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Pre phono Lehmann Black Cube Statement

[English version]

Costruttore: Lehmann - Germania
Costo approssimativo: 300 Euro (il prezzo potrebbe variare a seconda del paese d'acquisto)
Recensore: Geoff Husband - TNT Francia
Data della recensione: Marzo 2009
Traduttore: Lorenzo Ferroni

[Lehmann Black Cube Statement]

Introduzione

Come passa il tempo... 12 anni fa scrivevo la mia prima recensione di hi-fi per una rivista on line, e più o meno contemporaneamente un piccolo costruttore tedesco si stava facendo un nome producendo stadi phono dall'aspetto piuttosto povero, ma capaci di un suono che di povero non aveva proprio nulla. In questo caso, a stabilire il contatto è stata la rete, perché il "Black Cube" della Lehmann è stato probabilmente il primo prodotto hi-fi a guadagnarsi la propria fama, e il successo che ne è conseguito, su riviste (non ultima TNT) e forum on line.

Non era un successo difficile da comprendere. In un momento in cui sempre meno amplificatori venivano dotati di stadio phono, tutta una fetta del mercato era rimasta scoperta - semmai fu sorprendente il fatto che i "Black Cube", dal prezzo così basso, avessero scelto di abbandonare i case luccicanti per investire il denaro soprattutto nella componentistica, offrendo così prestazioni in grado di far vergognare concorrenti molto costosi. Mi spingerei forse troppo in là se dicessi che rivoltarono il mercato come un guanto, ma l'impatto di questi apparecchi fu ben maggiore di quanto si sarebbe creduto possibile per un'azienda così piccola.

Ora, a distanza di più di dieci anni, sto ancora cercando cose interessanti da dire nelle mie recensioni hi-fi e Norbert Lehmann fabbrica ancora stadi phono. Anche se, probabilmente, le mie recensioni non sono migliori di quelle che scrivevo qualche anno addietro, il Black Cube ha generato tutta una serie di stadi phono, di amplificatori e anche un DAC molto sofisticato. La maggior parte di questi sono sempre alloggiati in scatole lisce e nere, anche se qualcuno degli oggetti più costosi ha dovuto cedere alle lusinghe dei fronzoli luccicanti :-)

Quando Norbert mi ha chiesto di recensire l'ultimo nato, il "Black Cube Statement", mi sono figurato un'ulteriore ascesa verso fasce di prezzo più alte - dopo tutto, parecchi prodotti marcati "statement" sono prezzati come lo "stato dell'arte" del costruttore - ma in questo caso Norbert Lehmann ha in mente uno "Statement", una dichiarazione d'intenti molto diversa, una dichiarazione secondo cui è ancora possibile produrre uno stadio phono semplice, privo di fronzoli, che sia in grado di mettere in imbarazzo oggetti più cari...

Costruzione

[All'interno del Black Cube Statement]

Con queste premesse, il lettore potrebbe essere indotto a pensare che lo Statement sia un apparecchio da reparto delle occasioni, ma le cose non stanno precisamente così. Il Black Cube originale non era mai stato concepito per essere economico, ma piuttosto per dimostrare cosa si poteva fare con un budget ragionevole che fosse indirizzato verso la "sostanza" invece che verso la scatola e le attività di marketing. Lo Statement si inserisce in questa tradizione, ed è allocato in un'elementare (per quanto ben fatta) scatola nera di acciaio. L'alimentatore è un semplice AC da muro, anche se più pesante di quanto mi sarei aspettato, visto che la regolazione e tutto ciò che riguarda l'alimentatore stesso vengono gestiti dall'interno dell'apparecchio. Il marchio di fabbrica di ogni Lehmann è ben riconoscibile all'interno di questo apparecchio: i componenti sono di alta qualità e la loro disposizione è ordinata su due lati.

L'ingegnerizzazione utilizza due operazionali duali, uno per il primo stadio di guadagno di entrambi i canali e uno per lo stadio di uscita di entrambi i canali. I connettori dorati sono saldati direttamente sulla scheda - tutto ha un aspetto pulito, pensato con criterio, funzionale (per i dettagli più crudi, si prega di consultare il .pdf del costruttore sulle specifiche tecniche). Ad ogni modo, l'aspetto scarno nasconde il fatto che lo Statement è uno stadio phono molto flessibile, in grado di offrire non soltanto la solita opzione MM/MC, ma anche un carico variabile tramite switch DIP (interruttori la cui denominazione deriva dall'acronimo Dual In-line Switches). Aprendo il case si notano due alloggiamenti vuoti destinati a resistenze dedicate, in modo tale che l'apparecchio possa essere predisposto per qualsiasi carico. Ancora meno usuale è il fatto che riposizionando i jumper è possibile commutare un guadagno generale di +10 db per adeguare il livello, e, se necessario, si può aggiungere anche un filtro dei bassi (noi li chiamavamo filtri del rumore), con una risposta lievemente attenuata al di sotto dei 60 Hz.

Suono

Come ho detto più volte, io non sono dotato di orecchie dorate. Sono però molto sensibile alle cose sbagliate. So che questa può sembrare una sottigliezza, ma non lo è. Ho passato diverse ore felici seduto di fronte allo stadio phono costruito all'interno del TCC pre-amp, dal costo inferiore ai 100 euro, semplicemente perché, nonostante non sia nulla di eccezionale, non fa niente di sbagliato. D'altro canto, il vecchio Trichord Dino, un apparecchio superiore di un ordine di grandezza, praticamente da ogni punto di vista, al TCC, aveva nell'estremo acuto un che di granuloso, aspro che, una volta individuato, mi dava l'orticaria. Allo stesso modo, il Kuzma Stabi S aveva un effetto di oscillazione nei suoni (dovuto alla velocità instabile) che proprio non potevo sopportare, e così via.

Così, perché una cosa mi piaccia bisogna che, per prima cosa, non faccia nulla di sbagliato, e come mi aspettavo dalle mie precedenti esperienze con gli stadi phono della Lehmann, sedersi di fronte a questa scatoletta si è rivelato molto piacevole - il che vuol dire, in pratica, niente schifezze :-) Sono abbastanza fortunato da avere qui, come strumento per le mie recensioni di giradischi, il Black Cube SE Twin, che si posiziona nella scala Lehmann due gradini sopra lo Statement. Si tratta dell'ultima versione, aggiornata rispetto alla prova originale, ed è superiore all'originale. In pratica è il Black Box standard con alimentazione maggiorata e, sicuramente, mi aspettavo che avrebbe fatto mangiare la polvere allo Statement, visto che costa più del doppio. D'altro canto sarebbe stato interessante rendersi conto di quanta magia andava perduta nell'apparecchio più economico.

Prima di tutto, ho collegato lo Statement alla mia sorgente economica di riferimento, un Thorens TD160s con braccio Rega e testina Goldring Epic MM. Il tutto è collegato a sua volta con un impianto da recensione composto da amplificatori Lehmann Stamp/Linear che danno corrente a una coppia di Trivox Pure S, un sistema molto rivelatore.

In una configurazione di questo tipo lo Statement aveva davvero modo di brillare, la scena era ampia, per quanto lievemente poco definita, il basso rapido e presente. Anche il dettaglio era buono, e nonostante il suono fosse nell'insieme un po' leggero, il risultato era sufficientemente godibile. La sostituzione dello Statement con il SE dava piccoli miglioramenti, forse la scena guadagnava un po' di solidità, ma a essere onesti non si capiva molto bene il perché dell'esistenza dello stadio phono superiore.

Osservando questo sistema di prova, risulta evidente che l'anello più debole è la sorgente, in particolare la testina da 30 euro, così il passo successivo è stato utilizzare la stessa catena inserendovi il mio Opera Droplet LP5.0, dynavector 507/DRT1s. Questo sposta diametralmente gli equilibri, in quanto la sorgente viene ora a collocarsi a un livello di prezzo ben superiore agli altri componenti, inclusi entrambi gli stadi phono. L'obiettivo era, evidentemente, far sì che la sorgente non fosse più il collo di bottiglia della catena.

Ora il carattere di entrambi gli stadi phono era divenuto molto più chiaro. Ancora una volta lo sforzo dello Statement era buono e la presenza di una sorgente migliore gli permetteva di fare sfoggio di una scena profonda quanto ampia e di un valido senso del ritmo. Ora il vantaggio del SE si era fatto molto più evidente, notevole, in particolare, era il senso di messa a fuoco che l'apparecchio conferiva alla scena. Lo Statement suonava meno definito, quasi come se la fase non fosse gestita bene come nel SE - questa non è una critica dello Statement, che si comporta bene in questo campo, ma il SE era nettamente migliore. Forse, come risultato di tutto ciò, il SE restituiva con maggiore chiarezza il senso di ambienza di una sala. Così, con brani come "Confessions" di Madonna, i diversi effetti elettronici erano, con lo Statement, un po' confusi, e la scena della strada da "I love New York" piuttosto piatta in confronto a quanto avveniva con il SE.

Per eliminare definitivamente qualsiasi fattore che tendesse a omogeneizzare le prestazioni dei componenti, ho inserito gli stadi phono nella catena con i SQF Son of Pharao e le nuove trombe full range B&C Consonance M15. Per quanto questo sistema non abbia la delicatezza, l'immagine e la velocità dell'impianto con le Trivox, possiede dinamica e ampiezza di gamma davvero imponenti, unite a una risposta che scende fino ai 20 Hz.

Quest'impianto ha evidenziato un altro campo in cui il SE si dimostra superiore, e cioè nel controllo e nell'estensione del basso. Lo Statement era ancora una volta assolutamente piacevole da ascoltare, ma il SE aveva in più un vero punch nel basso e dava l'impressione di suonare leggermente meglio le melodie in zona grave. Nonostante le M15 non riproducano la scena come le Trivox, anche loro evidenziavano la maggiore capacità di messa a fuoco del SE.

Ora, a cosa mira tutto ciò? Uno stadio phono che costa il doppio dello Statement, prodotto dallo stesso costruttore, risulta superiore - non può essere una sorpresa, e di certo non per Lehmann...

Quello che cercavo di evidenziare era il livello al quale lo Statement diventava un fattore limitante per la catena. Sicuramente con un giradischi economico lo Statement fornirà prestazioni equivalenti a quelle del SE - non vale davvero la pena spendere i soldi della differenza, e si tenga presente che nella mia prova quel giradischi economico si dava da fare all'interno di un sistema posizionato di diversi gradini più in alto nella scala hi-fi. Con un impianto più bilanciato (ad es., con una combinazione ampli-diffusori da 300 euro) lo Statement sarebbe ancora meno esposto. Al di là di questo, al salire del budget il SE mostra una superiorità sufficiente a giustificare il prezzo più elevato.

Ma come va, considerato in se stesso, questo stadio phono? Ha un carattere piuttosto dettagliato e aperto, non blandisce il segnale, non gli aggiunge calore, ma restituisce gli eventi sonori in modo onesto e preciso. Da questo punto di vista si pone perfettamente all'interno della tradizione Lehmann, e ne prende tutto il meglio. Non suona molto esposto nemmeno in un impianto high-end, e senza aver prima ascoltato ciò che può fare uno stadio phono migliore, non si arriverebbe nemmeno a sospettare che lo Statement possa essere il fattore limitante della catena. Questo è un risultato eccellente, e diverso dal caso in cui il suono di un componente giunge evidentemente dagli abissi della sua limitatezza (ad esempio, il mio vecchio TD160s suona piuttosto compresso, aspro e leggero nell'impianto con le M15). Infine, lo Statement non ha la focalizzazione, il controllo della gamma bassa e la profondità nella ricostruzione scenica di un apparecchio migliore, ma bisogna disporre di una catena molto oltre la sua fascia di prezzo perché ciò sia evidenziato. Un aspetto particolarmente positivo è la restituzione del dettaglio, davvero eccellente, indipendentemente dal sistema utilizzato: nulla va perduto, anche in un insieme complesso, e i testi delle canzoni (problema sempre delicato) sono facili da seguire.

L'altro grande elemento che gioca a favore di questo stadio phono è la sua flessibilità, ivi incluso il sistema proprietario di gestione del carico delle testine. Troppo spesso gli stadi phono cadono per la loro incapacità di gestire il carico di MC di livello, e di fornire un guadagno sufficiente a farle lavorare come si deve, oppure, semplicemente, perché sono troppo rumorosi per poter essere utilizzati. Lo Statement se le cava bene in tutti questi parametri, e particolarmente impressionante risulta il livello di silenziosità del suo funzionamento. Insomma, una volta acquistato, lo Statement è in grado di crescere insieme all'impianto, da buone MM fino a più costose MC, anche se, come detto, il viaggio non può essere protratto all'infinito, e si giunge a un punto in cui la presenza di uno stadio phono migliore è giustificata.

Conclusioni

Spesso, quando un costruttore è agli inizi e si fa un nome con un prodotto dal buon rapporto qualità-prezzo, negli anni successivi si assiste a un deciso passaggio a fasce di prezzo più alte, frutto delle lusinghe di maggiori margini di profitto e di manie di grandezza. In certa misura, Lehmann Audio si è comportata proprio così, ma allo stesso tempo non ha dimenticato le proprie radici, la propria filosofia, secondo la quale cercava di offrire all'audiofilo in difficoltà un oggetto che fosse veramente di valore. Lo Statement è un ottimo, flessibile stadio phono fabbricato da un costruttore di alto livello e di fama ben consolidata che ci offre oggetti dal buon rapporto qualità-prezzo - niente di più, niente di meno.

Impianto utilizzato

© Copyright 2009 Geoff Husband - www.tnt-audio.com

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