di prove sui giradischi: L'Aida della Loth-x. La Loth-x è un'azienda di cui ho già recensito un paio di prodotti, fra questi i possenti diffusori a tromba Polaris, tanto buoni da farmi scavare nella cassaforte di famiglia per comprarne un paio tutte per me: quindi mi aspettavo grandi cose.
Si tratta anche di un giradischi che al momento di organizzarne la recensione aveva un prezzo considerevolmente più elevato del  Michell Orbe o del Recovery. Avevo anche preso accordi perchè mi venisse consegnato anche un braccio Dynavector DV507: si tratta del braccio che la Loth-x usa per le proprie pubblicità (vedi foto) e la sua marcata originalità rendeva la combinazione una prospettiva da far venire l'acquolina in bocca. Il 507 era puntualmente arrivato e due settimane dopo il distributore Francese ed io salivamo i gradini del mio ingresso portando in casa l'Aida con tutto il suo imballo, per un totale di 45 Kg!

Ma "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", e disimballando il giradischi mi sono reso conto che questo mi era stato spedito con la basetta per il braccio sbagliata: una per gli SME invece di una per i Dynavector.

Panico

I tempi assegnati per queste prove sono disperatamente serrati, e allora che fare? Certo, avrei potuto usare il mio braccio SME IV, ma ciò mi avrebbe precluso il paragone "spalla-a-spalla" che è l'essenza di queste prove. Segue un'affannata telefonata al Sig. Len Gregory. Oltre a costruire i fonorivelatori "Music Maker", costui distribuisce pure la gamma di bracci della Hadcock, che vengono forniti con una basetta SME. Quattro giorni dopo il postino mi consegna un pacchettino contenente il modello maggiore, lo Hadcock 224: quell'uomo è un santo...

Un'altra sorpresa!!!

Quando ho inserito in lista l'Aida sapevo che costava molto, più del Recovery e più del doppio dell'Orbe. Quando poi è arrivato, la mia prima impressione è stata che: a) potevo chiaramente vedere perchè era così caro, e b) chissà se per un giradischi sono giustificati costi così alti. Quando il periodo della prova è finito non avevo motivi di dubitare della mia prima impressione sub a).
Però, assegnare un "valore" alla qualità sonora una volta faccia a faccia col giradischi era affare più complesso. Dopo avere completato la recensione ho saputo che il prezzo dell'Aida era calato del 30%, rendendolo confortevolmente più economico del Recovery e solo il 50% più caro dell'Orbe. Come si può facilmente immaginare, questo "spostamento di boa" mi ha fatto un po' cambiare conclusioni...

Costruzione

Ci sono giradischi di ogni forma e dimensione; l'Aida ti lascia senza il minimo dubbio che esso sia in cima alla lista in termini sia di valore materiale che di prezzo... Se l'hi-fi si comprasse a peso, allora l'Aida giustificherebbe facilmente il suo prezzo, visti i suoi circa 50 Kg...

È un progetto del tipo a "base rigida", ma questa definizione mal rende giustizia al giradischi ed alla sua filosofia progettuale. La base in sè è una massiccia lastra triangolare in fusione di acrilico spessa più di cinque cm. La base di alloggio del braccio è una massiccia fusione di acciaio pesante inossidabile. L'unità motore in corrente continua è alloggiata in una massiccia (ancora!) unità separata in acciaio temperato e cromo che si inserisce in un buco realizzato nella base, più o meno come l'Orbe.
Il cuscinetto del perno non è rigidamente connesso alla base: il suo alloggiamento è in equilibrio attraverso tre punti di contatto con la base, ed al di sotto vi è sospeso un pesante contrappeso di acciaio temperato. Non ho mai visto nulla del genere: già solo questo elemento è un bellissimo esempio di ingegneria. Allo stesso modo, la basetta del braccio è accoppiata alla base tramite punte.
In entrambi i casi, le punte non hanno contatto diretto con la base, ma con degli inserti disaccoppianti. E qui la filosofia costruttiva del giradischi inizia a diventare   evidente: la combinazione fra massa e disaccoppiamento. I 3 piedini di appoggio in acciaio temperato hanno per base dei dischi, a loro volta composti di due pezzi di acciaio temperato disaccoppiati tra di loro. E così via, risalendo fin verso il piatto di acrilico spesso più di 7 cm, che è costruito in due metà, con quella superiore che è accoppiata a quella inferiore per mezzo di 3 piastrine di sorbotano.
Il cuscinetto del perno è buono proprio come ci si aspetterebbe, ed assume la forma di una sfera posta sotto il perno. In totale ci sono 27 diversi strati di disaccoppiamento: il risultato è che se si cala la puntina sul disco fermo e, ad ampli acceso, si danno delle noccate sulla base, tutto ciò che si riesce ad ottenere sono delle nocche doloranti, invece delle risonanze del telaio e delle molle dell'Orbe.

Come precedentemente accennato, il motore è del tipo a corrente continua, e trasmette il moto al piatto tramite una cinghia tesa di gomma che percorre la sua circonferenza esterna, più o meno come l'Orbe. L'alimentatore è, sorprendentemente, del tipo "presa a muro", ed alimenta l'unità di controllo ospitata in uno scatolotto che reca sul frontale due manopole per il controllo della velocità: servono a regolare la velocità, a 33 e a 45 giri al minuto, con l'aiuto del disco stroboscopico in dotazione, però il tutto ha un aspetto piuttosto economico e poco raffinato rispetto all'alimentatore VC dell'Orbe, che non richiede neppure le regolazioni, in virtù del suo meccanismo di servocontrollo.
Senza dubbio funziona bene, però ha un aspetto stranamente fuori luogo rispetto ad un giradischi realizzato senza badare a spese. Il giradischi è progettato per essere lasciato in sempre in rotazione, quindi l'interruttore di accensione è sul retro dell'unità di controllo.
Vi sono dei buoni motivi alla base di questa scelta, però a me non va di lottare col disco per infilarlo "al volo" sul piatto che gira; e trovo anche scomodo dovere serrare il clamp col piatto in moto. La cinghia, poi, presenta una linea derivante dalla fusione, che ne provoca l'instabilità sulla puleggia, che tira su e giù: la cosa è scomparsa sostituendola con la cinghia dell'Orbe.

Aspetto

I giradischi solitamente si possono grossolanamente dividere fra quelli dall'aspetto "Classico" con la base in legno, tipizzati dall'LP12, dai Roksan, dai VPI, ecc., e quelli in metallo ed acrilico come i Michell e gli Oracle. Al giorno d'oggi, l'ultima categoria ha prodotto delle linee ancora più stravaganti, alcune delle quali, francamente, appaiono ridicoli.
L'Aida cerca di stare dal lato di gusto del "meglio di tutti", anche se non tutti sono d'accordo. Nel contesto adatto è davvero stupendo... Questo giradischi ha anche un misterioso attributo. La mia casa è molto polverosa - camini non riparati, divani vecchi e pelosi, bambini piccoli, ecc.: sia il mio amplificatore a valvole, sia l'Orbe richiedono una costante opera di spolveramento, nel mio caso affidata ad una collaboratrice (finchè non lo scopre Kate...). Però, l'Aida sembrava proprio non attrarre la polvere allo stesso modo: curioso...

QUEL braccio...

Beh, è stata una sostituzione all'ultimo minuto, non proprio la mia prima scelta, ma era necessario...

Si tratta di un classico unipivot. Ed è anche il primo unipivot che sia entrato a casa mia, ed il suo aspetto leggerino - canna e contrappesi tutti cromati, conchiglia portatestina scheletrica e cablaggio libero - lo fa sembrare un prodotto un po' "fatto in casa", se paragonato alle raffinate cromature ed all'eleganza della lavorazione del 507 riposto (inutilizzato) nel suo astuccio.
Si tratta anche del tipico prodotto Britannico della "vecchia scuola": qui e là si notano delle strane tracce di colla, l'involucro è semplice e senza fronzoli, le istruzioni consistono in un foglietto fotocopiato, con un miscuglio di misure nel formato metrico ed anglosassone (più o meno come le mie prove) e l'aspetto è quello tipico da progetto di fine anno di (un ottimo) studente di ingegneria.
Ma queste cose hanno sempre il loro risvolto, e dietro l'Hadcock ci sono 30 anni di sviluppo, un aspetto classico, un'accattivante semplicità ed un cartellino del prezzo che vale 1/4 rispetto agli omologhi eleganti unipivot statunitensi dalla confezione curatissima. L'unione col piatto è stata subito perfetta sia sotto l'aspetto meccanico che sotto quello estetico e non ha mai creato alcun tipo di problema.

Mi è anche iniziata a piacere la sua finitura cromata. E, infine, ha l'approvazione di Len Gregory che lo indica come IL braccio per la testina Music Maker ... Non mi spingo oltre nei dettagli, perchè è in programma una recensione dedicata: vedi il P.S. ...

Stadio 1

Una volta avvitate le due Music Maker e collegati i GramAmp2, ho iniziato con l'ascolto dei due apparecchi "spalla a spalla".

Stavolta il livello apparente era praticamente lo stesso, la combinazione Aida/224 non si è esibita nel sorprendente effetto di far suonare la Music Maker più forte, come è accaduto con il Recovery. Però erano presente una naturalezza ed una fluidità che facevano suonare meccanica la combinazione Orbe/SME. La chitarra di Keb Mo suonava giustamente potente, senza diventare tagliente.
Il basso era intonato e serrato, forse non scendeva in basso come con lo SME, ma veloce e potente. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un braccio che fa suonare  un po' "sporco" lo SME con una testina ad alta cedevolezza come la Music Maker. Il primo round se lo aggiudica l'Aida, anche se in un modo diverso dal Recovery, che aveva vinto per dinamica.

Stadio 2

Mi levo i guanti dopo che sullo SME si trova montata la Dynavector XV-1. Posto a monte del pre-pre Dynavector che pilota lo stadio phono a valvole Audion (prezzo totale circa 5.500 Sterline Inglesi), l'Orbe mette in riga l'Aida, sul quale è ancora montata la combinazione 224/Music Maker che pilota il GramAmp2 (prezzo totale circa 1.200 Sterline Inglesi).

E, ragazzi, certo che suonavano diversi...

La combinazione Orbe/SME/Dynavector aveva un suono enorme e potente, che riempiva la stanza. La combinazione Aida/224/Music Maker sembrava più sciolta, addirittura gentile, ma senza cedere nulla in termini di dettaglio e palcoscenico. se la prima combinazione primeggia in potenza del basso e in calore, l'Aida vi conquista con la sua lievità ed apertura.

Ed ecco entrare in campo Christophe Cabasse, che è arrivato con i prototipi delle sue nove 'Baltic'. Si tratta di un sistema satelliti/subwoofer (che costerà sulle 6.000 Sterline Inglesi) che adotta una nuova versione del triplo altoparlante concentrico Cabasse . Visto che si tratta di una delle poche aziende al mondo che fa cose bene o male originali con i propri altoparlanti dinamici, mi sono sempre interessato a ciò che propongono.

Sebbene fossi orgoglioso della considerazione nella quale Christophe mi ha tenuto, sono abbastanza sicuro che egli fosse più interessato ad ascoltare i suoi prototipi attraverso il mio impianto valvolare "Britannico" e la mia sala d'ascolto "Britannica"', piuttosto che tramite le mie "orecchie d'oro"... La cosa interessante è stata che con il sistema Baltic l'insieme Aida/224/Music Maker si è piazzata molto al di sopra dell'Orbe.
In particolare, abbiamo avuto problemi nell'interfacciare la risposta della sala sui bassi con il "grande" basso dell'Orbe. Mentre, per converso, l'insieme dell'Aida suonava naturale e non forzato. Sarebbe semplice considerare quest'ultimo un suono un po' "indietro", ma non lo era: dove richiesto dal segnale musicale, l'Aida forniva con facilità velocità e dinamica, e faceva semplicemente apparire il suono dell'Orbe gonfio sui bassi e sovrabbondante.

Dal momento in cui abbiamo preferito l'Aida all'Orbe, la "sorgente" ha ricevuto poca attenzione, e ci siamo dedicati al corretto piazzamento dei diffusori. La restituzione del dettaglio era assolutamente ai massimi livelli: gli "he" di Madonna in "Till Death do us Part" erano tutti lì. Mettendo il disco di Jamiroquai, "Deeper Underground", il carattere di onda quadra della linea di basso si sentiva nelle otturazioni dentali: per far ciò ci vogliono tanto la velocità quanto la profondità.
Dopo un paio d'ore di queste prove, Christophe ed io abbiamo iniziato a tirare fuori dischi insoliti (compreso un bootleg di Prince MOLTO interessante, di Cristophe) ed abbiamo semplicemente ascoltato musica: è sempre un buon segno... Ricordate che in questo caso la Music Maker (500 Sterline Inglesi) pilotava un GramAmp2 (100 Sterline Inglesi) e, di lì, nell'ingresso linea del preampli Audion Pre. Mentre la Dynavector (2.500 Sterline Inglesi) montata sull'Orbe pilotava, attraverso il suo pre-pre dedicato (1.500 Sterline Inglesi), pilotava lo stadio phono interamente valvolare dell'Audion.

Alla fine della sessione di prove, e dopo avere precettato Christophe per ritrovare il posto alle Polaris, sono stato lasciato la sera da solo a riflettere. Come sempre, c'è un senso di perdita quando qualcosa davvero buona abbandona la casa (e il sistema Baltic era BUONO), fino a che le  mie orecchie si sintonizzano nuovamente sul mio impianto e sulle sue capacità (nulla di quanto ho avuto in casa ha mai eguagliato la restituzione delle voci delle Polaris).
Scambiare al volo i giradischi - un cambio di posizione sul selettore - ha mostrato che il calore e la potenza dell'Orbe si accorda molto meglio alle Polaris che non alle Cabasse. Però l'Aida era ancora migliore per la naturale fluidità e l'assenza di sforzo, che era difficile da criticare. Ecco qui due superbe sorgenti, ma dal carattere completamente diverso. Mentre il Recovery suonava come l'Orbe, ma meglio (ma l'alimentatore VC dell'Orbe ha accorciato molto le distanze), l'Aida ha preso una diversa via per la riproduzione.

So cosa state pensando: "si tratta di due diverse combinazioni braccio/testina, stupido!"; e naturalmente avete ragione. Ma almeno ho avuto la stessa testina su entrambe le combinazioni e con l'Aida permaneva quel carattere di "naturale" fluidità. Mettere la versione Sheffield Labs del "King James" di Harry James ha enfatizzato le differenze. L'Orbe produceva un palcoscenico massiccio, di peso e di sostanza.
I piatti erano ben modellati, il basso permeava tutto il sottofondo. Con l'Aida il pezzo diventava più un intero coerente. Certo, al confronto diretto, i piatti suonavano un po' esili ed il basso faceva da sfondo alla storia, però tutto l'insieme si teneva assieme così senza sforzo da sorpassare tutto il resto. Spalla a spalla, le due sorgenti cedevano un po' di ampiezza del palcoscenico (Orbe) per la profondità (Aida), ma in entrambi i casi i confini della stanza venivano ampiamente superati. Ciò detto, l'Orbe comunque rendeva la 'Minaccia' - 'Batman' di Prince, 'Marte', e la colonna sonora di Godzilla - con maggiore convinzione.

Ed eccoci al momento di avvitare all'Hadcock la XX-2. Len mi aveva fornito due bracci, quindi la cosa è andata abbastanza liscia. Il risultato è stato molto interessante: l'Aida ha recuperato terreno sulla maggior parte delle qualità, buone e cattive, della combinazione Orbe/Dynavector.
Sebbene vicini per prestazioni, l'Aida possedeva ancora una piacevole fluidità e naturalezza da potere mettere sul piatto della bilancia contro la profondità ed il calore dell'Orbe, ma altrimenti era molto difficile discernere le due macchine.

La mia sensazione è che l'Aida suonava più diverso con le due puntine di quanto non abbiano fatto l'Orbe o il Recovery. Non sono proprio sicuro del perchè: forse sia il braccio che il giradischi hanno consentito maggiormente al carattere della testina di uscire allo scoperto?
Il braccio, nonostante il suo aspetto minuto sembrava non avere affatto problemi con le puntine a bobina mobile, anche con le note più basse.

Stadio 3

E così ho disconnesso l'Orbe ed ho giocato con l'Aida per un paio di settimane.

Il risultato? Ho ascoltato un bel po' di musica. Certe volte, facendo questo "mestiere", mi stanco dei dischi e mi siedo a leggere nel silenzio (non ho la televisione, come ogni audiofilo che si rispetti). Con l'Aida ho potuto ascoltare fino alla fine per ore, ed ogni genere di dischi. Era possibile anche leggere con la musica di sottofondo, perchè nulla distoglieva dalle pagine - con l'Orbe non si può fare, perchè vi strappa d'improvviso alle vostre fantasticherie con l'impatto di un brano.
La cosa ha un doppio aspetto: da un lato, a volte, ma non spesso, mi è mancato l'aspetto "O mio Dio" dell'Orbe; dall'altro, mi sarei sempre potuto "sintonizzare" sulla musica quando l'avessi voluto. Durante questo periodo mi sono ritrovato spesso ad usare la Music Maker, ma senza preferenze: si trattava di una combinazione che non ha mai perso il controllo della situazione. Di fatto, mi sono ritrovato ad ascoltare meno Rock, ed ho rispolverato la mia vecchia collezione di Jazz e mi sono davvero divertito con le voci femminili, ecc. Ad essere sinceri, se avessi voluto facilitarmi la vita mi sarei dovuto comprare un altro corpo superiore del braccio per l'Hadcock, che mi avrebbe reso il cambio di puntine facile come un cambio di disco.

Ed ora veniamo ai voti...

Categoria

Voto

Commenti

Bellezza giradischi/braccio

2/-6

Vado pazzo per l'acrilico; tuttavia, il braccio non eguaglia lo SME

Livello delle finiture giradischi/braccio

2/-4

Il giradischi è semplicemente superbo; il braccio è fatto coi pezzi del meccano :-)

Ingegnerizzazione giradischi/braccio

4/-3

L'ingegnerizzazione è di TALE qualità...

Compatibilità giradischi/braccio

3/2

Il giradischi si associa con la maggior parte dei bracci, pesanti, lunghi o comunque siano. Il braccio si è comportato sorprendentemente bene con le puntine a bobina mobile

Stabilità della velocità

-3

Praticamente come un Orbe con QC; oscillazioni leggermente udibili

Senso del tempo

0

Al livello dello LP12

Dinamica

-2

Particolare: è lontano dal non avere dinamica, solo che lo fa in un modo diverso

Ampiezza del palcoscenico

-2

Uno standard elevato: dietro i diffusori

Profondità del palcoscenico

2

Come sopra

Profondità del basso

-3

Profondo

controllo/velocità del basso

0

Non colorato, veloce e potente

Restituzione del dettaglio

+1

 

Chiarezza del medio

+3

Molto chiaro ed aperto

Estensione degli alti

0

Uno standard elevato

Qualità degli alti

-2

Un po' più lievi dell'Orbe

Colore complessivo

+3

Sembra proprio lasciar parlare la musica da sola

Realismo

+2

 

Fattore 'Mi mancherai'

+2

Le capacità dell'Aida vi si insinuano dentro...

Conclusioni

L'Aida è caro. Quando ho detto ai miei amici il suo prezzo sono scoppiati a ridere meravigliandosi della follia degli audiofili (beh, hanno fatto lo stesso anche col più economico Orbe). Tutti, tranne uno: mio zio. È un assistente ad Ingegneria e mi ha semplicemente detto: "si capisce perchè". Mi ha anche spiegato che le macchine di precisione vengono generalmente lasciate sempre accese per garantirsi la loro stabilità. E tenete presente che il suo stereo costava 200 Sterline Inglesi 20 anni fa, ed è un ferrovecchio.
MA quando ho chiesto alla gente di ordinarmi i tre giradischi secondo quello che pensavano fosse il loro prezzo, tutti hanno senza fatica indicato l'Aida come il più caro. E fino a poco fa la cosa corrispondeva al vero, solo che i recenti ribassi ne hanno posto il prezzo a metà strada fra l'Orbe ed il Recovery.

Guardando al solo schema dei voti, l'Aida batte l'Orbe senza mezzi termini. Sebbene non surclassi (ne' in certi casi eguagli) l'Orbe in termini di dinamica, palcoscenico, dettaglio, ecc., fornisce comunque una presentazione naturale e non forzata di vera musica. Spesso ciò implica che si perde qualcosa, ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
In sostanza, ci troviamo di fronte ad un giradischi che batte il sentiero di non aggiungere ne' togliere nulla alla musica. È un suono che rimpiangerò con dolore. Aggiungete un aspetto che lascia meravigliati ed un livello di ingegnerizzazione che la maggior parte dei giradischi neppure si sogna, ed il suo prezzo comincia ad apparire giustificato. Generalmente non do giudizi di valore in queste prove, ma vale proprio i soldi spesi...

In merito al resto della combinazione, l'insieme Hadcock/Music Maker si è fortuitamente rivelato un buon "sostituto", per una bellissima unione con l'Aida. So che ho un interesse personale per la Music Maker, poichè Len Gregory me ne ha prestate due per queste prove e senza il suo aiuto sarei già andato a fondo, ma dovete credermi se vi dico che queste puntine mi hanno fatto rimettere in discussione l'intero "scenario dei bracci da battaglia e delle puntine vergognosamente poco care", nonchè il penoso tributo annuale per la ricostruzione della puntina (se avete la mia stessa "percorrenza" in termini di ore-ascolto capite di cosa sto parlando).

È interessante notare che la Loth-x sta per uscire con un proprio braccio unipivot e che lo avrò in prova: se è buono come l'Hadcock, allora merita di avere successo.

Postscriptum

Sebbene queste prove stiano andando bene, lasciano sempre più domande senza risposta. Prima fra tutte: "qual è l'effetto relativo di braccio e puntina?". Sono determinato a trovare una risposta: il prossimo giradischi in arrivo è un Kuzma, ed ho richiesto la versione che monta due bracci.
Con tale equipaggiamento ho in mente di mettere a confronto i bracci forniti uno contro l'altro, sullo stesso giradischi: sempre con la comodità della commutazione rapida A/B tramite interruttore. Ciò comporterà un ritardo di un mese nelle prove di giradischi; però a voi importa di conoscere la verità, no?

Ringraziamenti

Dopo la lettura di questo articolo, spero sia evidente che senza le seguenti aziende la serie di prove sarebbe stata impossibile: li ringrazio tutti :-)

Michell engineering - http://www.michell-engineering.co.uk/

'The Cartridge Man' - http://www.thecartridgeman.com/

Graham Slee - http://www.gspaudio.co.uk/

Clearlight - http://www.clearlight-audio.de/

AudioNote UK - http://www.audionote.co.uk/

Dynavector Japan - http://www.dynavector.co.jp/

Impianti usati

  • Vinile: Michell Orbe SME IV/Dynavector XV-1, XX-2, Music Maker (x2)

  • Stadi phono: GramAmp2 (x2), Trichord Dino.

  • Preamplificatore: Audion Premier2

  • Finali: Audion ETPP EL34 Monofonici. Loth-x ANT 300b SE Integrato.

  • Cavi: FFRC e Sonic Link (potenza). Autocostruiti in argento (segnale). Audionote in argento (segnale).

  • Diffusori: IPLS3mtl, Loth-x Polaris.

    Dischi usati per le prove... - Killers

© Copyright 2002 Geoff Husband - http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino

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